Sulla validità dell'azione di governo del pontefice.
In teoria, l’azione di governo di un Pontefice rimane valida ed efficace anche laddove un singolo atto possa essere discutibile; ma nella pratica, una serie ininterrotta e coerente di atti palesemente contrari allo scopo per cui esiste il Papato dimostra non l’umana fallibilità del Papa nelle decisioni di governo (nelle quali egli non è assistito infallibilmente dallo Spirito Santo e può quindi errare) ma la determinazione ad usare l’autorità papale e il potere che ne deriva con finalità eversive: questo inficia l’autorità stessa non solo nei singoli atti, ma nel loro insieme, perché rivela la mens di Bergoglio e la sua incompatibilità con la funzione che ricopre. Questa serie ininterrotta di atti contrari al fine del Munus petrinum, iniziata sin dalla prima apparizione sulla loggia vaticana, conferma il vizio di consenso nell’assunzione del Papato, che Bergoglio intendeva usare - e usa tuttora - per distruggere la Chiesa e dannare le anime. Le argomentazioni di mons. Schneider in difesa della tesi che sia preferibile lasciare sul Soglio il gesuita argentino piuttosto che riconoscere l’invalidità della sua elezione per vizio di consenso, con la motivazione che ciò creerebbe divisione nella Chiesa (rectius: il corpo ecclesiale, visto che la Chiesa è una e indivisibile) sono del tutto insostenibili, perché l’unità del Corpo Mistico - ossia delle sue membra con il Capo - è unità di Carità nella Verità, per cui chi non è nella Verità non può essere nemmeno nella Carità.
La valutazione esterna dell’azione di governo di Bergoglio non può limitarsi alla critica dei singoli atti come se ciascuno fosse a se stante, per lo stesso motivo per cui un’azione peccaminosa ha un peso morale diverso a seconda della sua episodicità (peccato occasionale) o viceversa della sua abitudinarietà (vizio acquisito come habitus operativus). Il peccato di un marito che tradisce una volta la moglie non ha la stessa gravità di una ripetizione ininterrotta frequente e abituale di peccati di adulterio. Il tumore propagatosi nella Chiesa a partire dalla rivoluzione conciliare ed estesosi progressivamente in metastasi durante gli anni del postconcilio, con il gesuita argentino ha conquistato completamente il capo.
È proprio questo processo rivoluzionario devastante con il suo esito funesto in Bergoglio, che i conservatori come mons. Schneider non vogliono ammettere, anche perché coinvolgerebbe nella responsabilità della situazione presente tutti i Papi che l’hanno incoraggiato e determinato nelle sue premesse. Con ciò non se ne deduca che io condivida le opinioni dei Sedevacantisti.
Dio benedica questo grande papà che ha rinnovato la Chiesa
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