Nella nostra traduzione da Rorate Caeli il Testo completo della conferenza tenuta dal Dr. Peter Kwasniewski : "Potendo scegliere, perché dovrei partecipare regolarmente alla Messa in latino tradizionale?" che diventa ancor più interessante oggi, dopo Traditionis custodes. Indice degli articoli su Traditionis custodes e successivi.
La seguente conferenza, sponsorizzata dalla Charlotte Latin Mass Community, risponde a una domanda che riguarda molti cattolici oggi: “Perché dovrei preoccuparmi di più di partecipare alla Messa in latino in modo coerente o esclusivo, quando è molto più conveniente andare in una chiesa più vicina che offre un Novus Ordo decentemente riverente? E dopo il motu proprio del 16 luglio, le gerarchie ecclesiali stanno rendendo più difficile che mai fare della messa in latino la nostra casa liturgica. Quali ragioni dovrebbero motivarci a rimanervi fedeli, nonostante quelle sfide?” Lungo il percorso, fornisco argomenti a favore del contenuto e della forma della Messa tradizionale e rispondo ad alcune delle solite obiezioni mosse dal Bergoglionismo contro la tradizione. Un video della conferenza è stato anche pubblicato su YouTube.
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Potendo scegliere, perché dovrei partecipare regolarmente alla messa in latino tradizionale?
Conferenza del Dr. Peter Kwasniewski
Chiesa cattolica di San Tommaso d'Aquino, Charlotte, North Carolina
sabato 6 novembre 2021
È per me una grande gioia essere presente qui con voi in una chiesa dedicata al Dottore Angelico. Scoprire San Tommaso all'ultimo anno del liceo grazie a un grande insegnante di filosofia è stato un punto di svolta nella mia vita. Mi ha portato ad andare al Thomas Aquinas College; poi a proseguire gli studi universitari in tomismo presso la Catholic University of America; e infine a dedicare circa vent'anni all'insegnamento di filosofia e teologia ad mentem Sancti Thomae. Lo studio dell'Aquinate disciplina la mente in modo tale da renderla più ricettiva e esnte nei confronti della verità, ovunque essa si trovi e chiunque la dica. Allora, voi che siete parrocchiani qui, avete uno dei santi patroni più grandi possibili, e dovreste pregarlo e chiedergli di far scendere la sapienza celeste sulla Chiesa sofferente. E con questo non intendo le anime sante del purgatorio (anche se per loro naturalmente preghiamo in modo speciale in questo mese di novembre), ma la Chiesa sofferente sulla terra per una tremenda eclissi di fede e ragione, di fervore e religione, che può lasciarci abbastanza disorientati e demoralizzati. Il Dottore Angelico, nell'arte, è raffigurato con il sole come un disco splendente inciso sul petto, sul cuore, che emette raggi in tutte le direzioni. Ci ricorda non solo che è stato illuminato per una missione speciale e universale, ma anche che davvero la luce divina non è mai assente da noi quando viviamo in grazia di Dio, nella sua carità; portiamo in noi la luce della ragione, della fede e dello Spirito Santo per cui possiamo camminare fiduciosi anche in mezzo a notti buie e tempi tempestosi.
Avevo pensato di dare a questo discorso un titolo diverso: "Il valore della stabile adesione (o stabile attaccamento) alla messa latina". L'obiettivo in ogni caso sarebbe stato lo stesso: spiegarvi, per quanto posso nei limiti di una conferenza, l'importanza della stabilità, della coerenza e delle buone abitudini nella vita spirituale, e come in modo molto speciale la Messa latina tradizionale è una “casa” o ambiente superiore in cui stabilirsi spiritualmente; e anche come può essere dannoso essere “nomadi” che non hanno un focolare liturgico stabile.
L'ispirazione per il mio discorso viene dalla Santa Regola di san Benedetto, che leggo da molti anni come oblata benedettina. (La Regola è divisa in circa 122 piccoli pezzi, quindi l'intero viene letto tre volte all'anno da monaci, monache e oblati). È diventata un compagno familiare ma non smette mai di sfidarmi e darmi nuove cose su cui riflettere. Ora, la Regola fa molto di quella che poi verrà chiamata la pratica (e direi anche il dono della) “ stabilitas cordis et loci ”, “stabilità di cuore e di luogo”. [1] Significa mettere radici in questo monastero particolare; non gironzolando da un monastero all'altro, come i cosiddetti “girovaghi” di cui parla Benedetto nel capitolo iniziale, dei quali dice: “Questi trascorrono tutta la vita vagando di provincia in provincia, soggiornando per tre o tre quattro giorni alla volta. Sempre in movimento, senza stabilità, assecondano la propria volontà e soccombono alle lusinghe della gola” (RB 1). Al contrario, i cenobiti, cioè i monaci che vivono in comunità come fratelli, si aiuteranno vicendevolmente a raggiungere il loro destino ultimo celeste, che solo in pochi possono raggiungere come solitari o eremiti. Benedetto dice, alla fine del capitolo 4, sugli strumenti delle buone opere: “Ma il laboratorio in cui eseguiamo con diligenza tutte queste opere è la clausura del monastero, e la stabilità nella comunità”. Nel capitolo 58, il novizio “promette stabilità e perseveranza” e quando arriva il momento della sua piena accoglienza, gli viene chiesto di “promettere nell'oratorio, alla presenza di tutti, davanti a Dio e ai suoi santi, la stabilità, la riforma della sua vita e l'obbedienza”. Nel capitolo 60 Benedetto dice che un sacerdote che desidera entrare a far parte della comunità può farlo «purché prometta di osservare la Regola e la saldezza personale».
