L'analisi è centrata sul dibattito negli USA; ma è ineludibile la nostra diretta interconnessione. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.
Alcuni libri sono preziosi per quello che non dicono. Descrivendo lo stato della cultura essi indicano inavvertitamente la direzione che la società sta prendendo, anche se forse cercano di dimostrare il contrario. Il piccolo libro A World After Liberalism: Philosophers of the Radical Right (ndt, Un mondo dopo il liberalismo - Filosofi della destra radicale) è una di queste opere.
L'autore Matthew Rose costruisce una difesa del liberalismo classico attaccando i filosofi illiberali della cosiddetta estrema destra. Il suo approccio è obiettivo ed equilibrato, la sua descrizione accattivante e impeccabile. Nelle sue pagine si nascondono accenni al mondo che il post-liberalismo potrebbe originare.
Il bersaglio sono gli illiberali
Il chiaro bersaglio delle critiche di Rose è quella fazione della cosiddetta destra che molti oggi etichettano come “illiberale”. Questi “illiberali” non hanno un corpo fisso di principi; non fanno parte della corrente principale (mainstream) del movimento conservatore che opera all'interno della cornice liberale. Il collante fra gli illiberali sarebbe solo l'odio per il liberalismo.
Gli illiberali criticano il liberalismo perché è materialista, individualista e secolarizzante. Desiderano la comunità, la sussidiarietà e la solidarietà e deprecano il mondo odierno, desacralizzato, demitizzato e antigerarchico, che non riesce a soddisfare gli appetiti spirituali dell'anima umana.
Questa animosità illiberale è entrata nel dibattito politico e la sua retorica fa ormai parte del dibattito pubblico in America, contribuendo al malcontento per il mondo postmoderno e invitando a immaginare un mondo dopo quello liberale.
Il dottor Rose ha sentito il bisogno di scrivere il suo studio dopo aver constatato la crescente popolarità della letteratura illiberale, soprattutto tra i giovani. Il metodo scelto per contrastare questa tendenza consiste nell'esporre il pensiero politico di cinque figure chiave delle idee illiberali: Oswald Spengler, Julius Evola, Alain de Benoist, Francis Parker Yockey e Samuel Francis.
Rivelando i loro strani insegnamenti e le loro vite ancora più strane, l'autore spera di mettere al sicuro il suo liberalismo classico.
Chi sono questi personaggi?
L'autore rende un buon servizio descrivendo questi filosofi radicali perché, a causa dei temi avvincenti che sollevano, potrebbero facilmente trarre in inganno i cattolici. Infatti, sulla base di una comprensione superficiale del loro pensiero, si potrebbe essere tentati di immaginare il mondo illiberale successivo al liberalismo come un ritorno all'ordine cristiano.
Il dottor Rose invece mostra chiaramente che la vita di queste cinque figure era tutt'altro che cristiana. Diversi di loro si auto-identificano come pagani. Uno, Alain de Benoist, è un sessuologo occultista. Un altro, Francis Yockey, si dilettava a scrivere letteratura pornografica. Insomma, tutti erano anticristiani. Le loro vite disordinate e non di rado tragiche non possono essere un modello da imitare. Il loro esempio personale non può essere d’ispirazione per un ritorno all'ordine cristiano.
Cosa insegnavano
L'autore va oltre e riesce anche a districare le contorte teorie di questi filosofi illiberali. Le loro critiche alla modernità sono spesso valide, ma le loro opinioni rivelano un mondo sconosciuto, mistico e irrazionale, contrario alla civiltà cristiana.
La maggior parte di questi scrittori, ad esempio, depreca un mondo vuoto e "desacralizzato" in cui "il lavoro, la famiglia, il tempo libero e la cittadinanza non vengono più nutriti di significato spirituale, ma sono intesi in termini secolari funzionali". Tuttavia, questo desiderio di tornare a un mondo sacrale si evolve rapidamente in un panteismo primitivo, in un mondo di mistero e mito permeato di fantasia.
Le opere dei filosofi analizzati tendono a mostrare ammirazione per i costumi, i miti, i riti e altri temi che potrebbero cementare una società cristiana organica. Tuttavia, non vengono sviluppati i principi su cui una tale cultura si basa. Al contrario, la loro tendenza è divinizzare questi elementi e trasformarli in una forza vitale che si evolve nella storia.
