venerdì 20 ottobre 2023

La famiglia come fondamento metafisico e apertura alla trascendenza

Una interessante recensione da La Testata di Silvio Brachetta.
La famiglia come fondamento metafisico e apertura alla trascendenza
Silvio Brachetta

Sul mistero del sesso
Ebreo convertitosi al cristianesimo, filosofo e saggista tra i più seguiti in Francia, Fabrice Hadjadj ha inserito in questa sua opera due sue conferenze, di cui quella che tanto colpì, per acume, i convenuti al Grenelle de la famille (Forum della famiglia, 8 marzo 2014), ne dà il titolo.

Questa collezione di scritti si presenta come uno tra i più fortunati tentativi di supportare il fondamento metafisico della famiglia, al netto di tutte quelle caratteristiche accidentali, che potrebbero essere cercate e trovate anche altrove. E cosa, nella famiglia, è accidentale? Generalmente – dice Hadjadj – si pensa alla famiglia in tre modi: la famiglia è il «luogo primario dell’amore», il «luogo della prima educazione» e il «luogo di rispetto delle libertà». Tutto questo è vero. Nella famiglia, di solito, è presente l’amore, si educano i figli e si rispettano le libertà, a meno che i genitori non agiscano dispoticamente. Ma sono veramente questi gli elementi sostanziali della famiglia?

Non proprio – scrive il filosofo – poiché anche in un orfanatrofio eccellente troviamo dei bravi educatori o delle persone in grado di dare amore e rispettose della libertà dei bambini. È dunque evidente che non sta in questi elementi, o non solo in essi, la «perfezione della famiglia» ma, tutt’al più, l’«eccellenza dell’orfanatrofio». La sostanza, invece, ha a che fare certamente con l’universale, ma in modo specifico con ciò che è costitutivo e unico, in una determinata realtà. E cos’è unico e non sostituibile nella famiglia? Evidentemente quello che manca all’orfanatrofio: il sesso, ad esempio. Semplicemente, banalmente, realisticamente, il sesso. Curiosa quest’epoca in cui il banale buon senso va ribadito.

Tutta la società, a pensarci bene, si tiene sul sesso. Padre, madre, figli, fratelli, suoceri, parenti. Nomi di relazione, certamente, ma che derivano da un presupposto sessuale, maschile e femminile. Ma usciamo pure dalla famiglia: Hadjadj scrive che Aristotele paragona le tre forme di regime politico – regalità, aristocrazia, repubblica – ai «tre tipi di differenza che derivano dalla sessualità» – sessuale, generazionale, fraterna. Ed è vero, perché «la regalità si riferisce alla relazione del padre con i suoi figli; l’aristocrazia alla relazione dell’uomo con la donna; la repubblica alla relazione tra i fratelli». Il sesso, dunque, è primario nella famiglia e plasma la società. Non le fonda, però, poiché la famiglia, in particolare, è già un fondamento e non si può fondare un fondamento.

Il Lego al posto del Logos
Eppure un pensiero meschino, ideologico e volutamente artificioso sta travolgendo tutto. L’autore si riferisce al noto potere (non solo politico) dei nostri giorni, insolente e usurpativo, di cui molti conoscono almeno gli effetti. È noto anche il progetto: rovesciare le strutture sociali, sovvertire la realtà, per mezzo dell’autofinanziamento a colpi di prelievi forzosi in danaro e di una vasta e martellante opera di rieducazione collettiva degli adulti (tramite i media) e dei ragazzi (tramite la scuola). Hadjadj ha parole molto dure su questa «neo-gnosi materialista» moderna, che ha sostituito la nascita con la produzione, l’arte con la tecnica e – dal trascendente all’immanente – il Logos con il «Lego», o con il «Meccano».