Sembra, per il Santo Patriarca, che ci sia qualcosa di particolarmente importante in questo voto di stabilità, di restare, di impegnarsi in un luogo, in una casa, in una comunità, in uno stile di vita definito. È all'estremità opposta dello spettro rispetto a ciò che vediamo spesso oggigiorno: un approccio consumistico alla religione, in cui le persone prendono brandelli di questa o quella "spiritualità" da un'abbuffata di opzioni. San Benedetto attingeva a una tradizione di saggezza monastica già maturata. Ad esempio, Sant'Antonio del Deserto sosteneva che la perfezione monastica richiede tre cose: studio delle Scritture, preghiera e stabilità. [2] E non solo monaci o monache, ma tutti noi possiamo trarre beneficio da queste tre cose, diligentemente perseguite. Dom Hubert van Zeller descrive la stabilità come "la costanza interiore, la volontà di contrastare sia nella mente che nella condotta esteriore l'irrequietezza che spinge al cambiamento". Dom Paul Delatte, successore di Dom Prosper Guéranger a Solesmes, scrive: “Stabilità ... ha il significato preciso della permanenza nella famiglia soprannaturale... la stabilità consiste nell'appartenenza profonda e duratura ad una famiglia...” [3] Anche se possiamo veramente “servire un solo e medesimo Signore e combattere sotto lo stesso Re” in qualsiasi luogo o in molti luoghi, quando ci “sistemiamo” in un ambiente adatto, possiamo servirlo meglio. [4]
Farò in modo che la Messa in latino ci dia proprio quell'ambiente adatto in cui siamo saggi per fissarci costantemente, fermamente, stabilmente, in modo da poter servire meglio il nostro Signore e Re, costruendo le giuste abitudini di preghiera e di penitenza, santificando la nostra anime più sicuramente. In quanto segue, baserò le mie osservazioni sulla struttura della Messa, ma anche attraverso alcune digressioni.
Prima della messa
Entriamo in chiesa e la troviamo tranquilla. Le persone che si riuniscono per la Messa in latino lo fanno per pregare Dio Onnipotente per se stessi e gli uni per gli altri. Sono lì, come dice il Gloria, per lodarlo, benedirlo, adorarlo e glorificarlo, per ringraziarlo, per implorare la sua misericordia, per chiedere aiuto per i nostri bisogni. Lo spirito di raccoglimento e meditazione, anche se interrotto occasionalmente dal pianto di bambini che non sono consapevoli e ci ricordano la nostra piccolezza davanti a Dio e il suo amore per la vita umana, qui esiste e può prosperare lo spirito di raccoglimento e meditazione. La stessa liturgia antica - con le sue alternanze di canto e silenzio, la sua sacra coreografia e i suoi ricchi simboli - favorisce la nostra preghiera, calma la mente, parla al cuore, ci dà risposte a livello più profondo delle parole e ci dona una pace che il mondo non sa e non può dare.
Ai piedi dell'altare
Iniziano le preghiere ai piedi dell'altare, introducendo un momento di preparazione mirata prima che il sacerdote salga i gradini per iniziare la Messa propriamente detta con l'Introito o antifona d'ingresso. Senza queste preghiere, siamo meno preparati di quanto dovremmo essere per la parola di Dio e per il rinnovamento del Santo Sacrificio. Non possiamo mai essere completamente preparati, naturalmente, ma dobbiamo fare uno sforzo per essere un po' preparati. La liturgia tradizionale ci offre premurosamente l'opportunità di raccoglierci nel pentimento e nel timore del Signore e nell'umile dipendenza dalla Sua grazia. La messa assolutamente non dovrebbe farci alzare improvvisamente dalla sedia nel santuario, come se fossimo stati lanciati da un paracadute; dobbiamo salire le colline e i gradini del monte Sion, come leggiamo nei salmi graduali amati dagli ebrei in pellegrinaggio.
Il prete all'altare
Il prete ha ora salito i gradini e si è avvicinato all'Epistola per recitare l'Introito. Da questo momento in poi sarà praticamente “legato” all'altare, come da un'invisibile catena d'amore. L' intera liturgia della Messa, dall'inizio alla fine, è il sacrificio di lode che offriamo a Dio, al cui centro si trova il sacrificio del Calvario. Il costante andirivieni del sacerdote intorno all'altare e il suo fondamentale orientamento di preghiera verso l'Oriente ci ricordano che siamo venuti qui per adorare Dio, non per trattare alcun affare umano, per quanto nobile o necessario possa essere. Egli è l'origine del nostro essere e il senso della nostra vita e la fine del nostro cammino. Tutto è orientato a Lui. Non c'è lezione più fondamentale che la liturgia possa mai insegnarci, e la Messa in latino ce lo insegna potentemente, portandoci fuori di noi stessi verso Dio, senza la grave distrazione del sacerdote e dei lettori di fronte al popolo. Osservando da una certa distanza il sacerdote svolgere il suo speciale ufficio, si sottolinea il “divario” tra la santità di Dio e la nostra, che, paradossalmente, intensifica il fascino del suo mistero. Mai ci sentiamo più alla presenza di Dio come quando siamo, in qualche modo, esclusi fisicamente dalla vicinanza o dalla familiarità, mentre veniamo liberati per consegnarci alla preghiera, che è proprio ciò che ci unisce all'invisibile e all'eterno. [5]
Le preghiere della Messa
Il sacerdote recita nove volte Kyrie eleison, Christe eleison, Kyrie eleison, in onore delle tre Persone della Santissima Trinità e dei nove cori angelici, in dialogo con i ministranti che ci rappresentano. La maggior parte dei giorni reciterà il Gloria, cominciando con un movimento delle mani in alto e chinando il capo cinque volte in umile riconoscimento di Dio. Poi viene alla potente Colletta, la preghiera che riassume le suppliche della Santa Madre Chiesa per quel giorno: si inchina verso il tabernacolo, poi recita la preghiera con le mani alzate. Il secolare rito romano mostra un orientamento ovviamente centrato su Dio e centrato su Cristo, riscontrabile sia nell'atteggiamento comune del sacerdote che del popolo ad orientem (verso oriente) e nei ricchi testi dello stesso Messale Romano classico, nell'Ordo della Messa come nel proprio che cambia di giorno in giorno.
Rispetto alla Messa moderna, questi testi danno molta più enfasi al Mistero della Santissima Trinità, alla divinità di Nostro Signore Gesù Cristo e al sacrificio di Nostro Signore sulla Croce. Le preghiere del nuovo messale sono spesso annacquate nella loro espressione del dogma e della dottrina ascetica, mentre le preghiere del vecchio messale sono cattoliche inequivocabilmente e senza compromessi. Questo messale è una pura fonte di saggezza cristiana, non un prodotto del comitato messo insieme da "esperti", adattato alle preferenze (reali o immaginarie) dell'"uomo moderno". Michael Fiedrowicz, nel suo libro magistrale La Messa tradizionale: storia, forma e teologia del rito romano classico, fa proprio questa osservazione:
La celebrazione della liturgia nella sua forma tradizionale costituisce così un efficace contrappeso a tutti i livellamenti, riduzioni, diluizioni e banalizzazioni della Fede. Molti che non hanno familiarità con la liturgia classica e conoscono solo la forma riformata credono che ciò che vedono e ascoltano lì sia la totalità della Fede. Quasi nessuno intuisce che i passaggi centrali siano stati forse rimossi dalle pericopi bibliche. Quasi nessuno si accorge se le orazioni della Chiesa non attaccano più esplicitamente l'errore, non pregano più per il ritorno di coloro che si sono allontanati, non danno più netta priorità al celeste sul terreno, fanno dei santi semplici esempi di moralità, nascondono la gravità del peccato e identificano l'Eucaristia solo come un pasto.
