Pagine di rilievo

sabato 31 luglio 2021

Il perdono di Assisi. «Non anni, ma anime!»

Testo già proposto. Ma giova riprenderlo ogni anno; per vivere "Il perdono di Assisi" (1-2 agosto).


Una notte dell’anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l’altare Cristo rivestito di luce e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore! Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime.
La risposta di Francesco fu immediata: “Santissimo Padre, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”. “Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande – gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza”.
E Francesco si presentò subito al Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visione avuta. Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: “Per quanti anni vuoi questa indulgenza?”. Francesco scattando rispose: “Padre Santo, non domando anni, ma anime”. E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: “Come, non vuoi nessun documento?”. E Francesco: “Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l’opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni”.

Dalla dittatura sanitaria alle regole e comportamenti all'ombra dei campanili

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Non so se si rendono conto che vietare l'ingresso in chiesa a chi non ha il certificato verde equivale, in pratica, ad una scomunica... Con quale autorità? 
Su vescovi e vaccini abbiamo detto quiqui e correlati; ma ne riparleremo proprio anche in ragione di queste infinite ripercussioni. 
Di fatto, sull'uso del certificato-verde, la CEI ha inviato alle diocesi una lettera nell'ottica dell’imperterrita legiferazione in sacris, continuando a permettere l’ingerenza abnorme delle autorità governative nella sfera giuridica della Chiesa in contrasto con l’art. 7 della costituzione e con le norme concordatarie, limitando / condizionando la partecipazione alle feste per cerimonie civili e religiose. Le limitazioni non riguardano le Messe; ma non mancano autonomie locali che, come nel caso segnalato, si smarcano sull'onda della psicosi collettiva innescata dal bombardamento mediatico...  Ma tutto parte dal vertice [vedi].
Qui l'indice degli articoli sulla Chiesa in epoca di coronavirus. Di seguito la segnalazione di un lettore, da cui è tratta l'immagine insieme alle sue personali considerazioni, emblematiche della confusione in cui siamo immersi.

venerdì 30 luglio 2021

Il card. Brandmüller sul TC. Una legge va accettata per essere valida.

Un ennesimo importante intervento, tra i più autorevoli, su Traditionis Custodes. Il card. Walter Brandmüller, eminente storico della Chiesa, pubblicato su Kath.net l'intervento che riprendo di seguito nella traduzione di Stilum Curiae
A differenza dei numerosi precedenti, viene considerato in maniera impeccabile l'elemento formale. Restano perplessità sulla relativa efficacia del rilievo in un contesto che ha fatto della dell'eresia dell'informe (per dirla con Mosebach) e dell'arbitrio la sua stella polare. Tuttavia irrobustisce le ali della nostra resistenza... Qui l'indice dei precedenti e correlati.

Il card. Brandmüller sul TC.
Una legge  va accettata per essere valida.

Con il motu proprio Traditionis custodes, Papa Francesco ha praticamente scatenato un uragano che ha messo in subbuglio quei cattolici che si sentono attaccati al rito “tridentino” della messa rinverdito dal Summorum Pontificum di Benedetto XVI.

D’ora in poi – secondo la dichiarazione essenziale della Traditionis custodes – il Summorum Pontificum di Benedetto sarà in gran parte sospeso e la celebrazione della Santa Messa, con alcune eccezioni, sarà consentita solo secondo il Messale di Paolo VI.

giovedì 29 luglio 2021

In Persona Christi: Streaming con mons. Schneider, mons. Bux, il prof. Rivas

Vogliamo segnalarvi un appuntamento molto interessante per oggi, a cui partecipano oltre al M° Aurelio Porfiri, Mons. Athanasius Schneider, il liturgista e teologo Mons. Nicola Bux e il medievalista Prof. Rubén Peretó Rivas. 
Ecco la presentazione: Ripresentiamo con questo libro un lavoro importante e significativo del padre Enrico Zoffoli sul tema della concelebrazione. Questo testo in origine si chiamava “La Messa unico tesoro e la sua concelebrazione”, ma si è voluto mettere per questa nuova edizione questa frase come sottotitolo e “In persona Christi” come titolo, per significare il ruolo del sacerdote nella liturgia. Il testo fu pubblicato originariamente nel 1991, quindi 30 anni fa, ma non perde la sua freschezza e la sua attualità. Anzi si può senz’altro dire che oggi questo testo è ancora più importante ed urgente ed è per questo che viene riproposto a tutti coloro che non hanno potuto leggerlo tre decenni fa.

Kwasniewski: Fondato su menzogne, quale legittimazione per TC?

Peter Kwasniewski è uno dei nostri autori preferiti. Di seguito il suo pensiero su TC. Trascrivo qui la traduzione della citazione del card Burke sull'immagine a lato scelta da Kwasniewski : "Ma il Romano Pontefice può giuridicamente abrogare l'UA? La pienezza del potere (plenitudo potestatis) del Romano Pontefice è il potere necessario per difendere e promuovere la dottrina e la disciplina della Chiesa. Non è “potere assoluto” che includerebbe il potere di cambiare la dottrina o di sradicare una disciplina liturgica che è viva nella Chiesa dai tempi di papa Gregorio Magno e anche prima. La corretta interpretazione dell'articolo 1 non può essere la negazione che l'UA sia un'espressione sempre vitale della "lex orandi del rito romano". Nostro Signore che ha dato il meraviglioso dono dell'UA non permetterà che venga sradicato dalla vita della Chiesa" [qui]. Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.

Dato che è fondata sulle menzogne, 
la Traditionis Custodes manca di legittimazione giuridica?

La posta in gioco è una pretesa teologica sullo status oggettivo delle fondamenta della tradizione liturgica, cosa che non dipende da una decisione papale, a meno che, adesso, l’autorità papale si ritenga estesa alla riscrittura del passato, cosa che, come sostengono i teologi, nemmeno Dio può fare.
20 luglio 2021 ( LifeSiteNews ) – L’articolo 1 del motu proprio Traditionis Custodes recita: “I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi di rito romano”.

Paolo Pasqualucci : Mons. Athanasius Schneider critico della Messa Novus Ordo. Estratti da un recente libro-intervista.

Il vescovo Schneider è uno di quei vescovi fedeli che prendono sul serio il loro dovere di insegnare e proclamare, con tutta franchezza e profondità, la verità, anche quando risulta più scomodo. Lo fa in un libro di 400 pagine, Christus vincit, nel quale nessuna domanda viene elusa; affronta la questione della comunione nelle mani, del Concilio Vaticano II, della confusione attuale nella Chiesa, della Fraternità San Pio X, della deriva papocentrica... con autorità e serenità. Propone le riforme e ritiene urgente che Cristo sia rimesso al suo posto, al centro e al vertice della Chiesa e del culto. Il libro, consigliato dal cardinale Burke e dal cardinale Sarah, ha un sottotitolo che è anche programma e annuncio: Il trionfo di Cristo sulle tenebre del nostro tempo.
Di seguito gli approfondimenti di Paolo Paqualucci.
Qui il recente intervento di mons Schneider: “Traditionis custodes una vittoria di Pirro. Avrà un effetto boomerang

Mons. Athanasius Schneider critico della  Messa Novus Ordo. 
Estratti da un recente libro-intervista.

