La Traditionis Custodes ha tra l'altro sancito il passaggio delle realtà che erano sotto l'Ecclesia Dei - già nell’ambito della Congregazione per la Dottrina della Fede - alla Congregazione per la vita religiosa. Questo dicastero può ora decidere della vita di centinaia di migliaia di persone consacrate in tutto il mondo. Ma chi sono i gestori di questo centro di potere così amato dal Pontefice regnante? Dall’interno delle Mura vaticane arriva questo ritratto impietoso che riprendo da Stilum Curiae. Indice articoli su TC. Precedenti su Carballo e Braz de Aviz qui - qui.
La “santa” ghigliottina
Dopo il devastante “Traditionis Custodes” il mondo tradizionalista guarda con paura e cattivi presentimenti al futuro delle fraternità sacerdotali e delle società di vita apostolica legate alla Messa nel rito straordinario ormai abolito in modo sommario.
In questo senso vorrei proporre ai nostri cari fratelli le due figure nelle cui mani sono stati “affidati” dal misericordioso Pontefice porteño, ormai in lento ma inesorabile tramonto. Faccio riferimento al Cardinale Braz de Aviz e all’Arcivescovo Carballo, figure ambedue inquietanti e pericolose.
Il Cardinale de Aviz si vanta di discendere dai Re del Portogallo anche se – parole da lui stesso pronunciate in giro – per via bastarda. Il fatto, sia esso vero o immaginario, non è del tutto sprovvisto di simbolismo, come si potrà ben dedurre.
Affiliato alla Teologia della Liberazione sin dai primi passi nel presbiterato, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II cercò di cospargersi di acqua benedetta – forse in vista di una futura carriera? – affiliandosi al movimento dei Focolari, allora e oggi rispettato e mai indagato dal Vaticano, malgrado lo spirito trans-ecumenico e la sua segretezza almeno un po’ strani. Il risultato lo conosciamo: grazie all’influenza di Chiara Lubich sul pontefice polacco, ecco il nostro Aviz elevato a vescovo in Brasile. Tuttavia, le radici filo-comuniste del presule rimasero intatte, come ben prova il fatto che sia stato uno dei pochissimi vescovi brasiliani ad interessarsi all’ex-presidente Lula quando era in carcere, facendogli addirittura fraterna visita in occasione di un suo soggiorno in Brasile. Insomma, tra compagni si intendono…
In seguito, per opera dell’allora Segretario di Stato di Benedetto XVI, Aviz fu promosso a Roma nel 2013, con la sorpresa della Nunziatura in Brasile, per essere a capo della Congregazione dei Religiosi. Si dice che la segretaria di Bertone fosse focolarina, ed ecco che saremmo di nuovo davanti al motivo di tanta carriera per un soggetto così sconosciuto e di scarsa caratura intellettuale.
Infatti, il suo passaggio nelle Diocesi brasiliane aveva lasciato ricordi amari. I preti si lamentavano dell’ossessione economica del loro Vescovo e di certi atteggiamenti contraddittori e perfino scandalosi. È stato lui stesso a riconoscere in una conferenza pubblica la sua costante tendenza a coprire i preti che avevano figli! E di fatti lo fece perfino con un suo fratello, ormai defunto, a cui affidò una parrocchia a Brasilia dopo aver garantito al clero locale che lo avrebbe accolto ma in maniera discreta proprio per il fatto di avere progenie. Queste sono informazioni affidabili, riportate da sacerdoti che assistettero ai fatti.
Già insediato in Vaticano, ancora nel pontificato di Papa Ratzinger, Braz de Aviz si fece protagonista di una vicenda poco edificante. Alcuni anni prima del suo arrivo a Roma, per iniziativa del Cardinale sloveno Franc Rodé, la Leadership Conference of Women Religious degli Stati Uniti era stata sottoposta a Visita Apostolica per serie deviazioni dottrinarie e problemi comunitari (molte di queste suore vivono come donne d’affari in degli appartamenti, divise in gruppi di due o tre). La CDF era stata coinvolta, appunto, per studiare le deviazioni dottrinarie spiccatamente femministe, pro-aborto, pro-lgbt, e via dicendo.
