venerdì 31 dicembre 2021

Te Deum laudamus, hodie (2021) et semper!

Anche quest'anno, un altro annus horribilis ma che diventa mirabilis nella misura in cui non è comunque mancata la Grazia, il nostro Te Deum manifesta la Lode alle tre Persone della Santissima Trinità, nonché le invocazioni e i ringraziamenti verso Dio Onnipotente. Chi volesse ascoltarlo - e recitarlo - in Gregoriano può cliccare qui.
Nella Chiesa cattolica il Te Deum è l'Inno del ringraziamento; viene tradizionalmente cantato durante alcune solennità come a fine anno, la sera del 31 dicembre - per ringraziare il Signore dell'anno appena trascorso - oppure nella Cappella Sistina dopo elezione del nuovo pontefice, prima che si sciolga il conclave, o ancora a conclusione dei Concili, dopo le canonizzazioni e dopo le definizioni dogmatiche.
Nella Liturgia delle ore secondo i riti romano e ambrosiano, il Te Deum trova il suo posto alla fine dell'Ufficio delle letture, prima dell'orazione conclusiva, nelle solennità, nelle feste dei santi, in tutte le domeniche tranne quelle di Quaresima (e, per il rito ambrosiano, anche quelle di Avvento), nei giorni fra l'ottava di Natale e quelli fra l'ottava di Pasqua.

“Te Deum laudamus:
te Dominum confitemur.
Te aeternum patrem,
omnis terra veneratur.

Tibi omnes angeli,
tibi caeli et universae potestates:
tibi cherubim et seraphim,
incessabili voce proclamant:

"Sanctus, Sanctus, Sanctus
Dominus Deus Sabaoth.
Pleni sunt caeli et terra
majestatis gloriae tuae."

Te gloriosus Apostolorum chorus,
te prophetarum laudabilis numerus,
te martyrum candidatus laudat exercitus.

Te per orbem terrarum
sancta confitetur Ecclesia,
Patrem immensae maiestatis;
venerandum tuum verum et unicum Filium;
Sanctum quoque Paraclitum Spiritum.

Tu rex gloriae, Christe.
Tu Patris sempiternus es Filius.
Tu, ad liberandum suscepturus hominem,
non horruisti Virginis uterum.
Tu, devicto mortis aculeo,
aperuisti credentibus regna caelorum.
Tu ad dexteram Dei sedes,
in gloria Patris.
Iudex crederis esse venturus.

Te ergo quaesumus, tuis famulis subveni,
quos pretioso sanguine redemisti.
Aeterna fac
cum sanctis tuis in gloria numerari.

Salvum fac populum tuum, Domine,
et benedic hereditati tuae.
Et rege eos,
et extolle illos usque in aeternum.

Per singulos dies benedicimus te;
et laudamus nomen tuum in saeculum,
et in saeculum saeculi.

Dignare, Domine, die isto
sine peccato nos custodire.
Miserere nostri, Domine,
miserere nostri.

Fiat misericordia tua, Domine, super nos,
quem ad modum speravimus in te.
In te, Domine, speravi:
non confundar in aeternum.”

Cosa c'è sotto lo strangolamento papale della Messa antica?

Nella nostra traduzione da Rorate caeli, una significativa riflessione di padre Christopher Basden, parroco di Ramsgate, Inghilterra. Qui l'indice su Traditionis custodes e Responsa.

Dopo la recente brutale e spietata restrizione della Messa latina tradizionale da parte del Papa, molti sono rimasti scioccati dalla sua insolita severità e si sono chiesti cosa la motivasse. Gli amici cattolici liberali rispondono che manca dell'inclusività particolarmente diffusa nella Chiesa di oggi. Gli amici oltre i confini del cattolicesimo sono perplessi; si tratta del rito romano classico che per 1 millennio e mezzo ha ispirato innumerevoli opere musicali, letterarie e artistiche.

Uno dei miei ricordi personali più belli è l'affascinante contagioso e brillante fondatore del famoso monastero di Le Barroux, l'abate Gerard Calvet OSB. Dal caos della disgregazione della vita religiosa negli anni '60 aveva lasciato la sua comunità e si era fatto eremita. Ricercato dai giovani discepoli fu sollecitato a riprendere la tradizionale vita monastica incentrata sulla liturgia classica. Lo ha realizzato con la sua fondazione annidata sotto la maestà del Monte Ventoux (famoso per il Tour de France) in Provenza. Nel 1988, ritenendo che le consacrazioni episcopali fossero un passo troppo fuori misura, cercò il riconoscimento canonico del Vaticano. Nonostante la calorosa accoglienza di Giovanni Paolo, la stessa non fu condivisa dall'istituzione monastica che lo escluse dalle proprie associazioni. Ho trovato scioccante e triste questa situazione e dopo qualche tempo sono stato sollevato nel sentire che finalmente era stato invitato alla conferenza mondiale degli Abati a Roma. Speravo, gli feci notare, che fossero accoglienti. La sua risposta:
Oui ils etaient gentils mais c'est une autre religion
(Sì, sono stati gentili, ma è un'altra religione.)
Sono rimasto piuttosto sorpreso e colpito da quella che poi ho percepito come una valutazione estrema, ma un quarto di secolo dopo merita un ulteriore esame.

Piroette...

Otto punti significativi di Don Jean-Michel Gleize per chiedersi: come dovranno reagire le comunità Ecclesia Dei nei prossimi mesi? Dovranno rifiutarsi di obbedire al motu proprio di Francesco? Con una domanda ulteriore: in nome di cosa? Significativa l'immagine di Paolo VI che celebra per la prima volta la Messa riformata. Qui l'indice dei precedenti articoli su Traditionis custodes e Responsa.

Come dovranno reagire le comunità Ecclesia Dei nei prossimi mesi? Dovranno rifiutarsi di obbedire al motu proprio di Francesco? Ma in nome di cosa?
  1. L'attuazione del motu proprio Traditionis custodes continua inesorabilmente. Il 18 dicembre scorso, la Sacra Congregazione per il Culto Divino ha emesso una serie di chiarimenti, nella classica forma di "Responsa ad dubia". Undici risposte dissipano i dubbi. Le cose sono più chiare: la Messa tradizionale di San Pio V non è la norma del culto nella Chiesa cattolica. La Messa, intesa nel senso di rito universale e obbligatorio per tutta la Chiesa, è la Messa di Paolo VI.

giovedì 30 dicembre 2021

Da Curitiba (Brasile) è stato espulso l'Istituto del Buon Pastore

Un nuovo doloroso caso di applicazione rigida delle nuove norme che soffocano la liturgia antica. Dopo il Comunicato [qui] che preannunciava la resistenza. Dal link alla fonte è visibile anche il video. Ora il sacerdote (Istituto del Buon Pastore) ha promesso che continuerà a dir messa, ma non è certo dove, anche se sicuramente troverà il modo. Stupendo esempio di pastore che, pur percosso, resta in piedi perché il gregge non si disperda! Qui l'indice degli articoli di Traditionis Custodes e Responsa.

Oggi [ieri 29 dicembre -ndr] da Curitiba è stato espulso l'Istituto del Buon Pastore. P. Thiago Gaspar doveva incontrare l'arcivescovo Peruzzo. I fedeli hanno pregato davanti alla Curia. Ma il vescovo aveva già annullato l'incontro e oggi ha deciso di sradicare l'IBP dal suo territorio. Ha ammonito le suore, proprietarie della cappella, e anche l'esercito, cui appartiene l'altra cappella. Ma il buon pastore proteggerà le sue pecore. P. Thiago non lascerà la città, e farà tutto il necessario.

Il messaggio di P. Gaspar ai fedeli:
Ave Maria Immacolata
Vengo a darvi la triste notizia che la "misericordia e la tenerezza" del nostro Arcivescovo ha chiuso tutte le porte delle nostre cappelle.
Siamo stati cacciati, buttati fuori, e peggio: senza alcuna ragione giusta e proporzionata. Noi, pur essendo cattolici, siamo gettati in strada, per il momento senza alcun posto decoroso per celebrare il Santissimo Sacrificio.
Nell'ottava del Santo Natale abbiamo scalato un doloroso calvario. Proprio perché il Presepe e il Calvario sono inseparabili.