Vedete, le differenze tra la Messa antica e la Messa nuova sono profonde, anzi radicali, come nel scendere alla radice, e questo, a due livelli diversi e complementari: da un lato, ciò che vediamo e ascoltiamo, la dimensione artistica o estetica (quello che alcuni chiamano “incenso e campane”), e dall'altro quello che dicono o non dicono i testi stessi (è più una questione di contenuto). Se osserviamo il contenuto, troviamo il tipo di differenze appena descritte da Fiedrowicz. La pienezza della fede cattolica, in tutta la sua dottrina, morale e nella sua spiritualità, si trova solo nella Messa tradizionale. Ciò è stato dimostrato in una pletora di studi, compresi i miei articoli e libri nel corso degli anni. Se guardiamo alla “forma” o all'esteriorità, vediamo anche la perfezione delle cerimonie e dei riti tridentini, senza nulla di casuale, disordinato, sciatto o superficiale; vediamo come le rubriche promuovono e proteggono la riverenza eucaristica, come incoraggiano l'adorazione, l'umiltà, la devozione e la contrizione, come ci forniscono tanti aiuti per elevare la nostra mente a Dio e il nostro cuore al cielo. Come mi piace dire, l'antica Messa ci regala tanti “pioli” a cui appendere i nostri pensieri e le nostre preghiere.
Partecipazione
Questo ci aiuta a vedere, per inciso, che è del tutto sbagliato dire che la messa latina “esclude la partecipazione del popolo”. (Non si può immaginare niente di più stupido, eppure è stato appena ripetuto da un certo uomo vestito di bianco a luglio, e poi, come il ritornello di una monotona canzone pop, è stato ripetuto a pappagallo ancora e ancora in tutta la trattazione su Traditionis Custodes : "Non c'è partecipazione attiva del popolo all'antica Messa latina e il Vaticano II ha cambiato tutto in meglio". Buon Dio! Non c'è ignoranza così profonda come quella dell'istituzione ecclesiastica che parla della tradizione liturgica e della cosiddetta riforma). Al contrario, la Messa in latino favorisce molto il coinvolgimento significativo dei fedeli concedendoci di più di entrare nel mistero e più numerosi modi per relazionarci con esso.
Man mano che la Messa prosegue, ci viene data l'opportunità di adorare con il nostro corpo inginocchiandoci per lunghi tratti, facendo molti segni di croce, chinando il capo o genuflettendoci in certi momenti: è complessivamente più impegnativo dal punto di vista fisico, il che è molto buono per noi. I nostri sensi sono coinvolti dal silenzio, dalla musica, dall'incenso e dalle cerimonie disciplinate. Se seguiamo un messale, al nostro intelletto vengono date preghiere dense e nutrienti su cui possiamo meditare per il resto della nostra vita senza esaurirne il significato. In modo piacevole, l'antica liturgia accorda una certa libertà e dignità al laico, il cui battesimo lo ha reso membro di «una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una nazione santa, il popolo di Dio» (1 Pt 2,9). La liturgia sparge un sontuoso banchetto di preghiera dal quale ciascuno può prendere tutto ciò che vuole, nel modo che più gli si addice.
L'antica Messa ha un modo meraviglioso e misterioso di adattarsi alle svariate esigenze di tutti coloro che la frequentano. Alcuni preferiscono inginocchiarsi e guardare, o sgranare i loro rosari. Altri lasciano che la musica della Messa solenne guidi i loro pensieri e sentimenti. Ad altri ancora piace seguire ogni antifona, preghiera e lettura nel loro messale quotidiano ben leggibile. La Messa potrebbe dire, con san Paolo Apostolo: «Io mi sono fatto tutto a tutti, affinché almeno alcuni si salvino». A chi è quieto, è quiete; per l'intellettuale è inesauribilmente intelligibile; per il sentimentale, è commovente e rassicurante. Ma pone anche domande. Per l'impaziente o troppo occupato, è un salutare invito al riposo e alla ricettività; per i pigri o per i passivi, è una provocazione a lavorare di più, inginocchiarsi più a lungo e prestare attenzione.
Le letture
Veniamo ora all'Epistola e al Vangelo. Molte persone pensano che il Novus Ordo abbia un grande vantaggio sull'antica Messa perché ha "molta più Scrittura": un ciclo triennale di letture domenicali e un ciclo biennale di letture feriali, e letture più lunghe e numerose a Messa, invece dell'antico ciclo di un anno, di solito con due letture per Messa, l'Epistola e il Vangelo.
Ciò che i fautori del nuovo lezionario non si rendono conto è che gli architetti del Novus Ordo hanno tolto la maggior parte dei versetti salmistici e delle allusioni bibliche che formavano l'ordito e la trama del tradizionale Ordine della Messa, e poi, come una betoniera, hanno scaricato in una matrice gigante di letture con poco riguardo alla loro congruenza tra di loro o con le parti fisse di massa. Oltre a ciò, essi slyly asportatobrani “difficili” che potrebbero offendere o spaventare i moderni, anche se questi brani sono stati inseriti nella liturgia per più di mille anni – e noi moderni soprattutto abbiamo bisogno di ascoltarli, per scuoterci dal nostro compiacimento. La Parola di Dio è una spada a doppio taglio, ma i bordi dovevano essere smussati per rispettare le norme di sicurezza. In tempi più sani, la spada poteva essere affilata, in modo che potesse tagliare i nostri cuori duri e fare spazio alla verità liberatrice.
