martedì 31 ottobre 2023

Mons. Williamson / Sinodo contro la Chiesa?

Un cattolico è tale per ciò che crede, Non si lascia trascinare come una foglia d’autunno. Qui l'indice degli articoli riguardanti il Sinodo sulla sinodalità. 

DCCCL - Ottobre 2023
Sinodo contro la Chiesa? 

La Chiesa Cattolica ha sempre insegnato che la sua dottrina e la sua struttura sono entrambe di origine divina, essendo state stabilite da Gesù Cristo come fondamento della Sua Chiesa, e non possono mai essere cambiate dagli uomini, nemmeno dai più alti funzionari della Sua Chiesa. Tuttavia, da tutto ciò che sappiamo sull’attuale Sinodo dei Vescovi, che è riunito a Roma per il mese di ottobre, sembra che Papa Bergoglio abbia in mente di apportare cambiamenti rivoluzionari nell’insegnamento e nella struttura della Chiesa. Ad esempio, in tutti i Sinodi precedenti i partecipanti erano prevalentemente dell’alto clero, ma in linea con la democratizzazione della Chiesa avvenuta con il concilio Vaticano II (1962–1965), questa volta una grande percentuale sarà costituita da laici uomini e donne.

Di fronte alla minaccia di questo Sinodo per la sopravvivenza stessa della Chiesa, cinque cardinali romani di tutto il mondo – Brandmueller (Germania), Burke (USA), Sandoval (Messico), Sarah (Guinea) e Zen (Cina) – il 10 luglio di quest’anno hanno scritto al Papa una lista di cinque “dubia”, o dubbi dottrinali, in cui gli chiedevano, in piena conformità col Diritto Canonico, un chiarimento dottrinale su ciò che aveva inteso dire in varie occasioni riguardo a 1 Rivelazione Divina, 2 unioni tra persone dello stesso sesso, 3 sinodalità, 4 donne sacerdote e 5 Sacramento della Penitenza. Ecco cosa insegna la Chiesa su questi punti.
  1. Rivelazione divina: tutto ciò che la Chiesa ha dichiarato essere dottrina di Dio non può essere cambiato.
  2. Unioni tra persone dello stesso sesso: le situazioni oggettivamente peccaminose, come le unioni tra persone dello stesso sesso, non possono essere sanate dalle buone intenzioni dei peccatori, ma rimangono un tradimento della Rivelazione divina che le condanna.
  3. Sinodalità: qualsiasi riunione di vescovi come un Sinodo, con o senza la partecipazione di laici uomini e donne, rimane un gruppo con funzione consultiva per il Papa, e non può partecipare al suo governo della Chiesa.
  4. Donne sacerdote: per la natura del Sacramento dell’Ordine, le donne non potranno mai essere sacerdoti validi.
  5. Sacramento della Penitenza: la Confessione non è valida se il penitente non ha sufficiente contrizione dei suoi peccati.
L’11 luglio di quest’anno, Papa Bergoglio ha risposto a ciascuno dei cinque “dubia” con considerazioni proprie. Le sue risposte complete nella sua lettera dell’11 luglio (qui)
  1. La Rivelazione Divina è vincolante per sempre, ma ciò che vincola per sempre può avere bisogno di essere reinterpretato per adattarsi alle nuove circostanze dei nuovi tempi.
  2. La sostanza perenne è una cosa, ma il condizionamento culturale è un’altra. Ci deve essere sempre una carità pastorale per le pecore della Chiesa. Il loro comportamento non è sempre conforme alle norme della Chiesa.
  3. Il popolo Cattolico deve collaborare al governo della Chiesa da parte del Papa. Tutta questa collaborazione può essere chiamata “sinodale”. Ma per adattarsi alla Chiesa universale, deve essere sempre molto aperta.
  4. La Chiesa ha sempre insegnato che le donne non possono essere sacerdote, ma hanno pari diritti degli uomini.
  5. Naturalmente la Chiesa ha sempre richiesto il pentimento per l’assoluzione, ma ai nostri giorni le cose sono andate così avanti che il solo fatto che un peccatore venga a confessarsi può bastare per meritare l’assoluzione.
I cinque Cardinali non potevano accontentarsi di tali considerazioni, per quanto pie e benintenzionate potessero sembrare. Così, il 21 agosto, scrissero nuovamente al Papa i loro cinque “dubia”, riformulati in modo da chiedere una risposta chiara e dottrinale, “sì” o “no”, a ciascuno dei loro dubbi – vedi qui.

Ecco come hanno riformulato gli stessi dubbi, per ottenere dal Papa l’esatta risposta che le domande richiedono.
  1. Sì o no, se un testo è definito una volta come dottrina divina, quel testo può essere cambiato in qualsiasi momento successivo?
  2. Sì o no, un sacerdote cattolico può benedire un’unione omosessuale? Tutti i rapporti sessuali extraconiugali sono ancora peccaminosi?
  3. Sì o no, l’attuale Sinodo dei Vescovi eserciterà la suprema autorità della Chiesa?
  4. Sì o no, l’Ordinazione Sacramentale di una donna al sacerdozio cattolico potrà mai essere valida?
  5. Sì o no, un penitente che confessa un peccato, ma non se ne pente, può ricevere validamente l’assoluzione?
Se il Sinodo pretende di cambiare la dottrina cattolica su uno di questi punti, non sarà un Sinodo cattolico, e la normale conseguenza sarà uno scisma nella Chiesa.
Kyrie eleison

“Questo è il sinodo dell’oscurità. Che cosa vuole veramente il papa?”.

Parla nuovamente il vescovo Mutsaerts: uno degli interventi della pars sanior dei pastori, per quanto esigua, da non ignorare. Qui l'indice degli articoli riguardanti il Sinodo sulla sinodalità.

“Questo è il sinodo dell’oscurità. 
Che cosa vuole veramente il papa?”.

Mentre in Vaticano viene presentata la relazione di sintesi della prima sessione del Sinodo sulla sinodalità, parla il vescovo olandese Rob Mutsaerts, che un anno fa aveva deciso di abbandonare l’assemblea dichiarando: “Dio è fuori da questo ignobile processo sinodale”. [vedi e qui]

Monsignor Robertus Mutsaerts, vescovo ausiliare di Den Bosch in Olanda, è un raro caso di vescovo che parla chiaro e ha il coraggio di metterci la faccia.

domenica 29 ottobre 2023

La grande sostituzione

La grande sostituzione è considerata un teoria cospirativa. Ma la realtà delle nostre città smentisce le critiche di regime che la negano. Qui l'indice degli articoli sull'immigrazionismo.

La grande sostituzione

Milano, via Tonale, ore 14:30 circa. Tornato da Padova in treno, prendo la filovia per tornare a casa.
La filovia dapprima quasi vuota si riempie di decine di persone, fermata dopo fermata. Di italiana, a parte me e l’autista, nemmeno una. Il nucleo più numeroso dei passeggeri è di chiara ascendenza nordafricana; vi sono anche mamme, velate, coi passeggini. Ma c’è un po’ di tutto: dall’estremo Oriente al Sudamerica passando per l’Africa nera. Anche qualche sparuto slavo che si esprime in un idioma incomprensibile, forse romeno.
Mancano solo non dico i milanesi doc o anche ariosi - sarebbe chiedere troppo - ma perlomeno gli italiani. C’ero io, c’era l’autista.

Domenica XXII dopo la Pentecoste - Il pericolo particolare degli ultimi tempi è la crisi della verità

L'uomo è sacro perché appartiene solo a Colui di cui è immagine; ma deve recuperare la somiglianza, grazie a Cristo Signore.
Domenica ventiduesima
dopo la Pentecoste


Messa

Secondo Onorio di Autun la Messa di oggi richiama i tempi dell'Anticristo (Gemma animae, l. IV, 93). La Chiesa volgendo i suoi occhi nel futuro al regno di questo uomo del peccato (2Ts 2,3), e come se già provasse la persecuzione finale, prende l'Introito dal Salmo 129.
Se, insieme al senso profetico che hanno oggi le parole di questo salmo, noi vogliamo una applicazione presente e pratica, data la nostra miseria, richiamiamo il Vangelo della settimana precedente, che era una volta il Vangelo di questa Domenica. Ciascuno di noi si riconoscerà nel debitore che non può pagare e può sperare soltanto nella bontà del padrone e, nella confusione della nostra anima umiliata, grideremo: Se tu, o Signore, consideri le iniquità, chi può resistere davanti a te?

Epistola (Fil 1,6-11). - Fratelli: Confidiamo nel Signore Gesù che avendo cominciato in voi l'opera buona, la perfezionerà fino al giorno di Cristo Gesù. È giusto che per voi nutra questi sentimenti, perché vi ho nel cuore, come coloro che, e nelle mie catene, e nella difesa, e nella conferma del Vangelo, hanno partecipato alla mia gioia. Dio mi è testimonio come io ami voi tutti nelle viscere di Gesù Cristo. E questo io domando, che la vostra carità abbondi sempre più nella conoscenza e in ogni finezza di discernimento, finché eleggiate il meglio, siate schietti e irreprensibili fino al giorno di Cristo, ricolmi per Gesù Cristo di frutti di giustizia a gloria e lode di Dio.

sabato 28 ottobre 2023

"Credo. Compendio della fede cattolica", di monsignor Athanasius Schneider

È uscito “Credo. Compendio della fede cattolica” di monsignor Schneider. Una guida sicura e autorevole in questa temperie oscura. 
Alla fine del suo discorso al lancio del Credo a Roma, il vescovo Schneider ha detto: “Chiediamo umilmente al Signore di concederci per intercessione della Madonna la grazia di poter dire: “Io conosco la mia fede cattolica. Non permetterò che io sia confuso. Per questa Fede sono pronto a morire”. Ho trovato alcuni autorevoli apprezzamenti, che condivido:
Possa quest’opera rivelarsi un ottimo strumento per coloro che cercano di esplorare più profondamente la verità di Gesù Cristo. (+ Vescovo Joseph Strickland)
Credo è uno strumento importante nell'essenziale lavoro missionario di evangelizzazione e apologetica nell'annuncio della verità salvifica di Gesù Cristo nel nostro mondo che ne ha così disperatamente bisogno. (+ Cardinale Robert Sarah)
Mons. Schneider dà voce alla tradizione viva, mostrando che non è semplicemente viva, ma ha il potere di cambiare la nostra vita, di renderci santi. Credo che questo libro farà molto bene. (Dott. Scott Hahn)

Credo. Compendio della fede cattolica” 
di mons. Athanasius Schneider.

