lunedì 12 maggio 2025

Gerard J.M. van den Aardweg. “L’ispirazione omosessuale soggiacente alla Relazione Provvisoria del Sinodo Episcopale sulla famiglia, tenutosi nell’ottobre 2014”

(Articolo del 20.09.2015 censurato da google ripubblico qui)
Gerard J.M. van den Aardweg

Il Prof. Gerard J. M. van den Aardweg è uno psicanalista olandese (di impostazione non freudiana) il cui campo di ricerca è l’omosessualità.
È l’autore di On the Origins and Treatment of Homosexuality: A Psychoanalytic Reinterpretation (Sulle origini e sul trattamento dell’omosessualità: una reinterpretazione psicoanalitica) e The Battle for Normality: Self-Therapy for Homosexual Persons (La battaglia per la normalità: autoterapia per le persone omosessuali). È un’autorità mondiale nella cura delle persone omosessuali, visto come il fumo negli occhi dalla lobby gay, ovviamente. Nei suoi precisi e documentati interventi, ha ripetutamente dimostrato la totale infondatezza scientifica della tesi dell’esistenza del “gene” dell’omosessualità. Merita certamente di essere riprodotta qui una sua intervista, apparsa sul sito “LifeSite” il 3 marzo 2015. L’Autore vi critica pesantemente e con grande franchezza di linguaggio la grave deriva omofila presente nella Relazione Intermedia del Sinodo dell’anno scorso, dovuta come è noto ai soliti noti. I suoi argomenti ci sembrano estremamente validi e sempre attuali, dal momento che non si può affatto escludere il tentativo di riproporre le “aperture” al vizio contronatura nel Sinodo del 2105, ormai imminente (pensiamo alla recente, scandalosa intervista dell’erratico cardinale austriaco Christoph von Schönborn, uno degli invitati pontifici al Sinodo, esaltante l’omosessualità, in particolare quando si realizzi in una relazione stabile tra due “persone”!).
[Presentazione di Paolo Pasqualucci. Traduzione a cura della nostra Redazione. Le frasi tra parentesi quadre sono pure della Redazione.]

“L’ispirazione omosessuale soggiacente alla Relazione Provvisoria
del Sinodo Episcopale sulla famiglia, tenutosi nell’ ottobre 2014”
di Gerard J.M. van den Aardweg

mercoledì 7 maggio 2025

Anche il vescovo Schneider lancia una crociata di preghiera mondiale per il prossimo Conclave e un nuovo papa "zelante"

Anche il vescovo Schneider lancia una crociata di preghiera mondiale per il prossimo Conclave e un nuovo papa "zelante"
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Il vescovo Athanasius Schneider, vescovo ausiliario di Astana (Kazakistan) chiede una crociata mondiale di preghiere per il prossimo Conclave affinché si elegga un Papa che abbia, soprattutto, uno zelo per la la gloria di Cristo e la salvezza delle anime, che rafforzi i fedeli e non scenda a compromessi, che difenda ad ogni costo l'integrità della fede cattolica, della liturgia della Chiesa e della disciplina della Chiesa, un nuovo Papa pienamente cattolico, pienamente apostolico e pienamente romano.
Invita i fedeli a pregare per tali intenzioni durante l'Adorazione eucaristica, attraverso il Santo Rosario, attraverso le intenzioni della Messa e attraverso i sacrifici personali, tra cui il digiuno e gli atti di amore soprannaturale per Dio e il prossimo.