Paolo Pasqualucci

La casa editrice Fede & Cultura ha pubblicato nel novembre del 2020 la traduzione in un unico volume di tre corpose interviste della giornalista americana Diane Montagna a mons. Athanasius Schneider, tenutesi dal gennaio 2018 al marzo 2019, il cui manoscritto è stato rivisto e completato dall’illustre prelato: Athanasius Schneider in conversazione con Diane Montagna, Christus vincit. Il trionfo di Cristo sulle tenebre del nostro tempo, pp. 381, € 25, tr. it. di Stefano Chiappalone. Le interviste coprono un’ampia gamma di argomenti, dando modo a mons. Schneider di approfondire da par suo i molteplici aspetti della perdurante e grave crisi della Chiesa, che, egli lo sottolinea più volte, è in primo luogo crisi di fede. Si tratta di un libro importante, soprattutto sul piano strettamente religioso, poiché rappresenta la sintesi approfondita di praticamente tutti gli interventi di mons. Schneider in difesa del Deposito della Fede.

mercoledì 28 luglio 2021

La CEF crea un forum per il dialogo con le comunità Ecclesia Dei in Francia

Stiamo raccogliendo i tasselli di un variegato mosaico. E ora dopo il disastroso Traditionis custodes? Tutto vanificato? Ci auguriamo di no. Ma dobbiamo registrare la minaccia di un nuovo motu proprio che dovrebbe «mettere le cose in chiaro» sull'argomento. Se un tempo era Roma a dover difendere gli istituti tradizionali dai vescovi, ora saranno i vescovi a dover difendere da "Roma" i fedeli e gli istituti legati al Rito antico. Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.

La CEF crea un forum per il dialogo
con le comunità Ecclesia Dei in Francia

di Maximilien Bernard

Si stima che ci siano 60.000 "tradizionalisti" in Francia, secondo un sondaggio che sarà pubblicato sul mensile La Nef. Una popolazione in crescita che l'episcopato non può più ignorare. Un primo incontro ha avuto luogo il 14 giugno tra l'arcivescovo di Rouen, Mons. Dominique Lebrun, il vescovo di Arras, Mons. Olivier Leborgne, anche vicepresidente della CEF, e i superiori delle cinque principali comunità tradizionali:
  • Don Louis-Marie de Blignères, Priore Generale della Fraternità di San Vincenzo Ferrer;
  • Don Emmanuel-Marie, Padre Abate dei Canonici Regolari della Madre di Dio a Lagrasse;
  • Don Mateusz Markiewicz, Superiore per l'Europa dell'Istituto del Buon Pa Benoît Paul-Joseph, Superiore del Distretto di Francia della Fraternità San Pietro;
  • il canonico Louis Valadier, Provinciale per la Francia dell'Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote.

È questa la Chiesa della misericordia?

Un fedele pugliese scrive alla redazione per inoltrare la sua riflessione scritta d'istinto dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni. Ritengo opportuno condividerla. Con, in nota, alcuni chiarimenti di base sulla richiamata collegialità. Qui l'indice degli interventi precedenti e collegati sulla TC

Lettera di un fedele sulla Traditionis custodes

È questa la Chiesa della misericordia e della collegialità?1
È questa una domanda che mi tormenta ormai da diversi anni e che mi spinge oggi a condividere con voi questi miei interrogativi e riflessioni. È una domanda che ho posto più volte a vari esponenti del clero e ben due arcivescovi senza avere però mai una risposta. Un interrogativo che è tornato a tormentarmi dopo la pubblicazione dell'ultimo Motu Proprio Traditionis Custodes. Permettetemi un breve passo indietro per far meglio comprendere l'origine di questa mia domanda.
Ho meno di quarant'anni, cresciuto nella mia parrocchia novus ordo per il quale ho prestato il servizio di ministrante per circa 20 anni (come potrei essere quindi considerato una persona da accompagnare verso il nuovo rito?). Questo mio compito ovviamente mi ha sempre legato alla liturgia ma con il passare del tempo era sempre più complicato "gestire" la fantasia sacerdotale, per non usare il termine abusi, con il rispetto dei testi liturgici vigenti che nulla avevano a che vedere con vetus Ordo o cose simili.

Il vescovo di Springfield dispensa dall’applicare le restrizioni previste da “Traditionis custodes”

L'avevamo registrato tra i commenti. Di seguito l'articolo. Interessante il ricorso al canone 87 § 1, applicato dal vescovo Thomas Paprocki di Springfield, che recita: "Il Vescovo diocesano può dispensare validamente i fedeli, ogniqualvolta egli giudichi che ciò giovi al loro bene spirituale, dalle leggi disciplinari sia universali sia particolari date dalla suprema autorità della Chiesa per il suo territorio o per i suoi sudditi...".
L'immagine a lato risale al 2014, quando mons. Paprocki ha dato direttiva a tutti i parroci della sua diocesi di spostare i tabernacoli nelle loro chiese di nuovo al centro del santuario.
Qui indice degli articoli precedenti e correlati.

Con un decreto del 19 luglio il vescovo Thomas Paprocki di Springfield (Illinois), avvocato canonico, ha dispensato due parrocchie della sua diocesi da un articolo del motu proprio Traditionis custodes di papa Francesco del 16 luglio, consentendo loro di continuare a celebrare le messe secondo il Messale del 1962.

“Le celebrazioni eucaristiche sono consentite in questi luoghi utilizzando il Messale romano promulgato da san Giovanni XXIII nel 1962 in qualsiasi o tutti i giorni dell’anno”, ha dichiarato Paprocki.

TC. Manifestazioni pacifiche si ripetono davanti alla Nunziatura Apostolica in Francia

Da Riposte Catholique del 24.07.2021 (qui).  Le proteste pacifiche dei fedeli continuano, ritrovo anche la prossima domenica 1 agosto ore 12 davanti alla Nunziatura Apostolica in 10, Avenue du Président Wilson a Parigi. Per la libertà della messa tradizionale. Qui l'indice dei precedenti e correlati.
Manifestazioni pacifiche si ripetono
davanti alla Nunziatura Apostolica in Francia


Sabato 24 luglio, dalle 12 alle 13, più di 50 cattolici di tutte le età si sono riuniti davanti alla Nunziatura Apostolica in Francia, 10 avenue du Président Wilson a Parigi, per far conoscere la loro incomprensione dopo la pubblicazione del motu proprio Traditionis custodes e la loro determinazione a non subire un'ingiustizia che colpisce la loro fede cattolica.

Questo documento, in modo sorprendentemente brutale:

Un grido dal cuore sulla 'Traditionis Custodes' e la messa antica

In forma di Lettera aperta pubblicata dal National Catholic Register, nella nostra traduzione, una preghiera di Mons. Charles Pope, decano e parroco nell'arcidiocesi di Washington DC, al Santo Padre affinché ritorni sui suoi passi sulla Traditionis custodes. Anche qui l'accento è sulle "due forme" [vedi] e oltre (un vero pot-pourri)... Tuttavia, anche se a me fa cascare le braccia, penso che il grido autentico e le ragioni che lo provocano arrivino per direttissima per lo meno al cuore del Signore. In ogni caso lo riprendo, perché è sintomatico anche della confusione che regna nella Chiesa. Sappiamo bene da dove venga e di quanto in parte possiamo esserne tutti responsabili... Qui l'indice dei precedenti e correlati.

I cattolici tradizionali sono anch'essi pecore del gregge di Cristo e hanno bisogno delle cure di un pastore.
Cordileone celebra la Messa delle Americhe
Molti hanno già scritto efficacemente circa le preoccupazioni e le sofferenze suscitate dal motu proprio del Papa, Traditionis Custodes, che fissa norme ferree che limitano la celebrazione della Messa tradizionale in latino. Ho celebrato in questa “forma straordinaria” (oltre che nella forma ordinaria) da più di 32 anni e ne ho scritto spesso. Quindi, cerco di aggiungere la mia voce.
Devo dire che sono addolorato e sbalordito da questo documento e dalla lettera ai vescovi che lo accompagna. Penso non tanto alla mia eventuale perdita, ma ai tanti cattolici che ho servito che amano la forma straordinaria. Per tanto tempo e in tanti luoghi essi sono stati spesso trattati con durezza e sono stati emarginati per il loro amore per la forma della liturgia conosciuta dalla maggior parte dei santi.

martedì 27 luglio 2021

Le Diocesi Piemontesi esultano e applicano con una tale tempestività «Traditionis Custodes»

In tutto il Piemonte c'è solo un Vescovo Cattolico : mons. Cerrato.

