Nella nostra traduzione da Onepeterfive abbiamo l'ennesimo esplicito riscontro del fatto che i due riti rivelano una diversa teologia ed ecclesiologia ed emerge con sempre maggiore evidenza il solco dottrinale tra i nemici della Messa antica e la Tradizione perenne. Pubblico in sequenza questo ed un successivo articolo di Peter Kwasniewski, entrambi molto significativi al riguardo. Qui l'indice degli articoli su Traditionis custodes e seguenti.
Il teologo del papa contro la Messa antica mostra le sue carte a favore della contraccezione
Papa Francesco ama dire “tutto è connesso”. I tradizionalisti hanno detto la stessa cosa negli ultimi sei decenni.
Abbiamo a lungo sottolineato che coloro che hanno trasformato la liturgia cattolica sulla carta, in pratica stavano anche intrattenendo novità dottrinali, stranezze e, a volte, anche eresie. Al contrario, una liturgia radicalmente cambiata ha portato all'indebolimento e alla perdita della fede in un certo numero di dottrine centrali del cattolicesimo, o che la perdita del rispetto per Dio è legata alla deriva morale in ogni sfera della vita. Non è difficile, dopotutto, vedere che la lex orandi, la lex credendi e la lex vivendi stanno e cadono insieme.
Il nome di Andrea Grillo ha assunto importanza negli ultimi anni. Tra i liturgisti italiani è stato il critico più esplici to del Summorum Pontificum e il più fervente sostenitore della Traditionis Custodes. Sebbene abbia negato di aver avuto unm ruolo nella stesura di quest'ultimo documento, le sue idee - a volte nella formulazione letterale - sono facilmente reperibili nel motu proprio così come nei suoi documenti di accompagnamento e di attuazione.
In un articolo pubblicato il 7 agosto, “Condoms for Sex and Ecclesiastical Preservation” (gioco di parole nell'originale italiano: “Preservativi Sessuali e Preservazioni Ecclesiali”), Grillo rivela fino a che punto è disposto a vedere la Tradizione Cattolica fin dal Concilio di Trento come una gigantesca deviazione che ora deve essere corretta da ecclesiastici più illuminati. L'articolo è breve ma ricco di affermazioni rivelatrici. Commenterò i passaggi chiave.
Egli inizia:
Una singolare analogia permette di scoprire come, attorno alla questione degli anticoncezionali, la dottrina cattolica del matrimonio e della sessualità abbia subìto una trasformazione e una polarizzazione del tutto in contrasto con quasi due millenni di storia. Potremmo dire che, di fronte alle nuove sfide che il XIX e XX secolo proponevano alla Chiesa, la Chiesa abbia reagito accettando una polarizzazione e una semplificazione della dottrina matrimoniale e sessuale che ha quasi sfigurato la sua tradizione.
Degno di nota è quanto questo racconto sia strettamente parallelo a quello che Grillo - insieme alla fase velenosa del Movimento Liturgico - offre della tradizionale eredità romana del culto divino: anch'esso subì (così sostengono) una trasformazione clericale e anti -polarizzazione popolare avulsa dal meglio della tradizione antica. Credono che il rito tridentino deturpi la Tradizione.
In particolare, le parole d’ordine che hanno guidato la reazione, prima alla fine dell’Ottocento e poi nella prima metà del Novecento, hanno introdotto un modo di guardare alla realtà che ha creato un’assoluta distanza tra Dio e uomo. In realtà questa lettura è stata guidata da un’urgenza che non è teologica ma politico-ecclesiastica, ossia dal bisogno di una difesa ad oltranza dell’autorità ecclesiastica su matrimonio e sessualità. In questo modo una teologia schiettamente ecclesiastica, e quindi preoccupata di operare sul piano dell’autorevolezza e del potere, ha largamente dimenticato la ricchezza di pensiero con cui la tradizione ha pensato questi temi.