A seguire il testo della preghiera composta dal vescovo Schneider
Che il Signore nella Sua infinita misericordia ascolti le preghiere, le lacrime e i sacrifici di tutti i veri cattolici che amano la nostra Madre Chiesa, che in questi giorni implorano umilmente e con fiducia l'infinita Misericordia di Dio per il miracolo dell'elezione di un Papa, che brucia di zelo per la gloria di Cristo e la salvezza delle anime, rafforzi i fratelli nella fede, essendo senza compromessi fedele al suo nome e al suo dovere di Successore di Pietro e Vicario di Cristo sulla terra.
Che attraverso un nuovo Papa, ardente con lo zelo per la gloria di Cristo e la salvezza delle anime, il Signore giunge all'assistenza della Sua Chiesa, difendendo il gregge di Cristo dai lupi intrusi, dai "religiosi" non credenti e mondani che senza precedenti bruciano l'incenso davanti agli idoli delle ideologie della nostra età, avvelenando spiritualmente così la vita della Chiesa, che assomiglia a una nave in mezzo alla tempesta, in cui "le sentine dei vizi si gonfiavano e le tavole marce già scricchiolavano per il naufragio", come Papa San Gregorio Magno descrisse lo stato della Chiesa Romana al momento della sua assunzione dell'ufficio pontificio.
Possa il Signore, attraverso un nuovo Papa ardente di zelo per la gloria di Cristo e per la salvezza delle anime, venire in aiuto della Sede Apostolica, che ai nostri giorni giace spiritualmente incatenata, simile alle catene materiali in cui fu imprigionato l’Apostolo Pietro agli inizi della vita della Chiesa, liberando la Sede Apostolica dalle catene dell'allineamento con l'agenda globalista materialista, moralmente depravata e anticristiana di questo mondo.
Possa il Signore donarci un nuovo Papa, che, ardente di zelo per la gloria di Cristo e per la salvezza delle anime, sia pronto a difendere l'integrità della Fede Cattolica, della Liturgia Cattolica e della disciplina ecclesiastica, anche a costo della suprema testimonianza della propria vita per amore di Gesù Cristo e delle anime immortali.
Possano tutti i veri figli e figlie della Chiesa implorare il miracolo dell'elezione di un nuovo Papa, che sia pienamente cattolico, pienamente apostolico e pienamente romano.
Questo si può ottenere attraverso la preghiera, specialmente con le Sante Ore di Adorazione Eucaristica, la recita del Santo Rosario, i sacerdoti e i vescovi offrendo il sacrificio della Santa Messa a questa intenzione, e anche mediante sacrifici personali, che possono consistere nel portare pazientemente le croci della propria vita, nelle sofferenze corporali e spirituali, nelle mortificazioni corporali, nel digiuno e soprattutto negli atti di amore soprannaturale verso Dio e verso il prossimo.
Crediamo che il Signore verrà in aiuto della Sua Chiesa, che ai nostri giorni somiglia a una nave nella notte "in mezzo al mare, affaticata a remare, perché il vento era loro contrario." Possa il Signore venire di nuovo "verso la quarta vigilia della notte, camminando sul mare e dicendo: Coraggio, sono io, non abbiate paura".

martedì 6 maggio 2025

Una inammissibile e reiterata ingerenza. Ebrei versus FSSPX

A margine dell'incontro di cui all'articolo precedente, devo registrare una notizia che non posso passare sotto silenzio. (articolo del 12 novembre 2011 censurato da google. Lo riproduco qui)
(ASCA) - Città del Vaticano, 10 nov - Davanti alla possibilità di una riconciliazione definitiva tra il Vaticano e i tradizionalisti lefebvriani, il rabbino David Rosen, responsabile del dialogo interreligioso per l'American Jewish Committee, ribadisce che "le nostre preoccupazioni sono già state espresse e ho ricevuto l'assicurazione da parte del card. Kurt Koch (presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani e per la Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo, ndr) che non c'è possibilità di arrivare ad una riconciliazione che comprometta Nostra Aetate", il documento del Concilio Vaticano II considerato come un punto di svolta nei rapporti tra cattolici e ebrei dopo due millenni di ostilità e sospetto.

"Per il resto - ha aggiunto Rosen al termine dell'incontro avuto questa mattina con papa Benedetto XVI insieme agli altri leader religiosi di Israele - è una questione interna della Chiesa cattolica".

