“Si allontana dalla Chiesa universale”
Il Cammino sinodale tedesco si avvia verso la sua ultima fase: l’incontro finale si terrà a Francoforte dal 9 all’11 marzo, ma alcuni partecipanti hanno già annunciato la loro (volontaria) diserzione. Si tratta di quattro donne di spicco che hanno deciso di abbandonare il controverso sinodo: le professoresse di teologia Katharina Westerhorstmann e Marianne Schlosser, insieme alla filosofa Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz e alla giornalista Dorothea Schmidt, come ha annunciato la CNA Deutsch, notiziario in lingua tedesca della CNA.
Le quattro studiose hanno sollevato obiezioni importanti sui contenuti e lo svolgimento dell’ultimo incontro, del 22 febbraio, in quanto il Cammino sinodale stava «mettendo in dubbio le dottrine e le credenze cattoliche fondamentali», come hanno affermato le donne in una dichiarazione pubblicata dal quotidiano Welt.
Hanno anche accusato gli organizzatori di aver ignorato più volte i ripetuti richiami del Vaticano.
Mentre, i delegati uscenti, due dei quali vincitori del Premio Ratzinger, hanno accusato gli organizzatori del sinodo di aver esercitato pressioni, sui partecipanti. Atteggiamento che poco si confà al modus operandi racchiuso nel concetto di “sinodalità”.
Anche l’ex presidente del Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi (ZdK), Thomas Sternberg, ha fatto notare come, sin dall’inizio, lo scopo del sinodo della chiesa tedesca fosse quello di modificare l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità, l’ordinazione sacerdotale maschile e altri argomenti.
Tant’è che diversi delegati sinodali avrebbero già votato a favore dell’ordinazione sacerdotale femminile scatenando, però, vive polemiche, dato che non tutti i partecipanti concorderebbero con l’agenda degli organizzatori. Tra i “dissidenti” le quattro studiose che, dopo l’ultimo incontro del 22 febbraio scorso, hanno preso la decisione di non partecipare più a quello che, secondo loro, si andava delineando come un mero processo di allontanamento della Chiesa tedesca da quella universale.
«Le risoluzioni degli ultimi tre anni non solo hanno messo in discussione i fondamenti essenziali della teologia cattolica, dell’antropologia e della pratica della Chiesa, ma li hanno riformulati e in alcuni casi completamente ridefiniti», hanno affermato le donne.
La vincitrice del Premio Ratzinger 2018, Marianne Schlosser, in un’intervista per la CNA Deutsch, ha parlato di una vera e propria “fissazione per l’ordinazione sacerdotale femminile” durante l’assemblea sinodale. L’errore, secondo la studiosa, deriverebbe dal fatto che il sacramento dell’ordine viene considerato semplicemente come una forma di potere.
Schlosser, già docente di teologia all’Università di Vienna è stata nominata proprio da Papa Francesco membro della Commissione teologica internazionale, nel 2014. È stata anche membro della commissione di studio che indaga sul diaconato femminile nel 2016.
Nella sua “nota di partenza” di mercoledì scorso, scritta a quattro mani con Westerhorstmann, Gerl-Falkovitz e Schmidt ha fatto notare che la preoccupazione del Vaticano per la possibile introduzione di un consiglio sinodale permanente in Germania «non è stata trasmessa ai membri dell’assemblea sinodale né portata direttamente alla loro attenzione», nonostante papa Francesco e altri leader della Chiesa abbiano espresso serie preoccupazioni in merito. Infatti, tale organismo funzionerebbe «come organo consultivo e decisionale nella Chiesa e nella società», prendendo anche decisioni “sovra diocesane” sulla pastorale.
In risposta al richiamo di Roma, il mese scorso, il presidente della conferenza episcopale tedesca ha annunciato che verrà scelta un’”opzione di ripiego”, senza specificare, però, quale e di che natura.
Nella loro dichiarazione, intanto, le quattro firmatarie hanno detto, a chiare lettere, che sebbene si intraveda la necessità di un profondo rinnovamento della Chiesa, di natura anche strutturale, allo stesso tempo, sono convinte che ci possa essere un rinnovamento degno di questo nome «solo nella conservazione della comunione ecclesiale nello spazio e nel tempo senza romperla».
Manuela Antonacci - Fonte
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