Esce in questi giorni in inglese, a cura della casa editrice cattolica Sophia Institute Press di Manchester (New Hampshire, Stati Uniti) il libro Credo. Compendio della fede cattolica, di monsignor Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Santa Maria ad Astana, Kazakistan.

Scritto per i piccoli e i semplici, in un linguaggio accessibile e comprensibile anche a persone non esperte di questioni teologiche, pur essendo accurato e fedele alla dottrina della Chiesa, questo Compendio espone la verità della Fede e della Tradizione cattolica di fronte alla complessità del momento attuale.

La trasmissione completa della fede, della morale e della Sacra Liturgia ricevuta dalla Chiesa è un dovere e una responsabilità di ogni vescovo cattolico, e ciò in virtù della consacrazione episcopale. Né il papa, Vicario di Cristo, né i vescovi sono proprietari del Depositum fidei o della Sacra Liturgia, né possono disporne a loro discrezione. Non hanno nemmeno il potere di proporre nuove forme di espressione della dottrina cattolica, se non nello stesso senso della Tradizione. A questo proposito, il commento di san Vincenzo de Lerins nel Commonitorium 8 è molto significativo:

Questioni sulla vera fede Domande su questioni vitali per il bene della Chiesa e la nostra salvezza.

In un precedente articolo nella nostra traduzione da ‘Le Sel de la Terre’ [qui] avevamo anticipato ulteriori approfondimenti sulle osservazioni del teologo tedesco Johannes Dörmann su Giovanni Paolo II circa le OMISSIONI riguardanti le sue affermazioni sul fatto che Dio è solo misericordia  da cui consegue la salvezza a priori per tutti, tant'è che siamo arrivati alla misericordia bergogliana che condona apertamente il peccato. Precedente qui. Ci sovviene anche Gaudium et spes, 22 qui (i semi delle variazioni sono tutti nei documenti del Vaticano II). Ricordo anche la questione del 'pro multis' [vedi anche qui]. Di seguito un nutrito approfondimento del nostro lettore Teofilo, particolarmente significativo in questi giorni di dibattito di un discusso sinodo.

Questioni sulla vera fede 
Domande su questioni vitali per il bene della Chiesa e la nostra salvezza.

I – È vero che Giovanni Paolo II, ispirandosi al Vaticano II, ha sostenuto che la salvezza sarebbe già stata garantita a ciascun uomo dall’Incarnazione del Verbo, senza bisogno di pentimento, di conversione a Cristo e quindi senza bisogno del concorso della nostra libera volontà sorretta dall’azione determinante della Grazia? Quel papa avrebbe dunque predicato l’errore gravissimo della cosiddetta salvezza per tuttioredenzione universale”?

* * 
[La salvezza per tutti, a priori] L’ha sostenuto un teologo tedesco, professore di “missionologia” all’Università di Münster, Johannes Dörmann (1922-2009), sulla base di approfondite ricerche su testi di Woytila quand’era cardinale e sulle sue prime tre encicliche di taglio dottrinale. Ma perché occuparsi ora di una tale questione?

I cattolici che vogliono oggi restare fedeli al dogma senza nello stesso tempo esporsi col criticare ambiguità, oscurità e persino errori penetrati nell’insegnamento e nella pastorale della Chiesa attuale, a partire dal Vaticano II, considerano Giovanni Paolo II un autentico difensore della fede e ne contrappongono l’insegnamento alle deviazioni sempre più evidenti dell’attuale pontefice, papa Francesco.

giovedì 26 ottobre 2023

Burkina Faso: la fede resta viva nonostante il jihad

Oasi di fede viva in un mondo secolarizzato con la minaccia incombente dell'islamismo. Qui l'indice degli articoli sul filo-islamismo.
Burkina Faso: la fede resta viva nonostante il jihad

Cattedrale di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso
Il Burkina Faso sta vivendo da diversi mesi l’espansione jihadista sul suo territorio. Ma l'escalation di violenza ha un effetto inaspettato agli occhi degli osservatori: il ritorno di molti cristiani a una pratica religiosa che talvolta avevano avuto la tendenza ad abbandonare.

"È un messaggio bellissimo e pieno di fede", spiega Maria Lozano. Questa attivista della ONG Aiuto alla Chiesa che soffre (AED) ha avuto l'opportunità di parlare con i sacerdoti del Burkina Faso che le hanno detto che molti residenti, constatando che "le loro vite sono in pericolo, sono più propensi a tornare al cristianesimo per prepararsi per la vita eterna, qualora dovesse accadere il peggio".

La sinodalità minata da un vescovo ortodosso durante il sinodo

Indice degli articoli riguardanti il Sinodo sulla sinodalità.
La sinodalità minata da un vescovo ortodosso durante il sinodo

Lunedì, parlando al Sinodo sulla sinodalità, il metropolita Giobbe di Pisidia, vescovo ortodosso, ha affermato che la definizione di sinodalità nel sinodo che si terrà a Roma “differisce notevolmente” dalla comprensione ortodossa.

Il metropolita Giobbe di Pisidia si riferì nel suo discorso al primo concilio ecumenico, il Concilio di Nicea del 325, e citò i Canoni Apostolici, del IV secolo, sul governo e la disciplina della Chiesa paleocristiana. Su questa base ha dichiarato che
“un sinodo è un incontro deliberativo di vescovi, e non un’assemblea consultiva di chierici e laici”. 
“Alla luce di quanto sopra, potremmo dire che la comprensione della sinodalità nella Chiesa ortodossa differisce molto dalla definizione di sinodalità data dalla vostra attuale assemblea del Sinodo dei Vescovi”, ha aggiunto.

Notizie da Sant'Anna al Laterano

Notizie da Sant'Anna al Laterano.
Carissimi,
Ormai quasi alla fine dell'anno liturgico e nell'imminenza del nuovo, alcune Festività ci appellano a intensificare la nostra vita spirituale fondata sulla partecipazione alla Messa, la vita sacramentale, la preghiera e la carità.
  • Domenica 29 ottobre Festa di Cristo Re e Signore dell'Universo. La Messa delle ore 16 - preceduta dalla possibilità di confessarsi (dalle ore 15) - sarà seguita dall'esposizione del Santissimo Sacramento con l'Atto di consacrazione al Cuore di Gesù, il canto delle Litanie del Sacro Cuore di Gesù e la Benedizione eucaristica. All'Atto di Consacrazione è annessa l'indulgenza plenaria stabilita da S.S. Pio XI da lucrarsi alle solite condizioni.
  • Mercoledì 1 novembre Festa di Ognissanti. Ore 15 Confessioni e ore 16 S. Messa cantata.
  • Giovedì 2 novembre Commemorazione di tutti i Fedeli Defunti. Ore 15 Confessioni e ore 16 S. Messa cantata. In questo giorno, e per tutto l'Ottavario dei Defunti, sarà possibile lucrare l'indulgenza (alle solite condizioni) per i Fedeli Defunti visitando il cimitero.
  • Sabato 4 novembre I sabato del mese. Messa votiva del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria (ore 15 confessioni).
In un avviso successivo sarà inviato il programma di un ciclo di catechesi sui Novissimi.
In Domino.

mercoledì 25 ottobre 2023

I Gesuiti del Portogallo con Papa Francesco

GMG: quando un Gesuita incontra altri Gesuiti...
I Gesuiti del Portogallo con Papa Francesco

Durante le GMG di Lisbona (1-6 agosto 2023), come durante ciascuno dei suoi viaggi apostolici, Papa Francesco ha insistito per avere un colloquio speciale con i suoi colleghi Gesuiti. Ma, come in ciascuno di questi incontri, ha tenuto lo stesso discorso, e sempre in modo sconnesso.

Ha parlato tra l’altro, dell’“indietrismo” dei conservatori, e dell’ampia accoglienza che deve essere riservata a tutti, in particolare agli omosessuali...
Ecco alcuni estratti del suo intervento, ripresi con pio compiacimento da La Civiltà Cattolica del 28 agosto.

martedì 24 ottobre 2023

San Raffaele Arcangelo - Supplica

Segnalazioni dei lettori. Nel giorno già dedicato alla Sua memoria invochiamo San Raffaele Arcangelo
Supplica
O potentissimo Sant’Arcangelo Raffaele, celeste medico, Medicina di Dio, uno dei sette angeli sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore e di Maria Immacolata, nostra Regina e madre e Regina dei nove cori angelici.
Guida divina, Raffaele, ricevi con bontà le nostre suppliche.
Vieni in nostro soccorso, (indicare la malattia che opprime) ci sta opprimendo.
Noi abbiamo utilizzato tante volte la medicina contro la creazione di Dio per operare: aborti, eutanasia, fecondazioni assistite, traffico di organi, manipolazioni genetiche, perché abbiamo voluto sostituirci a Dio. Ciò che è male agli occhi di Dio attraverso la medicina noi l’abbiamo compiuto, siamo stati spesso empi; ma ora molte chiese sono chiuse, il mondo è percorso dalla guerra ed il futuro è incerto e preoccupante.
Noi sappiamo fin dall’infanzia, dalle Sacre Scritture, che il Signore è giusto e libera fino all’ultimo tutti coloro che compiono la sua volontà. O santo Arcangelo Raffaele così tu venisti mandato da Dio in missione presso la famiglia di Tobiolo ed il Tuo intervento nella vita di Tobia fu manifestazione di Dio Padre Provvidente; fu con la Divina Sapienza che preparasti la medicina e guaristi Tobiolo dalla cecità, e scacciasti il demone Asmodeo che perseguitava Sara, così che Sara e Tobia, liberati e sanati fisicamente e spiritualmente, poterono vivere lietamente il resto dei loro giorni, rendendo grazie a Dio.

