sabato 1 giugno 2024

Le ripercussioni a lungo termine della Dignitas Infinita?

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la riflessione su cui, a ben vedere, non si possono ignorare le conseguenze a lungo termine di Dignitas infinita. Vedi qui indice articoli sulla Dichiarazione. Ma non si possono ignorare qui - qui precedenti di grande interesse sul vero concetto di dignità.

Le ripercussioni a lungo termine della Dignitas Infinita?

Come i lettori sapranno, il mese scorso è stata pubblicata Dignitas infinita. Non desidero entrare in una critica sistematica, cosa che Edward Feser, Jeanne Smits e Peter Kwasniewski hanno già fatto molto bene. Piuttosto, oggi voglio esaminare il metodo, le conseguenze, i motivi (per quelle conseguenze) e le motivazioni.

Sul piano del metodo, devo evidenziare la strana ermeneutica che Fernández applica al magistero precedente da lui citato. Un esempio paradigmatico è l'omelia dell'Angelus pronunciata da Giovanni Paolo II nel 1980. In quell'omelia, il Papa, rivolgendosi ai portatori di handicap, dice che Dio ci ha mostrato in Gesù Cristo un amore tale da conferire a ogni uomo una dignità infinita (“ unendliche Würde ” è la frase che usa in tedesco). Víctor Manuel Fernández cita quel documento per affermare che l'essere umano possiede una dignità infinita e inalienabile in virtù della sua struttura ontologica. In altre parole, ha assunto una verità cristiana: cioè che in virtù dell'amore di Dio, e anche in virtù del fine al quale siamo destinati se rispondiamo all'amore di Dio, si può dire che ciascuno di noi ha dignità infinita – e ne ha fatto, in fondo, un'espressione difficilmente conciliabile con la maestà di Dio. Perché nessuno tranne Dio ha dignità infinita in virtù della propria struttura ontologica. Che in questo caso la Maestà di Dio appaia offesa risulterà forse più chiaro analizzando le conseguenze di questo documento.

Per quanto riguarda i postumi, va osservato che il documento contiene un'evidente eresia: la presunta illegittimità assoluta della pena di morte. Victor Manuel Fernández ignora completamente gli insegnamenti della Bibbia, della tradizione patristica e dell'intero magistero della Chiesa nel corso dei secoli [qui - qui - qui].

Nella conferenza stampa in cui ha annunciato la pubblicazione del documento sono emerse altre questioni correlate. In primo luogo, si serve di una dichiarazione papale del XV secolo che consente ai portoghesi di acquistare e vendere schiavi gentili, e un'altra del 1537 in cui il papa vieta il commercio di schiavi gentili. Su questa base sostiene che il Magistero ecclesiastico può cambiare e che i fedeli sono obbligati a obbedire al papa qualunque cosa dica. Fernández ignora in questa occasione che il cristianesimo non è una dottrina rivoluzionaria, che il Nuovo Testamento non ha dichiarato abolita la schiavitù (come ha magnificamente dimostrato Benedetto XVI nella sua enciclica Spe Salvi [1] ), e che i medici cristiani hanno ritenuto che la schiavitù possa essere imposta come una pena per i criminali e i prigionieri di guerra giusta. È quindi possibile che in diverse circostanze storiche un papa giudichi, a torto o a ragione, che esistono le condizioni per una schiavitù giustificata, e che in altre condizioni storiche un altro papa giudichi che non esistono.

