Mons. Gänswein regola i conti
Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano |
Il 10 gennaio 2023 il vaticanista di Le Figaro, Jean-Marie Guénois, scriveva: "Seguono [in questo libro] vere e proprie pagine di storia che aiutano a rivisitare dei risvolti poco conosciuti della personalità di Benedetto XVI, e versi dettati dall'amarezza, dove mons. Gänswein procede al regolamento dei conti personali".
Segnala, infatti, una chiara "necessità di giustificarsi": "Georg Gänswein, su certi dossier sensibili, come l'affare Vatileaks - documenti rubati dalla sua scrivania dal maggiordomo Paolo Gabriele, e pubblicati sulla stampa - sente il bisogno imperioso di dimostrare di non aver fallito nella sua missione, anche a costo di mettere in discussione delle alte personalità".
"Questa impresa di giustificazione personale potrebbe essere il punto debole di queste 336 pagine, la cui lettura richiede, per questo, una certa prudenza."
Fatta questa riserva, il giornalista francese ritiene che "il libro non rimanga meno affascinante". Vi vede "spunti interessanti sulla distanza presa dal papa emerito dall'enciclica Amoris laetitia, a proposito dell'accoglienza dei divorziati risposati. Senza che Francesco accettasse dibattiti sul tema, con grande stupore di Benedetto XVI".
"Divergenze anche sulle persone omosessuali, non tanto sulla loro ricezione pastorale quanto sulla questione dell'accettazione o meno della “teoria del genere”". Ma, agli occhi di Jean-Marie Guénois, "il pezzo di prima scelta, di interesse generale per la Chiesa, è un sasso lanciato nelle acque calme di papa Francesco sulla questione della liturgia".
"Questo capitolo si chiama La pacificazione interrotta. Secondo l'autore, l'attuale papa non avrebbe consultato né informato il suo predecessore sulle sue intenzioni di annullare, nel luglio 2021, una delle maggiori riforme del pontificato di Benedetto XVI: la possibilità di celebrare la messa secondo il rito di San Pio V, come rito “straordinario” nella Chiesa. Accanto cioè al rito “ordinario” definito da Paolo VI al termine del Concilio Vaticano II (1962-1965). Questa rottura tra i due papi non è mai stata espressa così chiaramente come in quest'opera."
E il giornalista francese ha sottolineato: "Nella lettera di accompagnamento al Motu proprio Traditionis custodes, del 16 luglio 2021, Francesco ha comunque assicurato che la sua decisione si univa all'“intenzione” di Benedetto XVI, lasciando intendere che fosse stato associato alla demolizione del suo stesso faro della riforma, pubblicato dal Motu Proprio Summorum Pontificum, 7 luglio 2007".
"Cosa che il suo ex segretario, Gänswein, respinge con forza: afferma che il papa emerito ha “scoperto” la pubblicazione di questo decreto di papa Francesco il giorno stesso, 16 luglio 2021, “sfogliando L'Osservatore romano”, il quotidiano di la Santa Sede."
Il segretario particolare spiega poi che il papa emerito, pur rispettando "la responsabilità della decisione" del suo successore, abbia visto in essa, "a titolo personale", un "decisivo cambio di rotta" che considerava "un errore". Perché "il tentativo di pacificazione" che Benedetto XVI aveva voluto mettere in atto è stato "messo in pericolo", spiega Gänswein.
E aggiunge: "Benedetto ritenne che sbagliato proibire la celebrazione della Messa in rito antico nelle chiese parrocchiali, in quanto è sempre pericoloso mettere un gruppo di fedeli in un angolo, così da farli sentire perseguitati e da ispirare in loro la sensazione di dover salvaguardare ad ogni costo la propria identità di fronte al “nemico”".
Sempre sulla stessa questione liturgica, "Gänswein riporta anche la reazione del papa emerito quando Francesco ha confidato, nel settembre 2021, le sue impressioni su questo tema ai gesuiti slovacchi. Benedetto “si è accigliato” quando il suo successore ha affermato di aver obbedito alle “vere intenzioni di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II”. Cosa che al papa emerito è parsa “incongrua”. […]"
"Gänswein ricorda poi che Ratzinger era “inizialmente” favorevole alla riforma liturgica ma che cambiò idea quando vide che “la celebrazione latina” era diventata un “bastione da abbattere”."
Su La Nuova Bussola Quotidiana del 13 gennaio, Nico Spuntoni riporta un'informazione data da Die Zeit secondo la quale, dopo essere stato ricevuto in udienza privata da Francesco il 9 gennaio, mons. Gänswein sarebbe stato invitato a lasciare il monastero Mater Ecclesiæ dove risiedeva con Benedetto XVI, e questo entro il 1° febbraio. La data è passata, non sembra che il presule tedesco sia partito. Ha avuto un periodo di grazia? Lo sa solo il Papa.
(Fonti: Le Figaro/NBQ/DICI n°429 – FSSPX.Actualités)
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