La lettera del Card. Burke, ripresa di seguito da MiL, funge da prefazione alla riedizione del tanto importante e tempestivo quanto ignorato da Paolo VI e tuttora attuale "Breve esame critico del Novus Ordo Missae" (qui il testo completo) scritto da un gruppo di teologi e liturgisti e presentato dai Cardinali Ottaviani e Bacci. Qui l'indice degli articoli sulla Traditionis custodes e successivi.
Card. Burke: prefazione al
"Breve esame critico del Novus Ordo Missae" di Ottaviani e Bacci
Roma, Lunedì di Pasqua 2023
A vent'anni dall'ultima edizione da voi pubblicata, avete voluto sottopormi il vostro progetto di ripubblicare il Breve esame critico del Nuovo Ordo Missae pubblicato nel 1969 dai cardinali Alfredo Ottaviani e Antonio Bacci, e ve ne ringrazio.
Nella sua lettera di incoraggiamento del 27 novembre 2004, il cardinale Alfonso Maria Stickler scriveva che "l'analisi di questi due cardinali non ha perso nulla del suo valore e, purtroppo, della sua attualità". A distanza di due decenni, questa osservazione rimane vera. Ad esempio, le recenti dichiarazioni pubbliche del Prefetto del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti confermano la persistenza di un'ideologia che, attraverso la riforma della Sacra Liturgia dopo il Concilio Vaticano II, ha cercato di manipolare e tradire l'insegnamento costante e irriformabile della Chiesa sui sacramenti dell'Eucaristia e dell'Ordine Sacro.
Il valore dell'analisi contenuta nel Breve Esame Critico risiedeva, secondo le parole degli autori, nella breve sintesi delle "deviazioni più gravi sulla teologia della Messa" (capitolo VI) che potevano essere la conseguenza di un approccio antropocentrico alla Sacra Liturgia, che per sua natura è Cristocentrica. Questo intervento filiale presso il Sommo Pontefice Paolo VI, che ebbe un grande impatto all'epoca, sarebbe potuto rimanere lettera morta o essere rapidamente dimenticato se gli errori teologici che cercava di scoraggiare non fossero tristemente apparsi e addirittura tenuti in vita fino ad oggi, più di cinquant'anni dopo. Al contrario, essi vengono talvolta assunti apertamente, rivendicando il cambiamento teologico in concomitanza con il cambiamento liturgico.
Va detto e siamo consapevoli che siamo molto lontani dall'intenzione generale espressa nel Concilio Vaticano II nella Sacrosanctum Concilium al numero 1: “di meglio adattare alle esigenze del nostro tempo quelle istituzioni che sono soggette a mutamenti; di favorire ciò che può contribuire all'unione di tutti i credenti in Cristo; di rinvigorire ciò che giova a chiamare tutti nel seno della Chiesa.”
È chiaro che ancora oggi molte persone trovano nell'Usus Antiquior una fonte viva attraverso la quale unirsi a Cristo, fortificare la propria Fede e la propria appartenenza alla Chiesa. Non c'è quindi motivo di scoraggiarle.
D'altra parte, nella pratica c'è molta presunzione in relazione alla Sacra Liturgia, al punto da toccare in modo preciso quelle istituzioni che non sono soggette a cambiamenti ma appartengono al diritto divino.
Nel primo capitolo de Lo spirito della liturgia, il futuro Benedetto XVI scriveva:
Che il Signore Risorto benedica il vostro lavoro! Ricevete la mia paterna benedizione e siate certi della mia devozione nel Sacro Cuore di Gesù, nel Cuore Immacolato di Maria e nel Cuore Purissimo di San Giuseppe.
Raymond Leo Cardinale BURKE
Il valore dell'analisi contenuta nel Breve Esame Critico risiedeva, secondo le parole degli autori, nella breve sintesi delle "deviazioni più gravi sulla teologia della Messa" (capitolo VI) che potevano essere la conseguenza di un approccio antropocentrico alla Sacra Liturgia, che per sua natura è Cristocentrica. Questo intervento filiale presso il Sommo Pontefice Paolo VI, che ebbe un grande impatto all'epoca, sarebbe potuto rimanere lettera morta o essere rapidamente dimenticato se gli errori teologici che cercava di scoraggiare non fossero tristemente apparsi e addirittura tenuti in vita fino ad oggi, più di cinquant'anni dopo. Al contrario, essi vengono talvolta assunti apertamente, rivendicando il cambiamento teologico in concomitanza con il cambiamento liturgico.
Va detto e siamo consapevoli che siamo molto lontani dall'intenzione generale espressa nel Concilio Vaticano II nella Sacrosanctum Concilium al numero 1: “di meglio adattare alle esigenze del nostro tempo quelle istituzioni che sono soggette a mutamenti; di favorire ciò che può contribuire all'unione di tutti i credenti in Cristo; di rinvigorire ciò che giova a chiamare tutti nel seno della Chiesa.”
È chiaro che ancora oggi molte persone trovano nell'Usus Antiquior una fonte viva attraverso la quale unirsi a Cristo, fortificare la propria Fede e la propria appartenenza alla Chiesa. Non c'è quindi motivo di scoraggiarle.
D'altra parte, nella pratica c'è molta presunzione in relazione alla Sacra Liturgia, al punto da toccare in modo preciso quelle istituzioni che non sono soggette a cambiamenti ma appartengono al diritto divino.
Nel primo capitolo de Lo spirito della liturgia, il futuro Benedetto XVI scriveva:
"In effetti, l'uomo non può semplicemente "fabbricare" un culto. Ricordiamo ciò che Mosè disse al Faraone: non sapremo quale culto rendergli (cfr. Es 10,26), che esprime la legge fondamentale di ogni liturgia. Se Dio non si rivela, l'uomo non abbraccia altro che uno spazio vuoto (...) La vera liturgia esige che Dio risponda e mostri come possiamo adorarlo; (...) in una parola, la liturgia implica una forma di istituzione".Ricevete quindi i miei incoraggiamenti per questa pubblicazione. Il mio più caro augurio è che possa contribuire, in una società che sta perdendo ad uno ad uno tutti i suoi punti di riferimento stabili, a ricordare, spiegare e far conoscere la ricchezza teologica, dogmatica e morale di cui l' Usus Antiquior del Rito Romano è la piena espressione.
Che il Signore Risorto benedica il vostro lavoro! Ricevete la mia paterna benedizione e siate certi della mia devozione nel Sacro Cuore di Gesù, nel Cuore Immacolato di Maria e nel Cuore Purissimo di San Giuseppe.
Raymond Leo Cardinale BURKE
Nessun commento:
Posta un commento