Infine, nella stessa intervista, sostiene che anche il magistero sull'omosessualità può cambiare, come ha fatto nella sentenza Fiducia supplicans, e annuncia che gli sembra che il n. 2357 del Catechismo della Chiesa Cattolica non esprime bene il rispetto dovuto agli omosessuali quando insegna che le tendenze omosessuali sono “intrinsecamente disordinate”; [2] proponendo che debba essere riformulato. In effetti, nello stesso documento Dignitas infinita si possono trovare affermazioni molto dubbie al riguardo, secondo le quali le persone non dovrebbero essere punite penalmente per il loro orientamento sessuale come avviene “in alcuni luoghi”. Ci si potrebbe chiedere: nei luoghi in cui vengono puniti i pedopornografi o in cui sono previste punizioni per i bigami e gli adulteri, viene violata la dignità umana? Perché questi sono tutti esempi di “orientamento sessuale” (verso persone con cui non sono sposati, verso più persone dell'altro sesso, verso i bambini). L’ordinamento giuridico può punire i disordini che minacciano la struttura familiare? Ancora una volta, nella Scrittura Dio comanda punizioni, anzi la pena di morte, per rapporti sessuali incestuosi, adulteri, tra persone dello stesso sesso, bestialità. Dio stava forse violando la dignità umana nella legge di Mosè?

All'indomani di Dignitas Infinita assistiamo a un miscuglio di due visioni sorprendenti di Fernández. La prima è che, secondo lui, la dottrina cattolica può cambiare nella sua essenza. A ben vedere, questa non è altro che una formulazione in linguaggio volgare del pericolosissimo principio teologico di Walter Kasper: «Il Dio che siede in trono sul mondo e sulla storia, come se fosse un essere immutabile, è un'offesa all'uomo.” [3] In questo contesto ha senso dire che la dignità umana è infinita. Infatti, è l’uomo il vero soggetto della “dignità infinita”, non Dio. Un certo tipo di “teologia processuale” gnostica ha questa caratteristica, l’odio verso Dio come Creatore trascendente, che porta al tentativo di detronizzarlo, di costringerlo a cambiare insieme allo spirito dell’uomo. È possibile che una scuola gnostica si sia insinuata nella Chiesa e ora occupi alte cariche?

La seconda tesi è che si dovrebbe obbedire al papa accettando qualunque nuova dottrina egli proponga, e che i cardinali che hanno criticato il papa hanno violato il giuramento prestato nella Professione di fede. [4] Oh, ma l’obbedienza nella Chiesa non si pone in questi termini. Infatti, è nel Partito Comunista che i membri devono credere come vero tutto ciò che la gerarchia del partito dice nella sua linea quotidiana, anche se contraddice la linea data il giorno precedente. I cattolici, invece, credono negli insegnamenti di Cristo e nella Rivelazione, contenuti nella Sacra Scrittura e nella Tradizione. Il Concilio Vaticano I e il Concilio di Trento ci hanno insegnato che il criterio principale per conoscere il contenuto della Tradizione è la testimonianza unanime dei Padri. Tutti i documenti magisteriali nella storia della Chiesa devono essere creduti come linee guida che ci permettono di comprendere la Rivelazione, non come sostituti della Rivelazione. Per questo il Concilio Vaticano II ha affermato nella Costituzione Dei Verbum, n. 10, che “questo insegnamento [il Magistero] non è al di sopra della parola di Dio, ma la serve”. In quella Rivelazione è contenuta la struttura che Cristo ha dato alla sua Chiesa, per questo accettiamo il papa. Non viceversa: non accettiamo la Rivelazione perché ci viene donata dal papa. [5]