Nostra Aetate, ha spiegato ancora il rabbino interpellato sul suo colloquio con il card. Koch, "non è in discussione". Questo, ha aggiunto, non significa che un riconoscimento esplicito del documento conciliare faccia parte della proposta di accordo sottoposto dalla Santa Sede alla Società Sacerdotale San Pio X ma che, dal punto di vista pratico, "ogni riconciliazione richieda in effetti l'accettazione di Nostra Aetate".

Quanto all'opportunità della trattativa vaticana, "posso avere le mie opinioni, ma non ho il diritto di intervenire nelle scelte interne di un'altra religione" [eppure è quello che sta facendo!]. "Mi aspetto - ha concluso - che la Santa Sede sia esplicita nel ripudiare la negazione dell'Olocausto nel caso di una riconciliazione", per rassicurare il mondo ebraico, anche se il vero problema, ha tenuto a sottolineare, non è tanto mons. Williamson quanto "chiarire che Nostra Aetate non è sul tavolo".
Non è la prima volta che vien fuori una condizione in relazione alla regolarizzazione canonica della Fraternità. Già all'epoca della revoca delle scomuniche, subito dopo la visita del Papa in Sinagoga il 17 gennaio 2010, fu Rav Di Segni, il rabbino capo di Roma, a porre addirittura un'alternativa tanto sconcertante quanto sorprendente dal momento che non si capisce su cosa possa essere fondata: "o loro o noi!". Le seguenti dichiarazioni di Rav Di Segni sono tratte da un'intervista rilasciata in occasione della "Giornata della memoria", che si celebra il 27 gennaio:
"Se la pace con i lefebvriani significa rinunciare alle aperture del Concilio, la Chiesa dovrà decidere: o loro o noi!": così il rabbino capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo di Segni, in un passaggio di un'intervista al mensile 'Il consulente Re' uscito il giorno prima della giornata della memoria.
Di Segni rievoca, al proposito, il discorso pronunciato in sinagoga in occasione della recente visita del Papa, quando, in riferimento alle "aperture" del Concilio vaticano II, ha affermato: "Se venissero messe in discussione, non ci sarebbe più possibilità di dialogo". Ora il rabbino spiega, in riferimento al discorso del giorno prima del Papa alla congregazione per la Dottrina della fede: "E' stata l'ultima aggiunta al discorso, dopo che venerdì mattina 15 gennaio c'è stata una strana apertura ai lefebvriani...".
Ebbene, al riguardo riporto e ribadisco quanto ne ho già scritto in quei giorni, che resta tuttora valido.

Necessità di uscire dal sepolcro e guarire dal passato per poter avere un futuro.

Non è mia intenzione entrare in una polemica; vorrei soltanto che il 27 gennaio fosse veramente il giorno della Memoria, e quindi che si accomunassero nel ricordo tutte le vittime del Novecento: il secolo, che è stato definito da V. Grossman, della massima violenza dello Stato sull' uomo; ma ad esse vorrei fossero accomunate le vittime di ogni generazione che ci ha preceduti nella storia, ma anche della nostra che - senza nulla togliere al dramma dello sterminio degli ebrei che è e resta mostruoso - ne ha viste e continua a vederne davvero tante.

Tutti dovremmo comunque ricordare innanzitutto che per avere un futuro bisogna guarire dal passato... e la memoria deve essere sana e responsabile consapevolezza che assimila gli eventi, se li assume e li porta con sé redenti e non il "sacrario dell'odio" dal quale tirar fuori ogni possibile ricatto morale nei confronti del resto del mondo chiamato a testimone, come sta avvenendo da parte degli ebrei attraverso la shoah.

Considerazioni sulle parole del Rabbino. Indebite interferenze

Da parte nostra non possiamo non rimanere ancora una volta esterrefatti per le pesanti e inaccettabili ingerenze di Rav Di Segni, Rav Rosen e quanti altri non hanno mancato e non mancano di parlarne, nelle questioni interne della Chiesa. Oltretutto si tratta di una prerogativa che non appartiene né a loro né a nessun altro, ebreo o non ebreo che sia e stupisce il fatto che nessun portavoce Vaticano affermi con fermezza un dato così elementare, quando ogni volta che vengono nominati gli ebrei anche di striscio, si montano polveroni mediatici a non finire e analoga sensibilità esasperata mostrano i musulmani quando si parla della loro fede. Ma per i cristiani tutto questo non vale e per contro negli ultimi tempi queste interferenze vanno moltiplicandosi: basti pensare alla contestazione infinita su Pio XII e alle rimostranze sulla preghiera per gli ebrei del Venerdì Santo...

