Il pellegrinaggio di Chartres: nonostante le pressioni, celebreremo sempre la Messa tradizionale perché è la nostra ragion d’essere
Notre-Dame de Chrétienté [Nostra Signora della Cristianità] camminerà quest’anno meditando sul tema dell’Eucaristia durante il suo pellegrinaggio di Pentecoste. Intervista a Jean De Tauriers, presidente di Notre-Dame de Chrétienté.
L’Homme Nouveau,
4 maggio 2023
Per la 41ᵃ volta, i pellegrini di Notre-Dame de Chrétienté viaggeranno da Parigi a Chartres il 27, 28 e 29 maggio. Perché avete scelto il tema “L’Eucaristia, salvezza delle anime”?
La peculiarità del nostro pellegrinaggio è l’attaccamento alla Messa tradizionale, al rito tridentino. Ci è sembrato interessante, in questi tempi spiritualmente preziosi per i pellegrini in cui siamo sotto attacco, meditare sull’Eucaristia, sulla presenza reale, che è al centro del nostro attaccamento alla Messa tradizionale. Non compariamo le due forme del rito: scegliamo semplicemente la Forma Straordinaria, e ciò per una ragione di Fede.
Vedo aumentare ogni giorno il numero delle iscrizioni al pellegrinaggio; quest’anno dovremmo certamente superare i 15.000 partecipanti. Questi giovani (perché la metà di loro ha meno di 20 anni) vengono a cercare un insegnamento di Fede e vedono in questa Messa l’affermazione della sacralità, della trascendenza di Dio, della certezza della presenza reale. Dovrebbe essere uno stimolo a riflettere per la Chiesa vedere come ferventi praticanti cattolici (i nostri pellegrini sono essenzialmente praticanti, e due terzi di loro partecipano alla Forma Straordinaria) richiedono questo insegnamento della Chiesa che ottengono dai nostri sacerdoti.
Il divieto di celebrare messe pubbliche nel 2020 [in Francia, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia] ha avuto un ruolo in questa scelta?
Sì, è stato un vero shock per noi. Notre Dame de Chrétienté è un crocevia: vi si trova il mondo Ecclesia Dei, ma anche comunità non tradizionali, tanti sacerdoti diocesani che seguono i loro parrocchiani e che vengono molto volentieri. La frangia conservatrice, anche se questa parola non mi piace, va ben oltre l’ex-Ecclesia Dei: molti di noi hanno sperimentato le stesse perplessità sul divieto di celebrare la messa pubblica.
Notre-Dame de Chrétienté ha aderito a un referendum per revocare il divieto e ci è stata data ragione. Vietare la messa quando si può fare la spesa è laicità, la laicità esagerata della nostra repubblica. Non è nemmeno neutralità o ignoranza; è ostilità. Ma questo episodio ci ha fatto guadagnare una comunione, un’unione in una sorta di reazione: il bisogno della Messa, della confessione, perché viviamo dell’Eucaristia.
Notre-Dame de Chrétienté è certamente un movimento tradizionale, ma riunisce molte persone che hanno questa stessa convinzione. Questo pellegrinaggio, che si svolge sin dai suoi inizi, viene fatto con molto fervore, è frequentato da giovani e accoglie tutti. Sono certo che quest’anno, come sempre, saremo obbligati a escludere alcune categorie perché ci saranno troppe iscrizioni, soprattutto perché stiamo assistendo al ritorno degli stranieri.
Abbiamo organizzato un certo numero di pellegrinaggi all’estero, come negli Stati Uniti e in Australia, dove viene addirittura ripreso il nome di “Nostra Signora di Chartres”!
Noi sosteniamo questi pellegrinaggi che si rifanno ai nostri pilastri: tradizione, cristianesimo e missione, e siamo molto felici di vederli crescere.
Lei ha parlato di attacchi… Quali sono le pressioni subite [dal pellegrinaggio]?
Tutto è cominciato con Traditionis Custodes nel 2021. Non dobbiamo generalizzare; alcuni vescovi sono molto amichevoli e sostengono le nostre stesse posizioni. Ma è vero che siamo sotto pressione episcopale: ci viene chiesto di normalizzarci, di usare la liturgia moderna.
Ma la liturgia tradizionale fa parte della nostra ragion d’essere, della nostra vocazione. Attorno a questa sola liturgia si inscrive tutta una pedagogia, come dimostriamo quest’anno con il nostro tema, facendo leva sugli elementi che caratterizzano la Messa tradizionale: il sacrificio propiziatorio, il ministero sacerdotale… Insistiamo su questi punti del catechismo e usiamo la Messa tradizionale per far luce su tutto ciò che caratterizza la Messa cattolica.
Voler cambiare la liturgia significa eliminare uno dei carismi del pellegrinaggio cristiano. Tuttavia, esistono altri pellegrinaggi, non c’è bisogno di cambiare ciò che funziona. Lo vediamo dal numero di vocazioni che fioriscono ogni anno: è molto poco saggio voler esercitare una tale pressione. Tanto più che essa infastidisce gli sfortunati organizzatori…
La vicinanza dei vescovi che ha menzionato sopra ha preso forma quest’anno?