Ma basta parlare delle conseguenze e dei relativi motivi. Ora dobbiamo dare uno sguardo alle cause. Nella conferenza stampa in cui ha presentato Dignitas infinita, Victor Manuel Fernández ha riconosciuto che quando mons. Bergoglio ha voluto nominarlo rettore dell'Università Cattolica Argentina, la Congregazione per l'Educazione Cattolica ha bloccato la sua nomina, proprio a causa di un articolo che egli aveva pubblicato sulla benedizione delle coppie omosessuali. Per inciso, la persona che ha informato la Congregazione è stato Mons. Aguer. Questi fatti sono molto interessanti per coloro che desiderano capire. Qualche anno fa, il venerabile Vescovo Aguer fu allontanato dalla Diocesi di La Plata in modo veramente “indegno” (in spagnolo “ indigna ”, echeggia “dignitas infinita” ), per sostituirlo nientemeno che con Victor Manuel Fernández ; e poco dopo essere stato nominato prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, lo stesso Fernández ha cercato di trasormare in dottrina cattolica ufficiale la sua precedente opinione sulla benedizione delle coppie omosessuali, per la quale era stato punito non molti anni fa. Interessante.
Carlos A. Casanova, PhD
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[1] Vedi, al n. 4, il seguente frammento: “Il cristianesimo non ha portato un messaggio di rivoluzione sociale come quello dello sfortunato Spartaco, la cui lotta portò a tanto spargimento di sangue. Gesù non era Spartaco, non era impegnato in una lotta di liberazione politica come Barabba o Bar-Kochba. Gesù, che è morto lui stesso sulla croce, ha portato qualcosa di totalmente diverso: un incontro con il Signore di tutti i signori, un incontro con il Dio vivente e così un incontro con una speranza più forte delle sofferenze della schiavitù, una speranza [frutto dell'espiazione -ndT] che quindi ha trasformato la vita e il mondo dall'interno. Ciò che qui c'era di nuovo lo si vede con la massima chiarezza nella Lettera di san Paolo a Filemone. Si tratta di una lettera molto personale, che Paolo scrisse dal carcere e affidò allo schiavo fuggitivo Onesimo per conto del suo padrone Filemone. Sì, Paolo rimanda lo schiavo al padrone da cui era fuggito, non ordinando ma chiedendo: «Ti prego per mio figlio... di cui sono diventato padre durante la mia prigionia... te lo rimando, mando il mio stesso cuore... forse proprio per questo è stato separato da te per un certo tempo, affinché tu lo riavessi per sempre, non più come schiavo, ma più che schiavo, come un fratello amato...» (Filem, 10-16). Coloro che, riguardo al loro stato civile, si comportano tra loro come padroni e schiavi, in quanto membri dell'unica Chiesa, sono diventati fratelli e sorelle: così i cristiani si rivolgevano tra loro. In virtù del loro Battesimo erano rinati, erano stati abbeverati dello stesso Spirito e avevano ricevuto insieme il Corpo del Signore, gli uni accanto agli altri. Anche se le strutture esterne rimasero inalterate, ciò cambiò la società dal suo interno. "
[2] Così riporta il blog di Nestor in Infocatólica (https://www.infocatolica.com/blog/praeclara.php/2404100256-la-dignidad-infinita). Non ho voluto parlare in questa nota del problema della guerra giusta, la cui trattazione anche in Dignitas infinita è molto problematica.
[3] “Gott in der Geschichte”, Gott heute: 15 Beiträge zur Gottesfrage, Magonza, 1967.
[4] Cfr. nota all’intervista al VMF, pubblicata su La Nuova Bussola Quotidiana da Tommaso Scandroglio il 13 aprile 2024.
[5] Anche se si assume la posizione neoscolastica secondo cui la regola prossima della fede è il magistero nella sua interpretazione della Rivelazione, tuttavia ciò non può essere inteso nel senso di una contraddizione con ciò che lo stesso magistero ha coerentemente e solennemente insegnato prima, o con il chiaro significato della Scrittura (ad esempio, che Cristo sia realmente risorto dai morti, in contrasto con la visione modernista secondo cui la sua memoria era custodita come viva dai suoi discepoli). Ringrazio Peter Kwasniewski per questa osservazione e per la correzione della traduzione. 
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

venerdì 29 marzo 2024

Documento della Commissione sinodale biblico-teologica del Patriarcato di Mosca in risposta alla Dichiarazione “Fiducia supplicans”

L'articolo che segue, pubblicato dall’Agenzia Fides, dimostra come Fiducia Supplicans, oltre a rivelarsi profondamente divisiva all’interno della Chiesa cattolica, ha anche pesanti effetti negativi sul dialogo ecumenico. Qui l'indice degli articoli sulla Fiducia supplicans
Documento della Commissione sinodale biblico-teologica del Patriarcato di Mosca in risposta alla Dichiarazione “Fiducia supplicans”

