Lo scorso 17 settembre, nell'Udienza ai giovani cresimandi partecipanti al Pellegrinaggio delle Diocesi di Alessandria e di Spoleto (qui) Bergoglio ha dato un'altra stoccata, l'ennesima, ai fedeli tradizionali:
"Da allora, è cambiato lo stile del governo della Chiesa e sarebbe un errore anacronistico valutare certe opere di San Pio V con la mentalità di oggi. Così pure dobbiamo fare attenzione a non ridurlo a un ricordo nostalgico, a una memoria imbalsamata, ma coglierne l’insegnamento e la testimonianza. [...] San Pio V si è occupato di riformare la Liturgia della Chiesa, e dopo quattro secoli il Concilio Vaticano II ha attuato un’ulteriore riforma per meglio aderire alle esigenze del mondo di oggi. In questi anni si è molto parlato di Liturgia, soprattutto delle sue forme esteriori ".
Il discorso è lungo e complesso e l'abbiamo approfondito a iosa. I decenni che hanno segnato l'applicazione del cambiamento di stile, sotto la veste del famoso aggiornamento di Giovanni XXIII che sotto Francesco ha rivelato il suo vero volto di rivoluzione, vedono pesantemente intaccata anche la sostanza. La Liturgia, culmine e fonte della Fede, non ne è rimasta estranea.
E ora anche davanti ai cresimandi di Alessandria, ai quali dovrebbe parlare di Cristo Signore, il Papa spara a zero sulla liturgia antica che essi non conoscono se non attraverso il suo discorso distorto e strumentale che riaccende la lotta liturgica di vecchi ideologizzati che stanno distruggendo la Chiesa.
Un passaggio significativo:
"San Pio V si è occupato di riformare la Liturgia della Chiesa, e dopo quattro secoli il Vaticano II ha attuato un’ulteriore riforma per meglio aderire alle esigenze del mondo di oggi." San Pio V: "e avendo inoltre consultato gli scritti di antichi e provati autori, che ci hanno lasciato memorie sul sacro ordinamento dei medesimi riti, hanno infine restituito il Messale stesso nella sua antica forma secondo la norma e il rito dei santi Padri."
Come può Bergoglio fare a quei ragazzi un simile paragone tra la 'riforma' di san Pio V e la riforma della nuova messa? Alcune delle applicazioni spurie sono riscontrabili qui.
Nella Bolla Quo Primum Tempore del 1570, san Pio V non ha riformato nulla, non ha fatto altro che restituire l'antica forma al messale, mentre la nuova messa del 1969, essa sì è una riforma, posto che non è altro che una costruzione ex novo, con alcuni pezzi dell'edificio antico (come riconobbe Ratzinger), in cui si fa un miscuglio modernista di cattolicesimo, protestantesimo (cena in luogo del Sacrificio) e cabala (la berakah ebraica al posto dell'offertorio qui). Dove la "norma e il rito dei santi Padri" non è altro che archeologismo liturgico già condannato da Pio XII nella Mediator Dei. Inoltre la celebrazione eucaristica, prima che fonte della vita della comunità è il culto dovuto al Padre così come ce lo ha consegnato il Figlio, che ne è l'unico sacerdote, dal quale discende la funzione del sacerdozio ordinato, guida della comunità.
Questioni tutte già ampiamente sviluppate nei molti articoli di cui all'indice segnalato in apertura.
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