Francia: nelle scuole e nelle prigioni
cresce a dismisura la minaccia islamista
Sulle colonne di Le Figaro (23 settembre 2022), Barbara Lefebvre, insegnante e saggista, ha protestato contro i "30 anni di codardia" dei leader politici francesi nei confronti della crescente minaccia islamista, in particolare tra i giovani.
A riprova della crescente influenza islamica nelle scuole, una recente nota del CIPDR (Comitato interministeriale per la prevenzione della delinquenza e della radicalizzazione) cita una mobilitazione della sfera islamista sui social network, che prende di mira il laicismo nelle scuole. Per Barbara Lefebvre si tratta di una logica conseguenza dell'inazione dello Stato nel combattere i sostenitori di questa ideologia.
"Dagli anni '90 i politici, nonostante gli informatori, non hanno agito, pur avendo a disposizione leve potenti", si rammarica la Lefebvre, spiegando che questa famosa nota "si riferisce all'ennesima offensiva della Fratellanza e dei movimenti salafiti per destabilizzare le scuole pubbliche incoraggiando gli alunni, attraverso social network come TikTok e Twitter, a indossare abiti religiosi (hijab, burkini) o a imporre un certo numero di pratiche religiose nelle scuole (preghiere, digiuno collettivo)”.
Ma, aggiunge giustamente indignata, "quando nel 2022 le nota arriva a 'rivelare' situazioni ormai conosciute e scontate, si ha il diritto di chiedersi se c'è davvero un pilota a capo del transatlantico Francia. A meno che non si tratti del Titanic”.
Queste situazioni odierne, spiega l'autrice, sono il risultato di una strategia intelligente da parte degli islamisti, perché "dopo gli attentati del 2015, hanno chiaramente messo in sordina la dimensione violenta jihadista, preferendo un discorso incentrato sull'individuo e sulla sua libertà di praticare la propria religione in uno Stato di diritto. L'uso dell'hijab, elemento centrale del patriarcato islamico e pietra miliare dell'Islam politico contemporaneo, è diventato un segno di emancipazione femminile in Occidente. Tanto di cappello!”.
"Rispondendo alla ricerca di identità di una parte della gioventù musulmana francese – così come gran parte della gioventù - che non si riconosce nella società liquida occidentale del XXI secolo, gli islamisti parlano loro di orgoglio, di un progetto collettivo, di radici comuni", sottolinea l'insegnante.
"Gli islamisti fanno vibrare la corda sensibile dell'individualismo occidentale, eternamente alla ricerca di una micro-oppressione, di una micro-aggressione, e la girano come un calzino al fine di servire il loro obiettivo di islamizzazione di massa dei musulmani francesi sul modello della Fratellanza (islamica) e salafita”.
“L'offensiva contro la laicità è multiforme, ma nelle scuole sono gli islamisti a dare le carte", dice preoccupata. “Perché non vogliono creare scuole fondamentaliste senza contratto (con lo Stato) o ghettizzarsi, vogliono cambiare la società francese, frammentarla, romperla dall'interno. Minare la scuola pubblica significa far saltare per aria la Francia".
Le Prigioni, un altro vivaio di islamisti radicali
Un altro fronte sul quale si concentra la pressione islamica in Francia è la radicalizzazione dei detenuti. Il settimanale Valeurs Actuelles vi ha dedicato un lungo articolo (2 settembre 2022).
Sebbene la radicalizzazione sia sempre più diffusa, le autorità si trovano di fronte a una minaccia difficile da quantificare e individuare.
Secondo un direttore di carcere, "i detenuti più pericolosi sono quelli di cui si parla meno", che praticano tecniche di occultamento per mesi, persino per anni. "Ce ne sono decine che sfuggono alla vigilanza, nonostante la loro pericolosità", avverte un dirigente dell'amministrazione.
Tuttavia, le prescrizioni dell'Islam rigorista stanno diventando la regola quotidiana per un numero crescente di detenuti in alcune carceri, spiega la redazione del settimanale.
Nel carcere di Bois-d'Arcy (Yvelines), ad esempio, sono iniziati i proselitismi e gli appelli alla preghiera. Queste regole si stanno diffondendo nelle carceri dove c'è una maggioranza di musulmani, "praticanti o culturali", dice un cappellano. Molti prigionieri che dicono di non avere un'affiliazione religiosa si convertono all'Islam "per conformismo o per un complesso di inferiorità".
Un altro caso è il carcere delle Baumettes, una famosa prigione di Marsiglia, dove si stima che il 90% dei detenuti sia musulmano. Secondo un membro dello staff, Eric Diard, "l'Islam è onnipresente e regna". Tuttavia, i profili sono diversi: "Ci sono persone poco intellettualizzate, che pensano di essere meno di niente e a cui viene detto che, per Allah, loro contano", spiega.
E poi ci sono i detenuti con profili psichiatrici. "Gli islamisti reclutano sempre più tra gli 'squilibrati', che sono in grado di agire molto più facilmente", osserva uno psicologo. I professionisti stimano al 30% il numero di detenuti con disturbi psichiatrici, giacché gli ospedali specializzati sono a corto di posti.
Ma l'islamismo e la radicalizzazione minacciano ogni singolo detenuto. Secondo un rapporto parlamentare del gennaio 2022, l'81% dei detenuti che si convertono sono francesi, provenienti da ogni confessione.
Le persone radicalizzate rappresentano ancora una piccola parte dei detenuti in Francia. Ma fino a quando? Per individuarli, vengono mobilitati informatori nei centri di detenzione o nelle carceri. Viene chiesto loro di segnalare cambiamenti nell'aspetto e nel comportamento: barba folta, commenti radicali, rifiuto di salutare le donne, preghiere regolari. Quando vengono individuati dei prigionieri radicalizzati, questi vengono inviati in dei reparti speciali.
Nel frattempo, mentre centinaia di persone radicalizzate giungono alla fine della loro pena, a decine vengono rilasciate ogni mese. "Alcuni di loro sono più pericolosi quando escono di quando sono entrati", avverte Éric Diard. "Hanno un odio per il Paese", aggiunge Cyril Huet-Lambing, responsabile regionale del sindacato penitenziario SPS.
Il compito è particolarmente complicato per i servizi di intelligence. "Ci vogliono 25 agenti per monitorare un obiettivo, quanti ne serviranno per monitorare i 500 radicalizzati che saranno rilasciati entro il 2024?”. Le preoccupazioni aumentano con l'avvicinarsi della fine della pena.
"Ne bastano pochi per provocare una catastrofe nel Paese", si preoccupa un membro dello staff che sottolinea come, secondo i servizi di intelligence, "attualmente viene sventato un attacco al giorno". Allarmante. - (Attilio Faoro)
Fonti: L’islam à l’école : un véritable danger (3 Ottobre 2022) e La prison, vivier d’islamistes (14 Ottobre 2022). Articoli apparsi sul sito di Avenir de la Culture. Traduzione a cura di T.F.P. – Italia.
Nessun commento:
Posta un commento