Affermare: "Se la pace con i lefebvriani significa rinunciare alle aperture del Concilio, la Chiesa dovrà decidere: o loro o noi!" cos'è: un ultimatum al Papa su una questione prettamente interna alla Chiesa? E in forza di quale principio questo parallelismo?

Tra l'altro non risulta che la Fraternità S. Pio X sia mai stata negazionista dell'orrendo 'sterminio', impropriamente definito 'olocausto' (a parte le personalissime dichiarazioni 'riduzioniste' e non negazioniste di Mons. Williamson, sulle quali è stato montato ad arte uno scandalo mediatico in occasione dell'annullamento della scomunica da parte di Benedetto XVI ai vescovi ordinati da Mons. Lefebvre)

Shoah, 'luogo' teologico o dogma di fede?

Come già detto, l'appartenenza alla Chiesa non può essere condizionata dall'accettazione o meno di un fatto storico, che non è e non può e non deve diventare un dogma di fede!

Inoltre il linguaggio del rabbino sembra riferirsi ad un'APPARTENENZA che in ogni caso non riguarda il popolo ebraico che è interessato al dialogo e non certo all'assimilazione; rischio che invece correrebbe la Chiesa se andassero in porto i piani sionisti (sionismo non coincide necessariamente con ebraismo) e continuasse il processo di giudaizzazione innescato da tempo e di cui, ad esempio, tra le realtà ecclesiali post conciliari, il cammino neocatecumenale è una 'punta' avanzata [vedi]!

Derive sincretiste e moderniste e processo di giudaizzazione presenti nella Chiesa
Dove viene espunta la Presenza Reale del Signore in una celebrazione (il particolare Rito neocatecumenale) che non è più il Sacrificio eucaristico che riattualizza il Sacrificio di Cristo, ma solo una festa assembleare che 'commemora' la Cena con la commistione del ricordo dell'uscita dall'Egitto, non è forse già entrato l'abominio della desolazione, come tra l'altro ricorda Giovanni Paolo II nella Dominicae Cenae?: "Il mistero eucaristico, disgiunto dalla propria natura sacrificale e sacramentale, cessa semplicemente di essere tale. Esso non ammette alcuna imitazione «profana» che diventerebbe assai facilmente (se non addirittura di regola) una profanazione." Oltretutto, negli insegnamenti e nelle prassi soprattutto ai livelli più avanzati, si assiste alla progressiva giudaizzazione del cristianesimo, molto presente ed arbitrariamente attribuita ad un sedicente spirito-del-concilio, che assume anche connotati neo-protestanti. Purtroppo, nella variegata realtà ecclesiale non mancano deprecabili abusi liturgici di altro genere favoriti dalla banalizzazione e dalla desacralizzazione indotte dalla Riforma di Paolo VI. Che sia colpita la Liturgia dà la misura della gravità della crisi ma anche delle sue conseguenze.

A che stadio siamo del processo di giudaizzazione. Dove sta andando la Chiesa?