Sì, abbiamo ottenuto l’autorizzazione dell’Arcivescovo Ulrich di Parigi per padre Durodié, parroco di Saint-Eugène a Parigi, a celebrare la messa a Saint-Sulpice sabato alle 6:05. I pellegrini si incontrano alle 6:00.
Il vescovo Christory di Chartres parteciperà alla messa celebrata lunedì nella sua cattedrale dal vescovo Gullickson, ex-nunzio apostolico degli Stati Uniti in Ucraina e Svizzera.
Come ogni anno, sabato Monsignor Rougé accoglierà i pellegrini nella sua diocesi di Hauts-de-Seine. È lui che ha celebrato la messa in preparazione al pellegrinaggio.
Si tratta di gesti molto amichevoli.Com’è organizzata la cappellania del pellegrinaggio? Chi prepara le meditazioni?
Il nostro Cappellano Generale è Padre De Massia, della Fraternità Sacerdotale San Pietro. Sovrintende a una rete di cappellani locali che fanno capo alle varie regioni di Notre-Dame de Chrétienté. È una sorta di binomio tra il temporale e lo spirituale: il dirigente della regione e il dirigente cappellano della regione. Notre-Dame de Chrétienté è un’associazione di laici con una cappellania. In questo modo operiamo una distinzione analoga al rapporto tra Chiesa e Stato: né separazione né fusione. È un’organizzazione che funziona bene. Molti sacerdoti ci accompagnano.
Per le meditazioni, sono le comunità ex-Ecclesia Dei che ci seguono e ci accompagnano spiritualmente, sotto la guida di Padre De Massia. I temi e i contributi vengono distribuiti con più di un anno di anticipo: abbiamo già chiesto alle comunità di preparare quelli dell’anno prossimo.
Facciamo anche molto lavoro di riscrittura per adattare ogni meditazione alla situazione del pellegrinaggio. I dirigenti capitolari devono fare proprie le meditazioni e possono leggerle con un tono adatto al cammino: siamo lì per lavorare, fisicamente e intellettualmente. I testi si alternano a momenti di silenzio, canti e momenti di amicizia. All’inizio dell’anno organizziamo ritiri per preparare i responsabili a questa missione e per formarli.
L’anno del pellegrino inizia già in ottobre a Fontgombault, poi celebriamo una giornata di amicizia cristiana (quest’anno con il colloquio del 24 settembre sulla messa tradizionale), infine facciamo una ricapitolazione per prepararci al tema.
È un curriculum integrale che permette ai capitoli, come quelli di Saint-Lazare, Missio, Sainte Madeleine e tanti altri (ce ne sono più di 300!), di rimanere mobilitati tutto l’anno. È così che manteniamo il ritmo del pellegrinaggio per camminare tutto l’anno.
Alcuni capitoli di Notre-Dame de Chrétienté sono specifici… Come è chiamato ciascuno a vivere il tema di quest'anno?
Infatti abbiamo il capitolo degli Angeli Custodi che si uniscono al pellegrinaggio. Sono persone che non possono camminare con noi, malati, carcerati, che formano una grande catena di preghiera durante il pellegrinaggio in tutto il mondo (abbiamo anche un capitolo alle Isole Mauritius!). Hanno esattamente le stesse meditazioni di chi fa il pellegrinaggio camminando.
Un altro capitolo dalla vocazione speciale e che mi sta a cuore è quello dei pellegrini di Emmaus. Sono una trentina di persone: il loro compito è quello di avvicinarsi alla gente che ci vede passare per i suoi paesi e villaggi per evangelizzare, spiegare cosa stiamo facendo, pregare insieme, invitarla a camminare con noi… Lasciano il pellegrinaggio per formare una bolla attorno alla colonna e per andare a vedere la gente, soprattutto durante la messa a Chartres.
I pellegrini del capitolo di Emmaus sono stati formati sul tema del pellegrinaggio, ma il loro particolare compito li obbliga ad affrontare con le persone che incontrano le principali questioni che esse si pongono: l’esistenza di Dio, i misteri della Santissima Trinità, l’Incarnazione… Hanno un cappellano speciale per loro, sono ben preparati, coccolati e incoraggiati.
Ritengo questo capitolo molto importante per parlare del Buon Dio a chi ci vede camminare, e penso che tutti i dirigenti di Notre-Dame de Chrétienté dovrebbero trascorrere un periodo all’interno di Emmaus e fare la difficile esperienza di avvicinarsi alle persone. Questa formazione missionaria è al centro del grande obiettivo di Notre-Dame de Chrétienté.
Notre Dame de Chrétienté ha realizzato un video per spiegare la specificità della Messa tradizionale. Il pellegrinaggio è un’occasione per scoprirla?
Abbiamo un team di ambasciatori che ci rappresentano nei social media a cui piace parlare della loro storia durante il pellegrinaggio. Sono ventenni e spiegano perché sono lì. Questo è il modo migliore per presentare ciò che facciamo: questi pellegrini ne parlano con parole loro. È molto interessante e molto rappresentativo!
Grazie a loro, circa un terzo dei pellegrini sono persone che vengono da noi per scoprire la nostra realtà e che tornano negli anni successivi. Molti di loro si sono convertiti o sono ritornati alla Chiesa di recente. I nostri 300 capitoli rappresentano un’ampia varietà di profili.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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