(Agenzia Fides) – In data 25 marzo sul sito ufficiale del Patriarcato di Mosca è stato pubblicato il documento dal titolo “Sull’atteggiamento ortodosso nei confronti della nuova pratica di benedire ‘coppie in situazioni irregolari e coppie dello stesso sesso’ nella Chiesa cattolica romana”. Il testo, redatto su indicazione del Patriarca Kirill dalla Commissione sinodale biblico-teologica, presieduta da Ilarion (Alfeev), Metropolita di Budapest e dell’Ungheria, presenta alcune considerazioni in risposta alla dichiarazione Fiducia supplicans, pubblicata dal Dicastero per la Dottrina della fede il 18 dicembre 2023.
“Le idee espresse nella dichiarazione ‘Fiducia supplicans’ rappresentano un allontanamento significativo dall’insegnamento morale cristiano e richiedono un’analisi teologica”, si legge nell’introduzione del documento della Commissione sinodale. La prima parte del testo, intitolata “Sull’accezione ‘classica’ ed ‘estesa’ della benedizione nel presente documento”, muovendo dalle considerazioni contenute nei paragrafi 12 e 13 di Fiducia supplicans, dichiara: “L’amore di Dio per l’uomo non può essere la base per benedire le coppie in convivenza peccaminosa. Dio ama l’uomo, ma lo chiama anche alla perfezione: ‘Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste’ (Mt 5,48). L’amore di Dio per l’uomo lo chiama ad allontanarsi dal peccato che distrugge la sua vita. Di conseguenza, la sollecitudine pastorale deve combinare armoniosamente una chiara indicazione dell’inammissibilità di uno stile di vita peccaminoso con l’amore che porta al pentimento”. E più avanti continua: “La dichiarazione non dice nulla sulla lotta contro il peccato, sulla rinuncia a stili di vita peccaminosi o sull’assistenza pastorale al credente per vincere il peccato. Il testo della dichiarazione è redatto in modo tale da poterne dedurre che uno stile di vita peccaminoso non costituisca un ostacolo alla comunione con Dio. La dichiarazione (Fiducia supplicans, n.d.A.) tace completamente sul sacramento della Penitenza come fonte necessaria della grazia divina per tutti coloro che desiderano correggere tutto ciò che nella loro vita non è conforme alla volontà di Dio”. Inoltre, la Commissione nota che nel documento in questione l’espressione “coppie dello stesso sesso” compare distintamente dall’espressione “coppie irregolari”, senza che quest’ultima sia definita all’interno del testo.
La seconda parte del testo pubblicato dalla Commissione sinodale, intitolata “Sulla benedizione ‘delle coppie dello stesso sesso’”, sottolinea come la definizione di matrimonio contenuta nei paragrafi 4 e 5 della dichiarazione Fiducia supplicans sia conforme all’insegnamento ortodosso (“cfr. il documento della Chiesa Ortodossa Russa ‘Sugli aspetti canonici del matrimonio cristiano’ ”). Allo stesso tempo, la Commissione sinodale afferma che Fiducia supplicans dichiara la possibilità di benedire le coppie dello stesso sesso, ponendosi in antitesi alla morale cristiana, e che le equipara, di fatto, alla convivenza extramatrimoniale di coppie eterosessuali. “Si noti anche – si legge nel testo − che coloro che vivono un’unione peccaminosa sono chiamati ‘indigenti’, come se il difetto morale non implicasse una loro scelta consapevole e libera. L’attenzione si sposta dal fatto che il peccatore ha preso una decisione morale alla natura indigente della sua