La stretta di Papa Francesco arriva nelle diocesi dopo un lungo periodo di ostracismo verso il rito tridentino. Vescovi pavidi e chiese vuote. La "riserva indiana" della Misericordia di Torino

A memoria, non si ricorda una tale tempestività nel far conoscere e dare attuazione a una disposizione della Santa Sede. Spesso, ai tempi di Giovanni Paolo II e di Ratzinger, dei documenti pontifici se ne faceva una discreta e sempre critica menzione, se poi andavano contro o cercavano di mitigare la narrazione progressista imperante in diocesi, venivano totalmente ignorati. Così fu il caso, nel 2007, di Summorum Pontificum del quale si fece di tutto perché non venisse conosciuto nelle sue indicazioni e di cui fu scoraggiata in tutti modi l’applicazione. 

Stat Crux... salda in mezzo alle rovine di ogni genere!

Immagine simbolica del disastro in Germania
Nel paese di Weindorf Rech è stata scattata questa foto nel mezzo del disastro causato dalla recente alluvione. Tutto distrutto, è rimasta intatta solo una statua lignea. 
La distruzione, la morte, il disastro si fermano lì, nella prossimità della Croce di Cristo, senza poter lambire non solo la Croce stessa e il Crocifisso, ma anche la Madre e il Discepolo amato, che, sfidando ogni logica umana, hanno creduto che il loro rifugio fosse proprio lì dove umanamente non vi si vede che disperazione e morte. 
Non servono commenti, ognuno può vedere o non vedere: un segno, il caso, un significato, oppure nulla. 
(Da segnalazioni dei lettori)

“La liturgia non è un giocattolo dei papi; è patrimonio della Chiesa” — Affermazioni forti su Traditionis Custodes di mons. Rob Mutsaerts (Den Bosch, Paesi Bassi)

Nella nostra traduzione da Rorate Caeli. “La liturgia non è un giocattolo dei papi; è patrimonio della Chiesa” — Affermazione molto forte sulla Traditionis Custodes di mons. Rob Mutsaerts (Den Bosch, Paesi Bassi) pubblicata sul suo blog. Il papa ha chiesto spesso la parresia, e ora ne riceve una buona dose da tutto il mondo. Qui l'indice dei precedenti e correlati.

Un editto malvagio di papa Francesco
bp. Rob Mutsaerts
Vescovo ausiliare di 's-Hertogenbosch

Papa Francesco vuol promuovere la sinodalità: tutti dovrebbero poter partecipare al dibattito, tutti dovrebbero essere ascoltati. Questo non è certo il caso della pubblicazione del suo recente motu proprio Traditionis Custodes, un ukase [editto imperiale] che mira a porre immediatamente fine alla Messa tradizionale in latino. Così facendo, Francesco traccia una decisa linea su Summorum Pontificum, il motu proprio di di Papa Benedetto Motu Proprio che dava ampio diritto di cittadinanza all'antica Messa.

Il fatto che Francesco qui usi la parola del potere senza alcuna consultazione indica che sta perdendo autorità. Ciò era già evidente in precedenza, quando la Conferenza episcopale tedesca non aveva tenuto conto del consiglio del Papa in merito al processo sinodale [precedenti da qui]. Lo stesso è accaduto negli Stati Uniti quando papa Francesco ha invitato la Conferenza episcopale a non preparare un documento sulla degna ricezione della Comunione [precedenti qui - qui e da qui]. Ora che si tratta della Messa tradizionale il papa deve aver pensato che sarebbe stato meglio [in questo caso] non diramare più consigli, ma piuttosto un mandato di esecuzione!

lunedì 26 luglio 2021

Benedetto XVI torna a parlare. E ammonisce la Chiesa in Germania

In una intervista ad Herder Korrespondenz Joseph Ratzinger fa sentire la sua voce che mette in risalto la necessità della Chiesa di de-mondanizzarsi, mentre esprime il dubbio di aver saggiamente scelto il termine heideggeriano Entweltlichung in una precedente occasione. Appena possibile esamineremo il testo integrale. Nell'aprile scorso, Benedetto XVI [qui] aveva già manifestato le sue preoccupazioni per la Chiesa in Germania. 
Ho letto osservazioni sul fatto che non mancano le critiche alle sue dichiarazioni nel timore che, nella Chiesa, possa essere usato dalle forze conservatrici come un antipapa a Francesco in carica (o viceversa). Ma, al di là di simili voci, sarebbe interessante che qualche giornale tedesco gli facesse pervenire domande sul Traditionis Custodes... Qui l'indice di tutte le occasioni in cui Ratzinger, pur dal 'recinto di Pietro', ha fatto sentire la sua voce.

Benedetto XVI torna a parlare. E ammonisce la Chiesa in Germania

È una Chiesa che deve parlare “con il cuore e lo spirito” e che deve “demondanizzarsi”, perché “finché nei testi ufficiali della Chiesa parleranno le funzioni, ma non il cuore e lo Spirito, il mondo continuerà ad allontanarsi dalla fede”. Benedetto XVI torna a parlare, e lo fa rispondendo per iscritto ad una serie di domande inviate dalla rivista Herder Korrespondenz.

Sullo sfondo, il cammino sinodale della Chiesa che è in Germania, con le sue proposte che hanno creato non solo dibattito, ma anche un invito di Papa Francesco a rimanere uniti alla Chiesa”. Ma restano, sullo sfondo, anche i vari problemi che Benedetto XVI aveva affrontato quando era Papa, e che sono emersi con forza durante il suo ultimo viaggio in Germania nel 2011: la necessaria demondanizzazione della Chiesa, la necessità di non far parlare le strutture, ma di far parlare prima la fede, il tema dell’identità cristiana che si perde per uno spirito pragmatico che pensa di doversi adattare al mondo”.

Traditionis Custodes: analisi interessante su argomento incompleto, informazioni false. Ma attenzione alle bordate alla FSSPX

Analisi interessante. La riprendo per i punti condivisibili; ma anche per registrare ciò che non è condivisibile e che penso sia una delle ragioni di quanto accade e di cui dobbiamo prendere atto. Si tratta della divisione purtroppo esistente nel mondo tradizionale, che si manifesta con molti fraintendimenti, segnatamente delle comunità Ecclesia Dei (ma non solo) nei confronti della FSSPX, che in molte occasioni abbiamo confutato. Qui una per tutte, da cui si può risalire ai precedenti. Qui l'indice dei precedenti e collegati su Traditionis custodes.

L’incomprensione è ciò che domina leggendo il motu proprio Traditionis Custodes e la lettera di accompagnamento ai vescovi. Non si comprendono né la giustificazione né la necessità di un tale testo, tanto più che il Papa ha legiferato sulla base di un argomento incompleto e di informazioni false.
  1. L’argomento incompleto. Affermare che il motu proprio Ecclesia Dei di Giovanni Paolo II fosse motivato solo da “una ragione ecclesiale di ricomposizione dell’unità della Chiesa” non è esatto. Certo, questa era una ragione importante, ma ce n’è stata un’altra omessa da Francesco: “tutti i pastori e gli altri fedeli devono anche avere una nuova consapevolezza non solo della legittimità, ma anche della ricchezza che rappresenta per la Chiesa la diversità dei carismi e delle tradizioni di spiritualità e apostolato. Questa diversità costituisce anche la bellezza dell’unità nella varietà: tale è la sinfonia che, sotto l’azione dello Spirito Santo, la Chiesa terrena fa salire al cielo” (Ecclesia Dei, 5a).

