sabato 17 aprile 2021

Il futuro della riforma liturgica cattolica et alia... Il 'non plus ultra' ampiamente superato

Nella nostra traduzione da Religion News Service esamino di seguito, con l'aggiunta di alcune chiose, le recenti dichiarazioni di Padre Thomas J. Reese, gesuita americano, che non è un pinco pallino qualsiasi. È l'ex direttore di "America", la rivista americana dei gesuiti. Le sue affermazioni sono ineludibili, visto che fa parte del think-tank dell'attuale pontificato. Dunque hanno un peso non comune e non vanno ignorate né sottovalutate. 
Come d'abitudine inserisco nelle chiose, per i relativi approfondimenti, i link di riferimento senza i quali avrei dovuto sviluppare un trattato non immediatamente divulgativo. 
Il 'nec plus ultra' [qui] è ampiamente e drammaticamente superato. Vi dico tra parentesi che in quei link c'è molto del mio lavoro di anni, peraltro rimasto piuttosto dietro le quinte. E chissà se sarebbe stato più utile qualora qualche pastore, nonostante le reiterate conferme de visu, ne avesse raccolti più efficacemente, in virtù della sua autorevolezza, i richiami all'andare alle radici della crisi, facendo unica sponda (finora purtroppo non realizzata neppure tra noi laici più coinvolti) con tutti i confratelli rimasti davvero fedeli. Unico, isolato, appare mons. Viganò... Ma è l'insieme che rende più forti ed incisivi. E la sorte dell'Eucaristia è un fronte estremo, ineludibile!

Padre Thomas J. Reese parte con una premessa molto concisa ma gravida di significati: 
«A parte il sesso, niente è più dibattuto dai cattolici della liturgia. Ognuno ha opinioni forti basate su anni di esperienza personale» 
Di primo impatto, rimarchevole l'accento sulle opinioni e sull'esperienza personale (soggettivismo estremo). Che fine ha fatto la Tradizione, fonte - insieme alla Scrittura - della Rivelazione, su cui si basa tutto l'impianto della  nostra Fede? 
Padre Reese esordisce poi con l'affermare:
Negli anni '60 e '70, Papa Paolo VI ha attuato riforme liturgiche rivoluzionarie fondate sul Concilio Vaticano II, ma dopo la sua morte nel 1978, il Vaticano ha posto fine ai cambiamenti. È giunto ora il momento per una seconda fase.
In un precedente articolo, ho raccomandato alla Congregazione  romana per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti di aggiornare il processo ritenuto più opportuno sulle questioni liturgiche. Ho sostenuto una maggiore trasparenza e consultazione in linea con il principio di collegialità promosso dal Vaticano II e con il principio di sinodalità promosso da Papa Francesco.
Scopo di una procedura trasparente e collegiale è sviluppare una buona liturgia che sia supportata da un consenso all'interno della comunità.
In questo articolo, offro le mie idee sul miglioramento della liturgia come tentativo di avviare il dialogo, invitando gli studiosi di liturgia e altri a considerare le mie proposte (in modo trasparente e collegiale).
Affermazioni del genere suscitano una marea di riserve. Innanzitutto la riforma di Paolo VI è già stata così dirompente (vedi qui sia pure per sommi capi) che pensare ad una seconda fase fa venire i brividi.... Inoltre il gesuita, con linguaggio bergogliesco, parla di processo riferito alla questioni liturgiche come se la Liturgia dovesse essere sottoposta ad una costante evoluzione e addirittura in base a criteri di sinodalità, invece che ad uno sviluppo organico fondato sulla fede vissuta e non sulle mode del tempo.
Diciamo che il Papa, primo tra i vescovi e come ognuno di essi, è custode, padre e pastore. E come tale deve difendere ciò che anch’egli ha ricevuto. La liturgia, come la storia della Chiesa, è una. Essa nel tempo certamente si sviluppa, ma in maniera organica. Un seme di grano non può diventare un albero di mele. Un sacrificio non può diventare una cena. La storia della Chiesa conosce un solo sviluppo, non può esserne ignorata una parte che non piace, mettendola tra parentesi. (Ci ho scritto un libro: vedi)
Quanto alla sinodalità e alla collegialità potete trovare ampie riflessioni sviluppate in precedenti articoli [qui - qui - qui].