Quando si tratta di letture bibliche, la Messa tradizionale opera su due ammirevoli principi. In primo luogo, i brani dovrebbero essere scelti non per se stessi, per “passare attraverso” quanto più possibile della Scrittura, ma piuttosto per illuminare il significato dell'occasione di culto, o per evidenziare la santità dei santi. Lungi dall'essere meramente istruttive o didattiche, le letture sono parte integrante del continuo atto di adorazione offerto a Dio nel Santo Sacrificio. Il clero pronuncia le parole divine alla presenza del suo Autore come parte del "culto razionale" che dobbiamo al nostro Creatore e Redentore. Queste parole sono un rendere presente l'alleanza con Dio, una recita grata agli occhi di Dio delle verità che ha detto e delle cose buone che ha promesso e consegnato, e una forma di incenso verbale con cui alziamo le mani ai Suoi comandamenti. La Messa dei Catecumeni rende presente la Parola nelle parole dei profeti, degli apostoli e degli evangelisti, come la Messa dei fedeli rende presente la Parola nel suo Corpo e Sangue. In entrambi i casi, siamo in piedi su un suolo sacro, davanti al roveto ardente e alle cerimonie di cui è circondata la Parola di Dio ditecelo senza bisogno di noiose spiegazioni.
In secondo luogo, l'enfasi della messa non dovrebbe essere sull'alfabetizzazione o sull'istruzione biblica, ma su quella che potrebbe essere definita una "mistagogia" permanente: in altre parole, le letture della messa non devono essere una glorificata scuola domenicale, ma una continua iniziazione alla misteri della fede. [6] Il loro numero più limitato, la brevità, l'idoneità liturgica e la gradita ripetizione annuale ne fanno un potente agente di formazione spirituale e di preparazione al sacrificio eucaristico. L'attenzione si concentra molto più naturalmente sull'offerta della Vittima immacolata e sulla Sua celeste corte di santi, a cui le letture ci indicano, come dovrebbero. Non siamo una “religione del libro” ma una religione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Attirandoci in un'unione più profonda con Cristo e spingendoci più a fondo nei misteri di Dio, la Messa tradizionale costruisce nelle nostre anime una maggiore inclinazione a leggere e pregare con la Scrittura nel nostro tempo di preghiera personale al di fuori della Messa. Potrebbe spingerci a iniziare pregando l'Ufficio divino, con il quale l'antica Messa meditativa e biblicamente risonante si armonizza così perfettamente. Di conseguenza, non saremo più tentati di vedere la Bibbia come un compito da svolgere, ma piuttosto come un'estensione dell'unione che sperimentiamo quando assistiamo alla Santa Messa. Se la Messa ci porta alla Presenza Reale del Miei cari, allora leggere la Scrittura a casa è leggere le Sue lettere d'amore. Prima dobbiamo innamorarci, e poi vorremmo iniziare una corrispondenza.
L'Offertorio
Dopo le letture, l'omelia e il Credo, si arriva all'Offertorio.
Le magnifiche vecchie preghiere dell'Offertorio sono bastate da sole a convincere la gente a smettere di frequentare il Novus Ordo, che ha soppresso completamente quelle preghiere, e ad assistere alla Messa in latino, che le ha conservate nel loro posto centrale per mille anni della cristianità. Come per tutti gli sviluppi della liturgia, l'Offertorio si è sviluppato perché si sentiva il bisogno di un'espressione più piena e più deliberata di ciò che il sacerdote fa nella Messa, e perché e per chi. Si consideri la preghiera pronunciata dal sacerdote quando tiene la patena con il pane - Suscipe, Sancte Pater - che fa emergere con forza il suo ruolo di mediatore, in e per Cristo, così come la sua peccaminosità personale di fronte a un ruolo così alto:
Accetta, o Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, quest'ostia immacolata, che io, tuo servo indegno, offro a te, mio Dio vivo e vero, per i miei innumerevoli peccati, offese e negligenze, e per tutti i presenti: come pure per tutti i cristiani fedeli, vivi e morti, affinché possa giovare sia a me che a loro per la salvezza per la vita eterna. Amen.
Le antiche preghiere dell'Offertorio assicurano che il sacerdote formi un'intenzione retta e distinta di ciò che sta per fare nella consacrazione e, più in generale, una profonda coscienza del significato e del valore di ciò che sta facendo nel Canone della Messa come un'intera. Quando abbiamo seguire i movimenti del prete, e ancora di più quando si interiorizzare le sue preghiere, anche noi formiamo una corretta, l'intenzione distinta per il sacrificio che stiamo offrendo di noi stessi, e per conto di coloro che amiamo, in unione con Cristo al Padre Eterno. Nel Offertorio, noi offriamo l'ostia e il calice nelle mani del sacerdote; nel Canone romano, noi offriamo il sacrificio supremo, e noi con essa; nella Comunione, siamo uniti a Nostro Signore nel modo più pieno possibile, al di fuori della visione beatifica.
Se non avete mai guardato con attenzione le preghiere dell'Offertorio della Messa tradizionale, vi esorto vivamente a farlo, e poi a confrontarle con quanto si trova nel Novus Ordo. Il confronto è niente meno che scioccante e non uso questa parola alla leggera.
Il Canone
Veniamo ora al Canone della Messa.
Quando il sacerdote, invece di “leggere” la Preghiera eucaristica “a” noi, è rivolto ad Oriente per offrire silenziosamente il Canone a Dio per noi, diventa molto più facile pregare le parole del Canone in unione con lui, o dare noi stessi fino a una muta unione con il sacrificio. Questo fa del Canone della Messa un momento di intensa partecipazione piena, consapevole, effettiva, pausa pregnante nel trambusto della vita, apertura attraverso la quale Dio entra in un modo che va al di là di ogni comprensione. Come proclama il profeta Abacuc: “Il Signore è nel suo santo tempio. Taccia davanti a lui tutta la terra» (Abac 2,20). Può sembrare che il sacerdote faccia tutto e i fedeli non facciano nulla, ma la realtà è ben diversa: il trattenimento disciplinato di sé, corpo e anima, attento in silenzio al cuore del mistero è un modo eminente di portare tutto l'uomo alla sottomissione a Cristo (cfr 2 Cor 1,5). Il silenzio è una sorta di prostrazione spirituale dei sensi e delle facoltà umane nei momenti più culminanti del Santo Sacrificio. Senza denigrare le azioni, i canti e le cose belle che possiamo e dobbiamo fare nella liturgia, dobbiamo riconoscere che ci sono momenti in cui siamo semplicemente ammutoliti. Accettando questi momenti di "muto", miglioriamo la nostra realizzazione dell'indicibile miracolo che si verifica nel santuario.
