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mercoledì 1 dicembre 2021

Leone X, un Papa musicista e compositore

L’1 dicembre di 500 anni fa moriva Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico. Tanti i fatti nei suoi otto anni di pontificato, tra cui la scomunica di Lutero, di cui inizialmente sottovalutò la rivolta. Grande appassionato di musica, suonava il liuto e il cembalo e compose almeno cinque opere.
La notte di cinquecento anni fa, il 1° dicembre 1521, a pochi giorni dal suo quarantaseiesimo genetliaco, moriva un grande papa del cosiddetto Rinascimento: Leone X, al secolo Giovanni de' Medici.

Il secondo figlio maschio di Lorenzo il Magnifico era nato a Firenze l'11 dicembre 1475 nella più importante delle grandi famiglie fiorentine. L’11 marzo 1513, a trentasette anni, «contro ogni credere del mondo fu fatto papa» (B. Cellini, Vita di Benvenuto Cellini, orefice e scultore fiorentino, Vol. 1, Milano 1806, p. 15). Agli Uffizi di Firenze si conserva il magnifico Ritratto di Leone X che Raffaello, il suo pittore prediletto, fece nel 1518.

Il primo Papa Medici - si legge nella biografia - a sette anni entra nello stato clericale, con il rito della prima tonsura; è creato cardinale segreto a 13 anni e pubblicato a 16. La sua formazione si nutre della sorveglianza della madre, Clarice Orsini, e dell’influenza dei letterati, filosofi umanisti e musici della corte medicea.

È difficile qui richiamare, anche per sommi capi, i suoi otto anni di pontificato; un periodo breve, ma sufficiente per chiamare quello «il secolo di Leone X». Ricordiamo la promozione della propria famiglia anche nel contesto internazionale; nel 1517 la congiura dei «giovani» cardinali capeggiati da Alfonso Petrucci, per avvelenare il papa; la rivolta luterana, all’inizio liquidata da Leone X come rixæ monachales, una «bega tra monaci»; l’inutile lotta del papa per imporre candidati fuori della casa asburgica nei maneggi per l’elezione del nuovo imperatore; l’approvazione canonica da parte di Leone X del Monte di Pietà, per concedere prestiti favorevoli alle classi povere; la chiusura del Concilio Lateranense V (1512-1517) e i problemi ecclesiastici ivi trattati e risolti; l’appoggio del papa alla riforma degli ordini religiosi - francescani, camaldolesi, vallombrosani, benedettini di Ungheria; l’erezione della Compagnia del Divino Amore con cui rinacque l’«Arciospedale di S. Giacomo degli Incurabili»; l’approvazione, accompagnata da abbondanti indulgenze, dell’«Arciconfraternita di S. Girolamo della Carità» per l’assistenza degli ultimi, a cui si legherà S. Filippo Neri. Queste ultime due istituzioni furono molto significative nella Roma del Cinquecento.

Una ricostruzione della figura storica di Leone X sarebbe incompleta se, oltre all’uomo, al mecenate, al principe, al sovrano e al papa, non apparisse anche il musicista e il compositore. L’Ufficio Filatelico e Numismatico Vaticano gli dedica una moneta bimetallica da 5 euro? Noi vogliamo fare qualche accenno al musicæ artis peritissimus, il cultore appassionato di musica, come egli fu detto da più parti.

Non mancava di certo la musica in casa Medici. Suo padre «amava anche la musica, nella quale era egli eccellentissimo» (Poesie del magnifico Lorenzo De' Medici, Bergamo 1763, p. XXI); si dilettava nel suonare vari strumenti, specialmente la lira da braccio, e, benché «di voce assai roca», nel cantare (Ibidem, p. XXX); oltre a ciò era un ottimo improvvisatore. Il compositore fiammingo Heinrich Isaac (1450-1517), attivo presso Lorenzo il Magnifico, fu probabilmente insegnante di musica del futuro papa e gli dedicò due mottetti: Optime pastor divino, a 6 voci, e Quid retribuam tibi, Leo, a 3 voci. «Lorenzo guidò l’iniziativa di promuovere la polifonia a livelli mai raggiunti prima, sia nel privato che nelle istituzioni pubbliche. Facendo ciò creò uno splendido esempio per altri dopo di lui. Fu questo un precedente che suo figlio Giovanni non dimenticò mai dopo che diventò Papa e fu l’artefice di uno dei più felici momenti nella storia della musica italiana ed europea» (F. D’Accone, Music in Renaissance Florence: Studies and Documents, Ashgate Publishing, Hampshire 2006, p. 290).

Leone X suonava il liuto e il cembalo. Riceveva in dono molti strumenti musicali; in particolare: un piccolo organo «tanto variato de voce» costruito a Bressanone e donatogli dal cardinale Luigi d’Aragona (1474-1519); un organo di alabastro portatogli da Napoli; «un instrumentum nella sua camera, su cui si esercitava e dava sfogo alle sue ispirazioni musicali»; un clavicembalo grande costruito da Lorenzo Gusnasco di Pavia nel 1514 e considerato dallo stesso autore come l’opera sua più bella; strumenti d’argento fatti da Hans Neuschel di Norimberga (cfr. A. Pirro, Leo X and Music, in The Musical Quarterly, 21, 1935, p. 15).

Durante il suo pontificato la Cappella Musicale Pontificia, sotto la guida del musicista francese Elzéar Genet detto il Carpentrasso, raggiunse per la prima volta il numero di 32 membri. Lo storico e geografo Pietro Martire d’Anghiera (1457-1526) il 20 aprile 1513 da Valladolid scrisse del nuovo papa: «Grece et latine habemus ponteficem eruditum, sed musicum, et qui cantorum collegiis et frequenti corona delectetur», ossia «abbiamo un pontefice erudito in greco e in latino, però musico, incline a dilettarsi di gruppi vocali e di numerosa compagnia» (Opus epistolarum, Parigi 1670, p. 283).

Fin qui il grande mecenate delle arti, e della musica in particolare, e il musicista. Ma, come accennavamo sopra, lo «scomunicatore» di Lutero fu pure compositore. I suoi lavori noti sono cinque: tre mottetti polifonici su testi sacri latini, un pezzo su testo profano francese e un canone strumentale. In una lettera di Georgius Sirmiensis (1490 ca.-1548 ca.), cappellano del re d’Ungheria, si legge a proposito di Leone X: «iste erat valde musicus; et iste composuit unum mutetam: Qui pro nobis contra nos, si Deus est nobiscum», ossia «era un grande musicista e compose un mottetto intitolato Qui pro nobis…» (in Monumenta Hungariæ Historica. Scriptores, 1, Pest 1857, p. 55); quella composizione è andata perduta. Almeno i suoi due pezzi strumentali ci sono giunti: il Canon di papa Lione X a 3 voci e la chanson a 5 voci Cela sans plus, che è attribuita al «gardinale [sic] di Medici» in una fonte fiorentina del tempo (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, MS Magliabechi XIX.107bis) e a «Leo papa decimus» in un manoscritto svizzero (Basilea, Biblioteca dell’Università, F X 1-4). Niente male per un dilettante, niente male davvero. (Massimo Scapin - Fonte)

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