I successivi capitoli dello scritto di padre Reese, di cui inserisco la traduzione seguita dalle mie chiose, sono dedicati rispettivamente a :
  1. Inculturazione
    Il rito romano si è sviluppato in Italia e nell'Europa occidentale secoli fa. San Giovanni Paolo II ha scritto in maniera egregia sull'importanza di inculturare il cristianesimo, fondandolo in culture al di là della sua base europea. La domanda senza risposta è come realizzare oggi l'inculturazione nella liturgia in termini concreti.
    Ogni conferenza episcopale deve essere incoraggiata a riunire studiosi, poeti, musicisti, artisti e pastori per sviluppare liturgie per le loro culture specifiche. Quando la liturgia non è in contatto con la cultura locale, diventa noiosa e muore. Queste nuove liturgie devono essere testate prima dell'adozione.
Si prefigura una inculturazione, nuovo mito post-conciliare, che si allontani dalla sua base europea: di fatto il Sinodo Amazzonico ne è nuovo culmine e fonte [qui].  Ennesimo rinnegamento non solo dell'Occidente, ma della sua civiltà greco-romana fecondata dal cristianesimo.
Inoltre torna il concetto antropocentrico della liturgia fabbricata a tavolino contro quello cristocentrico della Liturgia consegnata e custodita e semmai, ripeto, soggetta a sviluppo organico frutto di fede consolidata e non di mode e di culture transeunti, nonché il rischio di frammentazione affidato alle localizzazioni su base culturale, sviluppato (vedi supra) nel discorso sulla sinodalità
Infine, una Liturgia affidata al gradimento piuttosto che trasmessa attraverso celebrazioni esemplari e un'adeguata catechesi. La salsa modernista del prevalere del sentimento sulla conoscenza [qui].
  1. ministero
    Le Conferenze episcopali dovrebbero discutere se sono necessari nuovi ministeri liturgici e chi può essere chiamato a celebrare la liturgia. Si può separare l'azione liturgica dal lavoro di amministrazione? Tutti i leader liturgici devono essere celibi, uomini e impiegati a tempo pieno? Può un diacono o un laico amministrare l'Unzione degli infermi o ascoltare le confessioni? In un'epoca in cui va scemando il numero dei sacerdoti, è necessario affrontare tali domande.
Siamo addirittura all'allargamento della Ministeria Queedam... Abolito il servizio all'altare non ci sono più limiti alla creatività (ne parlo qui, in un contesto più ampio perfettamente in tema con questa specifica problematica). Che fine fa il sacerdozio ordinato?
Il discorso si allarga al celibato ecclesiastico e ai cosiddetti viri probati, tra gli argomenti-principe del già citato famigerato Sinodo per l'Amazzonia [qui]
  1. Ecumenismo
    Oltre al rinnovamento liturgico, il Vaticano II ha sottolineato il miglioramento dei rapporti con le altre chiese cristiane. Un modo per farlo è avvicinare le reciproche cerimonie liturgiche. L'Eucaristia è un segno dell'unità esistente tra le chiese o può anche essere un mezzo per promuovere l'unità? Il primo esclude l'intercomunione; il secondo no.
    La chiesa potrebbe anche consentire ai coniugi di cattolici di condividere la Comunione se condividono la fede nell'Eucaristia. Nel 2015, una luterana ha chiesto a Francesco cosa avrebbe dovuto fare nel momento della Comunione quando si sarebbe unita al marito cattolico alla Messa. Il papa ha risposto con simpatia, ma ha indicato la sua riluttanza a cambiare la politica della chiesa. Ha concluso dicendo: "Parla con il Signore e poi vai avanti". Molti hanno pensato che questo significasse che la donna doveva seguire la sua coscienza.