La città che Dio s’era scelta...

Ho un vecchio Messalino del 1958, intitolato "Sacrificium nostrum".  Prima di ogni Messa - e di ogni momento topico della celebrazione - reca scritte che aiutano a viverla con maggiore partecipazione. Riprendo qui, prima di completare con i testi successivi, la scritta che precede la Santa Messa di ieri, Domenica IX dopo Pentecoste. Giudicatene voi la pertinenza con quanto sta accadendo oggi  e sulla condizione umana di ogni tempo. Meditiamo e preghiamo.

Il castigo della colpa
I castighi e le calamità pubbliche sono causati dalla inosservanza della legge divina: questo l'insegnamento della liturgia odierna. Quando gli Ebrei rinnegarono il loro Dio, preoccupati solo di «mangiare bere e... divertirsi», furono colpiti dal castigo; pestilenza, fame, guerra, distruzione (Epistola - Vangelo). Raccogliamo la lezione. Anche in fondo al male dei nostri tempi c'è il peccato come ultima causa, sebbene non ci si pensi. Purifichiamoci, e viviamo secondo i precetti del Signore (Offertorio): allora ci sarà amico e protettore (Introito, Graduale) ed avremo portato il miglior contributo alla pace sociale.
IX DOMENICA DOPO PENTECOSTE :
Cum appropinquáret Iesus Ierúsalem, videns civitátem, flevit super illam, dicens : Quia si cognovísses et tu, et quidem in hac die tua, quæ ad pacem tibi, nunc autem abscóndita sunt ab óculis tuis. Quia vénient dies in te : et circúmdabunt te inimíci tui vallo, et circúmdabunt te : et coangustábunt te úndique : et ad terram prostérnent te, et fílios tuos, qui in te sunt, et non relínquent in te lápidem super lápidem : eo quod non cognóveris tempus visitatiónis tuæ. (Lc.19, 41-44)
Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo tuo giorno, ciò che occorre per la tua pace. Ma ormai è stato nascosto ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».

domenica 25 luglio 2021

Vescovo Schneider: “Traditionis custodes una vittoria di Pirro. Avrà un effetto boomerang”

La posizione di mons. Schneider era ben nota, dalle affermazioni del suo recente corposo libro Christus vincit, frutto di un'intervista con Diane Montagna, che mi ripromettevo di spigolare e di cui parleremo. Ma l'intervista che segue ci dà le ragioni puntuali della sua presa di distanza dall'iniquo provvedimento. Per renderla subito disponibile, rimando le osservazioni alla lettura comune. Indice degli interventi su Traditionis custodes.

Aloysius O’Kelly, Mass in a Connemara Cabin
(olio su tela, 1883)
La tradizione tradita.
Intervista al vescovo Schneider su Traditionis custodes

di Diane Montagna

Nella sua prima intervista dall’uscita del nuovo decreto di papa Francesco Traditionis custodes, che limita la Messa vetus ordo, il vescovo Athanasius Schneider afferma che il documento “svilisce” una liturgia millenaria di rito romano, commette un'”ingiustizia ” contro i cattolici che vi aderiscono e crea nella Chiesa una “società di due classi”.

“I privilegiati di prima classe sono coloro che aderiscono alla liturgia riformata – spiega monsignor Schneider – e i cattolici di seconda classe, che ora saranno a malapena tollerati, comprendono un gran numero di famiglie, bambini, giovani e sacerdoti” che, attraverso la liturgia tradizionale, hanno “sperimentato con grande beneficio spirituale la realtà e il mistero della Chiesa”.

I cattolici nevrotici e quelli psicotici

"Per gli psicotici la religione è cultica; per i nevrotici è attivistica."
Uno psicotico crede che due più due fa cinque; un nevrotico crede che due più due fa quattro, ma diventa pazzo per questo. I nevrotici si aggrappano al reale e dimenticano l’ideale.
Nella Scrittura, la Chiesa è simboleggiata dalla roccia che è stata colpita e da essa ne sono uscite acque vive. La roccia è permanente, le acque rappresentano il cambiamento e il dinamismo della Chiesa. Gli psicotici si aggrappano alla roccia e dimenticano le acque; i nevrotici nuotano nelle acque e dimenticano la roccia. Gli psicotici vogliono solo il letto del fiume; i nevrotici solo l’acqua che scorre. Gli psicotici isolerebbero la Chiesa dal mondo; i nevrotici identificherebbero la Chiesa con il mondo. Per gli psicotici la religione è cultica; per i nevrotici è attivistica.
Quando il Faust di Goethe cominciò a tradurre il Vangelo di Giovanni: “In principio era il Verbo”, esitò, perché non poteva sottoscrivere il primato della Parola di Dio. Così, invece, scrisse: “In principio era l’Azione”. La verità, che manca sia agli psicotici che ai nevrotici, è che il Verbo si è fatto Carne. La biforcazione e il divorzio di quelle cose che Dio voleva che fossero tenute insieme, ha dato inizio a una divisione teologica simile alla scissione di un atomo.
(Fulton J. Sheen, da "Those Mysterious Priests" 1974)

sabato 24 luglio 2021

Variazioni per le celebrazioni in Rito antico a Pavia

La celebrazione della Santa Messa in rito antico nella chiesa di San Luca prosegue regolarmente con le seguenti variazioni:
  • domenica 25 luglio ore 10,00 (come previsto)
  • domenica 1° agosto ore 10,00
  • venerdì 6 agosto, Trasfigurazione del Signore e primo venerdì del mese: ore 18,00 Santo Rosario, a seguire Santa Messa (letta).
Per le successive domeniche di agosto la celebrazione resta sospesa, salvo ulteriori indicazioni. Riprenderemo poi regolarmente nel mese di settembre.

“Francesco ha paura del Rito antico e attacca Benedetto”

Traditionis Custodes scandalizza anche in Inghilterra: «La reazione comune tra i vescovi è stata “perché ha fatto questo?”» e «non capiscono come il Rito antico possa fare del male». Il motu proprio di Francesco «è ampiamente interpretato come un attacco all’eredità di Benedetto». La Bussola intervista Tim Stanley, editorialista del Daily Telegraph. Indice degli interventi su Traditionis custodes.

“Francesco ha paura del Rito antico e attacca Benedetto”

Dal 2007 in poi nel Regno Unito c’è stata una crescita rilevante di fedeli e comunità che celebrano con il Messale del 1962, utilizzando con gratitudine le facoltà riconosciute dal Summorum Pontificum. La promulgazione del motu proprio Traditionis Custodes ha inevitabilmente suscitato reazioni nell’opinione pubblica legata al cattolicesimo britannico. Uno dei commenti di maggior successo, ripreso e citato anche al di fuori della Gran Bretagna, lo ha scritto Tim Stanley sul prestigioso settimanale The Spectator. Il giornalista inglese, editorialista di punta del Daily Telegraph nonché collaboratore di Cnn e Bbc, ha parlato di “spietata guerra del Papa contro il Rito antico” a proposito del nuovo motu proprio. La Nuova Bussola lo ha intervistato.

