Nella nostra traduzione dal sito della Latin Mass Society, un ulteriore approfondimento del prof. Peter Kwasniewski sulla vexata quaestio della messa antica, annessi e connessi, a partire da Traditionis custodes e seguenti. Vedi qui indice degli articoli.
È diventato chiaro che il Dicastero del Culto Divino, unica autorità che può consentire ai sacerdoti ordinati dopo la Traditionis custodes di celebrare la Messa tradizionale, si rifiuta sistematicamente di farlo, anche se le richieste non provengono da singoli sacerdoti, ma dai loro vescovi.
Quali ragioni vengono fornite? Mi è stata mostrata una lettera di rifiuto in tal senso e temo che le altre siano sostanzialmente identiche.
…questo Dicastero è del parere che questa [autorizzazione] non sarebbe una decisione opportuna. Pertanto, respingiamo la richiesta. Il percorso tracciato dal Santo Padre in Traditionis custodes è abbastanza chiaro; il che è stato sottolineato sia nella “Lettera ai Vescovi di tutto il mondo” che ha accompagnato il Motu proprio, sia nei Responsa ad dubia di questo Dicastero, approvati personalmente dal Santo Padre. In quest'ultimo documento, proprio su questo punto, è stato evidenziato che la riforma liturgica del Concilio Vaticano II «ha valorizzato ogni elemento del rito romano e ha favorito – come auspicato dai Padri conciliari – la partecipazione attiva piena e consapevole alla liturgia di tutto il popolo di Dio (cfr Sacrosanctum Concilium n. 14), fonte primaria dell'autentica spiritualità cristiana”. [vedi rilievi: Falsità #5]. Da ultimo, la Lettera Apostolica del Santo Padre del 29 giugno, Desiderio Desideravi, sulla formazione liturgica del popolo di Dio, amplia la summenzionata lettera ai Vescovi e ribadisce il desiderio di Papa Francesco che sia ri-stabilita l'unità intorno alla celebrazione della liturgia in tutta la Chiesa di Rito Romano (n. 61).Naturalmente non vi è alcuna difficoltà per p. [] a celebrare la messa secondo l' editio typica tertia (2008) del Missale Romanum.
Mi interpella quell'ultima frase. Non posso fare a meno di pensare che in qualche versione precedente ci fosse scritto alla fine 'in latino', e che questo sia stato rimosso, senza che nessuno si sia accorto che l'intera frase non ha senso. La lettera parla di un prete; ovvio che possa dire il Novus Ordo!
È interessante notare che, sebbene la lettera inizi col dire che i documenti a sostegno della richiesta sono stati studiati attentamente, le ragioni del rifiuto della richiesta sono del tutto generali, non specifiche alla situazione della diocesi.
Dato che papa Francesco ha espressamente previsto il rilascio di permessi, e dato che i vescovi che ne fanno richiesta hanno presumibilmente buone ragioni per farlo, l'atteggiamento del Dicastero non sembra una semplice applicazione delle regole. C'è qualcosa di più qui: qualcosa di ostile al provvedimento che papa Francesco si aspettava fosse fatto "per provvedere al bene di coloro che sono radicati nella precedente forma di celebrazione".
È questo che viene fatto passare per pastorale?
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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