Questo miracolo, il cuore stesso della Messa, è necessariamente invisibile: non vediamo il pane trasformato in carne, ma lo accettiamo sulla fede nella parola di Gesù Cristo. Né possiamo udire con le orecchie del corpo la verità più intima del Verbo fatto carne. Ciò di cui c'è soprattutto bisogno, allora, non è più “visibilità”, ma piuttosto un aiuto per costruire ed esprimere la nostra fede nel mistero. Questo aiuto viene attraverso l'unica cosa che è percepibile nella liturgia: i segni di adorazione che offriamo, la reverenza con cui ci circondiamo il miracolo. Nella sua inconfondibile attenzione al momento del sacrificio sacramentale, visivamente accentuato con le elevazioni, la pianeta rialzata, le campane e il silenzio avvolgente, il Canone Romano, come recitato nella tradizionale Messa latina, dona al mysterium fidei il dovuto risalto. Questa, in verità, è la fonte e l'apice della vita cristiana.
La Santa Eucaristia
Il Canone silenzioso ora è finito; la preghiera del Signore è stata detta o cantata dal sacerdote; l'Agnus Dei implora misericordia e pace; le struggenti parole Domine, non sum dignus ut intres sub tectum meum, sed tantum dic verbo et sanabitur anima mea sono pronunciate sei volte, tre dal sacerdote, tre dai servitori: "Signore, non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' solo una parola e la mia anima sarà guarita". Il sacerdote riceve i santi misteri, mentre i ministri iniziano il terzo Confiteor della Messa: questa volta, come preparazione prossima per osare avvicinarsi alle cose più sante. Ci inginocchiamo alla balaustra dell'altare, le mani sotto la tovaglia domestica, il capo inclinato, pronti per essere nutriti dal Padre con la Manna scesa dal cielo, Figlio di Dio, nostro Re, nostro Giudice, nostra speranza di salvezza.
Qui è opportuno dire alcune parole sulla riverenza che vediamo nella tradizionale Messa latina per la Santa Eucaristia, che è, senza dubbio, il dono più grande che Dio ci fa in questa vita mortale. Vedremo solo il sacerdote che maneggia il Corpo eucaristico di Nostro Signore; non vedremo mai laici salire direttamente nel santuario e maneggiare ostie o calici. La comunione è data ai fedeli inginocchiati in adorazione, come i Magi davanti a Gesù Bambino; è dato sulla lingua, come i bambini sono nutriti dai loro genitori, come Dio nutre il mondo con la sua Provvidenza. Una patena è tenuta sotto il mento; spesso un panno per la Comunione è drappeggiato sulla balaustra dell'altare. Dopo la Comunione, il sacerdote si lava le dita e i vasi con la massima cura. La liturgia non risparmia sforzi per proclamare ad alta voce la fede della Chiesa nel miracolo della transustanziazione; perciò non risparmia alcuno sforzo per evitare la perdita della più piccola particella del Corpo di Cristo o della più piccola goccia del Suo Sangue. Ricevere la Comunione in questo modo, e guardare gli altri mentre lo fanno, educa i fedeli in modo più diretto e memorabile delle infinite ore di catechesi. Anzi, induce in noi le giuste abitudini e ci allontana dal pericolo del sacrilegio intenzionale o non intenzionale.
Per bambini
Considera gli effetti, in particolare, sui bambini. Il modo tradizionale di celebrare la Messa forma nel modo più profondo le menti ei cuori dei nostri figli nel rispetto per Dio Onnipotente, specialmente nelle virtù della fede, dell'umiltà, dell'obbedienza e del silenzio adorante. Riempie i loro sensi e la loro immaginazione di segni e simboli sacri, “benedizioni mistiche” (come dice il Concilio di Trento). La pionieristica educatrice cattolica Maria Montessori ha spesso sottolineato che i bambini piccoli sono molto ricettivi al linguaggio dei simboli, spesso più degli adulti, e che imparano più facilmente osservando le persone mentre recitano una solenne liturgia che ascoltando molte parole con poche azione. Tutto questo è estremamente impressionante e avvincente per i bambini che stanno imparando la loro fede, e specialmente per i ragazzi che diventano chierichetti.
Questo è il lato positivo. Sul lato negativo, è particolarmente dannoso per i bambini assistere al Novus Ordo con la spaventosa mancanza di riverenza con cui Nostro Signore e Dio è trattato nel terribile Sacramento del Suo Amore, poiché un banco dopo l'altro di cattolici salgono automaticamente per ricevere, in mano e in piedi, dono che troppo spesso trattano con disinvoltura e anche con annoiata indifferenza. La Chiesa insegna che l'Eucaristia è realmente, veramente e sostanzialmente il nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo — ma poi la maggioranza del clero e dei laici agisce in un modo che dice che stiamo gestendo cibo e bevande ordinarie (sebbene simboliche). E i vescovi fingono di essere stupiti dal fatto che così tanti cattolici abbiano una visione essenzialmente protestante liberale di ciò che sta accadendo alla messa, o alla fine sprofondano nell'incredulità? Per noi e per i nostri figli il rifugio sicuro è, ancora e sempre, la tradizionale Messa in latino.
“Lasciate che i bambini vengano a Me e non ostacolateli», dice Nostro Signore (Mt 19,14). Lascia che entrino alla Sua Presenza Reale con la massima riverenza. Lo vedano nei ministri che ha scelto come “altri Cristi” per continuare la Sua opera per mano loro. Che i fanciulli conoscano la vista, il suono, l'odore della santità mentre guardano, ascoltano e indugiano nella casa del Padre, mentre le parole pronunciate e cantate da innumerevoli santi si ripetono con gioia del Cielo e costernazione dell'Inferno. Vengano davanti al Signore con solenne gioia per sperimentare la pace che supera ogni intelligenza. Ricevono abbondanti doni dalle mani di Gesù e, soprattutto, il dono di se stesso. Fa' loro sapere che stanno entrando alla presenza delle schiere degli angeli, adorando l'Agnello immolato fin dalla fondazione del mondo. Non ostacolate i fanciulli con una cattiva liturgia, e tutte le falsità che racconta, per esempio che non c'è grande distinzione tra la navata e il santuario, o tra il sacerdote e il ministro straordinario quando si tratta di distribuire i misteri divini. Non ostacolate i bambini mascherando o offuscando la dignità unica delle mani del sacerdote, unte per maneggiare il Santissimo Corpo e Sangue di Cristo. Non impedire loro di venire al Signore con nessuna delle deviazioni del Novus Ordo, che è guidato da una falsa teologia che mina la fede dei bambini.