situazione. In ‘Fiducia supplicans’ manca la definizione di ‘convivenza omosessuale’ come peccaminosa”. Passando poi all’analisi delle raccomandazioni pratiche sulle modalità con cui devono avvenire queste benedizioni, ovvero in forma spontanea, non ritualizzata e breve, la Commissione sinodale le definisce “non meno ambigue delle posizioni teologiche da cui derivano”: “Come suggerisce il documento (Fiducia supplicans, n.d.A.), il pericolo non è che la benedizione di queste coppie appaia come l’approvazione di una convivenza non lecita dal punto di vista della Chiesa, ma solo che, nel caso in cui si svolga similmente alle forme liturgiche stabilite, ciò conferisca un inutile formalismo a un atto che si pensa ‘spontaneo’”.
La terza parte del documento (“Reazioni alla dichiarazione nel mondo cattolico”) è dedicata alla risonanza che la dichiarazione Fiducia supplicans ha avuto nella Chiesa Cattolica. Nelle conclusioni del documento presentato dalla Commissione sinodale biblico-teologica si legge: “La comprensione unilaterale e incompleta dell’amore di Dio per l’uomo che si evince da tale dichiarazione è teologicamente pericolosa. In questa comprensione, i concetti di peccato e pentimento sono di fatto rimossi dalla relazione tra Dio e l’uomo, il che porta a una logica paradossale, secondo cui le persone in relazioni peccaminose ricorrono non al pentimento e al lavoro spirituale, ma a qualche forma di benedizione nella speranza di ricevere ‘sanazione’ ed ‘elevazione’. Tuttavia, la dichiarazione non articola il fatto che la ‘sanazione’ e l’‘elevazione’ devono essere precedute almeno dall’intenzione di rinunciare alle relazioni peccaminose. Nel contesto dei processi in atto nella comunità cristiana, questo documento può essere percepito come un passo verso il pieno riconoscimento da parte della Chiesa cattolica romana delle ‘unioni omosessuali’ come norma, cosa che è già avvenuta in alcune comunità protestanti. Tutti i credenti, compresi quelli con tendenze omosessuali, hanno bisogno di assistenza pastorale. Tuttavia, tale cura pastorale non deve mirare a legittimare uno stile di vita peccaminoso, ma a curare l’anima di chi soffre, come giustamente scritto nei ‘Fondamenti della dottrina sociale della Chiesa Ortodossa Russa’ (…). Nonostante la dichiarazione ‘Fiducia supplicans’ sia un documento interno della Chiesa cattolica, la Chiesa Ortodossa Russa ritiene suo dovere rispondere a tali innovazioni radicali che rifiutano le norme divinamente rivelate della morale cristiana. La Chiesa, che accoglie con amore materno e indulgenza ogni singolo peccatore che chiede la sua benedizione, non può in alcun modo benedire le ‘coppie dello stesso sesso’, poiché ciò significherebbe il consenso de facto della Chiesa a un’unione di natura peccaminosa”.
Contestualmente, il Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca ha pubblicato sul proprio sito ufficiale una nota che presenta il documento redatto dalla Commissione sinodale biblico-teologica e ne rimanda al testo completo.
Secondo quanto diffuso dalla Commissione sinodale biblico-teologica in una nota del 20 febbraio, nel corso della sessione plenaria di quel giorno i membri della Commissione avevano espresso unanimemente parere negativo circa la dichiarazione Fiducia supplicans, presa da loro in esame su richiesta del Patriarca Kirill. (CD) (Agenzia Fides, 27/3/2024)

