Ho un vecchio Messalino del 1958, intitolato "Sacrificium nostrum". Prima di ogni Messa - e di ogni momento topico della celebrazione - reca scritte che aiutano a viverla con maggiore partecipazione. Riprendo qui, prima di completare con i testi successivi, la scritta che precede la Santa Messa di ieri, Domenica IX dopo Pentecoste. Giudicatene voi la pertinenza con quanto sta accadendo oggi e sulla condizione umana di ogni tempo. Meditiamo e preghiamo.
Il castigo della colpa
I castighi e le calamità pubbliche sono causati dalla inosservanza della legge divina: questo l'insegnamento della liturgia odierna. Quando gli Ebrei rinnegarono il loro Dio, preoccupati solo di «mangiare bere e... divertirsi», furono colpiti dal castigo; pestilenza, fame, guerra, distruzione (Epistola - Vangelo). Raccogliamo la lezione. Anche in fondo al male dei nostri tempi c'è il peccato come ultima causa, sebbene non ci si pensi. Purifichiamoci, e viviamo secondo i precetti del Signore (Offertorio): allora ci sarà amico e protettore (Introito, Graduale) ed avremo portato il miglior contributo alla pace sociale.
IX DOMENICA DOPO PENTECOSTE :
Cum appropinquáret Iesus Ierúsalem, videns civitátem, flevit super illam, dicens : Quia si cognovísses et tu, et quidem in hac die tua, quæ ad pacem tibi, nunc autem abscóndita sunt ab óculis tuis. Quia vénient dies in te : et circúmdabunt te inimíci tui vallo, et circúmdabunt te : et coangustábunt te úndique : et ad terram prostérnent te, et fílios tuos, qui in te sunt, et non relínquent in te lápidem super lápidem : eo quod non cognóveris tempus visitatiónis tuæ. (Lc.19, 41-44)
Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo tuo giorno, ciò che occorre per la tua pace. Ma ormai è stato nascosto ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».
Introitus Ps 53:6-7 Ecce, Deus adiuvat me, et Dóminus suscéptor est ánimæ meæ: avérte mala inimícis meis, et in veritáte tua dispérde illos, protéctor meus, Dómine. Ps 53:3 Deus, in nómine tuo salvum me fac: et in virtúte tua libera me. Ecce, Deus adiuvat me, et Dóminus suscéptor est ánimæ meæ: avérte mala inimícis meis, et in veritáte tua dispérde illos, protéctor meus, Dómine. |
Introito Sl 53:6-7. Ecco, Iddio mi aiuta, e il Signore è il sostegno dell’ànima mia: ritorci il male contro i miei nemici, e disperdili nella tua verità, o Signore, mio protettore. Sl 53:3 O Dio, salvami nel tuo nome: e líberami per la tua potenza. Ecco, Iddio mi aiuta, e il Signore è il sostegno dell’ànima mia: ritorci il male contro i miei nemici, e disperdili nella tua verità, o Signore, mio protettore. |
Graduale Ps 8:2 Dómine, Dóminus noster, quam admirábile est nomen tuum in universa terra! V. Quóniam eleváta est magnificéntia tua super cœlos. Allelúia, allelúia. Ps 58:2 Eripe me de inimícis meis, Deus meus: et ab insurgéntibus in me líbera me. Allelúia. |
Graduale Sl 8:2 Signore, Signore nostro, quanto ammirabile è il tuo nome su tutta la terra! V. Poiché la tua magnificenza sorpassa i cieli. Allelúia, allelúia Sl 58:2 Allontànami dai miei nemici, o mio Dio: e líberami da coloro che insorgono contro di me. Allelúia. |
Commento al Vangelo
È opportuno che contempliamo per un istante le lacrime di Gesù. “Il Signore fermò lo sguardo sulla grande città, sulla mole del Tempio, e una tristezza infinita gli invase l’anima… Pianse sulla sua patria: furono veri singhiozzi; e le parole che pronunciò hanno, infatti, un accento quasi rotto, in cui si tradisce la violenza dell’emozione. Non dimentichiamo mai quanto il Signore appartenesse alla nostra umanità. Amava Gerusalemme come ebreo, come Figlio dell’Uomo, come Figlio di Dio. Gerusalemme era il cuore d’Israele e di tutto il mondo religioso, la città che Dio s’era scelta. Sarebbe potuta divenire la capitale del regno messianico destinato ad abbracciare tutte le genti. Nel passato non le erano mancati gli avvertimenti e i castighi salutari, e da tre anni il Signore stesso le aveva prodigato così abbondantemente la sua luce! Fin sul Calvario e oltre, mediante il ministero degli Apostoli, egli doveva tendere le braccia al suo popolo. Ma tutto sarebbe stato vano. Sarebbe stato pur necessario che intervenisse alfine la giustizia. E possiamo leggere presso lo Storico Giuseppe (V e VI libro della Guerra Giudaica), con quale rigorosa esattezza si è realizzata la profezia del Salvatore riguardo al castigo di Gerusalemme che rimane la più impressionante lezione della storia” ( Dom Delatte, Evangile de N. S. J. C., II, p.74)
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