E poiché tutti dovremmo convertirci e diventare come bambini piccoli, ciò che è appropriato per la loro fede è, in effetti, appropriato per la nostra. Non dovremmo "filtrare" le piccole dosi di veleno, non dovremmo "offrire" le distrazioni, gli abusi, i cattivi esempi, la musica scadente e la mancanza di preghiera. La Messa rende presente il Sacrificio del Calvario per la nostra salvezza, affinché possiamo onorare Nostro Signore con il meglio che possiamo dargli; non dovrebbe crocifiggere Nostro Signore con irriverenza, mediocrità, banalità o eresia. La messa ci è data come un momento privilegiato di comunione con Dio, non come un momento di svago, o un fastidio da superare, o un campo di battaglia di prove e tentazioni.
Il mistero della fede
Molte delle ragioni per perseverare e sostenere la tradizionale Messa latina si possono riassumere in una parola: MISTERO. Le celebrazioni liturgiche che ci mettono in contatto con il nostro stesso Dio devono portare l'impronta della sua eterna e infinita misteriosità, della sua indescrivibile trascendenza, della sua travolgente santità, della sua intimità disarmante, del suo silenzio dolce e penetrante. La forma tradizionale del rito romano porta sicuramente questo timbro. Le sue cerimonie, la sua lingua latina, la sua postura ad orientem e la sua musica eterea sono perfettamente comprensibili dato quello che è, mentre infonde un senso dell'ignoto e dell'inconoscibile, anche del pauroso e dell'emozionante. Favorendo profondamente il senso del sacro in un'epoca di profanità, l'antica Messa conserva intatto il mistero della fede e, con esso, l'interezza della fede cattolica. In un'epoca di "cancellazione della cultura", la tradizionale Messa latina - il singolo più grande monumento e incarnazione della civiltà cattolica occidentale - si erge come un'affermazione provocatoria della cultura, che è radicata nel culto o adorazione del divino.
Alla fine della Messa
Dopo che la Comunione è stata distribuita, il sacerdote torna all'altare per pulire i vasi. Potrebbe esserci musica, o potrebbe esserci silenzio. La Messa termina con il sacerdote che canta o recita la preghiera post comunione, ringraziando Dio; impartire la benedizione finale ai fedeli inginocchiati; e leggendo il sublime Prologo del Vangelo di Giovanni, sintesi perfetta del senso di quanto abbiamo fatto: la Parola che illumina tutti gli uomini che vengono nel mondo - la Parola che ci ha illuminato nelle antifone, nelle preghiere e nelle letture della Messa - questo Verbo si è fatto carne e anzi ha abitato in mezzo a noi, in mezzo a noi, pieno di grazia e di verità, e abbiamo sfiorato la sua gloria, toccato l'orlo della sua veste per essere guariti, anche se non lo abbiamo ancora visto in volto affrontare.
Terminata la messa, pronunciate da tutti le preghiere leonine o cantata o suonata una musica durante una messa solenne, nella chiesa torna un'atmosfera di silenzio, ma questa volta un silenzio colmo di contenuto, come una spugna satura d'acqua, o come il resto dopo un tempo di attività concentrata. Essa integra e completa il silenzio di attesa e rispettoso che precedeva la Messa. La fine è unita all'inizio: «Mentre tutte le cose tacevano e la notte era nel mezzo del suo corso, il tuo Verbo onnipotente, o Signore, è saltato giù dal cielo dal tuo trono regale”, dice il Libro della Sapienza (il testo dell'Introito per la domenica entro l'Ottava di Natale). [7] La prima venuta di Cristo fu nell'umiltà ; la seconda venuta sarà nella gloria e nel giudizio ; ma in mezzo viene a noi nel mistero , nascosto sotto le forme del pane e del vino, nascosto nei nostri cuori, dove la fede è il suo ingresso e l'amore la sua accoglienza. Non dovremmo lottare duramente e fare tutto il necessario per preservare intatta questa fede e aumentare questo amore, sempre di più?
L'anno liturgico
Dopo aver parlato della Messa stessa, vorrei dire alcune parole sulla forma dell'anno liturgico cattolico. Una delle differenze più significative tra i messali tradizionali e moderni sono i rispettivi calendari, che hanno tutti i tipi di effetti a cascata.
Nel 1969, il Novus Ordo è uscito dalla catena di montaggio con un calendario molto diverso da quello tridentino, con la giustificazione che questo nuovo calendario accentua meglio il cosiddetto “ciclo temporale”, cioè lo svolgimento annuale dei misteri di Cristo, cominciando con l'Avvento, passando al Natale, poi alla Quaresima e infine alla Pasqua che culmina nella Pentecoste. Ironia della sorte, tuttavia, il calendario romano tradizionale è molto più ricco nel suo ciclo temporale, dando più peso ad alcune stagioni chiave (come il Natale e il Tempo dopo Pentecoste) e presentando una serie di momenti speciali che fanno emergere più pienamente il significato di ciascuna parte del grande ciclo (come la stagione dell'Epifania, il periodo di Settuagesima e il breve Ascensione, tutti assenti dal calendario del Novus Ordo).
Invece di destreggiarsi in un lezionario con più anni, il vecchio rito segue un rigido ciclo annuale: in altre parole, ogni anno si ottiene l'intera gamma delle domeniche e delle feste di quell'anno, con testi e canti immutabili. Grazie a questo ciclo stabile, ogni domenica ha un carattere distinto e memorabile, la cui ricorrenza annuale la rende sempre più familiare, così che (come dicevo prima a proposito delle letture) diventa davvero parte di te, purché tu sono coerenti nel partecipare, in modo da poter raccogliere questi benefici a lungo termine. Il calendario tradizionale ha la poesia e il potere di strutturare le nostre vite secolari, di diventare la struttura delle nostre vite, qualcosa che non ho mai visto accadere con il calendario del Novus Ordo. (E se potessi fare un piccolo passo qui per un fantastico nuovo prodotto del Sophia Institute Press: Il calendario dell'anno liturgico illustrato, un set di poster da parete a colori da 45,7 x 61 cm che vengono inviati ogni trimestre in set di quattro, con opere d'arte squisitamente dettagliate e belle che illustrano ogni giorno e stagione del tradizionale calendario cattolico. Non c'è mai stato niente di simile prima: ti aiuterà davvero ad entrare più pienamente nell'"Anno di grazia della Chiesa".)