sabato 16 marzo 2024

La dignità umana: osservazioni in vista del nuovo documento vaticano

Un argomento da riproporre. Precedenti particolarmente interessanti, di Paolo Pasqualucci: La falsa dignità. Riflessioni su un volume che demolisce l’equivoca ideologia della “dignità dell’uomo” qui ; Presentazione del libro, “La falsa dignità” qui. Il nuovo documento vaticano è stato annunciato qui

La dignità umana: osservazioni 
in vista del nuovo documento vaticano

“Dignità della persona” è una delle espressioni più inflazionate e sconosciute nel loro significato. In bioetica tutti la utilizzano e la invocano: sia coloro che combattono contro l’eutanasia, sia coloro che la sostengono. Dignità della persona, infatti, è espressione anfibologica, ossia un’espressione contenente un’ambiguità sintattica o semantica e dunque interpretabile in modi diversi a seconda del modo di leggerla. La nozione di dignità non è univoca, se così non fosse non accadrebbe che alcuni, in nome della dignità, invocassero ad esempio l’eutanasia come diritto umano e altri, in nome della stessa dignità, all’opposto la considerassero un delitto. Non è questione di applicazione del termine, ma del suo significato. “Le parole sono la sola cosa per la quale valga la pena combattere”[1], come diceva Chesterton. Ne va del destino dell’uomo. Partiamo dalla definizione riportata dalla Garzanti: 1. nobiltà morale che deriva all’uomo dalla sua natura, dalle sue qualità, e insieme rispetto che egli ha di sé e suscita negli altri in virtù di questa sua condizione: comportarsi con dignità; una persona priva di dignità; difendere la propria dignità”.

La dignità, secondo tale definizione, deriva dalla natura stessa dell’uomo. Stessa cosa si legge nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: “L’unico e sufficiente titolo necessario per il riconoscimento della dignità di un individuo è la sua partecipazione alla comune umanità”. Ma è veramente così? Tali definizioni ci dicono da dove la dignità deriva senza, però, dimostrarlo. Diventa significativo il terzo significato riportato dalla Garzanti: “3. (non com.) principio filosofico generale; postulato, assioma”.

La dignità è un postulato od un’assioma? La risposta a questa domanda è decisiva. Secondo la filosofia scolastica, la dignità è un’assioma, che è “verità, principio che per la sua evidenza non ammette discussioni | (filos., mat.) verità di per sé evidente e indiscutibile, che sta alla base di ogni dimostrazione” . I medievali per significare il primato assoluto di questi principi usarono il temine dignitas, li chiamarono dignitates, ciò che per noi è “assioma” per i medievali era “dignitas”. “Dignità” vuol dire “non dipendere da nessuno”; un mezzo dipende da chi lo usa, se c’è qualcosa che non dipende da nessuno certo non è un mezzo; da qui deriva il fatto che la persona non può essere un mezzo ma deve essere sempre un fine.

Problema risolto? Per nulla! In che cosa consiste questa dignità? Bisogna trovare nell’uomo qualche cosa che lo renda a tal punto assoluto da non appoggiarsi solamente su se stesso. Allora diventa chiaro che la dignità della persona umana è strettamente, metafisicamente legata alla presenza intima di Dio nell’uomo. Paolo Pasqualucci, in un suo ottimo libro[2], cita padre Serafino Lanzetta: “La dignità umana deve esser rinvenuta nel momento iniziale della creazione, quando Dio fece l’uomo a sua immagine e somiglianza, elevandolo in tal modo alla condizione della giustizia originaria. Con il peccato, l’uomo ha perduto la giustizia e ha perduto la sua dignità, che gli sarà restituita da Cristo con la grazia santificante. Così l’uomo viene giustificato e ricreato grazie a Dio nella giustizia e nella verità, costituendo esse la radice della sua dignità”.

Continua Pasqualucci: “L’autentica concezione cristiana dell’uomo, in quanto natura creata, sulla quale fondare in modo corretto il concetto della dignità, è dunque così articolata: una natura pura, creata da Dio, cui si aggiunge la natura creata ed elevata da Dio, capace del bene come del male a causa della libertà di cui gode ma già orientata verso il fine sovrannaturale, costituito dalla vita eterna nella Visione Beatifica. Questa concezione è unitaria nonostante debba distinguere tra natura, preternaturale, sovrannaturale. Ecco, dunque, l’emergere della vera dignità dell’uomo. Era quella dell’uomo eletto ad essere “immagine e somiglianza di Dio” grazie ai doni preternaturali. Dopo il peccato di disobbedienza, l’immagine, significante la condizione della semplice natura creata, corpo e anima, è rimasta, sia pure con le limitazioni imposte dalle conseguenze della Caduta, mentre la somiglianza, nella quale si attuava lo stato di giustizia e santità originarie, è andata perduta. E con ciò la vera dignità dell’uomo è stata ferita. L’equilibrio tra uomo e Dio, quale si aveva nell’Eden, è scomparso. Questa è dunque la verità da ristabilire a proposito del concetto cattolico della dignità dell’uomo: non esiste una dignità dell’uomo in sé, in quanto uomo”.