Tim Stanley, a chi fa paura il Rito romano antico? Davvero il Summorum Pontificum sarebbe una minaccia per l’eredità del Concilio?
È Francesco ad aver paura del Rito romano antico, così come i liberal irriducibili della Chiesa, perlopiù ultrasettantenni, preoccupati che il Summorum Pontificum abbia rappresentato una rovina del Concilio Vaticano II. Ma si sbagliano: il Summorum Pontificum ha chiarito che l’Antico e il Nuovo Rito sono parte della stessa tradizione, e dal 2007 la maggior parte dei tradizionalisti l’ha accettato. Questo è il grande paradosso di Traditiones Custodes: ha ridefinito il Rito antico come una ribellione e lo ha reso nuovamente controverso, minacciando la divisione proprio quando si era raggiunta una parvenza di integrazione.

Una lettera dalla Svezia. Il Cardinal Arborelius e Traditionis Custodes

Interessante la posizione del card. Arborelius da Vigiliae Alexandrinae. Qui l'indice degli articoli precedenti e correlati.

Il Cardinal Anders Arborelius, nato nel 1949 a Solengo nel Canton Ticino, da genitori luterani, si convertì al Cattolicesimo nel 1969, dopo un lungo percorso di avvicinamento alla Chiesa illuminato dalla lettura di Santa Brigida e di Santa Teresa di Lisieux. Nel 1971 entrò nel monastero carmelitano di Norraby in Svezia. Dopo aver professato i voti perpetui nel 1977, fu ordinato sacerdote nel 1979. Nominato da Giovanni Paolo II vescovo di Stoccolma, fu il primo vescovo cattolico svedese dai tempi dell’introduzione della Riforma in Svezia. Creato cardinale da Francesco nel 2017. Nel 2007 accolse con favore il Motu Proprio di Benedetto XVI e ne favorì l’applicazione nella sua Diocesi. In un paese in cui il Luteranesimo, a differenza che altrove, non appianò le forme liturgiche antiche e, anzi, permise alcune cristallizzazioni esteticamente apprezzabili, il Cattolicesimo tradizionale ha rappresentato per molti svedesi, in mezzo alla definitiva crisi liberale della Chiesa di Svezia, una porta maestra e congeniale per ritornare alla Chiesa degli antenati. E il Cardinale deve essersi avveduto dei buoni risultati del suo favore per la Messa antica (qui). La lettera che qui riportiamo nella nostra traduzione (vedi qui l’originale) è apparsa sul portale della Diocesi di Stoccolma l’indomani della pubblicazione del Motu Proprio Traditionis Custodes. È un breve testo prudente e conciliante che tuttavia, se letto attentamente, comunica le ragioni di una forte preoccupazione.

Lettera di Don Davide Pagliarani sul motu proprio “Traditionis custodes”

Indice degli articoli precedenti e correlati.
Lettera del Superiore generale della Fraternità sacerdotale San Pio X, in seguito alla pubblicazione del motu proprio «Traditionis custodes».

Questa Messa, la nostra Messa, deve essere veramente per noi come la perla del Vangelo per la quale si rinuncia a tutto, per la quale si è pronti a vendere tutto.

Cari membri e amici della Fraternità sacerdotale San Pio X,
Il motu proprio Traditionis custodes e la lettera che lo accompagna hanno provocato un profondo sommovimento nel cosiddetto mondo tradizionalista. Si può notare, a rigor di logica, che l’era dell’ermeneutica della continuità, con i suoi equivoci, le sue illusioni e i suoi impossibili sforzi, è drasticamente superata, cancellata con un colpo di spugna. Queste misure così chiare e nette non toccano direttamente la Fraternità San Pio X, ma devono essere per noi l’occasione di una riflessione profonda. Per farla, è necessario guardare dall’alto e porci una domanda al tempo stesso vecchia e nuova: Perché dopo cinquant’anni la Messa tridentina è ancora il pomo della discordia?

Innanzitutto, ci dobbiamo ricordare che la santa Messa è la continuazione, nel tempo, della lotta più aspra che sia mai esistita: la battaglia tra il regno di Dio e il regno di Satana, questa guerra che ha avuto il suo culmine sul Calvario, con il trionfo di Nostro Signore. Proprio per questa lotta e per questa vittoria Egli si è incarnato. Poiché la vittoria di Nostro Signore è stata ottenuta dalla Croce e dal suo Sangue, si può capire come si perpetui, anch’essa, attraverso lotte e contraddizioni. Ogni cristiano è chiamato a questa battaglia: Nostro Signore ce lo ricorda quando dice di essere venuto a «portare la spada sulla terra» (Mt 10, 34). Non c’è da stupirsi se la Messa di sempre, che esprime perfettamente la vittoria definitiva di Nostro Signore sul peccato tramite il suo sacrificio espiatorio, sia essa stessa un segno di contraddizione.

venerdì 23 luglio 2021

Francesco sta perdendo la sua guerra culturale

Di seguito trovate l'articolo di oggi di Campari & De Maistre, significativo perché riporta e commenta le critiche di "The Spectator", uno fra i più autorevoli a livello mondiale in campo conservatore. Il discorso sulla sinodalità [persino taroccata] lo avevo fatto quiQui l'indice degli interventi precedenti e collegati.

The Spectator. "Francesco ha insultato i vescovi"

Il periodico "The Spectator", uno fra i più autorevoli a livello mondiale in campo conservatore, ha fortemente criticato il Motu Proprio Traditionis Custodes, con il quale il Papa sta cercando di abolire, manu militari, le celebrazioni in rito antico.
Il titolo è una condanna senza appello: "Francesco il losing his culture war", Francesco sta perdendo la sua guerra culturale. Fra i ragionamenti esposti da Tim Stanley, ne troviamo alcuni interessanti.
In primo luogo, spiega Stanley, molti vescovi stanno apertamente ignorando questo Motu Proprio. Perché? "Perché i vescovi – compresi gli amici di Francesco – dovrebbero fare questo? Perché li ha colti di sorpresa. Li ha insultati. Francesco ha sempre detto di volere una “chiesa sinodale” che procedesse per dibattito e consenso, ma questo [motu proprio] è stato un fulmine a ciel sereno: può essere che la sinodalità sia stata da sempre un modo di imporre, dal centro, la riforma liberale sotto forma di consultazione?".

Card. Raymond Leo Burke. Dichiarazione sul Motu Proprio «Traditionis Custodes»

Dopo l'intervista [qui], riprendo, nella nostra traduzione, la ferma Dichiarazione ufficiale del Card. Burke su Traditionis custodes. Questo documento acquista particolare rilevanza, non solo per la sua minuziosa ed efficace articolazione ma per l'autorevolezza del cardinale, peraltro già prefetto della Segnatura apostolica. 
Anche nel suo caso, come per il card Muller [qui], notiamo il riferimento alle "due forme" e l'afflato vaticansecondista, sia pur temperato da notazioni sapienti. Di fatto tuttavia è il modo più efficace per interloquire con i referenti di questa Curia. Spiace l'uso del termine "scismatico" in riferimento alla FSSPX. La questione è stata ripetutamente affrontata [vedi]. Qui l'indice degli interventi precedenti e collegati.

Molti fedeli – laici, ordinati e consacrati – mi hanno espresso la profonda angoscia che il Motu Proprio «Traditionis Custodes» ha recato loro. Coloro che sono attaccati all'Usus Antiquior (l'uso più antico) [UA], quella che Papa Benedetto XVI ha chiamato la Forma Straordinaria, del Rito Romano sono profondamente afflitti dalla severità della disciplina che il Motu Proprio impone e offesi dal linguaggio che esso usa per descrivere loro, i loro atteggiamenti e la loro condotta. Come fedele, che ha anche un intenso legame con l'UA, condivido pienamente i loro sentimenti di profondo dolore.