A proposito del nuovo libro di Enrico Maria Radaelli: Ma Dio è pro o contro il Novus Ordo Missæ?

Il breve saggio di cui qui si parla, di Enrico Maria Radaelli, si colloca nel contesto delle opere dell’Autore volte a focalizzare i punti cruciali che caratterizzano la crisi che da alcuni decenni grava nella Chiesa cattolica. L'Autore approfondisce uno degli elementi di detta crisi: il nuovo rito della Messa promulgato da Papa Paolo VI il 3 aprile 1969, tuttora in vigore pur con le variazioni che da allora vi sono state apportate.

A proposito del nuovo libro
di Enrico Maria Radaelli:
Ma Dio è pro o contro il Novus Ordo Missæ?


Da come oggi è ridotta la Chiesa: dispersa, frammentata, senza voce sul mondo, sui giovani, senza più un minimo di appeal, e specialmente senza il battito vivo dell’impegno di salvare le anime e il mondo dalle tenebre, ecco: da tutto ciò per Enrico Maria Radaelli è ben evidente che Dio ci sta facendo sapere – « Ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi » (Mt 7,17) – che tutta questa incontenibile marea di frutti cattivi che vediamo intorno a noi è dovuta al fatto di nascere da una pianta cattiva.

La realtà estremamente drammatica della Chiesa odierna è da decenni, agli occhi della sua più vasta maggioranza, tanto grave quanto non capita, non colta. Radaelli segnala che, tranne tre Vescovi: René Henry Gracida, Jan Pawel Lenga e Carlo Maria Viganò, non c’è un Pastore della Chiesa che oggi voglia riconoscere la realtà, e la realtà è che la quasi unanimità della Chiesa (si pensi alla crisi ariana dei tempi di sant’Atanasio) è di fatto solo un’antichiesa governata da un antipapa, e da antipapa che non vuole riconoscere di esserlo.

La papessa incontra il papa

Nella nostra traduzione da Crisis Magazine una delle inquietanti frequentazioni di Bergoglio. Qui l'indice sul clericalismo politicante del papa. 

La papessa incontra il papa

Whoopi Goldberg è ricca e famosa. Il suo valore stimato è di 90 milioni di dollari. Attualmente ne guadagna circa 13 milioni all'anno. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui un Emmy, un Grammy, un Oscar e un Tony Award. Il suo debutto come moderatrice e co-conduttrice del programma televisivo The View ha attirato un pubblico di 3,4 milioni di spettatori.

Non c'è  dubbio che sia ricca e famosa. Tuttavia, la ricchezza e la fama non garantiscono quel terzo fattore: la saggezza morale; anche se spesso si presume che lo facciano. Nel caso della signora Goldberg, questo terzo fattore potrebbe essersi dileguato.

È nata a New York City nel 1955 e si chiamava Caryn Elaine Johnson. La cancellazione whoopee, tra l'altro, è stata l'ispirazione per cambiare il suo nome. Il suo cognome è stato adottato da un presunto antenato ebreo inesistente.

domenica 22 ottobre 2023

XXI domenica dopo Pentecoste: Rivestirsi interamente dell'armatura di Dio

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la meditazione di questa settimana di Fr. John Zuhlsdorf sulla Domenica XXI dopo Pentecoste che abbiamo presentato qui.
Conosci la storia di Ester durante l'esilio babilonese. Il malvagio Haman complottò per convincere il re a uccidere tutti gli ebrei. Ester sventò il suo piano e invece gli ebrei riuscirono a uccidere i loro nemici.

Conosci la storia di Giobbe. Era un uomo giusto che Satana tormentò con il permesso di Dio per metterlo alla prova e rafforzarlo. Rimase fedele nella miseria e nella perdita estreme. Alla fine Giobbe fu ricompensato da Dio con una condizione ancora migliore di quella che aveva prima.

Le figure di Ester e Giobbe investono con la loro presenza la nostra Messa domenicale. L'antifona d'introito è di Ester e l'antifona di offertorio è di Giobbe. C'è un messaggio incorporato nei canti: le cose possono andare storte molto velocemente e può sorgere un pericolo mortale. Gli agenti di Satana e perfino Satana stesso sono all'opera. Dobbiamo perseverare, perché solo Dio è la nostra salvezza. Solo Lui può salvarci, ma noi, come Ester e soprattutto Giobbe, dobbiamo fare la nostra parte sia per difenderci dal Nemico, sia poi anche passare all'offensiva con la preghiera: «il Signore ha dato, il Signore ha tolto; benedetto sia il nome del Signore».

Domenica XXI dopo la Pentecoste (In voluntáte tua, Dómine)

Domenica XXI dopo la Pentecoste 

Intróitus
Esth. 13, 9 et 10-11 - In voluntáte tua, Dómine, univérsa sunt pósita, et non est qui possit resístere voluntáti tuae: tu enim fecísti ómnia, coelum et terram, et univérsa quae coeli ámbitu continéntur: Dóminus universórum tu es.
Ps. 118, 1 - Beáti immaculáti in via: qui ámbulant in lege Dómini.
Glória Patri…

Esth. 13, 9 et 10-11 - In voluntáte tua, Dómine,
Introito
Ester 13, 9 e 10-11 - Nel tuo dominio, o Signore, sono tutte le cose, e non vi è chi possa resistere al tuo volere: Tu facesti tutto, il cielo, la terra e tutto quello che è contenuto nel giro dei cieli: Tu sei il Signore di tutte le cose.
Sal. 118, 1 - Beati gli uomini di condotta íntegra: che procedono secondo la legge del Signore. Gloria al Padre…
Ester 13, 9 e 10-11 - Nel tuo dominio, o Signore,…

Ufficio. 
Le domeniche che seguono sono le ultime del Ciclo annuale, ma la distanza dalla fine di esso varia ogni anno, in relazione allo spostamento della Pasqua. Tale spostamento impedisce la ricerca di un preciso accordo tra la composizione delle loro Messe e le lezioni dell'Ufficio della notte che, come abbiamo detto, dopo il mese di Agosto sono fisse (VII Domen. dopo la Pentecoste). I fedeli devono ricordare che in ottobre si legge il libro dei Maccabei, che ci anima agli ultimi combattimenti, e in novembre quello dei profeti, che annunziano il giudizio di Dio, per poter trarre dalla santa Liturgia un'istruzione completa e capire bene, come è necessario, la preoccupazione della Chiesa in queste ultime settimane.

venerdì 20 ottobre 2023

La famiglia come fondamento metafisico e apertura alla trascendenza

Una interessante recensione da La Testata di Silvio Brachetta.
La famiglia come fondamento metafisico e apertura alla trascendenza
Silvio Brachetta

Sul mistero del sesso
Ebreo convertitosi al cristianesimo, filosofo e saggista tra i più seguiti in Francia, Fabrice Hadjadj ha inserito in questa sua opera due sue conferenze, di cui quella che tanto colpì, per acume, i convenuti al Grenelle de la famille (Forum della famiglia, 8 marzo 2014), ne dà il titolo.

Questa collezione di scritti si presenta come uno tra i più fortunati tentativi di supportare il fondamento metafisico della famiglia, al netto di tutte quelle caratteristiche accidentali, che potrebbero essere cercate e trovate anche altrove. E cosa, nella famiglia, è accidentale? Generalmente – dice Hadjadj – si pensa alla famiglia in tre modi: la famiglia è il «luogo primario dell’amore», il «luogo della prima educazione» e il «luogo di rispetto delle libertà». Tutto questo è vero. Nella famiglia, di solito, è presente l’amore, si educano i figli e si rispettano le libertà, a meno che i genitori non agiscano dispoticamente. Ma sono veramente questi gli elementi sostanziali della famiglia?

Non proprio – scrive il filosofo – poiché anche in un orfanatrofio eccellente troviamo dei bravi educatori o delle persone in grado di dare amore e rispettose della libertà dei bambini. È dunque evidente che non sta in questi elementi, o non solo in essi, la «perfezione della famiglia» ma, tutt’al più, l’«eccellenza dell’orfanatrofio». La sostanza, invece, ha a che fare certamente con l’universale, ma in modo specifico con ciò che è costitutivo e unico, in una determinata realtà. E cos’è unico e non sostituibile nella famiglia? Evidentemente quello che manca all’orfanatrofio: il sesso, ad esempio. Semplicemente, banalmente, realisticamente, il sesso. Curiosa quest’epoca in cui il banale buon senso va ribadito.

Tutta la società, a pensarci bene, si tiene sul sesso. Padre, madre, figli, fratelli, suoceri, parenti. Nomi di relazione, certamente, ma che derivano da un presupposto sessuale, maschile e femminile. Ma usciamo pure dalla famiglia: Hadjadj scrive che Aristotele paragona le tre forme di regime politico – regalità, aristocrazia, repubblica – ai «tre tipi di differenza che derivano dalla sessualità» – sessuale, generazionale, fraterna. Ed è vero, perché «la regalità si riferisce alla relazione del padre con i suoi figli; l’aristocrazia alla relazione dell’uomo con la donna; la repubblica alla relazione tra i fratelli». Il sesso, dunque, è primario nella famiglia e plasma la società. Non le fonda, però, poiché la famiglia, in particolare, è già un fondamento e non si può fondare un fondamento.

