Nella nostra traduzione da LifeSiteNews stralci significativi del discorso preparato dal vescovo Athanasius Schneider per i partecipanti alla Conferenza sull’identità cattolica, organizzata da The Remnant a Pittsburgh lo scorso fine settimana.
Una chiosa sulla sottolineatura della 'forma', propria di una mens da conservatori più che da amanti dalla tradizione, utile come sottile espediente di Benedetto XVI nel Summorum Pontificum per giustificare il numquam abrogatam; ma non è possibile parlare del rito antico e del Novus Ordo come “due usi” o “forme” dello stesso rito romano a causa pelle differenze radicali nel contenuto teologico e spirituale tra il rito antici e quello riformato di Paolo VI [ qui - qui] che presuppongono due diverse ecclesiologie e differenze dottrinali ormai riconosciute apertis verbis. Del resto è poi lo stesso mons. Schneider a parlare di autentica rivoluzione nel caso del Novus Ordo.
Qui l'indice dei precedenti su Traditionis custodes, Responsa ad dubia e Desiderio Desideravi
Il Vescovo Schneider dichiara che la ‘persecuzione’ contro la Messa dei secoli da parte del papa è un ‘abuso di potere’ a cui si deve opporre resistenza.
Il vescovo Schneider ha affermato che l’‘attuale persecuzione’ contro la liturgia tradizionale somiglia a quella contro la fede cattolica da parte dell’eresia di Ario.
PITTSBURGH (LifeSiteNews) — Il vescovo Athanasius Schneider ha definito le restrizioni di papa Francesco alla messa tradizionale un “grave abuso dell’ufficio papale” che “viola la tradizione bimillenaria” della Chiesa cattolica.
Sua Eccellenza ha espresso questi commenti nel discorso che aveva preparato per i partecipanti alla Conferenza sull’identità cattolica, organizzata da The Remnant a Pittsburgh nel fine settimana. La registrazione completa del suo intervento, insieme a quella degli altri relatori, è disponibile sul sito web della conferenza.
Concentrandosi sulle recenti “drastiche” restrizioni imposte da papa Francesco e dal cardinale Arthur Roche alla Messa tradizionale della Chiesa, Monsignor Schneider ha affermato che “la restrizione o il divieto della forma tradizionale della liturgia sono infondati”, poiché “lo Spirito Santo non Si contraddice”.
Citando sia Traditionis Custodes che i successivi Responsa ad dubia del Cardinal Roche, il vescovo Schneider ha definito entrambi i documenti “un grave abuso dell’ufficio papale”.
In alcuni dei suoi commenti fino ad oggi più energici sulla guerra che Papa Francesco sta combattendo contro la liturgia tradizionale, il vescovo Schneider ha avvertito che la Chiesa si trova all’interno di una “lotta” che è condotta “contro il rito antico e tradizionale della Santa Messa, che tutti i santi — da almeno un millennio — hanno amato, e nel caso di sacerdoti e vescovi, celebrato con riverenza e con grande beneficio spirituale”.
Un atto d’amore
Dopo che, negli ultimi 60 anni, siamo stati testimoni di molti sconvolgimenti liturgici, il vescovo ausiliare di Astana ha affermato che Roma non ha l’autorità di “tacciare la forma del rito romano che è rimasta pressoché immutata per un millennio di essere una realtà dannosa e di introdurre misure discriminatorie contro la sua celebrazione”.
Ben lungi dalle caratterizzazioni di “rigidità"” che il Papa fa dei devoti della liturgia tradizionale, Mons. Schneider ha affermato che l’attaccamento ad essa è sempre stato un atto di “amore” per la Chiesa:
Per fedeltà e amore alla Santa Madre Chiesa e all’onore della Sede Apostolica, vescovi, sacerdoti e fedeli si sentono obbligati ai nostri giorni a preservare la forma tradizionale della Santa Messa e dei Sacramenti.
“Il potere attuale odia ciò che è santo, e quindi perseguita la Messa tradizionale”, egli ha dichiarato. “Ma la nostra risposta non dev’essere né rabbia né pusillanimità, ma una profonda sicurezza nella verità e pace interiore, gioia e fiducia nella Divina Provvidenza”.
I limiti dell’autorità papale
Monsignor Schneider ha osservato che così come il Papa non può abolire il Credo degli Apostoli, non può nemmeno “proibire l'uso della Messa tradizionale”, poiché farlo sarebbe “un abuso di potere”. Papa Francesco, quando ha promosso la Traditionis Custodes, ha citato le norme liturgiche di papa Pio V; ma Schneider ha spiegato come le due cose non sono paragonabili.
“Papa Pio V non ha dichiarato che la liturgia secondo il Messale romano da lui pubblicato nel 1570 fosse l’unica lex orandi della Chiesa romana e del rito romano”, ha sottolineato.
Ora, dichiarare la Messa riformata di papa Paolo VI espressione unica ed esclusiva della lex orandi del rito romano — come sta facendo Papa Francesco — viola la tradizione bimillenaria di tutti i romani pontefici, che non hanno mai mostrato una così rigida intolleranza.
“È una rigidità”, ha proseguito il vescovo, avvalendosi di una delle parole di Francesco usate spesso nella sua campagna contro la liturgia antica.