Tuttavia, l'aspetto più inquietante dell'illiberalismo è la sua posizione a-cattolica e a-cristiana. Il dottor Rose mostra come Oswald Spengler, ad esempio, "non sosteneva che non c'era civiltà occidentale senza cristianesimo. Sosteneva che non c'era cristianesimo senza civiltà occidentale". Altri invece sostengono che la Chiesa sarebbe contraria a un mondo illiberale post-liberale.
Insomma, i cinque autori illiberali del libro vedono la Chiesa come parte del problema e non come la soluzione. Un Dio personale e onnipotente non fa nemmeno parte delle loro considerazioni. Per loro, nel migliore dei casi, la religione è un elemento culturale che dovrebbe essere rispettato in quanto parte della tradizione e del folklore, ma dovrebbe essere sottomessa allo Stato così come avviene con l'Ortodossia russa.
Questo è il tipo di critica che si trova in Un mondo dopo il liberalismo. La maggior parte dei lettori ci vedrà poco più di una sinossi che discute idee bizzarre di personaggi bizzarri. Tali critiche sono utili, ma non troppo. Tuttavia, ci sono due cose che il libro non dice esplicitamente e che gli conferiscono valore.
In difesa della mediocrità liberale
La prima serve a far vedere che il liberalismo è in crisi. La gente non è più attratta dalle comodità che offre e vuole qualcosa di più e di più alto. In effetti, la presentazione equanime del pensiero illiberale da parte del Dr. Rose è interrotta da una sua difesa sorprendentemente appassionata, quasi violenta, della mediocrità liberale, che egli vede minacciata. Improvvisamente diventa anti-accademico e…antiliberale. Nega le basi storiche dell'Occidente e abbraccia i miti liberali e le superficiali leggende nere che condannano tutto ciò che in Occidente è pre-liberale.
"Cosa c'è dopo il liberalismo?", si chiede. "Sappiamo bene cosa c'è stato prima: oppressione, ignoranza, violenza e superstizione. Il mito delle nostre origini politiche è la storia di come abbiamo imparato a costruire le società sui valori della libertà e dell'uguaglianza anziché su differenze di culla e sulle crudeltà del potere".
Dalla negazione degli enormi progressi compiuti nella cristianità pre-liberale l’autore conclude che è molto meglio rinunciare al mondo eroico di tempi passati che perdere "le comodità e la mediocrità del nostro", lamentandosi del fatto che la gente "pensa al coraggio e alla galanteria che [il mondo eroico del passato] ispirava, il che ci spinge a chiederci cosa sia andato perduto per voler scambiare i suoi nobili codici con una maggiore sicurezza... Avrebbe sì potuto ispirare uomini più coraggiosi e azioni più grandi, ma ormai non si può tornare indietro. La frontiera è chiusa".
Così, il dottor Rose sbatte la porta a qualsiasi ipotesi di restaurazione della cristianità con forza analoga a quella dei cinque autori illiberali che prende in esame, unendosi a loro nel dire che non si può tornare indietro. Ma non spiega perché non si può tornare indietro né per quale motivo non si può nemmeno pensare di farlo. Si tratta di un decreto liberale da non mettere in discussione.
Cogliere il suggerimento
Un secondo elemento di rilievo del libro è che, essendo il liberalismo in crisi, c’è un ampio settore dell'opinione pubblica attratto da argomenti al di fuori degli schemi liberali e che vuole sentire parlare di tematiche come la sacralità, l'onore e la metafisica. In altre parole, i termini del dibattito stanno cambiando.
Questi stessi settori potrebbero essere attratti dall'ordine cristiano e, per quanti osano cogliere l'occasione, si potrebbe aprire la porta che l'autore sbatte in faccia. Questi eroi potrebbero addirittura varcare la frontiera che porta fuori dal deserto liberale. Per contro, l'inevitabile deludente frustrazione del pensiero illiberale potrebbe portarli a esplorare il mondo razionale, sublime e soprannaturale proposto dall’insegnamento tradizionale della Chiesa, nel quale troverebbero grande soddisfazione. Il mondo post liberale non dovrebbe essere più liberale bensì costituire un ritorno all'ordine cristiano.
John Horvat - Traduzione a cura di TFP – Italia.
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