Come Vescovo della Chiesa e come Cardinale, in comunione con il Romano Pontefice e con la particolare responsabilità di assisterlo nella cura pastorale e nel governo della Chiesa universale, offro le seguenti osservazioni:

Comunicato ufficiale della Fraternità Sacerdotale San Pietro a seguito della pubblicazione del Motu proprio Traditionis Custodes

Vedi osservazioni nella nota.
La Fraternità Sacerdotale San Pietro, il cui fine è la santificazione dei sacerdoti mediante la fedele osservanza delle tradizioni liturgiche anteriori alla riforma voluta dal Concilio Vaticano II (cfr. Costituzioni n. 8 ), ha ricevuto da Papa Francesco il Motu proprio Traditionis Custodes con stupore.

Fondata e canonicamente approvata secondo le disposizioni del Motu Proprio Ecclesia Dei Adflicta di San Giovanni Paolo II del 2 luglio 1988, la Fraternità Sacerdotale San Pietro ha sempre professato il suo attaccamento a tutto il Magistero della Chiesa e la sua fedeltà al Romano Pontefice e ai successori degli Apostoli, esercitando il suo ministero sotto la responsabilità dei Vescovi diocesani. Evocando, nelle sue Costituzioni, gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, ha sempre cercato di inserirsi in ciò che il Papa emerito Benedetto XVI ha chiamato nel 2005: "l'ermeneutica della riforma nella continuità della Chiesa" (Discorso alla Curia Romana, dicembre 22, 2005).1

Vaticano e C.E.I. sposano in pieno la causa vaccinista e l'adozione dei Green pass. Anche per le Messe?

Leggo su Il Messaggero: "Città del Vaticano – Mentre in Italia l'idea del greenpass è ancora per aria [ora purtroppo non più; ma il Vaticano anticipa... -ndr], il Vaticano ha già preso la sua decisione: durante il prossimo viaggio di Papa Francesco a settembre solo i fedeli completamente vaccinati e in possesso di una card saranno autorizzati a partecipare agli eventi pubblici. Le mete toccate dal pontefice dal 12 al 15 settembre sono l'Ungheria, dove rimarrà un solo giorno, per il congresso eucaristico e un colloquio con il premier Viktor Orban. Successivamente si sposterà in Slovacchia, a Bratislava, dove è arrivata la conferma sull'uso dei greenpass. Senza di quelli sarà impossibile andare alle messe.[...]"
Segnalano i lettori che il quotidiano dei vescovi, Avvenire, lancia una crociata contro quanti si oppongono all'obbligatorietà dei vaccini. Così la gerarchia ecclesiastica sposa in pieno la causa vaccinista e l'adozione dei Green pass.
Commenta Diego Fusaro, con l'onestà intellettuale di un pensatore pur di sinistra: "Cosa succede se anche la Chiesa di Roma si piega alla nuova religione terapeutica, divenendone ancella? Che cosa accade se anche la Chiesa di Roma cede al nuovo teorema della religione terapeutica secondo cui tutto, compresa la fede, può essere sacrificato sull'altare della salus come salute del corpo? Fanno forse finta di non vedere in Vaticano che, così facendo, si abbandona il messaggio di Cristo?" 
Altri commenti dei lettori: Prepariamoci, con il clero che ci ritroviamo, non è improbabile che la cosa diventi normale anche nelle parrocchie. Sarà l'ultimo colpo di una Chiesa totalmente appiattita sul mondo. Il commento che vorrei fare sulla partecipazione in sé alla Messa del Papa lo lascio nella tastiera. Credetemi, è molto meglio.

"Possiamo contare su di voi?". L'appello dei giovani al Papa e ai vescovi per la Messa tradizionale

Forse l'appello susciterà più interesse nell'opinione pubblica che presso il papa e i vescovi. È proprio per la larga diffusione tra i giovani che la messa è stata colpita con maggiore durezza.
Giovani cattolici di tutto il mondo; da Germania, Austria, Svizzera, Italia, Francia, Estonia, Usa, Nigeria, Indonesia, Croazia, Irlanda e Sri Lanka, si sono appellati a Papa Francesco e ai Vescovi a favore della Messa tradizionale con un video. Il motivo del video, ovviamente, è il Motu Proprio Traditionis Custodes, che limita la celebrazione di questo rito della messa.
"Caro Papa Francesco, cari Vescovi, come giovani cattolici che partecipano alla Messa tradizionale, spesso incontriamo mancanza di comprensione nelle generazioni più anziane".
“Non mettiamo in dubbio la validità della nuova liturgia né disprezziamo la sua celebrazione”, affermano i protagonisti. "Amiamo lo stile  tradizionale non perché siamo vecchi e lunatici", "non perché sia ​​di moda", "non perché siamo separatisti", sottolineano.
“Amiamo la Messa latina tradizionale per la sua devozione e confidente timore di Dio”, per “il suo orientamento, di sacerdoti e fedeli insieme nella stessa direzione verso Dio e Cristo”, “ci piace perché è la stessa in tutto il mondo, è universalmente cattolica nel senso originario del termine”; la amano, continuano, «perché la sua trascendenza ci dona una pace e una speranza che il mondo non può dare».
"Non allarghiamo le distanze né rafforziamo le differenze", affermano, "non incoraggiamo i dissensi che danneggiano la chiesa" o "bloccano il suo cammino o la espongono al pericolo di divisione".
“Noi stessi affermiamo la vita cristiana nella fede, nella speranza e nell'amore per Dio”, spiegano, “cerchiamo di seguire la chiamata alla santità e traiamo la nostra forza dalla Messa tradizionale”.
"Caro santo padre, cari vescovi", dicono i giovani, non siamo "deplorevolmente ostinati di una legge obsoleta". Come fedeli cattolici romani, dicono: "Noi siamo la vostra molto numerosa e vivace gioventù".
"Noi siamo le vostre pecore", "Siamo i vostri fedeli". "Preghiamo per voi ogni giorno, per favore non deludeteci", supplicano. “Possiamo contare su di voi?” è la domanda con cui concludono la loro richiesta. Fonte

giovedì 22 luglio 2021

Don Domenico Celada - Agli illustri assassini della nostra santa Liturgia

Riprendiamo la lettera aperta scritta dal musicologo Monsignor Domenico Celada nei primi anni della rivoluzione liturgica montiniana (1969) indirizzata agli “assassini della nostra Santa Liturgia”. Si tratta di un documento che profetizzava ciò che sarebbe accaduto nella Chiesa; Tanto più attuale oggi che il Motu proprio Traditionis custodes tenta di soffocare ogni espressione di fedeltà al Rito Tridentino. Senza curarsi del degrado liturgico che con la nuova messa imposta dal Concilio Vaticano II, si è perpetrato e continua drammaticamente a perpetrarsi in questi nostri tempi di profonda crisi nella Chiesa cattolica. La lettera aperta di mons. Celada smascherava (e smaschera) lo spirito che animava (e anima) i sabotatori della Messa cattolica. 
La lettera è preceduta da un suo articolo pubblicato il 20 febbraio 1969 sul quotidiano Il Tempo. Questo e altri scritti provocarono l’avversione della Curia, la quale tolse ogni incarico al sacerdote-scrittore (insegnava musica e storia del gregoriano all'Università lateranense), riducendolo alla più nera indigenza. Dopo poco più dì un anno, si ammalò e morì giovane tra il compianto di tutti quelli che lo avevano conosciuto. Ecco dunque le sue acute e vibranti parole... 

