"La domenica dopo l'Ascensione, a Roma, nel medio Evo, era chiamata Domenica delle rose, perché vigeva l'uso, in quel giorno, di spargere rose sul pavimento delle Basiliche, quale omaggio a Cristo che si era innalzato al cielo nella stagione dei fiori. Si godeva allora in tutte le armonie del creato. La festa dell'Ascensione, già così ridente e piena di giubilo, quando si considera sotto il suo principale aspetto, ossia il trionfo del Redentore, veniva ad abbellire le giornate radiose della primavera... Imitiamo questo esempio; offriamo, a nostra volta, la rosa a colui che l'ha creata per abbellirci questo soggiorno, e impariamo a servirci della sua bellezza e del suo profumo per elevarci fino a Lui, che ci dice nella divina cantica: " Io sono un narciso del piano, un giglio delle valli" (Ct 2,1)."
Domenica dopo l'Ascensione
Glorificazione della Santa umanità di Cristo
Gesù è salito al cielo. La sua divinità non ne era stata mai assente, ma oggi è l'umanità sua che vi viene intronizzata, e coronata di un diadema di splendore; ecco un altro aspetto del mistero dell'Ascensione.
A questa santa umanità il trionfo non bastava; il riposo le era preparato sul trono stesso del Verbo eterno, al quale è unita in una medesima personalità, ed è là che deve ricevere l'adorazione di ogni creatura. Nel nome di Gesù, Figlio dell'uomo e Figlio di Dio; di Gesù, assiso alla destra del Padre onnipotente, "ogni ginocchio si piegherà in cielo e sulla terra e negli inferni" (Fil 2,10).
Abitanti della terra, lassù sta quella natura umana che un tempo ci apparve nell'umiltà delle fasce; che percorse la Giudea e la Galilea, senza avere dove riposare la testa; che, da mani sacrileghe, fu stretta in catene, flagellata, coronata di spine, inchiodata sulla croce. Ma mentre gli uomini, che l'avevano disconosciuta, la calpestavano come un verme della terra, essa, con una completa sottomissione, accettava il calice di dolore e si univa alla volontà del Padre; divenuta vittima, acconsentiva a risarcire la gloria divina, dando tutto il suo sangue per il riscatto dei peccatori. Questa natura umana, generata da Adamo per mezzo di Maria Immacolata, è il capolavoro della potenza di Dio. Gesù, "il più bello dei figli degli uomini" (Sal 44,3), è l'oggetto dell'ammirazione degli Angeli; sopra di Lui si è posata la compiacenza della Santissima Trinità; i doni della grazia posti in Lui sorpassano ciò che è stato accordato a tutti gli uomini ed a tutti gli Spiriti celesti uniti insieme; ma Dio l'aveva destinato alla via della prova, e Gesù, che avrebbe potuto riscattare l'uomo con minore sacrificio, si è immerso volontariamente in un mare di umiliazioni e di dolore per pagare sovrabbondantemente il debito dei suoi fratelli. Quale ne sarà la ricompensa? L'Apostolo ce lo dice: "Si è fatto ubbidiente fino alla morte, e sino alla morte di croce. E perciò Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome, che è al di sopra di ogni altro nome" (Fil 2).