Il Lego al posto del Logos
Eppure un pensiero meschino, ideologico e volutamente artificioso sta travolgendo tutto. L’autore si riferisce al noto potere (non solo politico) dei nostri giorni, insolente e usurpativo, di cui molti conoscono almeno gli effetti. È noto anche il progetto: rovesciare le strutture sociali, sovvertire la realtà, per mezzo dell’autofinanziamento a colpi di prelievi forzosi in danaro e di una vasta e martellante opera di rieducazione collettiva degli adulti (tramite i media) e dei ragazzi (tramite la scuola). Hadjadj ha parole molto dure su questa «neo-gnosi materialista» moderna, che ha sostituito la nascita con la produzione, l’arte con la tecnica e – dal trascendente all’immanente – il Logos con il «Lego», o con il «Meccano».

Eppure tutto l’Occidente si regge sul «nascere» e sul «far nascere», anche in senso socratico. È Socrate infatti che, presentato da Platone, si è opposto a una dialettica di tipo polemico, introducendo la dialettica «maieutica», l’arte dell’ostetrica, della levatrice, che permette non solo di trarre alla luce un bimbo, ma pure di far partorire la verità, nel dialogo tra due persone. Oggi tuttavia un certo tecnologismo impiccione, il quale è «lo stadio supremo sia del liberalismo sia del socialismo», ha introdotto il «rifiuto della nascita», tradendo così la stessa materia, che avrebbe dovuto programmaticamente preferire allo spirito. La materia di Socrate, Platone e Aristotele era infatti “hyle”, materia vivente, abitata dalla linfa vitale, come il legno verde. L’artigiano rispettava la materia, la trattava con precauzione, quasi in modo cerimonioso, secondo antiche procedure non frenetiche.

Oggi invece la materia – osserva Hadjadj – si esaurisce in un semplice agglomerato di particelle da smontare e rimontare a piacere, come nel Meccano, appunto. E «alla domanda: che cos’è una donna?» i fans del Meccano rispondono: «XX, e non cantano più il fondoschiena di Afrodite, né i seni di Maria». Non si salva cioè nemmeno il paganesimo. Tutto è «Bit, Atomi, Neuroni e Geni». Null’altro. L’innamorato del Lego, il «democratico contrattualista» al potere (ricordiamolo), ci mostra «le quinte del teatro, la regia, il ponteggio delle luci» e s’immagina, «con ciò, di darci la spiegazione di Giulietta e Romeo».

Peculiarità dell’amore, dell’autorità e della libertà, che scaturiscono dalla famiglia

Non solo la differenza sessuale è nel fondamento familiare. Secondo il filosofo bisogna aggiungere la «differenza delle generazioni» e «la differenza tra queste due differenze [sessuale e generazionale, ndr]». Cosa intende dire? Che la differenza sessuale è tipica della relazione uomo-donna, mentre la differenza genitori-figli concerne la paternità e la maternità. Non finisce qui: nuove nascite introducono nuovi soggetti e, quindi, i parenti. L’«alleanza coniugale» diventa quindi «tribale e allarga da subito lo spazio familiare a quello della società». In tutto questo non c’è più una logica di calcolo tecnicista, ma una logica di «desiderio», di «dono», non soggetto a contratti, né a decisioni previste.

Per questo Hadjadj pone alcune specificità nella famiglia, che la rendono una realtà unica nel suo genere. L’amore familiare – sostiene – è un «amore senza preferenza», al contrario di un «club elettivo o selettivo». Il legame educativo familiare, poi, è un’«autorità senza competenza», poiché la «paternità ci cade addosso» e prevede di accogliere il figlio come un mistero. Nella famiglia, infine, «si esercita una libertà senza indipendenza»: vi è sempre un certo lasco tra una libertà di mera decisione e una verità «di consenso a ciò che è dato». Ovvero una libertà che non può non tenere conto dei rapporti di dipendenza e di sussistenza reciproca.

La famiglia, nella sua essenza, è inoltre un «focolare irradiante», nel senso di un punto focale, da cui si sviluppa una prospettiva. E dunque l’uomo, figlio degli antenati e generatore della posterità, non può «dissociare il logico e il genealogico». La famiglia poi è non solo il luogo dell’«esistenza», ma pure quello della «resistenza» al «politicamente corretto, alla programmazione» scientista, ponendosi come «contrappunto all’artificio».

Siamo allora, nel caso della famiglia, in presenza dello «zoccolo carnale dell’apertura alla trascendenza», a Dio, senza di cui ci si potrebbe chiedere perché mai si dovrebbe continuare ad «alimentare il cimitero». Ed è così che «la sessualità spinge la ragione a volgersi verso quello che c’è di più trascendente», se non altro perché «ciò che c’è di più fisico in noi esige una risposta metafisica».
 
Libro recensito:
Fabrice Hadjadj, “Ma che cos’è una Famiglia?”, Edizioni Ares, Città di Castello (PG) 2015, pp. 184, euro 16,00

giovedì 19 ottobre 2023

Dottrina sociale: una nota di speranza dall’America Latina

Su segnalazione dell'Osservatorio Cardinale Van Thuân, una nota di speranza per l'America latina
Dottrina sociale:
una nota di speranza dall’America Latina

Stefano Fontana

Una buona notizia per la Dottrina sociale della Chiesa viene dall’America Latina. Un Rete di istituzioni cattoliche lancia l’AGENDA 2023-2033 PER LO SVILUPPO DEI POPOLI IBERO-AMERICANI. L’iniziativa è della RED LATINOAMERICANA CARDENAL VAN THUÂN PARA LA DOCTRINA SOCIAL DE LA IGLESIA.

La RETE è stata costituita nel 2015 e le sue istituzioni co-fondatrici sono l’Università Juan Pablo II (San José – Costa Rica), l’Università Popolare Autonoma dello Stato di Puebla (Puebla – Messico) e il Centro di Ricerca sull’Etica Sociale della Fondazione Aletheia (Buenos Aires – Argentina). Fin dalla sua fondazione, tale RETE è patrocinata dall’OSSERVATORIO INTERNAZIONALE CARDINALE VAN THUÂN PER LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA (Verona – Italia).

Per i giorni 2 e 3 novembre 2023 la Rete ha programmato Il PRIMO FORUM REGIONALE per la presentazione dell’Agenda.

L’AGENDA 2023-2033 PER LO SVILUPPO DEI POPOLI IBERO-AMERICANI [vedi qui il testo] è un documento programmatico in 10 punti. Esso si qualifica per ispirarsi alla autentica tradizione della Dottrina sociale della Chiesa, senza lasciare il campo a nuove interpretazioni fuorvianti o a interpretazioni ideologiche del passato (come la teologia della liberazione o la teologia del popolo) e del presente (come il nuovo paradigma ambientalista). L’Agenda 2033 è “Per il regno sociale di Nostro Signore Gesù Cristo, a 2000 anni dalla sua morte e risurrezione” e posta “Sotto la protezione della Vergine di Guadalupe, Patrona, Regina e Madre Celeste di tutte le Americhe, a 500 anni dalla sua apparizione (1531-2031)”.

È indicativo che al primo posto dell’Agenda ci sia la difesa della cultura e dell’identità nazionale, in contrasto con l’omologazione globalista e il rifiuto delle radici naturali, tra cui l’appartenenza ad una nazione. Come dice il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa: “Quando questa consapevolezza viene meno, gli stessi cattolici si condannano alla diaspora culturale e rendono insufficienti e riduttive le loro proposte. Presentare in termini culturali aggiornati il patrimonio della Tradizione cattolica, i suoi valori, i suoi contenuti, l’intera eredità spirituale, intellettuale e morale del cattolicesimo è anche oggi l’urgenza prioritaria”.

Coerentemente, nel secondo dei dieci punti troviamo la difesa della famiglia anche dalla nuova minaccia dell’ideologia gender. Anche a questo proposito viene ricordato cosa dice il Compendio: «Di fronte alle teorie che considerano l’identità di genere soltanto come prodotto culturale e sociale derivante dall’interazione tra la comunità e l’individuo, prescindendo dall’identità sessuale personale e senza alcun riferimento al vero significato della sessualità, la Chiesa non si stancherà di ribadire il proprio insegnamento: «Spetta a ciascuno, uomo o donna, riconoscere ed accettare la propria identità sessuale. La differenza e la complementarità fisiche, morali e spirituali sono orientate al bene del matrimonio e allo sviluppo della vita familiare».

Contro il libertarismo irresponsabile l’Agenda propone di educare alle virtù e per questo bisogna impegnarsi a riscoprire i doveri come precedenti rispetto ai diritti: “Il progresso e lo sviluppo di una nazione hanno bisogno di uomini educati alla virtù e al dovere, al contrario di ciò che suggerisce la pedagogia attuale e dominante che pone l’accento sui diritti piuttosto che sugli obblighi”.

Si passa quindi a delineare l’obiettivo di sradicare la povertà, però senza cadere nel materialismo sociologico, anzi, richiamando la Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II che dice: “Uno sviluppo, che non comprenda le dimensioni culturali, trascendenti e religiose dell’uomo e della società nella misura in cui non riconosce l’esistenza di tali dimensioni e non orienta ad esse i propri traguardi e priorità, ancor meno contribuisce alla vera liberazione”.

Anche la promozione dei diritti umani rientra negli obiettivi decennali dell’Agenda ma secondo criteri molto diversi dall’interpretazione prevalente e imposta oggi: “La fonte ultima dei diritti umani non si situa nella mera volontà degli esseri umani, nella realtà dello Stato, nei poteri pubblici, ma nell’uomo stesso e in Dio suo Creatore”.