In questa prossima parte viene da chiedersi come Grillo sia coerente con se stesso. Perché nel regno della liturgia, gli piace piuttosto il fatto che un papa abbia un'autorità così centralizzata da poter dettare una nuova Messa o qualsiasi altra cosa, o possa dettare l'abolizione di un rito precedente che non si adatta più alla concezione dell'uomo moderno di un gruppo particolare influente. TM Quanto all'affermazione che il reazionario del XIX e XX secolo ha creato una "distanza assoluta tra Dio e l'uomo", questo è il tipo di assurdità standard che i teologi moderni rigurgitano senza uno straccio di prova. Al contrario, si sarebbe pensato che l'autorità di Cristo sul matrimonio e sulla sessualità, che Egli ha affidato anche alla sua Chiesa come mater et magistra, stabilisce la giusta gerarchia del divino e dell'umano, del soprannaturale e del naturale. Cristo, nel sacramento del matrimonio, restituisce questo più naturale dei rapporti al suo modello originario e lo eleva ad immagine del suo rapporto con la Chiesa. Quell'insegnamento è antico quanto San Paolo; presumibilmente Grillo non ha voglia di dissentire dall'Apostolo delle genti?
Ciò che accade tra il XIX e il XX secolo trova il suo presupposto nella grande svolta costituita dal decreto Tametsi, con il quale la Chiesa cattolica intende requisire al proprio interno l'intera esperienza matrimoniale e sessuale. È interessante che la parola che dà il titolo al decreto — 'tametsi' [sebbene] — segnali che i Padri Tridentini erano consapevoli dell'azzardo che proponevano, ossia il superamento di tutte le forme di matrimonio irregolare o clandestino da sempre riconosciute come valide. In quel “ tametsi ” c'è il segno di una svolta istituzionale che introduce una competenza totalizzante in capo alla Chiesa, primo tra gli Stati moderni a burocratizzare il rapporto con matrimonio e sessualità.
Grillo rifiuta di riconoscere che potrebbero esserci state altre ragioni oltre a una presa di potere ecclesiastica per voler scoraggiare i matrimoni irregolari o clandestini! Per pensatori come lui, tutto ciò che non piace nell'insegnamento e nella pratica della Chiesa viene reinterpretato alla maniera post-moderna come una presa di potere, e tutto ciò che piace è lodato come una "liberazione" dalle restrizioni coercitive. Non si può fare a meno di chiedersi quali ulteriori tipi di unioni irregolari o clandestine Grillo potrebbe voler difendere...?
Ciò che accade 50 anni dopo nel Rituale del 1614 è sorprendente: mentre prima il consenso restava sullo sfondo e l'atto ecclesiale era la benedizione, ora il centro del matrimonio è il consenso e la benedizione diventa marginale. Questa è la premessa di un'autocoscienza ecclesiale che ritiene di avere in sé le competenze su tutti i livelli del matrimonio e dell'esperienza sessuale. Si noti che è una cosa del tutto nuova, che comincia 1.500 anni dopo la nascita della Chiesa.
Non è facile seguire le strade labirintiche del pensiero di Grillo, ma egli sembra sostenere che il ruolo della Chiesa per 1.500 anni sia stato solo quello di benedire le unioni che adulti responsabili hanno concordato per proprio conto (allusioni alla Germania qui?), mentre dopo Trento la Chiesa ha osato rivendicare la titolarità del momento in cui viene dato il consenso di un uomo e di una donna, quasi a simboleggiare che solo la Chiesa può determinare le regole coniugali e sessuali, con la benedizione che cade in ombra come un segno forzato. Ma non è vero che la Chiesa sempre, implicitamente e spesso esplicitamente nel corso dei secoli di cui abbiamo testimonianze, ha determinato le condizioni e i requisiti del matrimonio? E chiunque si prenda la briga di leggere il vecchio rituale del matrimonio come potrebbe ricevere l'impressione che la benedizione sia marginale nel suo contenuto teologico e negli effetti impetrati? Com'è tipico dei progressisti, Grillo presume che i suoi lettori ignorino ingenuamente la verità.
Con l'avvento degli Stati liberali arriva prima di tutto una nuova competenza sull'unione dei coniugi. La prima reazione della Chiesa è negare ogni competenza diversa dalla propria.
Non c'è un solo teologo rispettabile nel corso dei secoli che neghi che lo Stato abbia una precisa competenza nell'elaborazione delle leggi riguardanti il matrimonio e la famiglia. La Chiesa insiste, tuttavia, sul fatto che lo Stato non è l'arbitro esclusivo o ultimo di queste leggi, e che quando i cattolici si sposano, i loro matrimoni sono resi solenni dalla testimonianza della Chiesa e dalla sua autorità. Negare questo significa semplicemente cessare di essere cattolico; il che solleva interrogativi sull'appartenenza di Grillo alla Chiesa. Le stesse domande possono in effetti essere sollevate in ordine ad altri importanti sostenitori di errori sul matrimonio e sulla famiglia.
