“FarodiRoma” propone alcune riflessioni scaturite da un viaggio a Cipro, terra benedetta nel corso del tempo dalla testimonianza di innumerevoli cristiani che hanno versato il sangue per Cristo, che saranno raccolte in uno “Speciale”. Cipro, estremo baluardo di fede, di storia, di una realtà umana e sociale, che non si è completamente omologata e che ha mantenuto la propria identità e originalità attraverso i secoli, testimonia nel tempo l’intelligenza e la cultura dei popoli e delle genti che di volta in volta la conquistarono. Ma oggi la fede cristiana è cancellata nella Repubblica Turca di Cipro Nord (nata nel 1974 da un’occupazione militare illegale) senza che l’Europa dica nulla, per un timore reverenziale verso Istanbul che gode di un trattamento ben diverso da quello che i paesi UE (dei quali Cipro fa parte) riservano a Mosca. L'Europa tace su troppe cose da quando ha estromesso le sue radici cristiane.
La fede cristiana cancellata nella Repubblica Turca di Cipro Nord senza che l’Europa dica nulla
Un itinerario attraverso i monasteri e i luoghi di culto, consente la rinascita della ricerca spirituale e monastica, vivificando una religiosità antica, mai sopita, legata alle tradizioni popolari, esaltate dall’incanto di luoghi dell’arte, inimmaginabili e insospettabili per il loro splendore e grandiosità. Ho camminato sulle orme di pellegrini e viandanti che non hanno mai bussato invano alle porte di conventi, monasteri e di luoghi di preghiera, ma è anche terra ferita dalle conquiste e dalle ingiustizie che gli uomini si ostinano a perpetuare. Isola, in cui San Barnaba ha donato la sua vita per annunciare Cristo Risorto.
La Bibbia menziona per la prima volta Barnaba tra coloro che dopo la morte di Gesù, a Gerusalemme, si riunirono attorno agli apostoli. La tradizione – riportata da Eusebio di Cesarea che attinge da Clemente Alessandrino – lo annovera anche fra i 72 discepoli inviati da Gesù in missione per annunciare il Regno di Dio, quindi già nella cerchia dei seguaci di Cristo. Circa le sue origini, dalla Sacra Scrittura sappiamo che, nato nell’isola di Cipro, era ebreo e si chiamava Giuseppe. Dopo la predicazione ad Antiochia, Barnaba e Paolo partirono per una nuova missione a Cipro. Con loro c’era anche Giovanni, detto Marco (l’evangelista), cugino di Barnaba. La tappa successiva fu la Panfilia, ma qui Giovanni decise di fare ritorno a Gerusalemme.
Barnaba e Paolo proseguirono per Antiochia di Pisidia, Iconio, Listra, Derbe e tornarono ancora ad Antiochia di Siria. Sostano, inoltre, a Perge e Attalia. Le conversioni sempre più numerose dei pagani, fanno sorgere dispute circa la necessità o meno della circoncisione, sicché, intorno al 49, Barnaba e Paolo ripartirono alla
volta di Gerusalemme per discuterne con gli apostoli. Poco dopo i due si prepararono a una nuova missione, ma Barnaba volle aggregare ancora Giovanni, mentre Paolo è contrario: non si fida di quel giovane. Barnaba, invece, vede in lui un discepolo da recuperare. Non trovando un accordo, le loro strade si divisero: Barnaba s’imbarca
per Cipro con il cugino, Paolo partì per l’Asia. Gli Atti di Barnaba, opera del V secolo, hanno raccontato della sua morte a Salamina, dove sarebbe stato lapidato dai giudei siriani nell’anno 61. Oggi a Salamina la tomba di Barnaba esiste ancora e sarebbe stata indicata da lui stesso apparso in sogno al vescovo di Salamina, Anthemios, alla fine del V secolo. Questi, dunque, avrebbe fatto trasportare le spoglie dell’apostolo nella basilica che gli volle dedicare.