Si passa quindi a parlare di lavoro per poi arrivare al problema ecologico. Qui, con ampie citazioni da Giovanni Paolo II, l’Agenda propone obiettivi non politicamente corretti, mantiene il concetto della superiorità dell’uomo sul creato, non concede nulla alle proposte di abolizione della gerarchia degli esseri né al recupero di forme primitive di religiosità, nessuna divinizzazione della terra o aperture a proposte ideologiche dietro le quali si nascondono i nuovi interessi green.

Gli ultimi tre punti dell’Agenda riguardano le istituzioni democratiche di cui si contesta la versione “procedurale”, la crescita economica e l’equità sociale secondo direttive di Dottrina sociale oggi scarsamente considerate come la diffusione della proprietà privata, la critica al fiscalismo statalistico, la valorizzazione del principio di sussidiarietà e il rapporto fondamentale tra economia e famiglia, infine la concordia sociale per la quale l’Agenda dice assolutamente necessaria la carità cristiana, riprendendo l’insegnamento conclusivo della Rerum novarum.

La Dottrina sociale della Chiesa non gode oggi di ottima salute, nemmeno dentro la Chiesa stessa. Ma questa iniziativa ci dona qualche speranza per il futuro.
Stefano Fontana - Fonte

mercoledì 18 ottobre 2023

Ventesima domenica di Pentecoste: una sobria ebbrezza

Nella nostra traduzione da OnePeterFive una meditazione, tratta dalla Domenica appena trascorsa da noi ricordata qui, che ci aiuta a vivere e offrire la nostra vita e la nostra storia in ogni momento, figli nel Figlio ben incarnati nelle nostre situazioni, per ricevere la grazia di redimere questi tempi malvagi in cui siamo stati chiamati a vivere. Molti i pertinenti riferimenti alla cattività babilonese di chi ama la Tradizione e il Rito dei secoli.

Ventesima domenica di Pentecoste: 
una sobria ebbrezza
di Padre John Zuhlsdorf

Il contesto è sempre importante. Innanzitutto, a che punto dell’anno liturgico siamo in questa ventesima domenica dopo la Pentecoste? Storicamente, questa è la quinta domenica dopo la festa di San Cipriano. Ovviamente mi riferisco a un conteggio delle domeniche che era in vigore prima che esse fossero numerate a partire dalla Pentecoste. Il grande liturgista, Beato Ildefonso Schuster, ci informa che
Il computo del numero delle settimane tra Pentecoste e Avvento non è sempre stato lo stesso, poiché a Roma si calcolavano le domeniche più vicine alle feste degli apostoli e di San Lorenzo; seguivano poi quelle successive a San Cipriano e infine, in alcune versioni, una serie conclusiva di domeniche successive alla dedicazione di San Michele, post Sanctum Angelum. Ciò spiega perché, come abbiamo già osservato, gli Introiti di queste ultime domeniche formano come un gruppo a sé stante, non essendo tratti dai Salmi, come era regola generale, ma dai libri profetici.
La nostra lettura dell’Epistola è tratta dalla Lettera di San Paolo agli Efesini 5, 15-21, un capitolo che alcuni membri del Sinodo sulla sinodalità che fanno sempre molto rumore (“Camminare insieme verso la camminare insiemezza”) non amano leggere, a causa della sua condanna della “sporcizia” (aischrotēs), ossia dei rapporti omosessuali.

martedì 17 ottobre 2023

Preghiera alla Madonna Regina della Palestina

Preghiera composta da Mons. Luigi Barlassina, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, in occasione della consacrazione della diocesi gerosolimitana alla Santa Vergine avvenuta il 15 luglio 1920. Nel 1933 il titolo di Maria Regina della Palestina è stato approvato dalla Sacra Congregazione dei Riti.

Preghiera alla Madonna Regina della Palestina

O Maria Immacolata, graziosa Regina del Cielo e della terra, eccoci prostrati al Tuo eccelso trono, pieni di fiducia nella Tua bontà e nella Tua sconfinata potenza.
Noi Ii supplichiamo di rivolgere uno sguardo pietoso sulla Palestina, che più di ogni altra regione Ti appartiene, poiché tu l’hai aggraziata con la Tua nascita, con le Tue virtù, con i Tuoi dolori, e da essa hai dato al mondo il Redentore.
Ricorda che qui appunto Tu fosti costituita tenera Madre nostra e dispensatrice delle grazie;
veglia dunque con speciale protezione sulla Tua Patria terrena,
dissipa da essa le tenebre dell’errore poiché ivi risplendette il Sole dell’eterna Giustizia, e 
fa’ che presto si compia la promessa uscita dal labbro del Tuo divino Figlio, di formare un solo ovile sotto un solo Pastore.
Ottieni inoltre a tutti noi di servire il Signore nella santità e nella giustizia tutti i giorni della vita nostra, affinché per i meriti di Gesù e con il Tuo materno aiuto, possiamo alfine passare da questa Gerusalemme terrena agli splendori di quella celeste.
Così sia. - Fonte

'Kedoshìm' e 'mechilàh', Vendetta e Perdono parole grosse smerciate mentre Israele si accinge alla sua operazione sulla Striscia di Gaza.

Interessante, dal web. Riguarda la cronaca attuale; ma anche l'umano vivere a 360°. La guerra genera guerra, la violenza violenza, l’odio odio.

Kedoshìm e mechilàh, Vendetta e Perdono

Kedoshìm e mechilàh, Vendetta e Perdono parole grosse che vengono smerciate mentre Israele si accinge alla sua operazione di terra sulla Striscia di Gaza.
Chiediamo aiuto per sviscerare i seguenti concetti a un interprete autorevole dell'ebraismo, Rav (Rabbi) Ariel Di Porto:

"Non vendicarti e non conservare rancore verso i figli del tuo popolo, e desidera per il tuo prossimo quello che desideri per te; Io sono il Signore” (Waiqrà 19,18). In questo versetto troviamo tre comandamenti distinti, due negativi ed uno affermativo: i divieti di vendicarsi e serbare rancore, e la mitzwàh di amare il proprio prossimo come se stesso. In questo breve passaggio troviamo tre dei comandamenti più difficili da mettere in pratica. Come per qualsiasi altra mitzwàh della Toràh è indispensabile comprenderne i dettagli e individuarne l’ambito di applicazione. Ci concentreremo sulle prime due mitzwot, i divieti di vendicarsi e serbare rancore.

lunedì 16 ottobre 2023

Dichiarazione delle donne cattoliche sul “Sinodo sulla sinodalità”

Pubblico di seguito la Dichiarazione di Donne Cattoliche promossa dalla nota vaticanista Diane Montagna nel recente Catholic Identity Forum tenutosi negli Stati Uniti. Il documento si inserisce in quel fronte di resistenza che, sulla scia dei Dubia dei cardinali [qui], si va manifestando sempre più chiaramente contro l'eventualità di cambiamenti nella dottrina e nella disciplina della Chiesa che aprirebbero le porte allo scisma, se non proprio all'eresia. Qui l'indice degli articoli riguardanti il Sinodo sulla sinodalità. 

Dichiarazione delle donne cattoliche
sul “Sinodo sulla sinodalità”

Nostro Signore Gesù Cristo ha istituito la Chiesa cattolica per essere la "luce del mondo", affinché attraverso i successori degli Apostoli potessimo sentire la Sua voce e tutte le nazioni fossero condotte alla salvezza eterna.

Tuttavia, negli ultimi tempi l'autorità morale della Chiesa cattolica sembra essere stata cooptata dallo spirito del mondo e la sua voce è stata messa a tacere su questioni che minacciano la vita e la salvezza eterna soprattutto dei giovani. Oggi, in alcune nazioni occidentali, bambini e adolescenti vengono mutilati fisicamente con interventi chirurgici di riassegnazione del sesso, farmaci che bloccano la pubertà e castrazione chimica, mentre la confusione viene seminata nelle loro menti e nei loro cuori dallo spirito dell'impurità e dalla cultura della morte. Eppure, molti di coloro a cui è affidata la custodia e la propagazione del deposito della fede sono più preoccupati di accettare in modo "non giudicante" quanti indulgono e promuovono queste pratiche piuttosto che di proteggere gli innocenti dai predatori che cercano di corrompere e distruggere.

domenica 15 ottobre 2023

Domenica XX dopo la Pentecoste ("Omnia quæ fecísti nobis")

Se qualcuno pecca contro il Signore, non obbedendo ai suoi comandamenti (Introito) e così muore alla grazia, deve disperare della sua salvezza eterna? No, faccia appello con fede all'infinita misericordia del Redentore, e la sua anima rivivrà (Vangelo). Ma, dopo il perdono, veda di non essere imprudente, sia per non ricadere nella colpa, sia per guadagnare il tempo perduto (Epistola). E poi si fortifichi contro le nuove tentazioni con la celeste medicina dei Sacramenti (Secreta), al fine di poter offrire al suo Dio un degno servizio nella tranquillità dello spirito (Orazione

Domenica XX dopo la Pentecoste
("Omnia quæ fecísti nobis")

Intróito
Dan. 3, 31, 29 et 35
- Omnia quæ fecísti nobis, Dómine, in vero iudício fecísti, quia peccávimus tibi, et mandátis tuis non obedívimus: sed da glóriam nómini tuo, et fac nobíscum secúndum multitúdinem misericórdiæ tuæ.
Ps. 118, 1 - Beáti immaculáti in via: qui ámbulant in lege Dómini. Glória Patri…
Dan. 3, 31, 29 et 35
- Omnia quæ fecístis nobis,…

Orátio
Largíre, quǽsumus, Dómine, fidélibus tuis indulgéntiam placátus et pacem: ut páriter ab ómnibus mundéntur offénsis, et secúra tibi mente desérviant. Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum, qui tecum vívit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. M. - Amen.
Introito
Dan. 3, 31, 29 e 35 - Tutto quello che hai fatto per noi, o Signore, lo hai fatto con vera giustizia, perché abbiamo peccato contro di Te e non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti: ma Tu dà gloria al tuo nome e trattaci secondo la grandezza della tua misericordia.
Sal. 118, 1 - Beati coloro che sono senza macchia: che camminano secondo la legge del Signore. Gloria al Padre…
Dan. 3, 31, 29 e 35 - In tutto quello che ci hai fatto,…

Colletta
Largisci placato, Te ne preghiamo, o Signore, il perdono e la pace ai tuoi fedeli: affinché siano mondati da ogni colpa e Ti servano con tranquilla coscienza. Per il nostro Signore Gesú Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli.
M. - Amen.