La città e la metropoli. Dove siamo e dove stiamo andando?

Un'altra centrata affermazione di Agamben, che non ignoriamo (ne sono consapevole da decenni) e che fa parte della realtà distopica nella quale siamo immersi. Di fatto ci arrivano dei flash illuminanti e condivisibilissimi, che però sappiamo inseriti in un contesto più ampio e articolato che sto scoprendo ora. Per questo continuiamo la nostra esplorazione, per vedere fino a che punto sia percorribile il contesto e valide le conclusioni da trarne, cui alla fine bisogna pur arrivare:
"I greci conoscevano perfettamente ciò che fingiamo di ignorare, ovvero che è possibile manipolare e controllare una società non solo attraverso il linguaggio, ma soprattutto attraverso la musica. Così come, per un soldato, il colpo di tromba o il battito di tamburo è efficace quanto l'ordine di un superiore (o anche più di esso), altrettanto in ogni campo e prima di ogni discorso, i sentimenti e gli stati d'animo che precedono l'azione e il pensiero sono musicalmente determinati e orientati. In questo senso, lo stato della musica (comprendendo in questo termine l'intera sfera che definiamo inesattamente "arte") definisce la condizione politica di una data società meglio e prima di qualsiasi altro indice; e se vogliamo veramente modificare le regole della city, prima di tutto è necessario riformare questa musica. La cattiva musica che oggi pervade le nostre città in ogni momento e in ogni luogo è inseparabile dalla cattiva politica che le governa." (Giorgio Agamben. Che cos'è la filosofia?, P 102.)
E guardate cosa ho trovato - l'ho inserito di seguito - per cercar di capire il concetto qui accennato di city secondo Agamben, uno dei pensatori più o meno "illuminati" che, per essere in grado di decifrare la realtà attraverso il filo conduttore dei suoi elementi più complessi le cui spinte vengono da lontano, in qualche modo possono avere influenza sulle configurazioni che essa assume... se non mettere in campo possibili correttivi di direzioni ritenute rischiose quando non addirittura disumanizzanti. Richiamo in particolare l'attenzione di Paolo Pasqualucci e Fabrizio Giudici e di chiunque voglia trarne indicazioni significative.

La città e la metropoli

Permettetemi di cominciare con qualche ovvia considerazione sul termine “metropoli”. Esso significa in greco “città-madre” e si riferisce al rapporto fra la polis e le sue colonie. I cittadini di una polis che partivano per fondare una colonia erano, come si diceva, in apoikia – letteralmente in “allontanamento dalla casa”- rispetto alla città, che, nella sua relazione alla colonia, veniva allora chiamata metropolis, città-madre. Questo significato del termine è rimasto fino ai nostri giorni per esprimere il rapporto fra il territorio della patria, definito appunto metropolitano, e quello delle colonie.

mercoledì 29 dicembre 2021

Silvia Stucchi, Si Latinae linguae studueris numquam errabis… forsitan

Si torna a parlare del latino. "Vivere senza latino è più difficile che impararlo". L'autrice e docente universitaria Silvia Stucchi racconta il ruolo chiave del latino nella formazione individuale e nella comprensione della realtà. Un patrimonio culturale spesso messo in secondo piano a discapito degli studi scientifici. Vedi l'indice dei precedenti.

Silvia Stucchi, Si Latinae linguae studueris
numquam errabis… forsitan


Se gli aruspici fossero interpellati, invece che surrogati da superstizioni contemporanee, subito svelerebbero la piega giusta di certi destini. Parlano a volte tuttavia spontaneamente, persino attraverso i genitori. Per esempio una quadrata coppia della provincia bergamasca che sgomenta restò quando la figlia, appassionata di fumetti, chiese di fare il liceo artistico per disegnarli. Già se la videro borchiata, pinzata, con cresta porpora o blu, insomma perduta. Sicché la convinsero, di riffa o di raffa, a scegliere il liceo classico. Cominciò così il cursus per Silvia Stucchi, docente di Lingua e Letteratura Latina all’Università Cattolica, propagandista convinta dell’idioma e dei costumi dei Padri (tra i suoi libri ‘Come il latino ci salva la vita’ e poi, sempre per Edizioni Ares, "A cena con Nerone. Viaggio nella cucina dell’antica Roma").

Ma ha imparato a disegnare?
Macché. Non era cosa mia. Piuttosto, quando incontrai al ginnasio il latino e il greco pensai: che bellezza. Poi m’iscrissi all’università, ovviamente Lettere classiche: gli esami nemmeno mi sembravano esami, ma occasioni per leggere testi bellissimi.

Un modello di ideologia le risposte dell'arciv. Roche a Edward Pentin sulle restrizioni alla liturgia tradizionale

Nella nostra traduzione, l'intervista rilasciata il 23 dicembre al National Catholic Register dall'arcivescovo e prefetto della Congregazione per il culto divino, Arthur Roche (in odore di cardinalato). Tanto dense e articolate le domande, quanto staffilate taglienti le risposte. Non lascia adito a dubbi: l'obiettivo, o meglio la 'soluzione finale' è che la Messa tradizionale scompaia con i suoi ultimi fedeli attuali. Dà risposte secche, apodittiche, senza mai entrare nel merito delle questioni che gli vengono poste. Non risponde neppure - semplicemente glissa - alla domanda sul modo fuorviante con cui è stato presentato al papa il rapporto del questionario dei vescovi sul Summorum pontificum [questionario qui - qui - qui; rilievi qui - qui - qui]. Ma non sorprende, perché ormai è la caratteristica corrente, tipica dei modernisti e del nuovo corso conciliar-storicista in continua evoluzione senza più alcuna norma: è esso stesso la nuova - mi si consenta l'ossimoro - norma anomica. Le norme o i riferimenti precedenti vengono a volte citati, ma sempre ad libitum, strumentalmente... In questo caso lo riscontriamo quando Roche cita Benedetto XVI ponendo l'accento sul punctum dolens della tolleranza, che tuttavia poi ha un seguito. Il testo preciso, quello originale, è inserito in calce. Utile per ridimensionare Roche, rivelando una mens, in Ratzinger, certamente non restrittiva, anche se richiama il "reciproco arricchimento" di cui ho parlato qui. Qui l'indice degli articoli precedenti. (M.G.)

Un modello di ideologia le risposte dell'arciv. Roche a Edward Pentin sulle restrizioni alla liturgia tradizionale

Eccellenza, i Responsa si applicano agli istituti ex Ecclesia Dei, in particolare per quanto riguarda le ordinazioni nella forma tradizionale del rito romano, o queste ordinazioni potranno continuare in tali istituti, in quanto non espressamente menzionate nei Responsa ?

Permettetemi prima di tutto, a titolo di introduzione ad alcune delle sue domande, di chiarire un punto importante. Il diritto universale relativo alla liturgia antecedente alle riforme del Concilio Vaticano II è ora stabilito dal Motu proprio Traditionis custodes del 16 luglio 2021, che sostituisce ogni precedente normativa.

martedì 28 dicembre 2021

Mosebach accusa papa Francesco di essersi vendicato contro Benedetto XVI

Interessante registrare, nella nostra traduzione dal Katholisch.de le recenti dichiarazioni su Traditionis custodes di un illustre difensore della Tradizione, Martin Mosebach, del quale di seguito riprendo anche quelle più a ridosso della pubblicazione del motu proprio a suo tempo apparse su First Things. Denominatore comune di tutti gli interventi e reazione corale è: Resistenza, di fatto la stessa obbediente disobbedienza di Sant'Athanasio al tempo dell'eresia ariana... Qui l'indice dei precedenti su TC e sui Responsa.