Di questo processo è riprova un recente articolo a firma di Marco Morselli "L'ebraismo e i diritti culturali" ove egli afferma, tra l'altro:
«Non vi è una Nuova Alleanza che si contrapponga a una Vecchia Alleanza, non vi è neppure un’unica Alleanza Vecchio-Nuova che costringerebbe gli ebrei a farsi cristiani o i cristiani a farsi ebrei. Vi è un’unica Torah eterna che contiene molte Alleanze, i molti modi in cui il Santo, benedetto Egli sia, rivela il suo amore per gli uomini e indica le vie per giungere all’incontro con Lui»
salvo che loro restano "il popolo dell'Alleanza" e noi i goym... Nella conclusione, Morselli cita Elia Benamozegh, il grande rabbino livornese che in un’opera postuma pubblicata a Parigi nel 1914 scriveva:
«La riconciliazione sognata dai primi cristiani come una delle condizioni della Parusia, o avvento finale di Gesù, il ritorno degli ebrei nel seno della Chiesa, senza di cui le diverse confessioni cristiane sono concordi nel riconoscere che l’opera della redenzione rimane incompleta, questo ritorno si effettuerà non come lo si è atteso, ma nel solo modo serio, logico e durevole, e soprattutto nel solo modo proficuo al genere umano. Sarà la riunione dell’ebraismo e delle religioni che ne sono derivate, e, secondo la parola dell’ultimo dei profeti, il sigillo dei veggenti, come i dottori chiamano Malachia, “il ritorno del cuore dei figli ai loro padri”» (Ml 3,24).
Citazione peraltro strumentale di Malachia, che parla anche della riconciliazione dei padri verso i figli e nessuno autorizza a pensare che i padri siano gli ebrei e i figli siano i cristiani, il quali sono innanzitutto figli di Dio nel Figlio...

Sta di fatto che gli ebrei si sono in qualche modo riappropriati di Cristo come rabbi e profeta e non certo come Dio... e, oggi, in riferimento al dialogo, arrivano a sostenere:
«Il dialogo ebraico-cristiano era giunto negli ultimi mesi a un punto di crisi che sembrava insormontabile, intorno alla questione della conversione degli ebrei. In un recente incontro tra Autorità rabbiniche e Autorità episcopali italiane si è chiarito che non vi è nessuna intenzione da parte della Chiesa Cattolica di operare attivamente per la conversione degli ebrei e che di conversione si parla solo in una prospettiva escatologica». [citazione dall'articolo di Morselli sopra indicato - cfr. brano del Comunicato della CEI riportato di seguito]
Estratto dal comunicato CEI del 22 settembre 2009:
«Il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha incontrato oggi i rabbini Giuseppe Laras, Presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana, e Riccardo Di Segni, Rabbino capo della Comunità ebraica di Roma. “Il Cardinale – si legge in un comunicato diffuso dalla Cei - ha voluto porgere loro gli auguri per l’inizio dell’anno ebraico pregandoli di estenderli a tutti gli ebrei italiani”. Durante l’incontro il cardinale ha affrontato con i due rabbini alcune questione rimaste “aperte” con la comunità ebraica in seguito alla pubblicazione dell’“Oremus et pro Iudaeis”. A questo proposito il comunicato afferma: Non c’è, nel modo più assoluto, alcun cambiamento nell’atteggiamento che la Chiesa Cattolica ha sviluppato verso gli Ebrei, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II. A tale riguardo la Conferenza Episcopale Italiana ribadisce che non è intenzione della Chiesa Cattolica operare attivamente per la conversione degli ebrei”... “La fede nel Dio dei Padri, ricevuta in dono – si è affermato al termine dell’incontro - rende responsabili i credenti cristiani ed ebrei per l’edificazione di una convivenza basata sul rispetto dell'Insegnamento di Dio”.»
[Non possiamo ignorare che il riferimento ai dieci comandamenti gli ebrei lo fanno anche quando ne attribuiscono l'osservanza ai "noachidi". Ricordiamoci che Noè non fa parte della Storia della Salvezza, che comincia con Abramo, e che i noachidi sono tutti i non-ebrei compresi noi, mentre l'identità che essi ancora sentono è quella del Popolo Sacerdotale al quale appartengono l'Alleanza e le promesse. Mentre la Chiesa si profonde in questo riconoscimento, altrettanto non può dirsi da parte loro nei confronti della Chiesa e dei cristiani, che appartengono alla Nuova ed Eterna Alleanza per essi inconcepibile e già rifiutata! - ndR].
Conclusione

Certo non può esistere da parte della Chiesa - riguardo alla conversione che è un dono legato alla libertà inviolabile di ognuno - alcun comportamento coercitorio nei confronti di chicchessia, ebrei compresi; ma questo non significa che la Chiesa debba rinunciare ad Annunciare il Signore a tutti, compresi gli ebrei, che hanno tutta la libertà di continuare a rifiutarlo ed aspettare il loro Messia, ma non quella di assimilarci a loro dopo aver annichilito l'Incarnazione, il Sacrificio e la Risurrezione di Cristo con la connivenza dell'apostasia ormai interna alla Chiesa!