Giudei e Gentili.

Il Vangelo di otto giorni or sono annunciava le nozze del Figlio di Dio e della stirpe umana. Dio, nella creazione del mondo visibile, aveva per fine la realizzazione di tali nozze e tale fine persegue ancora nel governo della società. Nessuna meraviglia dunque che, rivelandoci su questo argomento il pensiero di Dio, la parabola abbia messo in luce il fatto importante della riparazione dei Giudei e della chiamata dei Gentili, che è ad un tempo il più importante nella storia del mondo e il più intimamente legato al compimento del mistero dell'unione divina.

sabato 14 ottobre 2023

L’esortazione “Laudate Deum”: è "Laudato si’" ma in peggio

Il commento della FSSPX sulla Laudate Deum. Precedenti qui - qui - qui. Qui l'indice degli articoli sul clericalismo politicante di Bergoglio.

L’esortazione “Laudate Deum”: 
è "Laudato si’" ma in peggio

Annunciando la sua futura esortazione apostolica, pubblicata il 4 ottobre 2023, nella festa di San Francesco d'Assisi, Papa Francesco l'ha definita "una seconda parte della Laudato si’ per un aggiornamento sui problemi attuali". Per giudicare questo nuovo testo sull’ecologia dobbiamo ritornare alla Laudato si’ di cui è il seguito.

L’enciclica Laudato si’

La constatazione di un fallimento universale

Il testo rileva "fallimento dei Vertici mondiali": il Papa conclude che l'attuale sistema politico è obsoleto, a causa del predominio della dimensione economica su quella politica. Il Papa prende di mira l’avidità, la distorsione dell’economia, così come il consumismo.

Intervista al cardinale Burke a proposito del processo detto di «sinodalità», di Philippe Maxence

Su segnalazione di don Claude Barthe, che ringraziamo, riprendo da Rex Novae l’intervista rilasciata dal cardinale Burke a Philippe Maxence per L’Homme nouveau. Su questo stesso argomento, vedi anche l’intervento del cardinale in occasione del convegno dello scorso 3 ottobre, organizzato a Roma presso il teatro Ghione dalla rivista la Nuova Bussola Quotidiana di Riccardo Cascioli, sul tema «La Babele sinodale» [qui]. Qui l'indice degli articoli riguardanti il Sinodo sulla sinodalità.

Intervista al cardinale Burke a proposito
del processo detto di «sinodalità»

di Philippe Maxence

Philippe Maxence
– In un’intervista rilasciata ad ACN lo scorso 10 agosto, Lei ha dichiarato che gran parte dell’attuale bufera è associata ad una retorica populista sulla Chiesa, ivi compresa la sua disciplina. Cosa intendeva dire?

Cardinale Burke – Purtroppo osserviamo come numerosi membri della Chiesa (a volte con responsabilità alquanto elevate nella gerarchia ecclesiastica ed a questo titolo garanti in modo particolare della conservazione e della diffusione del dogma della Fede) non proclamino più chiaramente la Fede, ma al contrario affermino in modo ambiguo ciò che una frangia della società e dei media vorrebbe sentirsi dire. È precisamente, questa, una forma di populismo, nel senso che l’obiettivo sta nel compiacere questa minoranza e non più nel proclamare la Fede – vale a dire il Credo, i Comandamenti, la disciplina della Chiesa costante fin dagli Apostoli, ecc. – e spiegarla.

giovedì 12 ottobre 2023

Il Card. Zen scrive una lettera per mettere in guardia i confratelli partecipanti al Sinodo sulla Sinodalità

Pubblico il testo integrale della lettera del Card. Joseph Zen, uno dei firmatari dei Dubia [qui], inviata a tutti i padri sinodali. Il cardinale denuncia il regime sinodale. Sinodo significa "camminare insieme", ma a quanto pare solo in una direzione opportunamente prestabilita, anche grazie a procedure raffinate nel corso del pontificato. Qui l'indice degli articoli riguardanti il Sinodo sulla sinodalità. Qui l'indice degli articoli sul card. Zen e la questione sino/vaticana.

Il Card. Zen scrive una lettera per mettere in guardia 
i confratelli partecipanti al Sinodo sulla Sinodalità

Cara Eminenza, Cara Eccellenza,
sono il suo confratello Giuseppe Zen dalla lontana isola di Hong Kong, un vecchio infermo di 91 anni, ordinato vescovo più di 26 anni fa. Scrivo questa lettera perché, conscio di essere ancora in possesso delle mie facoltà mentali, sento il dovere di salvaguardare, come un membro del Collegio dei Successori degli Apostoli, la sacrosanta tradizione della fede cattolica.

Indirizzo questa lettera a voi, membri del prossimo Sinodo sulla sinodalità, perché suppongo che siate preoccupati, come sono io, di come andrà a finire il suddetto Sinodo.

Sinodalità è una parola piuttosto nuova [qui], dall’etimologia si può capire che si tratta di uno spirito, di “parlare insieme e camminare insieme”; per la Chiesa cattolica vorrà dire “comunione e partecipazione di tutti j membri della Chiesa nella missione evangelizzatrice”. Capito così, il tema di questo Sinodo sembra utile e sempre attuale, e sarà un’occasione conveniente per chiarire come nella Chiesa si debba vivere questa sinodalità.

mercoledì 11 ottobre 2023

Tre “dubia” sulla Laudate Deum

Nella nostra traduzione da Infovaticana.com le perplessità sulla Laudate Deum, che vede  il coinvolgimento del papa in ordine all'emergenza climatica piuttosto che sulla salus animarum e la svolta ideologicamente ecologista della Chiesa, contro la sua stessa ragion d'essere. Precedenti qui - qui. Qui l'indice degli articoli dul clericalismo politicante di Begoglio.

I miei tre “dubia” sulla Laudate Deum

La recente esortazione Laudate Deum, presentata come seconda parte dell’enciclica ecologica Laudato si’, solleva, almeno nella mente di chi scrive, alcuni dubbi che spiegherò di seguito.

I dubia, come quelli recentemente sottoposti al Papa da cinque cardinali [qui] su questioni riguardanti il Sinodo della sinodalità, sono una procedura formale, prevista ma eccezionale, con cui si chiedono chiarimenti su un testo pontificio. I loro protagonisti sono di solito i prelati, ma lo stesso Papa Francesco ha espresso in svariate occasioni, e soprattutto coll'attuale Sinodo, il desiderio che i laici trasmettano le loro preoccupazioni e i loro suggerimenti, il che mi ha spinto a esporre i presenti “dubia”.

Primum dubium. Perfino se la teoria del cambiamento climatico causato dall'uomo si rivelasse non solo vera, ma addirittura una catastrofe di portata apocalittica per l’intero pianeta, è di competenza del Santo Padre? La missione specifica del successore di Pietro, secondo la Scrittura e la Tradizione, è “confermare i fratelli nella fede” come custode del Deposito della Rivelazione. Il cambiamento climatico e le sue conseguenze fanno forse parte della Rivelazione?

11 ottobre, Divina Maternità di Maria Santissima

Meditiamo i tesori della nostra fede. Dopo il primo testo, ne trovate un secondo di Dom Prosper Guéranger.
11 ottobre, Divina Maternità di Maria Santissima

Un Dogma, quello della Maternità Divina di Maria, che cambiò le sorti della riflessione mariana dei secoli a venire, gettando un fascio di luce sul mistero e la persona di Maria Santissima quale degna madre di Gesù vero Dio e vero Uomo.

Il primo dogma mariano formulato nella Chiesa fu il dogma della “Madre di Dio”. Nel Concilio di Efeso (431 d.C.), per combattere l’eresia di Nestorio che individuava due persone in Cristo, i Padri dell’assise ecumenica risposero affermando solennemente l’unità e l’unicità della Persona divina di Cristo e di conseguenza la Maternità di Maria estesa a tutta la sua persona non solo umana ma anche divina: «Se qualcuno non confessa che l’Emmanuele è Dio nel vero senso della parola e che perciò la Santa Vergine è Madre di Dio perché ha generato secondo la carne il Verbo (logos) che è da Dio, sia anatema» (Concilio di Efeso, Anatem. 1 di San Cirillo d’Alessandria).

Chiesa sinodale

Qui l'indice degli articoli riguardanti il Sinodo sulla sinodalità.
Chiesa sinodale
di Don Francesco Cupello

C’è un po’ di apprensione in giro per la celebrazione del Sinodo dei Vescovi. Sono andato allora a leggermi l’ Instrumentum Laboris [IL], per rendermi personalmente conto se davvero tale apprensione abbia ragion d’essere. E devo dire che in effetti tale preoccupata attesa dell’evento ecclesiale ha qualche fundamentum in re.   