Il pontefice ha ristretto la celebrazione della forma preconciliare della messa 
Lo scrittore Mosebach accusa papa Francesco 
di essersi vendicato contro Benedetto XVI
I nuovi chiarimenti al decreto “Traditionis custodes” sul cosiddetto rito antico hanno suscitato le critiche dello scrittore Martin Mosebach, il quale ha rimproverato papa Francesco di aver utilizzato il documento per vendicarsi del suo predecessore Benedetto XVI
Berlino — 25 dicembre 2021 Lo scrittore Martin Mosebach ha accusato papa Francesco di aver voluto esercitare una vendetta personale contro il suo predecessore Benedetto XVI restringendo la celebrazione della messa secondo il rito antico in latino. Lo scrittore settantenne ha riferito al “Welt am Sonntag” di ritenere possibile una tale ipotesi, che però “per un senso di cortesia curiale verrebbe confermata solo dopo la morte di Benedetto XVI. Qui c’era ovviamente in gioco una componente di vendetta.”

Stati Uniti / Le parole di Elon Musk contro il “politically correct”: preludio di una trasformazione culturale e politica?

Non è l'unico segnale di risveglio in positivo. Speriamo sia venuto il tempo e ci siano le opportunità e le energie personali e collettive per una inversione di tendenza, che rovescino i paradigmi inquietanti che si vanno imponendo anche attraverso le cosiddette transizioni ecologica e digitale tenendo conto degli attuali responsabili turbomondialisti deputati a pilotarne le scelte e gestirne l'evoluzione. Qui indice degli articoli sulla realtà distopica.

Stiamo forse assistendo a una drastica trasformazione del panorama mediatico americano. Quello che insieme al partito democratico di Clinton e Obama (e alla loro appendice Biden) ha portato a termine la rivoluzione culturale conosciuta come wokeness.
Premesso che la parola woke (traducibile con qualcosa come “consapevolezza”, ma da noi si preferiscono espressioni come politically correct o cancel culture) sta a indicare l’atteggiamento di chi, sensibile alle ingiustizie sociali, principalmente per quanto riguarda il genere e l’etnia, solidarizza con le vittime e si impegna per aiutarle, va sottolineato che il nuovo corso è reso evidente dalla discesa in campo di Elon Musk, attualmente considerato l’uomo più ricco del mondo e sempre più paragonato al Trump prepolitico.

Dr. Massimo Citro replica (anche su Church Militant) alle critiche a Mons. Viganò della dr.ssa Gwyneth A. Spaeder sui vaccini

Di seguito, preceduta da una Nota Praevia di Mons. Viganò l'articolata e documentata replica del Dr. Massimo Citro - che appare anche su Church Militant - all’articolo di Gwyneth A. Spaeder pubblicato da Corrispondenza Romana, che confutava dichiarazioni dell'Arcivescovo sui vaccini. Precedenti sulla questione qui - quiqui. Per consultare l'indice degli interventi di mons. Vigano [qui].

NOTA PRÆVIA

IL 15 DICEMBRE SCORSO, nella sola sezione in lingua italiana del sito di Corrispondenza Romana, è stato pubblicato un articolo della pediatra Gwyneth A. Spaeder con il quale si sarebbero volute confutare le mie dichiarazioni sul “vaccino” per la Covid, contenute nella lettera che ho inviato ai Vescovi americani e alla Congregazione per la Dottrina della Fede il 23 Ottobre 2021.

Credo che quanti hanno dimestichezza e assiduità con i miei scritti sappiano che non sono solito fare affermazioni azzardate, né prendere posizioni su temi controversi senza documentarmi approfonditamente: lo richiede la serietà di una critica imparziale e l’autorevolezza del mio ruolo di Arcivescovo, oltre che il rispetto per i miei interlocutori. Sia che io mi pronunci su questioni di stretta pertinenza dottrinale o morale, sia che affronti argomenti solo indirettamente legati alla Religione, credo di non essermi mai sottratto alla critica né a una sana discussione, proprio perché sono persuaso che la verità non sia proprietà di nessuno, ma che essa possa manifestarsi – e talora apparire ancora più evidente – grazie al confronto onesto con chi ha idee diverse. Ce lo insegna, a comprova della saggezza della Chiesa, la disputatio scolastica, significativamente scomparsa dopo il Concilio.

lunedì 27 dicembre 2021

Mons. Viganò. “La risposta a un gesto tirannico dell’autorità ecclesiastica: la resistenza e la disobbedienza”

Mons. Viganò a proposito dei “Responsa ad Dubia”. “La risposta a un gesto tirannico dell’autorità ecclesiastica non può che essere resistenza e disobbedienza”. Qui il Video. Qui l'indice dei precedenti su Traditionis custodes e Responsa.

« REDDE RATIONEM VILLICATIONIS TUÆ »
A proposito dei “Responsa ad Dubia”
di Traditionis Custodes

Vos estis qui justificatis vos coram hominibus :
Deus autem novit corda vestra :
quia quod hominibus altum est,
abominatio est ante Deum.
Lc 16, 15

Nel leggere i Responsa ad Dubia pubblicati recentemente dalla Congregazione per il Culto Divino viene da chiedersi a quali infimi livelli sia potuta scendere la Curia Romana, per dover assecondare Bergoglio con tale servilismo, in una guerra crudele e spietata contro la parte più docile e fedele della Chiesa. Mai, negli ultimi decenni di gravissima crisi nella Chiesa, l’autorità ecclesiastica si è mostrata così determinata e severa: non l’ha fatto con i teologi eretici che infestano gli Atenei pontifici e i Seminari; non l’ha fatto con chierici e Prelati fornicatori; non l’ha fatto nel punire esemplarmente gli scandali di Vescovi e Cardinali. Ma contro i fedeli, i sacerdoti e i religiosi che chiedono solo di poter celebrare la Santa Messa tridentina, nessuna pietà, nessuna misericordia, nessuna inclusività. Fratelli tutti?

A St-Germain-en-Laye, Messa di mezzanotte, davanti alla porta chiusa della chiesa, al freddo, al gelo e sotto la pioggia

A St-Germain-en-Laye, in Francia, vera Messa di mezzanotte, davanti alla porta chiusa della chiesa, al freddo, al gelo e sotto la pioggia. Così come non c'era posto per Gesù nell'albergo, nella chiesa della presunta misericordia non c'è posto per i fedeli che amano la Tradizione... Questi sacrifici della gente semplice sono quelli che salveranno la Chiesa e la faranno presto tornare sul binario giusto. (Guido Villa su Fb)

Fedeltà. Comunicato dei Benedettini di Taggia

Il fronte tradizionale si compatta sempre più nel resistere a prescrizioni inaccettabili. Qui l'indice dei precedenti su Traditionis custodes e i Responsa ad dubia.