    Teologicamente, se una coppia è unita nel sacramento del matrimonio, come non permettere che si unisca all'Eucaristia? Dal punto di vista pastorale, la pratica di escludere il genitore non cattolico dalla Comunione dà ai bambini l'impressione che la chiesa pensi che il loro genitore sia una persona cattiva.
Qui siamo in pieno falso ecumenismo [vedi]. Si parla di chiese cristiane, quando la Chiesa è una - che già possiede la verità, la custodisce e non va a cercarla in nessun enfatizzato dialogo - mentre quelle scaturite dalla Riforma non sono Chiese ma Confessioni cristiane. 
L'unità non possiamo essere noi a realizzarla, tanto meno modificando l'Eucaristia. L'unità è azione del Signore e, quindi, o è nella Verità, cioè nel Signore, o non è, e allora parliamo di una illusione velleitaria!
L'intercomunione - così come la comunione ai divorziati e risposati consentita nelle pieghe dell'Amoris laetitia [qui] - è il cavallo di battaglia della Chiesa in Germania in odore di scisma [qui - qui - qui]. Ma in Vaticano non sono mancate anomale aperture [qui - qui - qui]
Inoltre come al solito, si cerca nella prassi la scusa e il modo per aggirare la dottrina, ignorandone la sostanza veritativa, col tirar fuori un esempio di comodo. 
  1. Traduzioni
    Quando era a capo della Congregazione per la dottrina della fede, Joseph Ratzinger, ora Papa emerito Benedetto XVI, ha insistito affinché i testi liturgici venissero tradotti parola per parola dal latino. Traduttori esperti e studiosi liturgici non erano d'accordo e considerano la traduzione inglese risultante tristemente inadeguata. C'è stata un'altra traduzione migliore nel 1998, approvata dalle conferenze episcopali di lingua inglese ma respinta da Roma.
    È più importante che il significato del testo sia comunicato chiaramente che la traduzione sia letterale. Non c'è motivo per cui la gerarchia non possa consentire ai sacerdoti di utilizzare la traduzione del 1998 come alternativa, consentendo al sacerdote di decidere quale traduzione funziona meglio nella sua parrocchia. Questa opzione sarebbe limitata alle preghiere del sacerdote durante la messa, poiché si creerebbe troppa confusione cambiando le risposte del popolo senza una preparazione approfondita.
Qui siamo in un altro campo minato, sempre col denominatore comune del soggettivismo che distrugge alla radice sia l'unità che l'universalità de La Catholica, che dunque tale non è più neppure per definizione.... Il discorso sulle traduzioni e su dove ci hanno portato è ampiamente sviluppato qui - qui e compendiato qui.

Quindi il nostro gesuita scende in campo con affermazioni false e ingannevoli:
  1. Messa pre-Vaticano II
    Dopo le riforme paoline della liturgia, si presumeva che la Messa “tridentina” o latina sarebbe sparita. Ai vescovi è stata data l'autorità di sopprimerla nelle loro diocesi, ma alcune persone si sono aggrappate alla vecchia liturgia fino allo scisma.
    Benedetto ha tolto l'autorità ai vescovi e ordinato che ogni sacerdote possa celebrare la messa tridentina senza restrizioni.
    È ora di restituire ai vescovi l'autorità sulla liturgia tridentina nelle loro diocesi. La chiesa deve essere chiara sul fatto che vuole che la liturgia non riformata scompaia e lo consentirà solo per gentilezza pastorale verso le persone anziane che non comprendono la necessità del cambiamento. Ai bambini e ai giovani non dovrebbe essere consentito di assistere a tali messe.
  1. Il riferimento alle persone aggrappate alla vecchia liturgia fino allo scisma è alla FSSPX, per nulla scismatica (vedi ).
  2. Reese prosegue: Benedetto tolse l'autorità dei vescovi e ordinò che ogni sacerdote potesse celebrare la messa tridentina ogni volta che voleva.