Con la predicazione di Barnaba e il suo martirio, il Cristianesimo a Cipro nel corso dei secoli, si è radicato producendo cultura ed identità. Le chiese bizantine e i complessi monastici offrono la riscoperta di antichi riti, di bellezze ambientali, di natura incontaminata che cresce e si sviluppa armonicamente con l’uomo, di capolavori storico–artistici, di tutto il mondo misterioso e metafisico che sa di incenso intenso e penetrante e di candele fatte ancora rigorosamente con la cera d’api.
Chiese e monasteri avvolti nella penombra, celebrazioni e preghiere in lingue sconosciute, testi sacri prontuosamente miniati, navate finemente affrescate o rilucenti di mosaici che narrano le storie di Cristo, dei santi e di religiosi. Vescovi e sacerdoti, ieromonaci e diaconi, avvolti in paramenti luccicanti d’oro e d’argento, i volti incorniciati da lunghe barbe, fluenti capelli sciolti sulle spalle e gli occhi dardeggianti di fede. È il mondo della Chiesa Ortodossa e Greco-Ortodossa che si schiude davanti ai pellegrini. Forse fra le antiche mura, nel silenzio dei chiostri e delle sale del capitolo, sotto volte romaniche e gotiche, rinascimentali e barocche di chiese e cattedrali, punto di incontro delle genti, si può trovare l’antidoto della “fede” per andare oltre questa nostra realtà contingente e affrontare da uomini nuovi il futuro dell’umanità.
Oggi, la Cipro visitata da Barnaba e fecondata con l’annuncio del Vangelo, è divisa dagli interessi geopolitici dei potenti. Una cicatrice sanguinante nel cuore della cristianità mediterranea, che divide i figli di quella terra e non permette di vivificare l’incontro pacifico tra le genti. Sembra tutto sospeso. Il dialogo inter-religioso
predicato dalla Chiesa Cattolica ed accolto dal mondo musulmano non trova applicazione pratica in questa terra. Oggi vediamo la Repubblica Turca di Cipro Nord (occupata dai turchi dal 1571 e in seguito anche nel 1974), non riconosciuta dalla comunità internazionale, come una profonda ingiustizia inferta nel cuore della cristianità, solo per soddisfare la sete di potere e di conquista. La storia di Cipro Nord, sembra relegata nel dimenticatoio. Nessuno ha il coraggio di alzare la voce per richiamare l’attenzione e porre rimedio alle sopraffazioni.
A Cipro Nord, sono ancora visibili le antiche cattedrali ormai convertite in moschee, oppure diroccate o trasformate in musei, ristoranti e resort di lusso.
Ad esempio negli anfratti della Chiesa Greco ortodossa di San Giorgio di Famagosta, ho trovato segni di fuochi, bottiglie di alcool e preservativi che sfregiano volutamente e con prepotenza la sacralità del luogo. Gli edifici sacri ormai ridotti a cumuli di pietre, privati dai loro ornamenti di arte (che ha prodotto un fruttuoso mercato nero su cui mai nessuno ha indagato), restano a testimoniare l’antica presenza dei cristiani, i quali non hanno più cittadinanza in quelle terre. Eppure Papa Francesco, nella “Fratelli tutti” – dichiarazione firmata insieme al Grande Imam di al-Azhar Ahmad al-Tayyib – ha affermato che alla base del dialogo tra cristiani e musulmani è necessaria la “reciprocità” che permette di riconoscersi come fratelli e non come nemici. Potrebbe essere significativo, in nome del dialogo tra le fedi come per altro avviene per i musulmani in arrivo in Europa, poter dare occasione ai cristiani, di poter tornare a Famagosta a Salamina e nelle altre città, dove la loro presenza ormai è assente da più di 600 anni. È un’utopia? Forse, ma se dobbiamo dare sostanza agli impegni solennemente sanciti e agli abbracci scambiati in nome della fraternità universale, il tempo ormai è maturo per risanare le ferite della storia. Il tempo per riconciliarsi non è domani ma oggi.
Sante Cavalleri - Fonte
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