Oltre al suo ricco ciclo sacrale, che presenta oltre 300 santi in più durante la messa, il calendario tridentino ha antiche osservanze come i giorni della brace e delle rogazioni che accrescono la nostra gratitudine a Dio e il nostro apprezzamento per la bontà della creazione. Non esiste una cosa come "Ordinary Time" (una frase molto sfortunata); invece, abbiamo "Tempo dopo l'Epifania" e "Tempo dopo Pentecoste", estendendo il significato di queste grandi feste come un lungo bagliore. Il calendario tradizionale ha la stagione pre-quaresimale della Settuagesima, che, iniziando tre settimane prima del mercoledì delle ceneri, aiuta abilmente il passaggio psicologico dalla gioia del Natale al dolore e alla penitenza della Quaresima. La Quaresima stessa cede al Tempo della Passione, quando tutte le immagini sono coperte di veli violacei e la liturgia perde alcune delle sue consuete preghiere, ricorda lo spogliarsi delle vesti di Cristo per umiliarlo. Il Tempo di Passione conduce alla Settimana Santa e infine al Triduo, dove, oltre alle liturgie principali, si svolgono i festosi servizi di Tenebrae. Dopo la Pasqua e la sua ottava, la Pasqua culmina nell'Ascensione, seguita dalla Pentecoste. In concomitanza con il Natale e la Pasqua, si celebra per otto giorni interi la Pentecoste, festa di non minore importanza o antichità, affinché la Chiesa possa crogiolarsi al calore e alla luce del fuoco celeste. Come la maggior parte delle altre caratteristiche del In concomitanza con il Natale e la Pasqua, si celebra per otto giorni interi la Pentecoste, festa di non minore importanza o antichità, affinché la Chiesa possa crogiolarsi al calore e alla luce del fuoco celeste. Come la maggior parte delle altre caratteristiche del In concomitanza con il Natale e la Pasqua, si celebra per otto giorni interi la Pentecoste, festa di non minore importanza o antichità, affinché la Chiesa possa crogiolarsi al calore e alla luce del fuoco celeste. Come la maggior parte delle altre caratteristiche dell'usus antiquior, i suddetti aspetti del calendario sono antichissimi e ci collegano vividamente con la Chiesa del primo millennio e anche dei primi secoli.
Tutto questo può sembrare complicato, e in un certo senso lo è; ma bisogna tener presente che le liturgie storiche dei popoli cristiani hanno sempre avuto caratteristiche come queste. Ciò che è insolito è non avere un calendario ricco di santi e stagioni, feste e digiuni. [8] Il fatto che ora appaiano così tanti libri su come recuperare i calendari dei cattolici dalla morsa del secolarismo e infondere un significato cristiano positivo nel ritmo dell'anno è un segno che abbiamo perso il nostro orientamento religioso e liturgico e sentiamo la necessità di recuperarli. La Chiesa Cattolica aveva già capito tutto questo molto tempo fa! Il nostro compito è portare alla luce il tesoro sepolto da diversi decenni di gestione incompetente.
Per quanto complicata possa essere la vecchia liturgia, è una buona complicata. Non dobbiamo cercare di dominarlo. Ci inseriamo semplicemente in esso, come innumerevoli cristiani prima di noi. Una volta che lo facciamo, in realtà facciamo cominciamo a capire di più, mentre allo stesso tempo, rendendosi conto che tutta l'eternità non è sufficiente per sondare le profondità dei misteri che speriamo un giorno di godere di faccia a faccia.
Trovare una roccia su cui costruire
Tornando alla stabilitas cordis et loci : stabilità del cuore e del luogo. Quanto è bello per noi trovare una roccia inamovibile, e costruire la nostra casa, la nostra vita spirituale, su questo solido fondamento, e non essere smossi! Di tutti i materiali naturali che conosciamo nel mondo, il rock è il più solido, il più solido. Può servire come base per tutto il resto perché è stabile e immutabile. Le rocce sono antiche. Quando tutto il resto sta cambiando, rimangono. Per questo la Scrittura parla dei “colli eterni” (Gen 49,26, Dt 33,15, ecc.) e del “monte Sion”, che, come il Signore stesso, “non si sposterà per sempre” (Sal 124: 1).
Gesù Cristo è la roccia della Chiesa. Egli è la roccia sulla quale il saggio edifica la sua casa, perché pioggia, alluvioni e venti non possano spazzarla via (cfr Mt 7,24-27). È la pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e resa onorevole da Dio, pietra angolare, eletta, preziosa; e chi crede in Lui non sarà confuso (cfr 1 Pt 2,4-8). È lui la pietra scartata dai costruttori, che è diventata pietra angolare (cfr Mt 21,42; Ef 2,19-20). È pietra d'inciampo e roccia di scandalo (cfr Rm 9,33). Egli è la roccia spirituale di cui si saziano i figli d'Israele (cfr 1 Cor 10,4). La Lettera agli Ebrei lancia il guanto di sfida al culto del cambiamento: «Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre» (Eb 13,8).
Come spero che le mie osservazioni abbiano mostrato almeno in parte, la tradizionale Messa in latino ha le stesse qualità. Ovviamente la Messa ha subito un cambiamento organico nel corso dei secoli, ma il ritmo del cambiamento è sempre stato lento, e quando la Messa raggiunse la sua perfezione nell'Alto Medioevo, i cambiamenti rallentarono quasi fino a fermarsi. Per un periodo di 500 anni, la Messa - e, del resto, l'intera vita liturgica della Chiesa - fu così massiccia, stabile, ferma e sicura, che potremmo dire di essa che sembrava, si sentiva e funzionava come se era "lo stesso ieri, oggi e per sempre". Nonostante i nostri cinquant'anni di selvaggio cambiamento liturgico che ci ha portato innumerevoli novità e innumerevoli vittime, l'antica Messa, per speciale Provvidenza di Dio, è rimasta tra noi e anno dopo anno ha recuperato il terreno perduto. Abbiamo imparato, We have learned, to our shame but not to our surprise, that it is impossible to build well on shifting sand or mud or water.