A seguito del Motu Proprio Traditionis custodes del 16 luglio 2021 e ai responsa ad dubia della Congregazione per il Culto Divino del 4 dicembre 2021 (promulgati il 18 dicembre):
Noi, monaci benedettini dell’Immacolata del Monastero Santa Caterina da Siena di Taggia, fondato il 1° agosto 2008 da Mons. Mario Olivieri, eretto come Istituto di vita consacrata di diritto diocesano il 21 marso 2017 e traferito presso la diocesi di Ventimiglia-Sanremo il 18 novembre 2020 per decreto del vescovo della diocesi, Mons. Antonio Suetta, abbiamo promesso di essere fedeli alla nostra Costituzione approvata dalla Santa Sede e sulla quale abbiamo pronunciato i nostri sacri voti di religione. In particolare, come sancito nel prologo, noi ci siamo impegnati davanti a Dio e davanti alla Chiesa a conservare sempre «la liturgia della messa, celebrata come [nostro] rito proprio, tanto all’interno quanto all’esterno del monastero, secondo la forma più che millenaria della Santa Chiesa Romana e “mai abrogata” (motu proprio Summorum Pontificum), nella sua lingua latina e nel suo canto gregoriano»; questo impegno solenne include l’uso dell’antico rituale e pontificale romani, come mostrano le cerimonie di ordinazione fin dall’inizio della nostra fondazione; tutto ciò per fedeltà alla teologia cattolica formulata dal Concilio di Trento, che, fissando definitivamente i “canoni” del rito della messa, ha elevato una barriera infrangibile contro tutte le eresie che potrebbero attentare all’integrità del mistero della Santa Messa. Come Mons. Antonio Suetta ha affermato pubblicamente in televisione il 24 agosto 2021, noi siamo «i custodi e i testimoni della più antica Tradizione della Chiesa». È così quindi, e non diversamente, che noi resteremo fedeli; costi quel che costi.
Che per l’intercessione della Santissima Vergine Immacolata, il Sovrano Pontefice sia illuminato nella sua funzione di Vicario di Cristo perché di nuovo risplenda agli occhi del mondo e per la salute delle anime la fede cattolica nella sua purezza e la liturgia tradizionale che ne è la garanzia, e che tutti gli assalti dell’errore e della corruzione si infrangano contro la Santa Chiesa.
Taggia, 21 dicembre 2021, nella Festa si S. Tommaso, Apostolo - Fonte

Sulla svolta cristiana di Giorgio Agamben

Sono rimasta sorpresa nello scoprire un lato a me sconosciuto di Giorgio Agamben, che ho imparato ad apprezzare attraverso le analisi lucide e condivisibili su scenari e dinamiche della temperie attuale, di volta in volta pubblicate qui sul blog. È bene non solo valutare l'analisi ma capire da dove vengono e quindi dove possono portare le prospettive che essa apre. Soprattutto in vista del fatto che si stanno muovendo progetti ed energie nuove per reagire alla situazione [vedi]. Possiamo calibrare i commenti anche in base a quanto leggiamo nel testo che segue che ho tradotto dall'inglese. Spigolando nel materiale scoperto recentemente, ho rintracciato proprio lo scritto qui commentato: La Chiesa e il Regno - Lectio pronunciata presso la cattedrale di Notre-Dame a Parigi l’8.3.2009 che ho pubblicato qui. E così la nostra analisi è più completa. Sono certa che i commenti ci consentiranno di inquadrar meglio l'insieme... 

“La completa giuridificazione e mercificazione dei rapporti umani… sono segni non solo di crisi del diritto e dello Stato, ma anche e soprattutto della Chiesa”. — Giorgio Agamben, La Chiesa e il Regno
I primi lavori di Agamben si concentrarono sull'analisi in stile Debord1 in cui la società dello spettacolo catturava "l'ultima metamorfosi della merce, in cui il valore di scambio eclissava completamente il valore d'uso e raggiungeva lo status di sovranità assoluta sulla vita, avendo falsificato l'intera produzione sociale". La società dello spettacolo era il "divenire immagine" del capitalismo. E la "fase finale nell'evoluzione della forma statale" è stato lo spettacolo integrato che ha mostrato l'integrazione tra stato ed economia. Un fenomeno che culminò con il capitalismo non solo espropriando l'attività produttiva dell'umanità, ma anche "l'alienazione del linguaggio stesso". Per contrastare queste tendenze Agamben credeva che una nuova politica dovesse porre l'essere al di là del mercato.

I Responsa ad dubia bocciati senza appello dalla Latin Mass Society

Nella nostra traduzione da Rorate caeli i Responsa ad dubia bocciati senza appello dalla Latin Mass Society. Qui l'indice degli articoli su Traditionis custodes e sui Responsa.
Si può leggere la discussione della Latin Mass Society's sui Responsa ad dubia della Congregazione per il Culto Divino, punto per punto, qui.
Molti canonisti su Internet e altrove hanno notato che i Responsa emessi dalla CDW sembrano fare richieste a vescovi e sacerdoti che vanno oltre l'autorità di una Congregazione romana. In alcuni casi sembrano togliere ai vescovi prerogative espressamente loro conferite dal diritto canonico, e perfino dal Concilio Vaticano II. Naturalmente il Supremo Legislatore, il Santo Padre, può cambiare il Diritto Canonico, ma sarebbe ridicolo suggerire che possa farlo la Congregazione per il Culto Divino. Poiché il Santo Padre ha – presumibilmente, deliberatamente – dato ai Responsa solo un'approvazione generica, non 'specifica', è l'autorità della Congregazione che è in questione.

Allo stesso modo, i Responsa si presentano come un'interpretazione della Traditionis Custodes. Si è discusso molto online su come esattamente e per chi questa interpretazione sia vincolante. Il punto chiave, tuttavia, è che un'interpretazione di un documento legale nel migliore dei casi riceve la sua forza dal documento che sta interpretando. I Responsa non possono aggiungersi agli obblighi previsti dalla Traditionis Custodes e , se tentassero di farlo, fallirebbero. Questo tipo di documento rientra nella categoria annotata nel Canone 33.1:
I decreti esecutivi generali, anche se emanati in elenchi o in atti sotto altra denominazione, non derogano alle leggi, e le loro disposizioni contrarie alle leggi sono prive di ogni forza.

domenica 26 dicembre 2021

Giorgio Agamben. La Chiesa e il Regno

Sono rimasta sorpresa nello scoprire un lato a me sconosciuto di Giorgio Agamben, che ho imparato ad apprezzare attraverso le analisi lucide e condivisibili su scenari e dinamiche della temperie attuale, di volta in volta pubblicate qui sul blog. È bene non solo valutare l'analisi ma capire da dove vengono e quindi dove possono portare le prospettive che essa apre. Soprattutto in vista del fatto che si stanno muovendo progetti ed energie nuove per reagire alla situazione [vedi]. Penso anche a Cacciari e al suo saggio "Il potere che frena" riferito al katéchon. Vi propongo il testo che segue, che mi sono divorata. Questo il succo: “Se la chiesa perde la sua vocazione messianica e il suo rapporto con la fine del tempo, non può che essere trascinata nella rovina che minaccia oggi tutti i governi e le istituzioni della terra”. Attendo i commenti. Il mio, di fondo, suggerito dalla frase riportata, è che, per quanto la Ragione ci consenta di volare alto, per raggiungere e conoscere la Verità tutta intera è necessaria anche l'ala della Fede: il non praevalebunt vale fino alla fine dei tempi. E però c'è anche Luca 18,8 «Ma quando il Figlio dell'uomo tornerà troverà ancora fede sulla terra?». Sta di fatto che oggi la chiesa, non più mater et magistra, ha la visibilità di un falcetto di luna, per dirla con Sant'Ambrogio... (M.G.)

La Chiesa e il Regno
di Giorgio Agamben

Clemente romano (affresco XI secolo)
L’ indirizzo di saluto di uno dei testi più antichi della Tradizione ecclesiale, la Lettera ai Corinzi di Clemente, comincia con queste parole: «La Chiesa di Dio che si trova a Roma alla Chiesa di Dio che si trova a Corinto». La parola greca paroikousa, (tradotta nell’originale francese «en séjour», letteralmente «in soggiorno», e resa nella versione corrente italiana con «che si trova»; ndt) indica il soggiorno dell’esilio, del colono o dello straniero, in contrapposizione al dimorare del cittadino, che si dice in greco katoikein. Paroikein, vivere in esilio, definisce sia l’abitare del cristiano nel mondo sia la sua esperienza del tempo messianico.

È un termine tecnico, o quasi tecnico, poiché la Prima lettera di Pietro (1,17) chiama il tempo della Chiesa ho chronos tes paroikias: il tempo della parrocchia1, si potrebbe tradurre, purché ci si ricordi che parrocchia qui significa «soggiorno da straniero».

Cancellazione della certezza del diritto e stato di illegalità normalizzata

Mi interessa particolarmente il pensiero di Agamben perché non può essere circoscritto alla sola riflessione politica, posto che le sue opere spaziano dai temi dell’estetica o della critica letteraria alla filosofia teoretica o del linguaggio. I suoi contributi recenti ci forniscono chiavi di lettura molto significative della temperie attuale, come quello ripreso di seguito. Più tardi e domani approfondiremo con altri testi sorprendenti. 