Se si toglie di mezzo Dio la dignità scade a postulato, che è una “proposizione non dimostrata e non dimostrabile che viene ammessa come vera, in quanto necessaria per dimostrare un fatto, una teoria ecc.” . Questa accezione che tanto piace al mondo laico, perché toglie di mezzo Dio, allo stesso tempo depotenzia in maniera spaventosa il concetto di dignità, che, diventando una semplice convenzione umana, non è più un principio primo, non è più né verità, né virtù. Infatti, mentre l’assioma è verità indiscutibile, il postulato è solamente ammesso come vero, non è vero di per sé. Quel come è molto significativo, perché ci ricorda Gen. 3,4-5: “Ma il serpente disse alla donna: Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male”. La dignità come postulato è una moneta falsa, taroccata e manipolabile. Ora, si capisce il motivo della contraddizione da cui siamo partiti: la parola dignità è la stessa, ma il significato, il concetto che esprime è sottilmente diverso, è quasi uguale, ma come ci ricorda bene G.K. Chesterton: “La falsità mai è tanto falsa quanto più è vicina alla stessa verità. Quando il dardo colpisce vicino al nervo della verità, la coscienza cristiana grida alto per il dolore”[3].

Abbiamo eliminato l’equivoco: è l’uomo stesso che, normatore di se stesso (autonomos), dichiara chi ha o non ha dignità, in base ad una convenzione consensuale o meno. Per rendersene conto, basta cogliere il pensiero dei campioni bioeticisti della cultura della morte. T.H. Engelhardt dichiara che i diritti di non interferenza possono trovare attuazione anche in assenza di convergenze non puramente formali su una nozione di bene. Basta il riconoscimento che, quando ci incontriamo come stranieri morali, noi possiamo derivare una comune autorità morale dal consenso, anche se non riusciamo a metterci d’accordo su come derivarla da Dio o dalla ragione. Ed uno dei “consensi” riportati nel suo manuale di bioetica è il seguente: “Non tutti gli esseri umani sono persone. I feti, gli infanti, i ritardati mentali gravi e coloro che sono in coma senza speranza costituiscono esempi di non-persone umane. Tali entità sono membri della specie umana, ma non persone autonome e quindi degne di tutela”[4]. Togliere di mezzo Dio, come fondamento della dignità umana, porta ad un vero e proprio delirio di onnipotenza laicista: “uccidere un neonato con malformazioni non è moralmente equivalente a uccidere una persona. E molto spesso non è per niente sbagliato”[5].

L’unico modo di contrastare questa vera e propria follia è quello di essere testimoni coraggiosi e senza cedimenti della verità tutta intera, usando bene quel grande dono di Dio che è la ragione umana, illuminata dalla fede.

In conclusione, un abisso separa la concezione cristiana della dignità dell’uomo da quella laica, oggi dominante. Ecco il punto fermo da tener presente: il fondamento della dignità della persona risiede in Dio e, di conseguenza, il concetto della nostra dignità è inseparabile dall’illustrata dialettica di peccato e redenzione.
Andrea Mondinelli - Fonte
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[1] Cit. da M. De Corte ne “Della Prudenza. La più umana delle virtù”, Edizioni Piane.
[2] P. Pasqualucci, La falsa dignità. Una visione dell’uomo spesso fraintesa, ed. Fede & Cultura.
[3] G.K. Chesterton, San Tommaso d’Aquino.
[4] T.H. Engelhardt, Manuale di bioetica, p. 126. [5] P. Singer. Etica pratica pag. 140, ed. italiana

sabato 23 dicembre 2023

La chiesa «concubina del Nuovo Ordine Mondiale»: Mons. Viganò e le «benedizioni» alle coppie omosessuali