Innanzitutto va detto che se è un Sinodo sulla sinodalità, non sarebbe lecito parlare già da ora di Chiesa sinodale, perché tale connotazione della Chiesa contiene già la risposta alla domanda sulla sua natura. Faccio solo un esempio per far capire meglio il concetto: nella Chiesa ortodossa il Santo Sinodo occupa un posto centrale, ma soltanto per la sua funzione deliberativa in campo dottrinale, liturgico e morale. Non per questo però la Chiesa ortodossa è una Chiesa sinodale, perché l’autocefalia delle singole Chiese ortodosse si contrappone alla sinodalità, ove la prima è l’indipendenza di una Chiesa dall’altra, e la seconda è il camminare di pari passo e tempo di tutte le Chiese. Perciò la centralità del Sinodo nella Chiesa ortodossa non fa di essa una Chiesa sinodale, come dimostrato dall’ultimo Concilio panortodosso, cui non hanno partecipato alcune Chiese, come per es. quella russa.

martedì 10 ottobre 2023

E perché mai si dovrebbero misurare le parole? Due parole sul mestiere dello scriba

Riprendo il primo articolo de La Testata di Silvio Brachetta. Le parole si misurano, ma non per occultare la verità.

E perché mai si dovrebbero misurare le parole?
Due parole sul mestiere dello scriba


La dottrina della bocca


È vero, lo scriba assennato misura le parole. Le calibra al millimetro, le soppesa, le numera secondo un ordine. Le centellina come uno scultore, le mescola con cura al silenzio e odia essere verboso: fa questo non solo per via del «sì, sì, no, no» evangelico.

Oh Signore – implora Yeshua ben Sirach, il Siracide – «non abbandonarmi ai capricci della mia lingua». Sa bene, Yeshua lo scriba, che c’è una «doctrina oris» – una disciplina della lingua, della bocca, della parola – che fonda il logos.

E cosa non deve uscire dalle labbra o dalla penna dello scriba?

lunedì 9 ottobre 2023

La babele sinodale: la conferenza di Stefano Fontana al Convegno romano

Di seguito il testo integrale della relazione tenuta il 3 ottobre scorso da Stefano Fontana, direttore dell'Osservatorio card. Van Thuân, al convegno “La babele sinodale”, organizzato da La Nuova Bussola Quotidiana. Fontana ha parlato dopo l’introduzione di Riccardo Cascioli e l’intervento di Padre Gerald Murray e prima di quello del cardinale Raymond Leo Burke [qui], che ha concluso i lavori.
Fontana ritiene che il nuovo concetto di sinodalità sia l’esito finale del modernismo filosofico e del suo principio di immanenza. Non c’è una dottrina della sinodalità, essa è definita un “processo”, quindi fatta coincidere con il tempo e la storia. A dirci cosa essa sia sarà il vitalismo degli eventi, la storia della sinodalità mostrerà la sinodalità come storia. Il processo sinodale non produrrà contenuti ma prassi che nel tempo cambieranno la dottrina senza però dichiararlo mai espressamente. Siccome oggi si ritiene che la sinodalità sia espressione essenziale della Chiesa, la Chiesa sarà sottoposta ad una sinodalità permanente, sinodo dopo sinodo, che la trasformerà lungo il tempo. Si vede qui l’eredità dell’esistenzialismo, dello storicismo e di una ermeneutica separata dalla metafisica. Si vedono le conseguenze del modernismo filosofico penetrato dentro la teologia cattolica per fare in modo che sia essa stessa a cambiarsi dall’interno, più che essere cambiata dall’esterno.

La babele sinodale: 
la conferenza di Stefano Fontana al Convegno romano

In questo intervento cercherò di esaminare le principali categorie di pensiero che caratterizzano la nuova nozione di sinodalità. Utilizzerò tre fonti: 1) i documenti ufficiali sul prossimo sinodo, compreso il discorso di Francesco del 2015 in occasione del 50mo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi; 2) la prassi sinodale in questo pontificato, soprattutto il sinodo sulla famiglia degli anni 2014-2015; 3) la principale letteratura teologica di appoggio alla nuova sinodalità[1].

Come è stato scritto, “il sinodo cambia, la sinodalità resta”[2], è quindi sul concetto di sinodalità che bisogna concentrarsi, dato che da essa dipenderà questo sinodo e i prossimi sinodi. Anzi, da essa deriverà la stabilizzazione della prassi sinodale come permanente, come un processo continuo. È importante allora considerare quali categorie di pensiero alimentino questa nozione. Tratterò in particolare tre argomenti: la nuova sinodalità come “tempo”, la nuova sinodalità come “prassi”, la nuova sinodalità come “procedura”.

La nuova sinodalità come “tempo”
La nuova sinodalità viene ampiamente definita un “processo”. Quando la Commissione teologica internazionale ha cercato di descriverla[3], ha utilizzato espressioni che indicano appunto un processo: “stile” di vita, “modo di vivere e operare”, “processi e strutture”, “eventi”. La stessa cosa avviene da parte dei teologi: “camminare insieme”, “riunirsi in assemblea”, “ascolto reciproco”, “dialogo”, “discernimento comunitario”, “creazione del consenso”, “assunzione di una decisione”[4].

Alla sinodalità come processo viene anche assegnato il compito di precisare la nozione stessa di sinodalità[5]. La sinodalità sarebbe un processo che alimenta una progressiva presa di coscienza nella Chiesa di cosa sia la sinodalità. Filosoficamente si dovrebbe dire che si tratta di un processo storico-dialettico, tipicamente hegeliano: la sinodalità non come qualcosa che ha una storia, ma come qualcosa che si fa nella storia. Sarà la storia della sinodalità o, meglio, la sinodalità come storia, a dirci cosa sia la sinodalità. Cosa essa sia lo diranno gli eventi. Molti stanno cercando nella Scrittura, nella storia della Chiesa e in quella delle altre confessioni cristiane, spunti che possano costituire dei “precedenti” di nuova sinodalità[6], ma si tratta appunto di spunti, spesso equivoci e impropri, non di definizioni. Una dottrina sulla sinodalità non esiste. Del resto, ad essere più precisi, al sinodo sulla sinodalità non viene nemmeno chiesto di definire questa dottrina, ma di vivere un processo nei cui eventi la sinodalità si mostrerà come qualcosa che “si edifica strada facendo, ma a partire dalla base”.[7] Sta qui il carattere sovversivo della nuova sinodalità, il suo essere “senza forma”[8] o, come è stato scritto, un Vaso di Pandora.

Queste osservazioni ci dicono che una prima categoria di pensiero presente nella visione della nuova sinodalità è quella del tempo: la storicità. Manca un accostamento al tema di tipo metafisico. La sinodalità è detta un camminare, un mettersi in moto, un attraversare il tempo, un vitalismo … e gli eventi di questo camminare sono sia materiali che di coscienza ecclesiale nello stesso tempo, dato che, modernisticamente, la novità degli eventi fa tutt’uno con la novità delle acquisizioni della coscienza ecclesiale[9] sicché la Chiesa non sa cosa è. Il senso del camminare insieme non è dato fin dall’inizio e non è segnato dal fine da raggiungere, ma emerge nel tempo e dal tempo. Cosa la sinodalità sia non lo si saprà mai definitivamente, perché essa è costitutivamente processo vitale. Garrigou-Lagrange negli anni Quaranta del secolo scorso diceva che per la Nouvelle Tehéologie una teologia che non sia più attuale è da considerarsi una teologia falsa. Lo stesso possiamo dire per la nuova sinodalità: la vera sinodalità sarà quella di volta in volta attuale.

La sinodalità come “prassi”
Gli eventi di un processo nel tempo sono prassi. Alcune parole-chiave della nuova sinodalità, come ascoltare, integrare, condividere, non indicano contenuti ma atteggiamenti, azioni, ossia prassi. In questa prassi, l’agire delle singole persone convocate e l’agire della collettività convocata si congiungono in sintesi dialettica, il particolare e l’universale coincidono nel globale: un centinaio di persone, supposte cattoliche, costituiranno la nuova sinodalità. Il con-venire e il con-cordare sono di per se stessi prassi producenti un significato. Sono evidenti, in questa gamma di concetti che ruotano attorno alla nozione di sinodalità, gli influssi dell’esistenzialismo, del marxismo, dell’hegelismo e, in generale, dello storicismo prassistico, soprattutto di una ermeneutica separata dalla metafisica. Tanto più la cosa risulta evidente (e preoccupante) se si considera che in questa sintesi di opinioni coagulatesi nel tempo si indica con sicumera la voce dello Spirito Santo, proprio come accade nel sistema hegeliano. Mons. Mario Grech, segretario dell’incipiente sinodo, ha scritto che il sinodo ha l’obiettivo “di coinvolgere il più possibile tutte le battezzate e tutti i battezzati, così da ascoltare la loro voce e da riconoscere in essa e attraverso di essa la voce dello Spirito Santo”.[10] Poiché stiamo parlando di prassi non possiamo non notare il grande scontro tra due pretese: che nella prassi si manifesti la voce dello Spirito Santo e che tale prassi sia stata messa strumentalmente nelle mani “di un piccolo gruppo organizzatore”[11] dalle idee omogenee e prestabilite.

Che la nuova sinodalità sia prassi risulta anche da due altre considerazioni. La prima riguarda lo stretto rapporto nel processo sinodale tra il metodo e il contenuto. Come ho già evidenziato sopra, si è deciso di cominciare a camminare anche se non si sa ancora bene, sul piano concettuale e dottrinale, cosa la sinodalità sia, quindi dove andare. Ecco, quindi, che il metodo e il contenuto coincidono. Il ritrovarsi, il parlarsi, il decidere insieme in una specie di brainstorming elitario sono già sinodalità in atto. Il metodo non è solo applicativo, ma è costitutivo della sinodalità. Il contenuto è immanente al metodo. Questo spiega anche perché la partecipazione al processo sinodale non possa avere limiti: tutti devono poter partecipare, anche gli atei o i nemici di Cristo. Se metodo e contenuto coincidono, l’atto del partecipare porta già con sé il suo senso contenutistico. La sinodalità non sarà più dei vescovi o di altre categorie interne alla Chiesa precisate di volta in volta dall’autorità ecclesiastica, ma sarà di chi vi partecipa, ciò avviene già secondo un metodo sinodale e quindi secondo un contenuto sinodale. La nuova sinodalità non sarà nemmeno più dei cristiani e, meno che meno, dei cattolici. Si tratterebbe di confinamenti che ancora pretendono che il contenuto stabilisca dei limiti al metodo, ma il modernismo filosofico e teologico pensa di aver stabilito da molto tempo e definitivamente che è vero il contrario, cioè che il metodo precede il contenuto. Per la modernità filosofica e teologica è il metodo – la prassi – a limitare il contenuto e non il contrario.