Intervento al convegno degli studenti veneziani
contro il greenpass
 
Giorgio Agamben, 11 novembre 2021 a Ca’ Sagredo

Vorrei riprendere, per cominciare, alcuni punti che avevo provato a fissare qualche giorno fa per cercare di definire la trasformazione surrettizia, ma non per questo meno radicale, che sta avvenendo sotto i nostri occhi. Credo che dobbiamo innanzitutto renderci conto che l’ordine giuridico e politico in cui credevamo di vivere è completamente mutato. L’operatore di questa trasformazione è stato, com’è evidente, quella zona di indifferenza fra il diritto e la politica che è lo stato di emergenza.
Quasi vent’anni fa, in un libro che cercava di fornire una teoria dello stato di eccezione, avevo costatato che lo stato di eccezione stava diventando il sistema normale di governo. Come sapete, lo stato di eccezione è uno spazio di sospensione della legge, quindi uno spazio anomico, che si pretende però incluso nell’ordinamento giuridico. Ma guardiamo meglio che cosa avviene nello stato di eccezione. Dal punto di vista tecnico, si ha una separazione della forza-di-legge dalla legge in senso formale. Lo stato di eccezione definisce, cioè, uno “stato della legge” in cui da una parte la legge teoricamente vige, ma non ha forza, non si applica, è sospesa e dall’altra provvedimenti e misure che non hanno valore di legge ne acquistano la forza. Si potrebbe dire che, al limite, la posta in gioco nello stato di eccezione è una forza-di-legge fluttuante senza la legge. Comunque si definisca questa situazione – sia che si consideri lo stato di eccezione come interno o che lo si qualifichi invece come esterno all’ordine giuridico – in ogni caso essa si traduce in una sorta di eclissi della legge, in cui, come in un’eclissi astronomica, essa permane, ma non emana più la sua luce.

Mons. Viganò e i conflitti d'interessi di chi lo diffama

Di questo argomento avevamo accennato qui (vedi mio incipit) pubblicando, tra l'altro, la Dichiarazione del Dr.Robert Malone. Qui l'indice di tutti gli articoli precedenti.

Mons. Viganò e i conflitti d'interessi
di chi lo diffama

di Jules Gomes • ChurchMilitant.com • 23 dicembre 2021

ROMA (ChurchMilitant.com) - Un medico cattolico la cui famiglia trae profitto dall'industria farmaceutica e ha legami con gli oligarchi dei vaccini ha lanciato un attacco tendenzioso contro un noto Prelato pro-vita per essersi opposto coscienziosamente al vaccino contaminato dall’aborto.

In un polemico articolo di 6.000 parole contro mons. Carlo Maria Viganò, la dott.ssa Gwyneth Anne Spaeder, specialista in pediatria generale e medicina dell’adolescenza, non ha rivelato il suo ampio conflitto di interessi finanziario con Big Pharma.

L’articolo della Spaeder è stato pubblicato all’inizio di questo mese dal blog italiano Corrispondenza Romana [qui], curato dal professor Roberto de Mattei, uno storico cattolico che ha indignato i colleghi tradizionalisti da quando ha iniziato a giustificare la moralità dei vaccini contaminati dall’aborto.

sabato 25 dicembre 2021

Quest'anno l'Ordo tradizionale 2022 di cui 'Responsa' non autorizza la stampa, è redatto a cura della FIUV

Qui l'indice dei precedenti articoli su Traditionis custodes e Responsa ad dubia.
Sembra chiaro che quest'anno Roma non pubblicherà l'Ordo per la Messa tradizionale1, dapprima pubblicato da a cura dell'Ecclesia Dei e poi della Congregazione per la Dottrina della Fede. 
Di conseguenza, la Federazione Internazionale Una Voce ha chiesto a Peter Day-Milne di redigere un Ordo nello stesso stile secondo il Calendario Universale, senza le feste locali. Speriamo possa essere una risorsa utile. 
Può essere scaricato in pdf qui.
Abbiamo in programma di stampare anche alcune copie cartacee, ma per questo bisognerà aspettare il nuovo anno. 
Per Commenti e correzioni: segretario@fiuv.org - Fonte
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1. Secondo Responsa ad Dubia, "non potrà essere autorizzata nessuna pubblicazione di Lezionari in lingua vernacola che riporti il ciclo di letture del rito precedente", in applicazione della Traditionis custodes, che prescrive: "le letture siano proclamate in lingua vernacola, usando le traduzioni della sacra Scrittura per l’uso liturgico, approvate dalle rispettive Conferenze Episcopali".

Messaggio di Natale del Priore della Fraternità San Vincenzo Ferrer: In tema di Motu Proprio

Nella nostra traduzione da Rorate caeli una importante Dichiarazione del Superiore della Fraternità San Vincenzo Ferrer, che si affianca a quella della FSSP [qui] e dell'Istituto del Buon Pastore [qui]: «La Suprema Autorità della Chiesa non può retrocedere sulla parola data ai membri delle comunità Ecclesia Dei: è impossibile che i membri dei nostri istituti abbandonino i nostri usi liturgici". Qui l'indice degli articoli su Traditionis custodes e Responsa.

La Fraternità San Vincenzo Ferrer, dedita alla conservazione delle pratiche tradizionali (comprese quelle liturgiche) dei domenicani, è una delle più antiche delle comunità cosiddette "Ecclesia Dei" fondata sotto Giovanni Paolo II con il solenne impegno contrattuale della Santa Sede che potessero dedicarsi interamente ai libri liturgici tradizionali di rito romano.
Il loro fondatore e attuale superiore generale, padre Louis-Marie de Blignières, non dimentica che sono stati presi questi impegni solenni della Santa Sede e che migliaia di uomini e donne hanno dato la vita nel mondo a causa di questa promessa. Non è qualcosa che può essere semplicemente revocato da un giorno all'altro. Non è uno scherzo. Non è un capriccio. È un obbligo legale che non può essere cambiato da un papa all'altro, come è stato fatto dalla Santa Sede, non da Papa X, Y o Z.
Il suo messaggio di Natale ai fedeli è una dichiarazione importantissima:

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Messaggio di Natale del Priore:
In tema di Motu Proprio


Oh Emmanuel!
23 dicembre 2021

Santo Natale 2021

I nostri più fervidi auguri di
Sereno e Santo Natale 2021
O Emmanuel, Rex et legifer noster,
expectatio gentium, et Salvator earum:
veni ad salvandum nos, Domine, Deus noster.


Christus natus est nobis: Venite adoremus!
  «La Chiesa da venti secoli predica la nascita di Gesù Bambino, ch’è il mistero più dolce, l’immagine più pura, il conforto più grande che l’umanità mai abbia avuto: Dio-uomo. Se è già una cosa grandiosa, incomparabile, insondabile, impenetrabile e inesauribile il mistero di Dio e il mistero dell’uomo, cos’è il mistero dell’Uomo-Dio? È certamente ancora più inesauribile e insondabile, ma è insieme la risoluzione della tensione fra Dio e l’uomo, fra l’Infinito e il finito, fra la Purezza e la nostra miseria del peccato, è “Dio con noi”, è la soluzione di questo mistero, è il conforto ineffabile. Ecco la gioia di noi cristiani oggi». P. Cornelio Fabro

venerdì 24 dicembre 2021

Monsignor Schneider / “Traditionis custodes”, norma violenta e ingiusta, non va applicata. I cardinali avvertano il papa dell’ingiustizia commessa

Riprendo da Duc in altum la versione italiana della bella, esaustiva e illuminante intervista di Diane Montagna al vescovo Athanasius Schneider su Traditiones custodes e i Responsa ad dubia. Come sempre, monsignor Schneider è cristallino e non si nasconde dietro le parole. Qui l'indice dei precedenti