Egli continua:
Dal punto di vista sistematico, però, è interessante vedere quali argomenti si utilizzano per giustificare questa negazione. Colpisce molto il fatto che si dica [nel Rituale Romanum ] che è Dio che unisce gli sposi e non l'uomo. In questo modo lo scontro tra Chiesa e Stato si sposta sul piano teologico: la Chiesa custodisce il primato di Dio, mentre lo Stato tenta di imporre il primato dell'uomo.
L'incoerenza qui è quasi ridicola. Tutti i teologi “tridentini” insegnano che il libero, non forzato, mutuo consenso degli sposi è una vera e propria causa efficiente del matrimonio, tanto che senza di esso il matrimonio non può esistere affatto. Tuttavia, Dio, Signore della creazione e creatore della natura umana, è certamente il primo autore e causa del matrimonio in quanto tale e di ogni matrimonio in particolare; motivo per cui Lui, e la Chiesa a Suo nome, sono i soli competenti a stabilire o iterare le leggi morali che lo governano. In parole povere, è un'assurdità teologica dire che l'uomo, esclusivo di Dio o ugualmente con Dio, realizza il matrimonio. Leone XIII condannò espressamente questa posizione nella sua enciclica Arcanum. «Senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5). Come lo formulò San Tommaso d'Aquino, che anticipa finemente il Concilio di Trento:
La stessa causa prima produce e muove la causa che agisce secondariamente e così diventa la causa del suo agire. L'attività per cui la causa seconda provoca un effetto è causata dalla prima causa, perché la prima causa aiuta la causa seconda, facendola agire. Perciò la causa prima è più causa che la causa seconda di quell'attività in virtù della quale un effetto è prodotto dalla causa seconda ( In Liber de Causis , I).Ora Grillo arriva al punto cui mirava:
Lo stesso avviene qualche decennio dopo, ai primi del Novecento, sul piano della generazione: è Dio che fa nascere i bambini, non l’uomo, perciò ogni metodo anticoncezionale è negazione di Dio e affermazione dell’egoismo umano. Questo modo di argomentare non si trova mai nella tradizione precedente ed è il frutto di una pressione culturale e contingente in cui la Chiesa cattolica perde la ricchezza della tradizione. Se c’è una cosa chiara nella tradizione precedente è che le logiche di unione e di generazione non sono mai né del tutto divine né del tutto umane.
Ah, grazie per aver espresso la tua opinione in modo così completo! Casti Connubii di Pio XI (perché sicuramente questa è l'enciclica del 1930 a cui si riferisce, con la sua condanna tonante della contraccezione) giustamente attribuisce a Dio la causalità primaria della nuova vita umana; Egli è l'autore dell'anima umana, mentre i genitori apportano la materia che diventerà il corpo umano al momento della fecondazione. I genitori sono le vere cause della loro progenie, ma Dio è più pienamente e più in definitiva la causa, in quanto non solo la causa di tutto l'essere, ma la causa esclusiva dell'anima intellettuale immortale che fa dell'uomo l'uomo.
Marito e moglie sono destinatari di questo dono e non devono mai desiderare o tentare di imporsi come padroni e possessori di esso, per fare ciò che vogliono con il potere della vita e con la vita stessa. Grillo lo nega, vedendo il controllo delle nascite non collegato all'egoismo ma presumibilmente a una libertà di razionalità sfrenata. Grillo insinua ancora una volta in modo infondato e gratuito che “la ricchezza della tradizione” include l'apertura al controllo delle nascite e che la condanna magistrale di esso è un “restringimento” della Tradizione.
Notare i notevoli parallelismi con la questione liturgica. Ce ne sono almeno due. In primo luogo, la riforma è stata governata dall'inizio alla fine da un razionalismo antropocentrico che ha privilegiato l'utilità comunitaria rispetto al culto divino, la libertà di scelta rispetto all'accoglienza della tradizione. In secondo luogo, come accennato in precedenza, un tema comune ai riformatori radicali era che il modo in cui la Chiesa aveva pregato per 500, 1.000 o anche 1.500 anni rappresentava una deviazione e una diluizione della più autentica Tradizione cristiana. Questo errore, condannato a più riprese da Pio VI, Gregorio XVI e Pio XII (che lo definì “falso archeologismo”), è un rilevante comune denominatore per i protestanti del Cinquecento, i giansenisti del Settecento e i liturgisti del Novecento.
