Ecco, Colui che ha amato gli uomini fino alla morte ha permesso al peccato di vendicarsi su di Sé, affinché potessero coglierne per sempre l’orrore nella crocifissione di Colui che li ha amati a tal punto: qui non c’è la negazione del peccato, eppure, tra tanto orrore, la Vittima perdona. Nello stesso, unico evento c’è il segno della totale depravazione del peccato e il sigillo del perdono divino.
Da quel momento in poi, nessun uomo potrà guardare un crocifisso e affermare che il peccato non è qualcosa di grave, né dire che non può essere perdonato. Nella sua sofferenza, Egli ha rivelato la realtà del peccato; nella sopportazione, ha mostrato la sua misericordia verso il peccatore. A perdonare è la stessa Vittima che ha sofferto: e in quella combinazione di una Vittima così umanamente splendida, così divinamente amante, così completamente innocente, si riscontrano un crimine enorme e un perdono ancora più grande.
Al riparo del Sangue di Cristo c’è posto per il peggior peccatore; poiché in quel Sangue c’è un potere in grado di arginare le ondate della vendetta che minacciano di abbattersi sul mondo.
(Fulton J. Sheen, da “Il Calvario e la Messa”, opera all’interno del libro “Signore, insegnaci a pregare” edizioni Ares)
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