Monsignor Schneider / “Traditionis custodes”, norma violenta e ingiusta,
non va applicata. I cardinali avvertano il papa dell’ingiustizia commessa

Nella sua prima intervista cartacea dall’uscita dei Responsa ad dubia (Risposte ai dubbi) della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti circa alcune disposizioni della Traditionis custodes di papa Francesco, il vescovo Athanasius Schneider dichiara che il nuovo documento “riapre inutilmente” vecchie ferite nella Chiesa, “confina con lo scherno” e tradisce una “inflessibilità ostile” nei confronti dei cattolici fedeli alla liturgia tradizionale del rito romano.
“Sorprendentemente – afferma il vescovo – ci troviamo di fronte a un metodo intransigente, simile a quello inquisitorio, impiegato in un pontificato che si è autodefinito come caratterizzato dalla ‘tenerezza’ e dalla sensibilità pastorale.”
“Con freddezza burocratica – prosegue monsignor Schneider – queste nuove linee guida impongono alla vita di così tanti giovani cattolici – sia sacerdoti sia fedeli laici, uomini e donne – norme così spietate e discriminatorie che non sarebbe sorprendente se essi si sentissero come lentamente torturati spiritualmente.”
In questa intervista esclusiva, il vescovo Schneider, ausiliare di Astana, nel Kazakistan, illustra le sue impressioni generali sul documento e affronta la questione della sua legittimità e del diritto dei vescovi di “resistere con riverenza e prudenza” alle nuove misure.

“Traditionis custodes”: più limpido dell'acqua di fonte

Una riflessione della FSSPX. Qui l'indice degli articoli sulla Traditionis custodes.
C'è un adagio nel diritto canonico - usato anche nel diritto civile - che dice che le leggi odiose, cioè che limitano un diritto o una libertà, devono essere interpretate restrittivamente, a favore di coloro che vi sono soggetti. Al contrario, le leggi favorevoli devono essere interpretate in senso ampio.

Questo adagio, che deriva dal diritto romano, è così formulato in latino: "odiosa sunt restringenda, favores sunt amplianda". Esprime sia benevolenza che preoccupazione per l'equità, soprattutto per evitare sentimenti di vendetta. Il diritto canonico lo ha ripreso ed è una fonte importante per interpretare le leggi della Chiesa. Si tratta di un'espressione della sua misericordia, che però non esclude la giustizia.

La grande idea di questo pontificato si colloca proprio sotto il tema della misericordia. Ma il duplice esempio appena dato dal motu proprio Traditionis custodes e soprattutto dall'interpretazione data da mons. Arthur Roche, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, sono tutt'altro che misericordiosi.

Tempore Adventus e la seconda venuta: il bagaglio della Rivelazione presente nel Gregoriano

Nono e ultimo giorno della Novena di Natale [vedi], che quest'anno abbiamo percorso con la meditazione delle sette Antifone "O" conclusa ieri. Le trovate ricapitolate qui.
Oggi concludiamo con l'invocazione del communio Ecce Dominus veniet della feria IIin ultimis feriis, proposto nel testo che segue. Un testo prezioso per riscoprire o conoscere (per chi non ha dimestichezza con la Tradizione) il proprium della caratterizzazione liturgica tradizionale nella quale il ponte instaurato tra le diverse parti della Scrittura è una chiara e sapiente esegesi con sempre ben presenti sullo sfondo i paralleli simbolici che agevolano una interiorizzazione e assimilazione sempre più piena e profonda. 
Abbiamo già meditato la non solo duplice, ma triplice, venuta del Signore nella mistica dell'Avvento qui. Lo scritto che segue ci fa notare come questo insieme di intrecci e rimandi ripetuti costituisce la primaria essenza, natura e ricchezza del canto gregoriano, ogni neuma del quale è interpretazione delle Scritture. Avviene infatti che quelli che a ragione possiamo definire i 'ponti' del gregoriano, richiamando e collegando tra loro con particolare enfasi alcuni dati di fede salienti, li consolidano. Potrete trovare altri esempi di intrecci analoghi, scorrendo l'indice degli articoli su musica sacra e gregoriano.

Tempore Adventus e la seconda  venuta:
il bagaglio della Rivelazione presente nel Gregoriano


«Noi annunziamo che Cristo verrà. Infatti non è unica la sua venuta, ma ve n’è una seconda, la quale sarà molto più gloriosa della precedente. La prima, infatti, ebbe il sigillo della sofferenza, l’altra porterà una corona di divina regalità. […] Due sono anche le sue discese nella storia. Una prima volta è venuto in modo oscuro e silenzioso, come la pioggia sul vello. Una seconda volta verrà nel futuro in splendore e chiarezza davanti agli occhi di tutti. Nella sua prima venuta fu avvolto in fasce e posto in una stalla, nella seconda si vestirà di luce come di un manto. Nella prima accettò la croce senza rifiutare il disonore, nell’altra avanzerà scortato dalle schiere degli angeli e sarà pieno di gloria. Perciò non limitiamoci a meditare solo la prima venuta, ma viviamo in attesa della seconda».

giovedì 23 dicembre 2021

Messaggio Dell'Arcivescovo Carlo Maria Viganò nell'imminenza del Santo Natale del Signore

Messaggio e benedizione dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò per il Natale / “Coraggio! Pensate all’anima, e il Signore penserà al resto”. Qui l'indice degli articoli precedenti.
Messaggio
Dell'Arcivescovo Carlo Maria Viganò
nell'imminenza del Santo Natale del Signore


Veni, o Sapientia,
Quae hic disponis omnia;
Veni, viam prudentiæ
Ut doceas et gloriæ.


VIENI, O SAPIENZA, che ordini gli eventi terreni; vieni ad insegnare la via della prudenza e della gloria. Sono le parole tratte da un antichissimo inno per l’Avvento, risalente al secolo VIII. In esse l’anima cristiana invoca la venuta di Nostro Signore Gesù Cristo, Sapienza del Padre, affinché mostri come attraversare incolume questa valle di lacrime – la via prudentiæ – e conseguire la beatitudine eterna in cielo – la via gloriæ. Mi rivolgo a voi tutti, cari fratelli e sorelle, che durante questi due anni di follia sanitaria avete resistito coraggiosamente ai ricatti di un’autorità civile ovunque asservita al potere globalista, nel tradimento della Legge naturale e di Dio, e nella violazione delle leggi degli Stati. Un colpo di stato planetario cerca di rendere possibile il Great Reset con cui instaurare l’odiosa tirannide del Nuovo Ordine Mondiale.

La luce splende tra le tenebre e le tenebre non l'hanno avvinta (Gv 1,5)

Una spigolatura interessante sulla Chiesa di Hagia Sophia a Costantinopoli che riverbera lo splendore  della luce dell'Avvento. 
Un simbolo potente, pesantemente contaminato da una presenza estranea, ma incancellabile perché fa parte della struttura dell'edificio così come la nascita del Salvatore è il cardine ineludibile della storia della Salvezza. Anche oggi che il tempio è in mano ai profanatori, questi nulla possono rispetto a questo segno indelebile che continua a  splendere nei secoli e per un giorno Istanbul torna ad essere Costantinopoli.
Non tutti sanno che l'asse longitudinale di Hagia Sophia è stato progettato con l'allineamento all'alba del solstizio d'inverno e quindi una volta all'anno la prima luce dell'alba dopo la notte più lunga, il 21 dicembre, entra nel sacro tempio a simboleggiare la nascita di Cristo Signore. La luce splende tra le tenebre e le tenebre non l'hanno avvinta (Gv 1,5)... La traduzione corrente è «La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta». Quell'hanno accolta traduce l'originale greco katélaben che nella Vulgata di san Girolamo è reso con comprehenderunt : Lux in tenebris lucet, et tenebrae eam non comprehenderunt.
Interessante notare che tra i manoscritti giudaici di Qumran [vedi] c’è anche il cosiddetto Rotolo della Guerra, relativo alla battaglia finale di una guerra tra i Figli della Luce e i Figli delle Tenebre, culminante nel trionfo della Luce. Troviamo una corrispondenza tra il suo linguaggio e il Prologo al Vangelo di Giovanni sopra citato. 
Di fatto il verbo greco usato da Giovanni indica piuttosto un’opposizione, espressa dalla preposizione katà, a differenza del parà, del versetto 11: «Venne tra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto (parélabon)». Nel verbo greco (lambáno=prenderesono comunque presenti le diverse gamme di significato da accordare al contesto: compresa/accolta, avvinta/vinta.
Il dato certo è che si tratta della vittoria finale definitiva di Cristo Signore/luce sulle tenebre del male.
Ci sovviene l'invocazione che allude all'Alba nuova che risuona in tutto l'Orbe cattolico in questi giorni di Avvento [qui] : O Óriens splendor lucis ætérnæ, et sol iustítiæ: veni, et illúmina sedéntes in ténebris, et umbra mortis (O Oriente, splendore della luce eterna! Sole di giustizia! vieni, ed illumina coloro che giacciono nelle tenebre e nell’ombra della morte!) 
Maria Guarini