Arrivato Aviz, le suore americane tirarono un sospiro di sollievo, poiché il presule brasiliano sorrideva loro amichevolmente. E non solo, divenne un loro difensore. Strano, no? [vedi] I conservatori li perseguita e li punisce senza prove [qui e qui], i trans-progressisti li accoglie e li perdona, pure senza pentimento.
Nel maggio del 2013, Aviz voleva chiudere la faccenda delle religiose americane, visti i nuovi venti che soffiavano da poco nella Chiesa. Ma la CDF teneva fermo il punto per i problemi dottrinali di insolita gravità. Allora, durante un incontro con 800 suore americane tenutosi a Roma il porporato non ebbe idea migliore che lamentarsi pubblicamente dell’atteggiamento del Prefetto della CDF, dicendo queste parole: “I cardinali non possono essere diffidenti l’uno dell’altro”. E per quanto riguarda il rigore dottrinale della CDF, affermò: “Siamo in un momento in cui abbiamo bisogno di rivedere alcune cose. L’obbedienza e l’autorità devono essere rinnovate, riviste. L’autorità che comanda, uccide. L’obbedienza che diventa copia di ciò che dice l’altro, infantilizza” (cfr. National Catholic Reporter).
A parte la spaventosa povertà intellettuale, nota caratteristica di tutti gli interventi di Aviz, fa impressione ascoltare tali parole dalle labbra di uno che adesso usa l’autorità con vero e proprio autoritarismo, abusando del suo potere in modo terrificante. Sono i contrasti dei rivoluzionari, tutti addetti alla demagogia. Fatto sta che le suore americane furono perdonate addirittura da Bergoglio e la Congregazione per i Religiosi ridusse la pena per gli errori dottrinali a una semplice autocritica che le stesse suore avrebbero dovuto fare, per trovare “maggiore armonia con l’insegnamento cattolico su Dio e sulla creazione”. Tutto qua! Baci, abbracci e finita la storia.
L’atteggiamento di dialogo, accoglienza e benevolenza nei confronti delle suore rivoluzionarie, pro-aborto e pro-sodomia, fu scandaloso, ma, purtroppo, non si ripeté in seguito in rapporto alle congregazioni considerate “rigide”, di orientamento tradizionale. Tant’è vero che per Aviz uno dei pochi motivi di preoccupazione riguardo alla vita religiosa è la tendenza conservatrice osservata negli istituti più rigogliosi, ovvero, quelli che hanno vocazioni. Questi non li riceve, ma li perseguita e li condanna. Due pesi e due misure…
Quello che è successo alle congregazioni tradizionali lo abbiamo saputo, almeno per quanto riguarda alcuni istituti più conosciuti come i Francescani dell’Immacolata, massacrati senza pietà. A loro se ne possono aggiungere tanti altri. Sembra che oggi più di settanta istituti siano commissariati. E, sebbene Aviz in una conferenza pubblica abbia riconosciuto che gli piacciono le donne malgrado i suoi settanta e passa anni, ha distrutto senza pietà né giustizia molti istituti femminili, di comprovata fedeltà alla dottrina e ricchi di frutti apostolici.
Pas de liberté pour les ennemis de la liberté, diceva Danton. E come conseguenza diretta, chi non ragionava secondo i suoi sofismi andava sotto la ghigliottina, per pagare con la propria vita l’aver attentato contro la Rivoluzione. Braz de Aviz, in modo simile, nega il dialogo a chi non la pensa come lui e usa in modo crudele e arbitrario la ghigliottina del commissariamento o della chiusura contro chi si oppone alle linee guida del suo pensiero comunista-ecumenico. I rivoluzionari agiscono sempre e ovunque in modo simile.
Ci sarebbero altre cose da dire su Aviz, ma le lasciamo per un’altra volta. Diamo, invece, spazio a Mons. Carballo.
Mons. José Carballo è stato il protagonista, misteriosamente non indagato, del peggiore dissesto finanziario degli ultimi tempi in ambito religioso. Grazie a lui i Francescani hanno ritrovato in modo fulminante la loro tradizionale povertà, ma non di certo per il puro amore di Dio. Sono caduti nella trappola che l’avidità tende ai suoi seguaci: la truffa.
Secondo Il fatto quotidiano: “All’origine della bancarotta ci sarebbero investimenti sbagliati in società legate a traffici illeciti, come quelli di droga e armi”. Si parla sui giornali di perdite di all’incirca 50 milioni di euro. Il pasticcio amministrativo, che aveva come protagonista la Casa Generalizia, si concluse anche con la morte per “suicidio” del broker milanese Leonida Rossi.