Nessuno nega che gli ebrei vadano rispettati, amati e non perseguitati. L'antisemitismo, la furia distruttrice contro un popolo è da condannare senza riserve. Questo, sembra condiviso da ogni uomo di buona volontà prima ancora che da un vero cristiano. Ciò premesso, dichiarazioni come questa della CEI nonché le altre espressioni sul valore delle false religioni presenti nella Nostra Aetate e le ulteriori posizioni nei confronti degli ebrei non sono imposte con autorità infallibile. Si tratta di posizioni "pastorali" ambigue e pericolosissime, in contrasto col Magistero precedente, perché aprono la strada all'indifferentismo ed al relativismo religioso e, peggio, al sincretismo. I guasti li abbiamo sotto gli occhi giorno dopo giorno.

In particolare l'impegno espresso con le seguenti parole: "non è intenzione della Chiesa Cattolica operare attivamente per la conversione degli ebrei" poteva esser preso da una sola persona che, nella Chiesa, gode di una tale rappresentatività che presuma parlare per l'intera Chiesa, ed è il Papa.

L'irrevocabilità della predilezione appartiene al Nuovo Israele, cioè alla Chiesa fuori della quale la vecchia Alleanza non ha più senso né fine. I rami vecchi sono stati recisi, i nuovi sono innestati sul tronco dell'Israele di Abramo che ha creduto nel Cristo venturo. La Legge antica non ha di per sé più alcuna linfa ed i rami ed il tronco isteriliti potranno riavere vita solo dall'innesto in Cristo. L'irrevocabilità della predilezione è qui e solo qui.
  1. Gli ebrei che rifiutano Cristo rifiutano la predilezione.
  2. Per tornare ad essere prediletti dovranno innestarsi nella nuova storia che inizia e si perpetua con Cristo.
  3. L'unico soggetto della predilezione è la Chiesa. Gli ebrei increduli restano fuori a causa dell'irrevocabilità per loro scelta.
L'Antica Alleanza vive, nella parte in cui doveva ancor continuare a vivere dopo la venuta di Cristo, nella Chiesa, Nuovo Israele, frutto della Nuova ed Eterna Alleanza. Vivendo solamente nell'Antica Alleanza, la fede degli ebrei non giustifica né salva, perché non è più la fede di Abramo e dei giusti che credettero nel Cristo venturo, né è quella di coloro che hanno accolto Gesù.
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Vedi anche:
:: Mons. Brunero Gherardini - "Sugli ebrei, così serenamente"
:: G. Copertino - "Tra noi e loro la pietra angolare non il negazionismo"
:: F. Colafemmina - "Archivi e ipocrisie. L'antidefamation League e Pio XII"
:: Maria Guarini, Se non si esce dal sepolcro. Il Papa allo Yad Vashem
:: La preghiera per gli ebrei nella liturgia del Venerdì Santo
:: Maria Guarini, Modifica della “Dottrina della sostituzione” della Sinagoga con la Chiesa in
   “dottrina delle due salvezze parallele”

domenica 4 maggio 2025

Dichiarazione sull'Accordo segreto Sino-Vaticano

Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati. Qui l'indice degli articoli sulla questione Sino/vaticana. Denuncia card. Zen qui

Mons. Carlo Maria Viganò
Dichiarazione
sull'Accordo segreto sino-vaticano


La violazione dell’Accordo Sino-vaticano
L’Agenzia AsiaNews ha diramato (qui) la notizia secondo la quale lo scorso 28 Aprile il clero diocesano di Shanghai avrebbe eletto come proprio Vescovo padre Wu Jianlin. Lo stesso sarebbe avvenuto il 29 Aprile, con l’elezione di padre Li Jianlin alla Diocesi di Xinxiang. Entrambe le nomine, provenienti dalla “chiesa patriottica” scismatica, sono state fatte in palese violazione dei termini dell’Accordo segreto che il Vaticano ha firmato con il governo di Pechino nel 2018, rinnovato nel 2020, nel 2022 e nel 2024 per quattro anni.