Eppure tutto l’Occidente si regge sul «nascere» e sul «far nascere», anche in senso socratico. È Socrate infatti che, presentato da Platone, si è opposto a una dialettica di tipo polemico, introducendo la dialettica «maieutica», l’arte dell’ostetrica, della levatrice, che permette non solo di trarre alla luce un bimbo, ma pure di far partorire la verità, nel dialogo tra due persone. Oggi tuttavia un certo tecnologismo impiccione, il quale è «lo stadio supremo sia del liberalismo sia del socialismo», ha introdotto il «rifiuto della nascita», tradendo così la stessa materia, che avrebbe dovuto programmaticamente preferire allo spirito. La materia di Socrate, Platone e Aristotele era infatti “hyle”, materia vivente, abitata dalla linfa vitale, come il legno verde. L’artigiano rispettava la materia, la trattava con precauzione, quasi in modo cerimonioso, secondo antiche procedure non frenetiche.

Oggi invece la materia – osserva Hadjadj – si esaurisce in un semplice agglomerato di particelle da smontare e rimontare a piacere, come nel Meccano, appunto. E «alla domanda: che cos’è una donna?» i fans del Meccano rispondono: «XX, e non cantano più il fondoschiena di Afrodite, né i seni di Maria». Non si salva cioè nemmeno il paganesimo. Tutto è «Bit, Atomi, Neuroni e Geni». Null’altro. L’innamorato del Lego, il «democratico contrattualista» al potere (ricordiamolo), ci mostra «le quinte del teatro, la regia, il ponteggio delle luci» e s’immagina, «con ciò, di darci la spiegazione di Giulietta e Romeo».

Peculiarità dell’amore, dell’autorità e della libertà, che scaturiscono dalla famiglia

Non solo la differenza sessuale è nel fondamento familiare. Secondo il filosofo bisogna aggiungere la «differenza delle generazioni» e «la differenza tra queste due differenze [sessuale e generazionale, ndr]». Cosa intende dire? Che la differenza sessuale è tipica della relazione uomo-donna, mentre la differenza genitori-figli concerne la paternità e la maternità. Non finisce qui: nuove nascite introducono nuovi soggetti e, quindi, i parenti. L’«alleanza coniugale» diventa quindi «tribale e allarga da subito lo spazio familiare a quello della società». In tutto questo non c’è più una logica di calcolo tecnicista, ma una logica di «desiderio», di «dono», non soggetto a contratti, né a decisioni previste.

Per questo Hadjadj pone alcune specificità nella famiglia, che la rendono una realtà unica nel suo genere. L’amore familiare – sostiene – è un «amore senza preferenza», al contrario di un «club elettivo o selettivo». Il legame educativo familiare, poi, è un’«autorità senza competenza», poiché la «paternità ci cade addosso» e prevede di accogliere il figlio come un mistero. Nella famiglia, infine, «si esercita una libertà senza indipendenza»: vi è sempre un certo lasco tra una libertà di mera decisione e una verità «di consenso a ciò che è dato». Ovvero una libertà che non può non tenere conto dei rapporti di dipendenza e di sussistenza reciproca.

La famiglia, nella sua essenza, è inoltre un «focolare irradiante», nel senso di un punto focale, da cui si sviluppa una prospettiva. E dunque l’uomo, figlio degli antenati e generatore della posterità, non può «dissociare il logico e il genealogico». La famiglia poi è non solo il luogo dell’«esistenza», ma pure quello della «resistenza» al «politicamente corretto, alla programmazione» scientista, ponendosi come «contrappunto all’artificio».

Siamo allora, nel caso della famiglia, in presenza dello «zoccolo carnale dell’apertura alla trascendenza», a Dio, senza di cui ci si potrebbe chiedere perché mai si dovrebbe continuare ad «alimentare il cimitero». Ed è così che «la sessualità spinge la ragione a volgersi verso quello che c’è di più trascendente», se non altro perché «ciò che c’è di più fisico in noi esige una risposta metafisica».
 
Libro recensito:
Fabrice Hadjadj, “Ma che cos’è una Famiglia?”, Edizioni Ares, Città di Castello (PG) 2015, pp. 184, euro 16,00

Nessun commento:

Posta un commento