Fra Carballo era il Padre generale all’epoca, e, dunque, il responsabile per la mega-operazione economica che, secondo alcune fonti, non sarebbe stata del tutto pulita. Si parla – voci ovviamente che attendono una conferma – di camion di soldi contanti che attraversavano le Alpi per raggiungere le casse delle banche “neutrali”, e, addirittura, si dice che c’era la firma di Carballo sulle carte che autorizzavano l’apertura dei conti in Svizzera. Queste informazioni dovranno essere investigate ed eventualmente confermate, con ogni imparzialità e serietà, in tempi futuri, quando, come speriamo, ci sarà un pontefice davvero interessato a fare giustizia.
Per adesso, Carballo anche se ha la casa generale del suo ordine a due passi dal Vaticano, abita col suo segretario in un bell’appartamento poco francescano vicino a casa Santa Marta e gira per Roma in una smart bianca, che a stento sopporta il peso della sua paffuta imponenza. Vale la pena segnalare che altri presuli, come il Card. Ladaria, sono rimasti nelle loro case religiose d’origine, trasferendosi poi ogni giorno in Vaticano. Perché Carballo avrà invece preferito trovare rifugio dentro le mura leonine contravvenendo così al suo carisma di povertà?
Fatto sta che Fra Carballo essendo il Generale dell’ordine non poteva non essere responsabile di tali operazioni. A confermare ciò ci sono il Diritto Canonico (c. 636 §1 e 2; c. 638 §3) e le stesse Costituzioni dei Francescani (artt. 246, 248 §3). Si vedano anche gli Statuti Generali (artt. 250, 251, 253), reperibili su internet. E se è vero che lui abbia affermato: “Non ho avuto niente a che fare con quello [gli investimenti in Svizzera]”, dobbiamo costatare che siamo davanti a un’enorme bugia. Vuoi per complicità vuoi per una negligenza gravemente colpevole, Carballo è responsabile della rovina dei francescani, in un’operazione dai contorni non chiari [qui - chiarimenti sui beni qui - indice qui]. Tuttavia, non è stato indagato né dalla magistratura né dal Vaticano. Per quale motivo? Forse potrebbe apportare qualche informazione a riguardo il nuovo ministro generale OFM Fra Massimo Fusarelli, stretto collaboratore di Carballo per dieci anni e, addirittura, uno degli intervistati nell’interessante Report RAI “I poverelli” di Alberto Nerazzini, che consigliamo di vedere.
Un personaggio come Fra Carballo, per ironia della Storia, ha mostrato davanti a tutti la sua assoluta mancanza di pudore assumendo l’incarico di Segretario dei Religiosi, e, in seguito, mettendo la sua firma su un documento sulle linee guida della buona amministrazione nella vita consacrata… Non ci sono parole!!! Quando Papa Bergoglio recitava uno dei suoi mantra – non lo fa più ormai… – sul bisogno di avere almeno vergogna, chissà cosa pensava del suo aiutante di campo nella CIVCSVA.
Da lì in poi Mons. Carballo è diventato un moralizzatore, e non solo. Oggi è senza alcun dubbio il Saint Just della rivoluzione bergogliana, colui che invia sotto l’inclemente lama dello scioglimento o del commissariamento gli istituti cosiddetti conservatori, che noi chiameremo semplicemente cattolici.
Bergoglio dev’essere soddisfatto dell’efficacia del suo collaboratore… La coda di paglia, infatti, è un ricatto abbastanza efficiente. Ma, fino a quando resterà senza ardere? Solo il tempo lo dirà. La vendetta per tante ingiustizie sarà del Signore, come ci insegna San Paolo. Intanto noi preghiamo per coloro che perseguitano gli innocenti.
Infine, questi due personaggi sono i fedeli collaboratori di Bergoglio preposti a curare con “materna affezione” gli istituti legati alla Messa nel rito straordinario. Non sappiamo se augurare ai nostri cari amici tradizionalisti un santo martirio o, piuttosto, una coraggiosa resistenza. Saremo uniti nella preghiera supplicando Iddio che faccia presto! (Emanuele Brunatto - Fonte)
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