Le clausole di questo Accordo – che è ufficialmente segreto, ma di cui sono trapelati alcuni dettagli – dovrebbero prevedere da un lato che la Santa Sede riconosca l’Associazione Patriottica Cattolica Cinese come facente parte della Chiesa Cattolica e che il Partito Comunista Cinese abbia l’autorità di nominarne i Vescovi; dall’altro dovrebbe essere riconosciuto al Papa – almeno in teoria – il diritto di veto su tali nomine e di ratifica della rimozione dei Vescovi legittimi che il Partito Comunista intende sostituire con altri Vescovi di propria nomina.

Lettera aperta del prof Josef Seifert al card decano Gian Battista Re

La lettera aperta pubblicata di seguito riguarda la necessità di esaminare prima del prossimo Conclave l'accusa formale di eresia lanciata dall'arcivescovo Viganò (e sostenuta da molti illustri teologi, giuristi e filosofi di tutto il mondo) contro Papa Francesco. Qui la stessa in un filmato pubblicato su YouTube. In questo precedente del 2023 [vedi] lo studioso si era rivolto ai cardinali, invitando i vescovi a resistere alle azioni eterodosse del sacro soglio. 

Lettera aperta del
Prof. Dr. phil. habil. Josef Maria Seifert


All'Eminenza Cardinale Decano Gian Battista Re
Gaming, 24 aprile 2025

Sulla necessità di esaminare prima del prossimo Conclave l'accusa formale di eresia lanciata dall'arcivescovo Viganò (e sostenuta da molti illustri teologi, giuristi e filosofi di tutto il mondo) contro Papa Francesco

Eminenza, caro Cardinale Decano Giovanni Battista Re, I più cordiali saluti in Cristo.
Mi rivolgo a Lei, caro Cardinale Decano Re, perché solo Lei detiene ora l'autorità di consentire che, prima del prossimo Conclave, abbia luogo un'indagine sull'accusa di eresia sollevata contro Papa Francesco.
Lei detiene, fino all'elezione del prossimo Papa, la massima autorità nella Chiesa cattolica, inviterà, in unione con il Camerlengo Kevin Joseph Cardinale Farrell, i Cardinali qualificati di tutto il mondo di età inferiore agli 80 anni a eleggere il nuovo Papa e potrà determinare la data del prossimo Conclave.
Rendo pubblica la mia lettera a causa del poco tempo che resta per risolvere questioni di estrema importanza e urgenza.

Ho scoperto attraverso il testo J'accuse [qui] dell'arcivescovo Viganò due documenti pontifici, probabilmente dogmatici e certamente molto autorevoli, sulla questione dei “vescovi, cardinali e papi eretici” di Papa Paolo IV e San Pio V, che invocano solennemente la Sede di Pietro e dichiarano la validità di questi due documenti per tutti i tempi. Questi testi mi sembrano della massima importanza per la Chiesa in questo momento.
Essi chiedono solennemente che la Chiesa proceda con un esame delle accuse di eresia papale.

Terza Domenica dopo Pasqua ("Iubiláte Deo") / La speranza del ritorno e la Presenza

Meditiamo i tesori della nostra fede seguendo l'anno liturgico. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi (Gv, 14).

Terza Domenica dopo Pasqua
 
Iubiláte Deo, omnis terra, psalmum
dícite nómini eius, date glóriam laudi eius, allelúia.
Acclamate al Signore da tutta la terra, cantate un inno al suo nome, rendetegli gloria, elevate la lode. Alleluia.