Ma quando noi, come saggi, costruiremo sulla roccia della Messa - la Messa integrale, autentica, l'immancabile giardino dei santi, tramandataci attraverso i secoli nella tradizione cattolica - la nostra casa sarà stabilmente fondata per sempre, e le piogge delle avversità, le inondazioni del disastro, i venti della crisi - anche gli attacchi vendicativi di vecchi progressisti nostalgicamente bloccati negli anni Sessanta e Settanta - non possono spazzar via né lui né noi. La liturgia, come il suo Signore, è pietra viva, perché viene dal Dio vivente e ci porta la sua vita; non può mai essere considerato “morto”; è una roccia spirituale da cui si bevono i veri israeliti. La Messa tridentina è stata la pietra angolare, eletta e preziosa, di tutta la vita liturgica della Chiesa Cattolica Romana e, ancora una volta, come Cristo Sommo Sacerdote, è stata respinta dagli arroganti costruttori di un Novus Ordo Missae, ma agli occhi di Dio sarà sempre scelto e onorevole, e coloro che l'abbracceranno non saranno confusi. Per liberali, progressisti e modernisti, la sua continua esistenza, anzi, la sua fioritura piuttosto ovvia, è una pietra d'inciampo e una roccia di scandalo, che dovrebbe dirci qualcosa di cruciale su di essa e su di loro.
Come ama dire il Vescovo Athanasius Schneider, dovremmo essere lieti, nonostante qualsiasi incomprensione o persecuzione che possiamo incontrare, di essere annoverati tra “i piccoli” che rimangono fedeli a Gesù Cristo, alla Sua Beata Madre, alla Santa Madre Chiesa, e alla Sacra Tradizione che fa cattolica la Chiesa. Questi piccoli restano saldamente piantati sulla Roccia che è, simultaneamente e inseparabilmente, Cristo, la Verità, la Fede, il papato e la Messa dei secoli. “E cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata su una roccia” (Mt 7,25).
Una piena immersione nella Messa dei Santi, facendone il nostro punto di riferimento costante, ci aiuterà a scrollarci di dosso lo sgomento, l'agitazione e il sentimento di schizofrenia che così spesso derivano dal rimbalzare avanti e indietro tra diverse forme di Messa, con le diverse visioni del mondo, priorità, aspettative e abitudini che incarnano o incoraggiano. Nello spirito di san Benedetto, dobbiamo sforzarci al massimo per raggiungere la stabilitas loci legandoci a un rito, un calendario, una comunità, unacoerente modo di vivere cattolico. C'è una pace e una naturalezza che derivano dal sapere cosa dovresti fare e cosa otterrai. Come laico, non c'è niente di più consolante e favorevole alla preghiera che presentarsi a una messa tradizionale e semplicemente poter contare sull'uniformità di tutto ciò che accadrà, dall'inizio alla fine, tutto per la gloria di Dio e la santificazione di il popolo, anche nelle condizioni più umili. Ci si può abbandonare alla Messa, alla preghiera, al Signore.
Ovunque ti trovi nel mondo, la Messa in latino sarà la stessa. Che benedizione entrare in una chiesa e trovare un'atmosfera di preghiera, con il conforto delle candele tremolanti e il profumo persistente dell'incenso. Suona una campana, il sacerdote si avvicina all'altare e inizia le sue preghiere. Forse c'è anche il canto, o solo il silenzio pervasivo di molti cattolici che pregano fianco a fianco, concentrati sull'unica cosa necessaria. Improvvisamente non importa dove ci si trova sulla faccia della terra; in fondo e tutt'intorno, la Messa è la stessa, scendendo come un balsamo su tutti i presenti.
In contrasto con la famigerata "optionitis" del Novus Ordo - la sua pletora di opzioni per cui ogni celebrazione, alla maniera di un camaleonte, assume il colore del celebrante o della comunità - la Messa tradizionale è sempre la stessa. Essa costituisce noi , invece di noi formatura essa. La Messa non dovrebbe mai essere alla mercé di un prete o tenuta prigioniera da una parrocchia. È un mistero molto più antico, molto più giovane e molto più grande di noi, e dovremmo subordinarci al suo modello e al suo potere. Il nostro dovrebbe essere l'atteggiamento di san Giovanni Battista, che disse: "Lui deve aumentare e io devo diminuire". Lui — il Signore eucaristico — deve aumentare, e io — l'ego del sacerdote o l'ego collettivo del popolo — devo diminuire. Dovremmo seguire l'eccellente politica di San Giovanni Battista e scegliere la Messa che intensificherà la nostra unione con l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.
Se possiamo farlo, se le condizioni della nostra vita lo consentono, dovremmo rompere in modo deciso con il pluralismo, l'eccessiva varietà, le opzioni a bizzeffe, e dedicarci semplicemente, completamente e coraggiosamente al culto tradizionale della Chiesa cattolica. Sappiamo che stiamo toccando la veste senza cuciture di Cristo, tramandataci nel corso di tanti secoli, amorevolmente impreziosita da ogni generazione che passa. La Messa tradizionale è, in verità, un dono del Cielo, uno che non potremmo mai meritarci; uno che non passerà mai e poi mai finché il mondo durerà. È ora per noi di arrenderci ad essa e di conoscere una pace che supera la comprensione.
_____________________________[1] La particolare formulazione è di Smaragdus; vedi Dom Hubert van Zeller, OSB, La Santa Regola, 371.
[2] Ibidem, 370.
[3] Dom Paul Delatte, OSB, Commento alla Santa Regola, 389. [4] Cfr. ibid., 421.
[5] Vedi l'articolo di Sr. Jean Visel su PrayTell (!), “ Vicinanza al Santo nel tempo e nello spazio”.
[6] La mistagogia è «l'introduzione del non iniziato alla conoscenza e alla celebrazione effettiva dei misteri». Louis Bouyer, Dizionario di teologia, trad. Charles Underhill Quinn (Tournai: Desclée, 1965), 313.
[7] Dum médium siléntium tenérent ómnia, et nox in suo cursu médium iter hab é ret, omnípotens sermo tuus, Dómine, de caelis a regálibus sédibus venit. Introito, domenica nell'ottava di Natale, MR 1962.
[8] Vedi Gregory DiPippo, " The Faithful Are Not Morons ", Nuovo Movimento Liturgico, 21 febbraio 2020.
Video della conferenza:
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