    Al contrario, Papa Benedetto XVI svincolò dalla previa approvazione dei vescovi le Messe private di singoli sacerdoti, alle quali, dispose (nel decreto attuativo del Summorum, Universae Ecclesiae [qui]) «possono essere ammessi – osservate le norme del diritto – anche i fedeli che lo chiedessero di loro spontanea volontà» e quelle di ordini e società religiose, che possono essere celebrate con il rito antico senza richiedere alcun permesso, disponendo che se il vescovo «non può (l'originale latino riporta "vult", cioè vuole) provvedere» «la cosa venga riferita alla Commissione Pontificia “Ecclesia Dei”». (vedi)
    Cade quindi la logica perversa dell'affermazione seguente sull'ora di restituire ai vescovi l'autorità sulla liturgia tridentina nelle loro diocesi. Inoltre lascia trasecolare il fatto che  ai bambini e ai giovani non dovrebbe essere consentito di assistere a tali messe. Insomma, le Sante Messe cosiddette tradizionali sarebbero uno spettacolo da vietare ai minori... Come se nel motu proprio Summorum Pontificum Benedetto XVI non avesse mai dichiarato: «Perciò è lecito celebrare il Sacrificio della Messa secondo l’edizione tipica del Messale Romano promulgato dal B. Giovanni XXIII nel 1962 e mai abrogato, come forma straordinaria della Liturgia della Chiesa».
Ogni altro commento è superfluo. E non è tutto. 
  1. Preghiere eucaristiche
    La preghiera eucaristica riceve purtroppo poca attenzione dai fedeli o da molti sacerdoti che la recitano. Troppi si concentrano esclusivamente sulla consacrazione del pane e del vino ignorando il significato della preghiera. Attualmente ci sono 13 preghiere eucaristiche approvate, anche se la maggior parte dei sacerdoti usa la preghiera eucaristica II più breve.
    L'Eucaristia si è sviluppata dall'esperienza dell'Ultima Cena, che era un pasto pasquale. Di conseguenza, le preghiere eucaristiche sono state modellate sulla Pasqua ebraica o sulle preghiere del sabato (Berakah) pronunciate dal padre di famiglia durante il pasto. Iniziano ricordando, ringraziando e lodando Dio per le sue azioni a favore del suo popolo. Per gli ebrei, questo inizia con la creazione e include le opere di Dio raccontate nell'Antico Testamento.
    Come il pasto pasquale, l'Eucaristia è un pasto sacrificale attraverso il quale la famiglia è unita a Dio e gli uni agli altri. È anche un'opportunità per ricordare e rinnovare l'alleanza con Dio. Rendiamo grazie a Dio per le sue azioni nel corso della storia, specialmente per la vita, la morte, la risurrezione e la promessa di ritorno di Gesù. Attraverso l'Eucaristia rinnoviamo la nostra alleanza con il Padre per mezzo di Cristo.
    Più importante della trasformazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo è la trasformazione della comunità nel corpo di Cristo in modo che possiamo vivere l'alleanza che abbiamo tramite Cristo. Non adoriamo Gesù, in questo senso; con Gesù adoriamo il Padre e chiediamo di essere trasformati dalla potenza dello spirito nel corpo di Cristo.
    La chiesa ha bisogno di più e migliori preghiere eucaristiche basate sulla nostra rinnovata comprensione dell'Eucaristia.
    Sarebbe anche bello avere preghiere eucaristiche che usino un linguaggio più biblico. Quando la lettura del Vangelo è di Luca, il sacerdote potrebbe usare una preghiera eucaristica che evoca il linguaggio e la teologia di Luca. Un “prefazio” unico per ogni domenica che riprende i temi delle letture della Scrittura potrebbe anche legare più strettamente la Liturgia della Parola e la Liturgia eucaristica.
    Altre preghiere eucaristiche potrebbero sviluppare altri temi: la preoccupazione della chiesa per i poveri o per la giustizia, la pace, la guarigione e l'ambiente. Tutte queste nuove preghiere richiederebbero un beta test prima dell'adozione.