Novena di Natale - VIII Giorno. O Emmánuel

Oggi è l'ottavo giorno della Novena di Natale [vedi]. Quest'anno la stiamo percorrendo ogni giorno con una delle Antifone "O" nella meditazione di dom Guéranger.

23 dicembre – VII Antifona
O Emmánuel, Rex et légifer noster, exspectátio géntium, et Salvátor eárum: veni ad salvándum nos, Dómine, Deus noster O Emmanuele, nostro Re e nostro Legislatore, attesa delle genti e loro salvatore, vieni a salvarci. Signore Dio nostro!

O Emmanuele, Re della Pace, tu entri oggi in Gerusalemme, la città da te scelta, perché è là che hai il tuo Tempio. Presto vi avrai la tua Croce e il tuo Sepolcro, e verrà il giorno in cui costituirai presso di essa il tuo terribile tribunale. Ora tu penetri senza rumore e senza splendore in questa città di David e di Salomone. Essa non è che il luogo del tuo passaggio, mentre ti rechi a Betlemme. Tuttavia Maria Madre tua e Giuseppe, suo sposo, non l’attraversano senza salire al Tempio per offrire al Signore i loro voti e i loro omaggi; e si compie allora, per la prima volta, l’oracolo del Profeta Aggeo il quale aveva annunciato che la gloria del secondo Tempio sarebbe stata maggiore di quella del primo. Quel Tempio, infatti, si trova in questo momento in possesso d’un’Arca d’Alleanza molto più preziosa di quella di Mosè, e soprattutto non paragonabile a nessun altro santuario e anche al cielo, per la dignità di Colui che essa racchiude. Vi è il Legislatore stesso, e non più soltanto la tavola di pietra su cui è scritta la Legge. Ma presto l’Arca vivente del Signore discende i gradini del Tempio, e si dispone a partire per Betlemme, dove la chiamano altri oracoli. Noi adoriamo, o Emmanuele, tutti i tuoi passi attraverso questo mondo, e ammiriamo con quanta fedeltà osservi quanto è stato scritto di te, affinché nulla manchi ai caratteri di cui devi essere dotato, o Messia, per essere riconosciuto dal tuo popolo. Ma ricordati che sta per suonare l’ora, tutto è pronto per la tua Natività, e vieni a salvarci. Vieni, per essere chiamato non più soltanto Emmanuele, ma Gesù, cioè Salvatore.
(Dom Prosper Gueranger, L’Anno Liturgico. Volume I. Avvento-Natale-Quaresima-Passione, Alba, 1956, pp. 308-312, 314-317)

mercoledì 22 dicembre 2021

Non ci arrendiamo - Comunicato di 'Una Voce'

Bello, condivisibile e motivante il comunicato della storica e meritoria Associazione Una Voce. Precedenti qui - qui - qui.

Messaggio del presidente Joseph Shaw
alle associazioni membro della FIUV e a tutti i nostri sostenitori e amici

È con una certa apprensione che assumo il ruolo di presidente della FIUV, conscio dei miei limiti personali, e in un momento in cui la situazione dell’antica liturgia latina della Chiesa è più difficile di quanto non sia stata per molti anni. Eppure lo faccio con fiducia nella forza della Federazione, rappresentata soprattutto dalla nostra base di membri e sostenitori. Quest’ultima è più ampia e più attiva di quanto non lo sia mai stata nella nostra storia, e le difficoltà attuali stimolano una ulteriore crescita.

Nell’ultimo decennio sono stato coinvolto da vicino in due grandi progetti intrapresi dalla Federazione: la produzione dei Position Papers sul Messale del 1962 [qui] – essi hanno cominciato ad apparire singolarmente nel 2012 e sono poi stati pubblicati in volume nel 2019 – e il Report alla Congregazione per la Dottrina della Fede sulla applicazione del Summorum Pontificum, presentato alla Santa Sede nel luglio 2020 [qui]. Essi hanno utilizzato diversi aspetti delle riserve profonde di esperienza, che esistono tra i membri e i sostenitori della Federazione: i Position Papers fanno appello alle loro risorse intellettuali, il Report alla loro conoscenza pratica delle proprie realtà locali. Nessun’altra organizzazione avrebbe potuto intraprendere entrambi i progetti con tanto successo, ed essi dimostrano il ruolo insostituibile della Federazione nel movimento tradizionalista.

La soppressione dei libri latini tradizionali ha conseguenze

Nella nostra traduzione da Rorate Caeli le conseguenze, non ignorabili, dei divieti circa l'uso dei Libri della tradizione latina. Dalla testimonianza che segue abbiamo ulteriore di conferma di un problema ben noto: precedenti qui - qui - qui. Una consapevolezza da difendere e da diffondere per la salus animarum. Qui l'indice degli articoli su Traditionis custodes e seguenti.

La soppressione dei libri latini tradizionali ha conseguenze

Quando le autorità della Chiesa iniziano a parlare di vietare i libri latini tradizionali, incluso il Rituale Romano per i sacerdoti diocesani, stanno effettivamente mettendo a repentaglio l'anima e il bene spirituale dei cattolici di tutto il mondo. La storia che segue, fornita a Rorate per la pubblicazione da un sacerdote (e amico) dalla mentalità tradizionale che serve in una parrocchia diocesana che offre solo la liturgia del novus ordo, illustra proprio questo punto. Vescovi, per favore leggetelo mentre vi preparate a prendere decisioni estremamente importanti che riguardano il vostro gregge. Prima di proibire l'uso di qualsiasi libro latino tradizionale, ricordate la storia di questa persona.

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Adversus Fatuitates

La mia vita può essere divisa in un "prima" e un "dopo" nettamente diversi, con un esorcismo nel mezzo. Gli antichi riti e sacramenti della Chiesa cattolica hanno potere, come conferma la mia esperienza personale. Questa non dovrebbe essere una sorpresa per nessuno; il Missale e il Rituale Romanum sono stati coltivati, sperimentati e affinati in secoli di guerre spirituali, e la loro efficacia non svanisce da un giorno all'altro. Se i vescovi della Chiesa desiderano veramente camminare insieme al loro popolo, allora considerino il mio percorso. Ero protestante di nascita, agnostico per scelta, e ora sono finalmente cattolico per grazia. Nel corso della mia vita, ho accumulato una lunga lista di sintomi misteriosi che inizialmente ho attribuito alle solite cause: depressione, paranoia o coincidenza.

Novena di Natale - VII Giorno. O Rex géntium

Oggi è il settimo giorno della Novena di Natale. La stiamo percorrendo ogni giorno con una delle Antifone "O" nella meditazione di dom Guéranger.