Vediamo ora la seconda considerazione sulla nuova sinodalità come prassi. Se osserviamo l’andamento dei recenti sinodi e, soprattutto, di quello sulla famiglia, dobbiamo prendere atto che i suoi effetti hanno soprattutto riguardato la prassi. Strettamente parlando, Amoris laetitia, non ha stabilito: ha alluso, non ha escluso, ma non ha stabilito. Il cambiamento della dottrina tramite la nuova sinodalità non è affidato alla dottrina, ma alla prassi. A decidere è la prassi, quello che si fa. I vescovi della regione di Buenos Aires hanno fatto, e questo ha veramente contato, nel senso di stabilire cosa si deve fare. Quello che si fa coincide con quello che si deve fare, storicisticamente (e prassisticamente) l’essere e il dover essere sono la stessa cosa. Come non vedere in tutto ciò l’influenza dei filoni più classici del modernismo filosofico e teologico che la nuova nozione di sinodalità recepisce con grande fedeltà? Veramente la nuova sinodalità “viene da molto lontano”.[12]

La nuova sinodalità come “procedura”
Le categorie di “tempo” e di “prassi” immergono la nuova sinodalità nella storia. Diventa quindi obbligato assumere dalla storia e dal tempo presente alcune forme di prassi mondana. Se si tratta di tempo e di prassi, la Chiesa non può dimenticare di vivere in un certo tempo e di dover imparare da quel tempo forme di prassi ritenute utili anche per sé[13]. Alcune forme di queste prassi finalizzate a prendere decisioni rimandano al metodo democratico e, più precisamente, alla democrazia liberale procedurale. La letteratura sulla nuova sinodalità insiste molto nel sostenere che il modo di procedere della sinodalità non può venire equiparato a quello di un’assemblea parlamentare[14]. Però, qualcuno – fa notare come si debba mettere in conto ”almeno qualche analogia con quelli in atto nella società civile”[15]; “immaginare che la verifica del consesum fidelium non apra le porte a forme di democratizzazione della chiesa significa cadere in una forma di spiritualizzazione della vita ecclesiale e quindi impedire qualsiasi riforma che promuova la corresponsabilità”[16]. Se si vorrà decidere “non si potranno mettere da parte procedure mutuabili dall’esperienza delle società democratiche”[17]. Se poi le decisioni dovessero ancora essere poste nelle mani del papa e dovesse essere ancora lui a decidere, allora il riformismo della nuova sinodalità verrebbe compromesso, perché si metterebbe un tappo riparatore su quanto il tempo e la prassi avranno fatto emergere nella coscienza ecclesiale[18]. Una significativa apertura in questo senso è già stata realizzata riguardo al sinodo sulla famiglia: nel documento finale sono stati inseriti anche posizioni rigettate a maggioranza dai sinodali e in Amoris Laetitia Francesco ha dichiarato di non voler dire altro di diverso dalle conclusioni del sinodo[19]. È stato anche detto che, come nel passato la Chiesa aveva assunto al proprio interno lo schema politico monarchico, nulla vieterebbe ora di assumere quello democratico[20], non tenendo conto che l’assunzione dello schema monarchico non era una semplice presa a prestito dalle istituzioni del tempo, ma rimandava al concetto teologico di “regalità”. Non c’è dubbio, quindi, che forme di prassi democratica di tipo mondano entreranno nelle procedure sinodali, vi entreranno obbligatoriamente data la dipendenza della procedura sinodale dalle prassi vigenti nel tempo attuale. Sempre a questo riguardo, è di particolare interesse notare che la forma di democrazia che viene presa in esame per confrontarla con le procedure decisionali della nuova sinodalità, anche per evidenziare la reciproca irriducibilità, è solo e sempre la democrazia liberale moderna procedurale. Il confronto non viene fatto con la democrazia secondo Leone XIII, ma con la democrazia di Locke e Rousseau. Quando si sostiene la possibilità e la necessità di adottare procedure democratiche ci si riferisce senza ombra di dubbio alla democrazia procedurale, che la Dottrina sociale della Chiesa ha sempre condannato. Sarà questa e non altre forme democratiche ad entrare stabilmente nelle procedure di formazione di una opinione pubblica ecclesiale fatta coincidere con la voce dello Spirito Santo.

Cenno conclusivo
La nuova sinodalità, considerata nelle categorie sue proprie di tempo, prassi e procedura, è il momento conclusivo di un lungo percorso che ha attraversato tutta la modernità. Il modernismo è stato un fenomeno eminentemente filosofico. L’idea di trasformare la Chiesa non dall’esterno ma dall’interno aveva anche questo significato: introdurre nella teologia categorie filosofiche che l’avrebbero rivoluzionata, in modo che fosse la teologia cattolica stessa a deformare se stessa. Non c’è dubbio che questo sia ampiamente accaduto e che la nozione di nuova sinodalità sia un coerente punto di arrivo di questo tentativo. A farla da padrona sarà l’ermeneutica esistenzialista e storicista, separata dalla metafisica: i contenuti della fede saranno quanto l’interpretazione avrà sedimentato nel tempo, un susseguirsi di interpretazioni condivise e sedimentate, frutto di una opinione pubblica ecclesiale nata nel dibattito sinodale, ma pur sempre solo interpretazioni.
Stefano Fontana - Fonte
Teatro Ghione, Roma, 3 ottobre 2023
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[1] Per una completa informazione di base sulla nuova sinodalità si veda: J. Loredo – José Antonio Ureta, Processo sinodale: un vaso di Pandora – 100 domante e 100 risposte, prefazione del cardinale Raymond Leo Burke, Associazione Tradizione Famiglia Proprietà, Roma 2023.
[2] G. Canobbio, Sulla sinodalità, “Teologia” 41 (2016) 2, p. 270.
[3] Commissione Teologia Internazionale, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, 2 marzo 2018.
[4] R. Repole, Sinodalità. Il contributo della teologia, “Teologia”, 46 (2021), p. 519.
[5] È abbastanza generalizzata l’idea che il concetto di sinodalità non sia ancora definito e abbia bisogno di approfondimenti. Questo viene detto sia da posizioni teologiche che potremmo definire “caute” (cfr. M. de Salis, La sinodalità della Chiesa. Sensi e contorni di una espressione, in “Annales Theologici” 36 (2022) 2, pp. 283-316) e che intendono frenare derive eccessivamente progressiste, sia da posizioni invece più nuoviste allo scopo di accelerare il processo in atto.
[6] Cfr. G. Canobbio, Sulla Sinodalità cit., pp. 249-273; Id., Tradizione e pratiche sinodali in Occidente, “Teologia”, 48 (2023) 1, pp. 15-62; U. Sartorio, Sinodalità. Per una chiesa in riforma, “Studia patavina”, 66 (2019) 2, pp. 279-292; A. Barbi, Discernere e deliberare insieme. Percorsi negli Atti degli Apostoli, “Studia Patavina”, LXVI (2019) 2, pp. 239-250. AA.VV., Riforma sinodale della Chiesa cattolica e dialogo ecumenico: una possibile e feconda convergenza, “Studia patavina”, 69 (2022) 2, pp. 207-242; AA.VV., La sinodalità della Chiesa, “Annales Theologici”, 36 (2022) 2. [7] S. M. Lanzetta, Un Sinodo che viene da molto lontano, “Fides Catholica”, 18 (2022) 1, p. 5. [8] P. De Marco, La démocratie dans l’Église. Réflexions sur le “chemin synodal” allemand, “Catholica”, n. 149, automne 2020. [9] – Le nuove formule vitalistiche“devono essere e mantenersi adatte tanto alla fede quanto al credente” (S.S. Pio X, Pascendi dominici gregis. Sugli errori del modernismo, Cantagalli, Siena 2007, p. 58. [10] M. Grech, Il popolo di Dio soggetto del percorso sinodale, “Teologia”, 48 (2023) 1, p. 4. [11] S. M. Lanzetta, Un sinodo che viene da molto lontano cit., p. 6. [12] Come suona il titolo del già ricordato lavoro di Serafino M. Lanzetta cit. [13] Cfr. G. Canobbio, Dal Sinodo alla sinodalità, “Studia Patavina”, LXIX (2022) 2, pp. 243-259, in specie le pp. 2562-259. [14] M. A. Ferrari, Sinodalità e democrazia: punti di contatto e differenze, “Annales Theologici”, 36 (2022) 2, pp. 475-494. [15] G. Canobbio, Dal Sinodo alla sinodalità cit., p. 255. [16] Ivi, p. 256. [17] Ivi, p. 257. [18] “Ma alla fine, se tocca ancora a lui dire l’ultima parola, si rischia di preparare la strada a nuovi verticismi” (Ivi, p. 258). [19] Cfr. S. Fontana, Esortazione o rivoluzione? Tutti i problemi di Amoris laetitia, Fede & Cultura, Verona 2019. [20] “Le proposte di assimilare la Chiesa ad una democrazia sono speculari a quelle che la descrivevano come monarchia” (G. Canobbio, Sulla Sinodalità cit., p. 258; “In ogni caso i cristiani – che ne siano consapevoli o no – portano la mens democratica, di cui è permeata la società occidentale, al di dentro della Chiesa” (R. Repole, Sinodalità. Il contributo della teologia cit., p. 525.