Le Preghiere eucaristiche, nel Messale Novus Ordo sono state aggiunte all'impareggiabile Canone Romano, ormai poco usato all'infuori delle occasioni in cui vi sono introdotte varianti particolari, col pretesto di un presunto ritorno alle origini che non è difficile inquadrare nell'insano archeologismo liturgico già condannato da Pio XII nella Mediator Dei
  1. Insistere sul fatto che «la Chiesa ha bisogno di più e migliori preghiere eucaristiche basate sulla nostra rinnovata comprensione dell'Eucaristia», non fa altro che confermare quanto stigmatizzato dai cardinali Ottaviani e Bacci nel “Breve esame criticodel Novus Ordo Missae [qui] nei seguenti termini: «abbiamo sorvolato sui nuovi canoni, di cui il secondo ha immediatamente scandalizzato i fedeli per la sua brevità. Di esso si è potuto scrivere, tra molte altre cose, che può essere celebrato in piena tranquillità di coscienza da un prete che non creda più né alla transustanziazione né alla natura sacrificale della Messa, e che quindi si presterebbe benissimo anche alla celebrazione da parte di un ministro protestante». La stessa conferma viene dall'enfasi sulla Liturgia della Parola e sulla centralità dell'Assemblea rispetto al Signore. Il commento a certe espressioni richiederebbe un articolo a parte...
  2. Sull'affermazione che le preghiere eucaristiche sono state modellate sulla Pasqua ebraica o sulle preghiere del sabato (Berakah) rimando qui per gli approfondimenti e giungo alla conclusione.
    Notiamo che se durante la Santa Messa - che non riattualizza la Cena ma il Sacrificio della Croce - l’offerta del Corpo e del Sangue di Gesù e la loro mistica immolazione, avvengono insieme al momento della Consacrazione, è tuttavia necessario che il Sacerdote e i fedeli uniscano l’offerta di se stessi all’unica offerta gradita a Dio, quella di Gesù.
    Perciò, nel rito della Messa, esistono momenti precedenti e successivi alla consacrazione nei quali si esprime l’offerta di Gesù al Padre e quella dei cristiani con lui. L’Offertorio è sacrificale: quello che viene offerto è il Corpo e Sangue di Gesù, non il Pane e il Vino; è un’anticipazione per dare modo a tutti di unirsi all’Offerta di Gesù, è una preparazione che anticipa un crescendo. L’Offertorio, nella sua primitiva accezione, aveva ben presente il Sacrificio come prolessi, cioè come anticipazione del Sacrificio a venire. Il pane e il vino, come oblate, sono intimamente legati al Sacrificio. L’offertorio fa parte integrante dell’Actio del Canone, nel cuore della Santa Messa. È innegabile, tuttavia, che la “forma” ordinaria di fatto ha cambiato i connotati alle oblate ed estromesso il loro aspetto sacrificale.
  3. Circa le preghiere eucaristiche incentrate, invece che sul grande mistero celebrato, sulla «preoccupazione della chiesa per i poveri, o per la giustizia, la pace, la guarigione e l'ambiente», considerato da chi vengono queste idee, possiamo dire con assoluta certezza che questo è il "programma di governo" del partito al potere nella Chiesa, e da chi ne è al vertice.
  1. Bacio di pace
    In origine, il bacio della pace è avvenuto a conclusione della Liturgia della Parola, dove simboleggiava l'accordo della comunità a impegnarsi in ciò che aveva ascoltato nelle Scritture. Con una spiegazione adeguata, sarebbe una buona idea fornire questa antica pratica come alternativa opzionale al suo posto attuale prima della Comunione.
Questo appare un elemento secondario, inquadrabile tra le innovazioni creative tendenti a favorire una malintesa partecipazione attiva (vedi qui) ma che di fatto hanno contribuito a banalizzare e a desacralizzare i nuovo rito. 
  1. Fermentum (Particola)
    Dopo la preghiera del Signore, il sacerdote spezza un frammento dell'ostia e lo lascia cadere nel calice. Anticamente i vescovi invece inviavano questa particola, chiamata “fermentum”, alle parrocchie delle loro diocesi, che i rispettivi pastori mettevano nei calici come simbolo di comunione.