22 dicembre – VI Antifona
O Rex géntium, et desiderátus eárum, lapísque anguláris, qui facis útraque unum: veni, et salva hóminem, quem de limo formásti O re delle genti, oggetto dei loro desideri! Pietra angolare che riunisci in te i due popoli ! Vieni e salva l’uomo che hai formato dal fango.

O Re delle genti! Tu ti avvicini sempre più a quella Betlemme in cui devi nascere. Il viaggio volge al termine, e la tua augusta Madre, che il dolce peso consola e fortifica, conversa senza posa con te lungo il cammino. Adora la tua divina maestà e ringrazia la tua misericordia; si rallegra d’essere stata scelta per la sublime missione di servire da Madre a un Dio. Brama e teme insieme il momento in cui finalmente i suoi occhi ti contempleranno. Come potrà renderti i servigi degni della tua somma grandezza, quando si ritiene l’ultima delle creature? Come ardirà sollevarti fra le braccia, stringerti al cuore, allattarti al suo seno mortale? Eppure, quando pensa che si avvicina l’ora in cui, senza cessare d’essere suo figlio, uscirai da lei ed esigerai tutte le cure della sua tenerezza, il suo cuore vien meno e mentre l’amore materno si confonde con l’amore che porta verso Dio, è sul punto di spirare in quella lotta troppo impari della fragile natura umana contro i più forti e i più potenti di tutti gli affetti riuniti in uno stesso cuore. Ma tu la sostieni, o Desiderato delle genti, perché vuoi che giunga al felice termine che deve dare alla terra il suo Salvatore, e agli uomini la Pietra angolare che li riunirà in una sola famiglia. Sii benedetto nelle meraviglie della tua potenza e della tua bontà, o divino Re, e vieni presto a salvarci, ricordandoti che l’uomo ti è caro poiché l’hai formato con le tue stesse mani. Oh, vieni, poiché l’opera tua è degenerata, è caduta nella perdizione, e la morte l’ha invasa: riprendila nelle tue potenti mani, rifalla, salvala, perché l’ami sempre, e non arrossisci della tua creazione.
(da: P. Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, Edizioni Paoline, 1959, p. 309.)

martedì 21 dicembre 2021

Comunicato del Superiore del Distretto dell'America Latina dell'Istituto del Buon Pastore

Un esemplare indice di resistenza non solo teorica. Dopo il comunicato generico della FSSP [qui], quello del Distretto dell'IBP dell'America Latina, su un caso concreto di applicazione restrittiva della Traditionis custodes in seguito ai Responsa della Congregazione del culto divino. Qui l'indice dei precedenti.

Comunicato 
del Superiore del Distretto dell'America Latina 

Brasilia/DF 20 dicembre 2021
  1. Constatiamo l'esistenza di un decreto extragiudiziale di Sua Eccellenza mons, Giuseppe Antônio Peruzzo, Arcivescovo di Curitiba, che vieta l'esercizio di tutto il ministero sacerdotale al reverendissimo Padre Thiago Bonifacio, IBP, sul territorio della stessa Arcidiocesi. Consideriamo il decreto invalido e nullo secondo il diritto canonico e la legge naturale. È stato presentato il giusto ricorso canonico sospensivo del decreto.
  2. Assicuriamo ai fedeli del nostro apostolato a Curitiba che non saranno abbandonati dall'Istituto Buon Pastore.
    Restiamo fedeli alla Chiesa cattolica, al Santo Padre e alla gerarchia cattolica. Il Buon Pastore non abbandona le sue pecore.
    P. Daniel Pinheiro, IBP superiore del distretto dell'America Latina - Fonte

Rod Dreher e la resistenza dei cristiani al “Totalitarismo terapeutico”.

In parallelo a quanto ripreso di seguito dal sito dell'Osservatorio cardinale Van Thuân, ricordiamo la resistenza del nostro amico Rosario del Vecchio e il suo toccante Manifesto [qui]. Nella discussione potete trovare anche i suoi ultimi messaggi. Qui l'indice degli articoli si distopia e transumanesimo

Rod Dreher e la resistenza
dei cristiani al “Totalitarismo terapeutico”.


La resistenza dei cristiani

Con questo volume: “La resistenza dei cristiani” (Edizioni Giubilei Regnani, pagine 230, € 22,00), Rod Dreher ha voluto rimarcare il proposito, come recita lo stesso sottotitolo: “Manuale per fedeli dissidenti”, di presentare un efficace metodo di resistenza al neo-totalitarismo che stiamo vivendo, sulle indicazioni di Padre Tomislav Kolakovic (1906-1990), a cui il saggio è dedicato. Il titolo originale in inglese (Live not by liesVivere senza menzogna) dello scrittore americano, noto soprattutto per il precedente bestseller “L’opzione Benedetto” [qui - qui con link ai precedenti], allude esplicitamente sin dalla premessa alla testimonianza del grande dissidente anticomunista e cristiano ortodosso Alexandr Solzenicyn [vedi], che invitava a inquadrare la resistenza contro ogni specie di totalitarismo (sia che fosse quello comunista o quello di tipo più moderato) attraverso la crescita della vita spirituale, nella consapevolezza che il rigido totalitarismo del passato comunista avesse gli stessi obiettivi del “moderato totalitarismo” in cui stiamo vivendo: lo sradicamento della cristianità.

Novena di Natale - VI Giorno. O Óriens

Oggi è il sesto giorno della Novena di Natale [vedi]. Quest'anno la stiamo percorrendo ogni giorno con una delle Antifone "O" nella meditazione di dom Guéranger.

21 dicembre – V Antifona
O Óriens splendor lucis ætérnæ, et sol iustítiæ: veni, et illúmina sedéntes in ténebris, et umbra mortis O Oriente, splendore della luce eterna! Sole di giustizia! vieni, ed illumina coloro che giacciono nelle tenebre e nell’ombra della morte!

O divin Sole, o Gesù, tu vieni a strapparci alla notte eterna: sii per sempre benedetto! Ma come provi la nostra fede, prima di risplendere ai nostri occhi in tutta la tua magnificenza! Come ti compiaci di velare i tuoi raggi, fino all’istante segnato dal Padre tuo celeste, nel quale devi effondere tutti i tuoi fuochi! Ecco che attraversi la Giudea, ti avvicini a Gerusalemme, e il viaggio di Maria e Giuseppe volge al termine. Sul cammino, incontri una moltitudine di uomini che vanno in tutte le direzioni, e che si recano ciascuno alla sua città d’origine per soddisfare all’Editto del censimento. Di tutti quegli uomini nessuno pensa che tu gli sia vicino, o divino Oriente! Maria, Madre tua, è ritenuta una donna comune; tutt’al più, se notano la maestà e la modestia incomparabile dell’augusta regina, sentiranno vagamente lo stridente contrasto fra la suprema dignità e l’umile condizione; ma hanno presto dimenticato quel felice incontro. Se guardano con tanta indifferenza la madre, rivolgeranno forse un pensiero al figlio ancora racchiuso nel suo seno? Eppure quel figlio sei tu stesso, o Sole di giustizia! Accresci in noi la Fede, ma accresci anche l’amore. Se quegli uomini ti amassero, o liberatore dell’universo, tu ti faresti sentire ad essi; i loro occhi non ti vedrebbero ancora, ma almeno s’accenderebbe loro il cuore nel petto, ti desidererebbero e solleciterebbero il tuo arrivo con i loro voti e i loro sospiri. O Gesù, che attraversi così quel mondo che tu hai fatto, e che non forzi l’omaggio delle tue creature, noi vogliamo accompagnarti per il resto del tuo viaggio; baciamo sulla terra le orme benedette dei passi di colei che ti porta nel seno, e non vogliamo lasciarti fino a quando non siamo arrivati con te alla dolce Betlemme, a quella Casa del Pane in cui finalmente i nostri occhi ti vedranno, o Splendore eterno, nostro Signore e nostro Dio.
(Dom Prosper Gueranger, L’Anno Liturgico. Volume I. Avvento-Natale-Quaresima-Passione, Alba, 1956, pp. 308-312, 314-317)