Indice degli interventi sulla Traditionis custodes

La Bellezza perenne ci consola e ci sostiene
Il Motu proprio Traditionis custodes può essere considerato un atto più grave dell’esortazione Amoris laetitia. Non soltanto, ha delle applicazioni canoniche di cui l’esortazione post-sinodale è priva, ma mentre la Amoris laetitia, sembra concedere l’accesso all’Eucarestia a chi non ne ha diritto, Traditionis custodes priva del bene spirituale della Messa apostolica coloro che a questo bene irrinunciabile hanno diritto e di cui hanno bisogno per perseverare nella fede, così come ne ha bisogno il mondo per le ricadute spirituali che ne derivano. Benedetto XVI aveva dichiarato che il Rito Antiquior numquam abrogatum insieme al pieno diritto ogni sacerdote di celebrarlo in qualsiasi parte del mondo. Traditionis custodes fa di quel diritto un privilegio, e dunque passibile di revoca. Ma è un atto arbitrario perché la liceità della Messa tradizionale non scaturisce da un privilegio, ma dal riconoscimento di un diritto soggettivo del singolo fedele, laico, chierico o religioso che sia. Di fatto quella di Benedetto XVI non è una concessione, ma il riconoscimento del diritto di usare il Messale del 1962, «mai abrogato», col quale rendere a Dio il culto pubblico autentico che gli è dovuto e di trarne i benefici spirituali. 

Indice degli interventi su Traditionis custodes

Traditionis custodes. La sindrome dell'anatra zoppa

Riprendo da Duc in altum le argomentazioni di Wanderer su Traditionis Custodes.

Traditionis custodes. La sindrome dell'anatra zoppa

In ambito politico c’è un’espressione che si sente spesso e che i governanti temono molto: anatra zoppa. Si riferisce a un’anatra che non è in grado di stare al passo con lo stormo, e quindi diventa facile bersaglio per i predatori. Il soprannome viene assegnato al sovrano che, a causa di varie circostanze, soprattutto perché si avvicina alla fine del mandato, ha perso il potere. E il modo più sicuro per identificare un’anatra zoppa è osservare la reazione dei suoi amici: è segno indiscutibile che il povero palmipede stia percorrendo i suoi ultimi passi quando lo lasciano solo, quando lo stormo lo abbandona.

Sembra che questo sia ciò che sta accadendo con papa Francesco: la sua zoppia non è solo un effetto della sciatica, è anche il risultato della perdita di potere dovuta alla gestione catastrofica del suo pontificato e dei segni abbastanza evidenti che la sua fine è vicina. Il fatto che nientemeno Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, abbia pubblicato un libro intitolato La Chiesa brucia, è molto sintomatico. Si ha l’impressione che la peronizzazione provocata da un Papa peronista abbia anche i suoi lati oscuri. Si dice infatti: i peronisti vanno insieme ai compagni fino alla porta del cimitero, ma loro non entrano. Ed è proprio quello che sta accadendo.

"Ecclesiastica loquendi consuetudo" ovvero della convenienza di "dire preghiere"

Grata ad Andrea Sandri per aver ripreso questo articolo, che non conoscevo, su Vigiliae Alexandrinae. Un ulteriore rafforzamento della consapevolezza sulla nostra "Lingua sacra da preservare" [qui - qui].
The Voice of the Church at Prayer (San Francisco 2012, Ignatius Press, pp. 206) è verosimilmente l'ultimo libro di Padre Uwe Michael Lang del Brompton Oratory di Londra, già consultore liturgico di Benedetto XVI. Quest'opera ripercorre lo sviluppo della lingua liturgica dall'antichità cristiana, attraverso il Medioevo (ritorneremo sul capitolo dedicato a "St Thomas Aquinas on Liturgy and Language"), fino all'Età moderna e sostiene la tesi dell'iniziale differenziarsi e della successiva costanza di una lingua (liturgica) con la quale i cristiani si rivolgono al Signore. Così Padre Lang completa e integra il suo precedente studio sull'orientamento (versus orientem) della liturgia [qui], e in particolare della Santa Messa (nella edizione italiana: U.M. Lang, Rivolti al Signore, Siena 2006, Cantagalli, pp. 149): si tratta di pregare rivolti al Signore e proprio per questo di utilizzare una lingua gradita al Signore, un "Sacred Language" (tale è il titolo del II capitolo del libro in esame), una lingua sottratta al comune commercio quotidiano.

mercoledì 21 luglio 2021

Perchè vedono problema dove non c’è e si chiudono gli occhi davanti al problema, di cui sono anche essi responsabili?

Sulla Tradizionis custodes è intervenuto anche il  Card. Zen.

Le preoccupazioni riguardo un ventilato documento “contro” la Messa Tridentina (v. mio blog 12 giugno 2021) sono avverate, ed il colpo non è stato meno duro perché previsto, molte generalizzazioni tendenziose nei documenti feriscono più del previsto il cuore di tanta gente buona, che mai ha dato la minima causa per essere sospettata di non accettare la riforma liturgica del Concilio e tanto meno di non accettare il Concilio “Tout court”. Inoltre essi rimangono membri attivi nelle loro parrocchie.

Per me personalmente è stata una amara sorpresa il fatto che la “capillare” consultazione non sia arrivata a me, un cardinale e gìà membro della Congregazione del culto divino e della disciplina dei Sacramenti. Durante gli anni 2007-2009, poi, ero vescovo di Hong Kong e perciò responsabile dell’esecuzione del “Summorum Pontificum”, e finora, notoriamente sostenitore del gruppo.

Guido Ferro Canale. “Traditionis custodes”: Note a una prima lettura

Prosegue la raccolta degli interventi più significativi sulla Traditionis custodes. Sto preparando l'indice.
“Traditionis custodes”: note a prima lettura
di Guido Ferro Canale

Premessa; 1.1 Diritto transitorio: si può celebrare fino a nuovo ordine; 1.2 La logica del sospetto e le sue conseguenze; 1.3 Campi di rieducazione e Messa ad esaurimento?; 2. La condizione giuridica della Messa tridentina; 3. L’autorità competente; 4. La condizione dei Sacerdoti; 5. I coetus fidelium; 6. Conclusioni.
1. Premessa
Un’analisi canonica del m.p. “Traditionis custodes”, formato e pubblicato il 16 luglio 2021 da S. Giovanni in Laterano, caput et mater omnium ecclesiarum Urbis et orbis,(1) in questo momento non può che risentire dell’impatto immediato del testo e, soprattutto, della mancanza della versione latina; sarà quindi necessario considerar come originale la stesura italiana, perché così indica il Bollettino della Sala Stampa. Il documento si intitola “Sull’uso della Liturgia romana anteriore alla riforma del 1970”, né più né meno come il “Summorum Pontificum”, e sottopone quest’uso a nuove condizioni, più restrittive delle precedenti, abrogando le norme incompatibili. Lo accompagna una Lettera ai Vescovi, senz’altro preziosa per conoscere la mens legislatoris, ma in sé e per sé sprovvista di carattere normativo: serve ad interpretare la legge quando essa è dubbia (cfr. can. 17), non a stabilire qualcosa che in essa non stia scritto.

Il card. Müller su Traditionis Custodes.

Nella nostra traduzione da The Catholic Thing il card. Müller su Traditionis Custodes. Intervento autorevole, spunti interessanti, molto centrato sul concilio e sulle "due forme". Penso che il pensiero del cardinale sia conforme a quello di Ratzinger, sia pure espresso con minor sottigliezza. 