    La pratica potrebbe essere ripresa durante la Settimana Santa, quando il vescovo potrebbe inviare il fermento della Messa Crismale, nella Settimana Santa, affinché i pastori lo lascino cadere nei loro calici il Giovedì Santo o la Domenica di Pasqua. In occasioni speciali (forse congressi eucaristici), il papa potrebbe condividere il fermentum con i vescovi di tutto il mondo, che lo metterebbero nei loro calici.
    E man mano che le relazioni ecumeniche migliorano, il papa potrebbe condividere il fermento con il patriarca ecumenico o altri vescovi cristiani. I papi hanno già condiviso anelli episcopali e pastorale con vescovi non cattolici; condividere il fermentum sarebbe un passo logico successivo.
    Dubito che vedrò molte di queste riforme nella mia vita, ma dobbiamo iniziare a parlare del futuro della riforma liturgica. La conversazione rivelerà cosa pensiamo di Cristo, della chiesa e del nostro posto nel mondo.
Su questo dettaglio non mi soffermo, dopo l'intensa analisi che precede. Lo inserisco per completezza di informazione. 

Conclusione
Si tratta di un serio attacco alla Santa Messa e all'Eucaristia, vera fonte e culmine della nostra fede, che ci trova in posizione di assoluto svantaggio, posto che la maggior parte dei fedeli non conosce il Rito antico ed ha accettato supinamente l'imposizione dell'obbligo della Comunione sulle mani e tutte le restrizioni imposte col pretesto della pandemia [vedi], insieme alla deformazione del Padre Nostro, del Gloria  et alia [qui], e viene via via sempre più distolta dalla realtà soprannaturale che la Catholica trasmette, per poi assestare il colpo finale dal quale non siamo più molto lontani....
Il potere non aspetterà per condizionare subdolamente le menti inermi dei poveri parrocchiani della domenica, non dovremo certo attendere di vedere un segnale ufficiale pubblicato, di cambiamento nefando della celebrazione, perché esso è già in atto! Avevamo già posto attenzione a ciò che sta avvenendo in attuazione delle novità sinodali e in più con le variazioni dei Nuovi Messali e davvero sembrava arrivato il momento della verità. Già in quel momento, ma poi anche in seguito all'atteggiamento dei vescovi inopinatamente succubi a Cesare per le restrizioni Covid, sembrava non più dilazionabile una resistenza ATTIVA e pubblica. Ma che fare se tutti (o quasi) i sacerdoti si sono adeguati?
E dunque ancora una volta mi ero chiesta se chi ne ha autorità si sarebbe limitato ad intervenire con interviste, libri, conferenze e proclami invece che con un'azione, tanto anomala perché inedita, quanto ormai ineludibile.... 
Siamo invece ancora qui; ma ben consapevoli che l'Eucaristia è la riattualizzazione incruenta del Santo Sacrificio del Calvario, è la sommità dell'Amore di Dio che si è fatto uomo e si è consegnato alla morte di Croce per darci la salvezza prima di risorgere per la nostra rigenerazione e ascendere al cielo per sedersi alla destra del Padre.
Dobbiamo seguire la Sua strada, che comprende il Calvario, mentre adempiamo al nostro compito di sentinelle non mute che l'allarme lo lanciano, anche se sembra voce che grida nel deserto. Solo l'Amore e la fedeltà, e non gli anatemi contro questo e contro quello, ci salveranno.
Noi che ci siamo affidati alla scuola di Maria, nostra tenera Madre, dovremmo essere quegli "apostoli degli ultimi tempi" di cui parla Luigi Grignion de Monfort [qui - qui]. Ci diamo quindi il tempo di pregare, pregare, pregare. E di crescere nell'Amore, quello vero, quello di Gesù. Prepariamoci e affidiamoci finché siamo in tempo. Nessuna preghiera resta inascoltata, anche se non sempre ci è dato vedere se quando e come potremo vederne gli effetti. (Maria Guarini)

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