La dignità del popolo Cristiano
Ancora un poco e non mi vedrete;
e un altro poco e mi vedrete;
perché vado al Padre
Niente di più grande, di più alto sulla terra che i Principi della Santa Chiesa, che i Pastori stabiliti dal Figlio di Dio, e di cui la successione durerà tanto quanto il mondo; ma non crediamo che i sudditi di questo immenso impero, che si chiama la Chiesa, non abbiano anche la loro magnanima dignità. Il popolo Cristiano, in seno al quale si confondono in completa uguaglianza, sia un Principe che un semplice privato, sovrasta in luce e valore morale di tutto il resto dell’umanità. Ovunque esso si estende, penetra la vera civilizzazione; poiché ovunque porta l’esatta nozione di Dio e del fine soprannaturale dell’uomo. Avanti a Lui arretra la barbarie, si cancellano le istituzioni pagane, per quanto antiche possano essere; un giorno vide anche la civiltà Greca e Romana rendergli le armi; e il diritto cristiano, scaturito dal Vangelo, sostituirsi da se stesso a quello dei Gentili. Numerosi fatti hanno dimostrato la superiorità che il battesimo imprime alla stirpe Cristiana; poiché non sarebbe ragionevole pretendere di trovare altrove la ragione principale di questa superiorità nella nostra civiltà, la quale non è stata che la conseguenza del battesimo.

sabato 3 maggio 2025

3 Maggio. Invenzione della Santa Croce

Precedente qui. Ti adoro, o Croce Santa, che fosti ornata del Corpo Sacratissimo del mio Signore, coperta e tinta del suo Preziosissimo Sangue. Ti adoro, mio Dio, posto in croce per me. Ti adoro, o Croce Santa, per amore di Colui che è il mio Signore. Così sia.

Invenzione della Santa Croce

II trionfo della Croce
Era conveniente che il nostro Re divino si mostrasse ai nostri sguardi appoggiato allo scettro della sua potenza, affinché nulla mancasse alla maestà del suo impero. Questo scettro è la Croce, e apparteneva al Tempo pasquale presentargliene l’omaggio. Una volta la Croce veniva presentata a noi quale oggetto di umiliazione per l’Emmanuele, come il letto di dolore sul quale spirò; ma poi egli non vinse la morte? E cosa è divenuta questa Croce, se non il trofeo della sua vittoria? Che essa, dunque, venga mostrata e si pieghi ogni ginocchio davanti all’augusto legno per mezzo del quale Gesù conquistò l’onore che noi oggi gli rendiamo. Il giorno di Natale cantavamo con Isaia: «Ci è nato un bambino e ci è stato dato un figlio: il suo impero poggia sugli omeri suoi» . Poi l’abbiamo visto che portava sulle spalle questa Croce, come Isacco portò la legna per il suo sacrificio; ma oggi, per lui, non è più un peso. Essa brilla di uno splendore che rapisce lo sguardo degli angeli; e dopo che sarà stata adorata dagli uomini finché durerà questo mondo, apparirà d’un tratto sulle nubi del cielo per assistere, presso il giudice dei vivi e dei morti, alla sentenza favorevole di coloro che l’avranno amata, alla condanna di quelli che l’avranno resa inutile per essi, a causa del loro stesso disprezzo e del loro oblio. Durante i quaranta giorni che passò ancora sulla terra, Gesù non giudicò conveniente glorificare lo strumento della sua vittoria. La Croce non dovrà apparire che nel giorno in cui, pur essendo rimasta invisibile, avrà conquistato il mondo a colui del quale ripete le meraviglie. Egli riposò tre giorni nella tomba: quella rimarrà seppellita durante tre secoli nella polvere. Ma risusciterà anch’essa; ed è questa ammirabile risurrezione che oggi celebra la Chiesa. Una volta compiutosi il tempo, Gesù ha voluto accrescere le gioie pasquali, rivelando questo monumento del suo amore per noi. Lo lascerà tra le nostre mani, per nostra consolazione, fino all’ultimo giorno; non è dunque giusto che noi gliene rendiamo omaggio?