L'ultima osservazione nella citazione di cui sopra - "le logiche di unione e generazione non sono mai completamente divine o completamente umane" - è il tipo di linea usa e getta che significa poco o niente. C'è qualche teologo rispettabile nell'intera Tradizione Cattolica che abbia mai sostenuto che l'unione coniugale o la generazione della prole è o esclusivamente opera di Dio, o esclusivamente dell'uomo? Eppure, proprio perché entrambi sono allo stesso tempo di Dio e dell'uomo — ma di Dio in primo luogo, e in secondo luogo dell'uomo e per partecipazione — l'uomo è indiscutibilmente nella posizione di un destinatario attivo, di colui che deve inserirsi in uno schema più ampio della natura, della vita, e della santità in cui è innestato e su cui non ha “voce in capitolo”.
Dopo una digressione su un anonimo teologo americano, Grillo arriva al suo paragrafo conclusivo, che commenteremo in tre segmenti.
Troviamo dunque una serie di posizioni ufficiali che costellano l’ultimo secolo e nelle quali la contraccezione o paternità/maternità responsabile viene spesso ricondotta a questi argomenti minori e fragili. Il punto di vista sistematico chiede nuova coerenza tra comprensione del fenomeno e risposta teologica. Per prendere questa strada è importante recuperare la grande tradizione su matrimonio e sessualità, che è stata molto più libera e audace di quanto pensiamo, se proviamo a leggerla senza gli occhiali del decreto Tametsi. In sostanza, si tratta di riconciliare in modo articolato i tre livelli che la teologia sistematica scolastica ha identificato nella generazione: essere generati per la natura, essere generati per la città e essere generati per la Chiesa sono tre esperienze che non si lasciano unificare in un sol punto.
Come coloro che argomentano contro la dottrina sociale cattolica di Gregorio XVI, Pio IX, Leone XIII, Pio X, Pio XI e Pio XII (1826-1962), spazzandola via come una deviazione di 150 anni dalla “tradizione principale” di Etica cristiana, così anche Grillo vede l'insegnamento della Chiesa sul matrimonio e la sessualità (da, diciamo, Arcanum del 1880 a Familiaris Consortio del 1981) come una deviazione di circa 100 anni dalla “grande tradizione”. Le sue posizioni sono riconducibili al restringimento di prospettiva introdotto da Trento e a temi “minori e fragili” come i conflitti di potere tra Chiesa e Stato nell'epoca della secolarizzazione. Questa prospettiva conservatrice manca di coerenza tra fenomeno e teologia, cioè tra “realtà” e “idee” (per invocare un contrasto preferito di Francesco). Grillo sostiene l'interruzione del legame tra la generazione naturale, il ruolo della famiglia nel bene comune politico e la generazione di futuri figli di Dio all'interno del matrimonio sacramentale: Grillo non riesce a capire o travisa completamente il triplice cordone che è stato mantenuto ininterrotto da una tradizione cattolica. Egli continua:
Ed è curioso che, nella nota argomentazione con cui Paolo VI ha strutturato Humanae vitæ, la dimensione ecclesiale può trovare una piccola via d’uscita dal proprio imbarazzo solo nei “metodi naturali”, come se l’esperienza civile, con la sua creatività e la sua autonomia, fosse semplicemente una deriva sospetta e pericolosa del generare. Un modello di uomo naturalizzato e quindi privato di quelle caratteristiche di parola, di coscienza e di manualità che lo rendono unico, viene utilizzato per uscire dalla crisi. Ma anche qui, come ha sottolineato Peter Hünermann, una teologia del matrimonio semplificata implica una lettura dell’uomo troppo stilizzata e senza vera soggettività.