Monsignor Schneider ha respinto decisamente le affermazioni di Francesco contenute nella Traditionis Custodes, affermando che “non si può creare all’improvviso un nuovo rito — come ha fatto Paolo VI — e dichiarandolo voce esclusiva dello Spirito Santo ai nostri tempi, e allo stesso tempo tacciando il precedente rito — rimasto pressoché immutato nell’arco di almeno 1.000 anni — di essere carente e dannoso per la vita spirituale dei fedeli”.
Tale argomentazione “porta inevitabilmente alla conclusione che lo Spirito Santo contraddice Se Stesso” — il che sarebbe impossibile, ha osservato Schneider.
Schneider, uno dei vescovi più noti tra quelli che celebrano pubblicamente l’antica liturgia, ha spiegato nel corso della conferenza che essa contiene e irradia “un’eminente integrità dottrinale e sublimità rituale”.
Inoltre, ha spiegato che gli oppositori della Messa sono preoccupati da questi fatti:
Lo splendore della verità, della sacralità e della soprannaturalità del rito tradizionale della Messa preoccupa quei chierici che occupano alte cariche della Chiesa in Vaticano e altri che hanno abbracciato una nuova posizione teologica rivoluzionaria, più vicina alla visione protestante dell’Eucaristia e del culto, caratterizzata dall’antropocentrismo e dal naturalismo.
“Senza dubbio il Novus Ordo di Paolo VI — ha affermato — indebolisce la chiarezza dottrinale relativa al carattere sacrificale della Messa e indebolisce notevolmente il carattere di sacralità e di mistero del culto stesso”.
La nuova Messa di Paolo VI è stata un atto di “autentica rivoluzione”, ha detto Schneider, sottolineando che egli è stato “il primo papa in duemila anni ad aver osato realizzare una rivoluzione dell’Ordo della Messa, un’autentica rivoluzione”.
Rifugiarsi nelle catacombe
Il vescovo, che da bambino ha affrontato di persona grandi prove per poter praticare la fede cattolica, ha avvisato che la liturgia tradizionale potrebbe presto essere consegnata alle “catacombe” per poter tramandare la liturgia tradizionale di generazione in generazione.
“Un tesoro liturgico della Chiesa così grande come è quello rappresentato dalla forma tradizionale della Messa non può essere distrutto come se nulla fosse”, ha affermato. “Questo tesoro liturgico è proprietà della Chiesa”, ha aggiunto, “non proprietà privata di un papa particolare”.
“L’attuale persecuzione contro un rito che la Chiesa romana ha custodito gelosamente e immutabilmente per almeno un millennio — quindi da molto prima del Concilio di Trento — sembra ora una situazione analoga alla persecuzione dell’integrità della fede cattolica durante la crisi ariana nel IV secolo”, ha aggiunto. “Coloro che all’epoca hanno mantenuto immutabile la fede cattolica sono stati banditi dalle chiese dalla stragrande maggioranza dei vescovi, e sono stati i primi a celebrare una sorta di messe clandestine”.
Il vescovo Schneider ha anche citato ampiamente le lettere di San Basilio Magno, tracciando un confronto tra la gerarchia dell’epoca del santo e dell'era attuale, rilevando innanzitutto che “oggi vengono promossi chierici e vescovi che promuovono l'empietà”. Citando direttamente la descrizione di San Basilio della chiesa del suo tempo, Schneider ha dichiarato:
Le dottrine della vera religione sono rovesciate. Le leggi della Chiesa sono preda della confusione. L’ambizione di uomini che non hanno timor di Dio si precipita sugli alti posti, e l’alto ufficio è ora pubblicamente noto come il premio dell’empietà.Resistenza e speranza
Nonostante un avvertimento così drammatico e la menzione delle catacombe, Schneider non ha voluto alimentare la paura, bensì la speranza per il futuro della Chiesa. “La Chiesa è sempre — anche durante il pontificato di Papa Francesco — nelle mani onnipotenti di Cristo. Non nelle nostre mani”, ha affermato.
Egli ha definito l’attuale crisi della Chiesa “le ore del Golgota”, in cui essa ha sofferto “con Cristo, capo del Suo corpo mistico”.
Di fronte a questa “persecuzione”, l’ausiliare di Astana ha esortato i cattolici a “mantenere la nostra grande sobrietà, il buon senso e la visione soprannaturale. Non dobbiamo cedere alla tentazione di risolvere con mezzi umani l’immensa crisi della Chiesa”.
Egli ha invitato invece i cattolici ad accogliere “l’esilio liturgico” come una persecuzione sofferta per Dio.
Possiamo dire agli uomini di chiesa spiritualmente accecati e arroganti dei nostri giorni — che disdegnano il tesoro del rito tradizionale della Messa e che perseguitano i cattolici che vi sono attaccati — ‘non riuscirete a sconfiggere e a estinguere il rito tradizionale della Messa’. Santo Padre Papa Francesco, Lei non riuscirà a estinguere il rito tradizionale della Messa. Perché? Perché sta combattendo contro l’opera che lo Spirito Santo ha intessuto così accuratamente e con tanta arte nel corso dei secoli e dei tempi.
“La Chiesa cattolica, che ha come capo visibile il Romano Pontefice, tornerà ad essere il pilastro della bellezza e della sacralità del rito della Santa Messa, poiché lo Spirito Santo non Si contraddice”, ha dichiarato.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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