mercoledì 13 settembre 2023

Il vescovo Giampaolo Crepaldi ad Assisi. Alcuni stralci del suo intervento

Riprendiamo su segnalazione dell'Osservatorio Card. Van Thuân [qui] alcuni stralci dell'intervento al convegno Le Tavole di Assisi [qui] di mons. Crepaldi, vescovo emerito di Trieste, di cui abbiamo dato notizia e riflessioni di massima qui.

Il vescovo Giampaolo Crepaldi ad Assisi.
Alcuni stralci del suo intervento


[Pubblichiamo alcuni stralci della riflessione con cui il vescovo emerito di Trieste, Giampaolo Crepaldi, ha introdotto i lavori del convegno “Le tavole di Assisi” tenutosi ad Assisi il 9 e 10 settembre].

I
Bisogna recuperare la convinzione che il cristianesimo e la Chiesa intervengono direttamente nella vita sociale, non per sostituirsi ad altre competenze distinte e legittime, ma per orientare l’intera vita pubblica verso la sua vera finalità ultima, che è quella trascendente. Bisogna recuperare l’idea, insegnataci anche da Benedetto XVI, che Quaerere Deum ha dirette conseguenze sociali in quanto non è possibile dissodare le terre incolte della vita sociale senza aver prima dissodato le nostre anime. Siccome da una vita mi interesso di Dottrina sociale della Chiesa, mi sento di dire che senza questo presupposto anche la ricchezza del magistero sociale viene trascurata. Se oggi questa eredità si trova in difficoltà, come a me sembra essere, il motivo di fondo è di fede ed anche di ragione, ma prima di tutto di fede. Concediamo troppo al naturalismo e pensiamo che il mondo non abbia bisogno del Cristo della fede ma eventualmente solo del Cristo della ragione, per poi scendere progressivamente anche da quel livello ed arrivare al Cristo dell’etica mondialista e quindi al Cristo della coscienza individuale. Con questo esito il discorso circa il cristianesimo nella società finisce. Ritengo che o il cristianesimo e la Chiesa hanno qualcosa di proprio e di unico da dire nella pubblica piazza, oppure quello che dicono si risolve ad essere una delle tante opinioni che vociferano nel baccano quotidiano impropriamente elevato a “pubblico dibattito”.
II
Se il cristianesimo e la Chiesa hanno qualcosa da dire nella pubblica piazza di proprio e di unico, ne deriva che i cattolici non possono collaborare con tutti, perché non possono darsi da fare indifferentemente per tutto. Scriveva Benedetto XVI che “Cristo accoglie tutti ma non accoglie tutto”. Questo tutto deve infatti essere vagliato alla luce di quanto la Chiesa ha da dire di proprio e di unico nella pubblica piazza. Sono consapevole di evidenziare un aspetto delicato e controverso nella Chiesa di oggi… Non basta concordare nominalmente sulla questione ambientale per collaborare con tutti quanti se ne occupano e vi si impegnano. Né è lecito pensare che il senso della collaborazione possa nascere durante il percorso collaborativo, perché questo comporterebbe di negare quanto ho detto sopra ossia che la Chiesa abbia una parola propria e unica da dire sulla questione sociale. Si rimane negativamente colpiti, per fare un esempio, da quante realtà cattoliche facciano oggi propria l’agenda ONU per il 2030.

III
Prendo spunto da queste ultime considerazioni per proporre una ulteriore valutazione su un tema che io chiamerei dell’“agnosticismo cattolico”. Se prendiamo per esempio il campo della morale, vediamo che oggi si tende a dire che l’intelletto non può pretendere di vedere con la propria luce la “forma” di una azione, così come non può vedere la “forma” delle cose. La trascuratezza degli insegnamenti della Fides et ratio e della Veritatis splendor ha conseguenze piuttosto negative. Cosa sia la forma specifica dell’adulterio, per esempio, oggi tende a non essere più chiaro, né la questione della conoscibilità certa degli assoluti morali (negativi) è ritenuta importante. Si ritiene che queste categorie conoscitive siano astratte e impediscano di entrare nel vissuto delle persone. … Prendo spunto da queste ultime considerazioni per proporre una ulteriore valutazione su un tema che io chiamerei dell’“agnosticismo cattolico”. Se prendiamo per esempio il campo della morale, vediamo che oggi si tende a dire che l’intelletto non può pretendere di vedere con la propria luce la “forma” di una azione, così come non può vedere la “forma” delle cose. La trascuratezza degli insegnamenti della Fides et ratio e della Veritatis splendor ha conseguenze piuttosto negative. Cosa sia la forma specifica dell’adulterio, per esempio, oggi tende a non essere più chiaro, né la questione della conoscibilità certa degli assoluti morali (negativi) è ritenuta importante. Si ritiene che queste categorie conoscitive siano astratte e impediscano di entrare nel vissuto delle persone.

IV
Nominalismo e agnosticismo oggi sono molto presenti tra i cattolici e gli uomini di Chiesa, talvolta senza la necessaria consapevolezza, e li rende disponibili alle avventure anche le più strane. Evidenzia anche una certa “liquidità” dell’essere cattolici nella società, in un attivismo magari frenetico ma improduttivo. L’”agnosticismo cattolico” è alla base dell’oblio dei “principi non negoziabili”, di cui ci parlava Benedetto XVI, oblio che assolutizza la politica permettendole di fare tutto e, nello stesso temo, la svilisce, perché la rende cieca. La politica può fare tutto, ma alla cieca. Il danno dell’oblio dei principi non negoziabili è rilevantissimo perché ad una politica così ridotta la Dottrina sociale della Chiesa non ha più nulla da dire di significativo per essa.

V
La mia impressione da vescovo e da osservatore, meglio: da osservatore come vescovo, è che il cerchio si stia stringendo e che gli spazi di libertà per il cattolico siano sempre più esigui fino a scomparire. Man mano che la secolarizzazione procede a grandi passi, aiutata nei suoi effetti distruttivi dalla nuova mondializzazione del nichilismo illuminato, la pattuglia dei cattolici impegnati nel sociale espressamente e senza mezzi termini alla luce della Dottrina sociale della Chiesa intesa come annuncio di Cristo nelle realtà temporali e non come semplice umanesimo vagamente solidarista e fraterno, si riduce di numero. Siamo di fronte ad una convergenza operativa molto coerente di molti centri di potere. Nessun ambito ne rimane esente.

VI
La domanda a questo punto si fa seria: a questa pressione coerente e coesa che vuole la distruzione della natura e della soprannatura, i cattolici, laici e uomini di Chiesa, si adeguano o tentano di opporsi? Per opporvisi servono le idee, oltre che le mani, con il che torniamo a quanto ripetutamente detto sopra: il cristianesimo e la Chiesa hanno qualcosa di proprio e di unico da dire al mondo. Se non lo fanno, o se lo fanno non come dovrebbero farlo, non rimarranno neutrali in un mondo a sé, ma saranno penetrati da altre idee che con le proprie non hanno niente a che fare. 
Mons. Giampaolo Crepaldi
Vescovo di Trieste

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