Stranamente, l'eroe omerico della riforma liturgica di Grillo, Paolo VI, è oggetto di critiche nell'area dell'etica sessuale. Apparentemente Paolo VI sentiva di dover sostenere l'argomento secondo cui bloccare in qualsiasi modo la generazione violava i diritti di Dio (e, del resto, della Chiesa e dello Stato), ma ha anche intuito che il controllo delle nascite ha un posto legittimo, quindi ha introdotto goffamente la Pianificazione Familiare Naturale come una fuga intelligente! Questa mossa suggerisce, per Grillo, che i papi - presumibilmente fino a Francesco, il suo eroe omerico ancor più grande - non riconoscessero l'"esperienza civile" con la sua "creatività e autonomia", linguaggio in codice per: uomini e donne maturi e moderni che, con il proprio libero giudizio e seguendo la propria coscienza autonoma, decidono autonomamente se desiderano o meno avere figli, e quanti, e quando, utilizzando qualunque metodo ritengano opportuno per sé stessi.
Qui la sfera naturale detta al soprannaturale, e la soggettività dell'uomo emana per sé regole oggettive, alle quali devono piegarsi sia la sfera civile che quella ecclesiastica. La razionalità dell'uomo ("parola, coscienza e azione") è equiparata a una padronanza cartesiano-baconiana sulla natura, addolcita da un tocco di naturalismo rousseauiano che prevale su una "lettura stilizzata dell'uomo [come essere] senza vera soggettività". Margaret Sanger, incontra Karl Rahner.
La posta in gioco nell'attuale discussione sulla contraccezione non è un cambiamento di dottrina, ma una migliore fedeltà al complesso rapporto che, nell'atto di generare, lega in un unico nodo l'azione di Dio e l'azione dell'uomo. Rispettare il nodo, più che tagliarlo o scioglierlo, è compito di questa fase della migliore teologia sistematica cattolica.
Nel suo stile deviante, Grillo ci dice infine che la riapertura della questione della contraccezione da parte della Pontificia Accademia per la Vita [qui e precedenti], una riapertura avallata da papa Francesco e destinata a portare a un capovolgimento morbido e sdolcinato dell'insegnamento di tutti i suoi predecessori, proprio come ha fatto con la pena di morte [qui - qui] "inammissibile" nel Catechismo e le volgari note a piè di pagina di Amoris laetitia capitolo 8, facendo fuori premesse fondamentali di Veritatis Splendor e Familiaris Consortio - dice "nessun cambiamento nella dottrina". Dio non voglia! Piuttosto, denota "una migliore fedeltà al complesso rapporto che, nell'atto di generare, lega l'azione di Dio e l'azione dell'uomo in un unico nodo".
Strano, non è vero, che proprio questo complesso rapporto che in passato il Magistero della Chiesa ha così profondamente sondato e così accuratamente formulato in quei 100 anni che Grillo abbia cancellato come una deviazione?
Ricorda la regola primaria dell'interpretazione dei progressisti: ciò che dicono è l'opposto della verità e di ciò che pensano. Quando Grillo dice: “Vogliamo recuperare il rapporto complesso tra Dio e l'uomo nella generazione”, intende: vogliamo esaltare la libera scelta dell'uomo indipendentemente dalla legge divina e dall'insegnamento tradizionale. Quando dice: "Vogliamo recuperare una tradizione più ricca", intende: vogliamo ignorare la maggior parte della tradizione e sceglierne alcuni pezzi che poi distorceremo e innoveremo. Quando dice: "Non ci sarà alcun cambiamento nella dottrina", intende: la dottrina deve cambiare radicalmente e la conseguente perdita di coerenza e credibilità non è un problema, perché libererà i cristiani da forme di credenza antiquate e da norme di azione incatenate. La modernità ha la meglio su tutta la tradizione; è la nuova tradizione attraverso la quale tutto il resto va rivisto e rielaborato.
Ora, ricordate quanto dicevo all'inizio: Grillo è l'architetto intellettuale, o almeno il portavoce più in vista, della soppressione del Summorum Pontificum e della politica di anti-sovrappopolamento della Traditionis Custodes. È giunto il momento per noi di abbandonare l'ingenuità di trattare questioni liturgiche, dogmatiche e morali come il contenuto di compartimenti separati ermeticamente sigillati. Le falsità che hanno guidato la rivolta dogmatica dei modernisti e gli sconvolgimenti liturgici di ieri sono geneticamente legate alle falsità che guidano la rivoluzione morale di oggi.
Peter Kwasniewski, PhD[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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