L'intenzione del papa col motu proprio, Traditionis Custodes, è assicurare o ripristinare l'unità della Chiesa. Lo strumento proposto è l'unificazione totale del Rito Romano nella forma del Messale di Paolo VI (comprese le sue successive variazioni). Pertanto, la celebrazione della Messa nella Forma Straordinaria del Rito Romano, introdotta da Papa Benedetto XVI con il Summorum pontificum (2007) sulla base del Messale in vigore da Pio V (1570) a Giovanni XXIII (1962), è stata drasticamente ristretta. Il chiaro intento è quello di condannare la Forma Straordinaria all'estinzione nel lungo periodo.
Nella sua “Lettera ai Vescovi di tutto il mondo”, che accompagna il motu proprio, Papa Francesco cerca di spiegare i motivi che lo hanno indotto, in quanto portatore dell'autorità suprema della Chiesa, a limitare la liturgia nella forma straordinaria. Al di là della presentazione delle sue reazioni soggettive, però, sarebbe stata opportuna anche un'argomentazione teologica stringente e logicamente comprensibile. L'autorità papale, infatti, non consiste nel pretendere superficialmente dai fedeli la mera obbedienza, cioè una sottomissione formale della volontà, ma, molto più essenzialmente, nel permettere anche ai fedeli di essere convinti con il consenso della mente. Come disse San Paolo, cortese verso i suoi Corinzi spesso piuttosto indisciplinati, "nella chiesa preferirei dire cinque parole con la mente, in modo da istruire anche gli altri, che diecimila parole in lingue". (1 Cor 14:19)

martedì 20 luglio 2021

Michel Onfray: “Francesco preferisce le chiese vuote con le sue tesi che quelle piene con le tesi di Benedetto XVI”

Nella Francia rivoluzionaria che non ha accolto passivamente le restrizioni imposte da Macron per il Covid si rispecchia anche la schiera, altrettanto appassionata, colpita dalle nuove disposizioni introdotte dalla recente Traditionis Custodes.
Ma la lettera apostolica non ha toccato solo le corde del cuore dei cattolici tradizionalisti. Non mancano, come del resto qui da noi, pensatori e giornalisti che hanno l'onestà intellettuale di coglierne le contraddizioni e lo spirito distruttivo e ne sono rimasti colpiti.
Traduco da Le salon beige quel che scrive Michel Onfray su Le Figaro
Sono ateo, si sa, ma la vita della Chiesa cattolica mi interessa perché dà il polso alla nostra civiltà giudaico-cristiana [scordano sempre prim'ancora greco-romana] che è in pessime condizioni. Perché se Dio non è del mio mondo, il mio mondo è quello reso possibile dal Dio dei cristiani. Non importa quello che possono dire coloro che pensano che la Francia inizi con la Dichiarazione dei diritti dell'uomo, il che è stupido come credere che la Russia sia nata nell'ottobre del 1917, il cristianesimo ha plasmato la mia civiltà e credo di poterla amare e difendere senza dovermi battere il petto, senza dover chiedere perdono per le sue colpe, senza aspettare una redenzione dopo la confessione, la contrizione e l'inginocchiarsi. È pazzesco come coloro che evitano il cristianesimo dicendo che non ha avuto luogo si ritrovano impregnati di esso come nel rum il babà che conosciamo!

Tommaso d'Aquino sui cattivi prelati

Edward Faser, nella nostra traduzione, richiama San Tommaso d'Aquino sul giusto modo di criticare i cattivi prelati (mantenendo il dovuto rispetto). Non dice niente che non sappiamo, ma forse in questo momento è utile ribadirlo.
Quale atteggiamento dovrebbe assumere un cattolico nei confronti di prelati crudeli e arbitrari, ad esempio quelli che fomentano incessantemente la divisione e poi incolpano spudoratamente della divisione chi nota e si lamenta del fatto? In Quodlibet VIII, Tommaso d'Aquino fa alcune osservazioni rilevanti quando affronta la questione se i "prelati malvagi" debbano essere onorati. Potete trovare il passaggio nella traduzione di Nevitt e Davies delle Quodlibetal Questions di Tommaso d'Aquino, da cui cito:
Possiamo distinguere due cose di un prelato: la persona stessa e il suo ufficio, che lo rende una sorta di persona pubblica. Se un prelato è malvagio, non dovrebbe essere onorato per la persona che è. Perché l' onore è il rispetto mostrato alle persone come testimonianza della loro virtù. Quindi, se onoriamo un tale prelato per la persona che è, di lui renderemmo falsa testimonianza, cosa vietata in Esodo 20: Non testimoniare il falso contro il tuo prossimo. Ma, come persona pubblica, un prelato porta un'immagine e occupa una posizione nella Chiesa... che non appartiene a lui ma, piuttosto, a qualcun altro, cioè. Cristo. E, come tale, il suo valore non è determinato dalla persona che è, ma dalla posizione che occupa. È come una di quelle piccole pietre usate come segnaposto per 100 segni su una scala – di per sé piuttosto inutile. Come dice Proverbi 26: Chi dà onore a uno stolto è come uno che mette una pietra su un mucchio di Mercurio... Così, anche un prelato malvagio non dovrebbe essere onorato per quello che è, ma per posizione che occupa. Il caso è simile alla venerazione delle immagini, che è rivolta alle cose ivi raffigurate, come dice il Damasceno. Perciò Zaccaria paragona un prelato malvagio a un idolo: Guai al pastore e all'idolo che abbandona il gregge...

lunedì 19 luglio 2021

Traditionis custodes: una guerra sull’orlo dell’abisso - Roberto De Mattei

Sul tema, annunciato qui e tuttora caldissimo, fioriscono commenti a non finire. Tra i più rilevanti, riprendo anche quello del prof. Roberto De Mattei, pertinente e ben articolato. Suscettibile di ulteriori centrati approfondimenti.
Troverete, inseriti nel testo, una nota e i link a vari interessanti collegamenti. Estraggo il focus: "Sul piano del diritto, la revoca del libero esercizio del singolo sacerdote di celebrare secondo i libri liturgici anteriori alla riforma del di Paolo VI, è un atto palesemente illegittimo. Il Summorum Pontificum di Benedetto XVI ha ribadito infatti che il Rito tradizionale non è mai stato abrogato e che ogni sacerdote ha il pieno diritto di celebrarlo in qualsiasi parte del mondo. Traditionis custodes interpreta quel diritto come un privilegio, che, come tale, viene ritirato dal Supremo Legislatore. Questo modus procedendi, tuttavia, è del tutto arbitrario, perché la liceità della Messa tradizionale non scaturisce da un privilegio, ma dal riconoscimento di un diritto soggettivo del singolo fedele, laico, chierico o religioso che sia. Benedetto XVI infatti non ha mai “concesso” nulla, ma ha solo riconosciuto il diritto di usare il Messale del 1962, «mai abrogato», e a fruirne spiritualmente."

Traditionis custodes: una guerra sull’orlo dell’abisso
Roberto De Mattei

L’intento del Motu proprio di papa Francesco Traditionis custodes, del 16 luglio 2021, è quello di voler reprimere ogni espressione di fedeltà alla liturgia tradizionale, ma il risultato sarà quello di accendere una guerra che si concluderà inevitabilmente con il trionfo della Tradizione della Chiesa.

Quando, il 3 aprile 1969, Paolo VI promulgò il Novus Ordo Missae (NOM), la sua idea di fondo era che, da lì a pochi anni, la Messa tradizionale sarebbe stata solo un ricordo. L’incontro della Chiesa con il mondo moderno, che Paolo VI auspicava in nome di un “umanesimo integrale”, prevedeva la scomparsa di tutti i retaggi della Chiesa “costantiniana”. E il Rito Romano antico, che san Pio V aveva restaurato nel 1570, dopo la devastazione liturgica protestante, sembrava destinato a scomparire.