Di seguito riprendo il discorso di monsignor Carlo Maria Viganò sulla dichiarazione vaticana Fiducia Supplicans circa la liceità di benedire le coppie irregolari. Qui il Video. Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.
La chiesa «concubina del Nuovo Ordine Mondiale»: 
Mons. Viganò e le «benedizioni» alle coppie omosessuali

Quando il demonio cerca di persuaderci a peccare, enfatizza il presunto bene dell’azione malvagia che vuole farci compiere, mettendone invece in ombra gli aspetti necessariamente contrari ai Comandamenti di Dio. Egli non ci dice: Pecca e offendi il Signore che è morto per te in Croce, perché sa che una persona normale non vuole il male in sé, ma che di solito compie il male sotto apparenza di bene.

Questa strategia dell’inganno si ripresenta invariabilmente. Per indurre una madre ad abortire, Satana non le chiede di compiacersi dell’uccisione del bambino che porta in grembo, ma di pensare alle conseguenze della gravidanza, al fatto che perderà il lavoro, o che è troppo giovane e inesperta per crescere e educare un figlio; e sembra quasi che quella madre, rendendosi assassina e infanticida, dimostri senso di responsabilità nel voler evitare alla creatura innocente una vita senza amore.

Il Cardinal Gregory e il rito ‘dominante’

Nella nostra traduzione da Catholic Culture l'articolo che segue mette in risalto una interessante lettura critica di una delle purtroppo frequenti stroncature della Messa antica da parte di un pastore. Il succo del suo discorso attribuisce ai sacerdoti la responsabilità dei problemi presenti nella Chiesa statunitense per aver imposto alle parrocchie le loro preferenze liturgiche. E' per questo che Papa Francesco  — e lui non da meno — hanno affrontato il problema attraverso restrizioni sulla Messa dei secoli. Quanto all'articolo, la citazione dalla Dei Verbum ci rivela che siamo di fronte ad un Autore conservatore piuttosto che amante della Tradizione perenne e la ragione è spiegata nella nota 1. Capita spesso di dover integrare l'analisi di testi commestibili, ma con qualche variazione (di evidente conio conciliare) che in genere può sfuggire ad una lettura superficiale. Qui l'indice degli articoli sulla Traditionis custodes e restrizioni successive.

Il Cardinal Gregory e il rito ‘dominante’
di Phil Lawler

“La tradizione muore lentamente, a volte in modo cruento”, ha affermato il Cardinal Wilton Gregory davanti ad un uditorio presso la Catholic University all’inizio di questo mese. Ma se muore la tradizione, muore anche l’autorità del Cardinal Gregory.

Pensateci: quale autorità ha un vescovo se non perché rappresenta la sacra tradizione della Chiesa cattolica, che è intesa a “sostenere e insegnare la fede cattolica che ci viene dagli apostoli”, e perché di fatto è un successore degli apostoli?

Il Concilio Vaticano II, nella Dei Verbum1, insegna che Scrittura e Tradizione (con la T maiuscola), “che provengono dalla stessa fonte divina, in certo modo si fondono in una unità e tendono al medesimo fine”. Pertanto, Tradizione e Scrittura “vanno accolte e venerate con lo stesso spirito di lealtà e di riverenza”. Insieme, queste due correnti di saggezza nutrono la fede cattolica, e quando l’affidamento a quella fede diminuisce, diminuisce anche la tradizione (con la t minuscola) del rispetto per la gerarchia cattolica. Persino nella nostra società secolarizzata, e anche dopo anni di scandali, la maggior parte degli americani tratta ancora i prelati cattolici con segni almeno esteriori di rispetto.

venerdì 22 dicembre 2023

Un esempio diffuso, in reazione alla 'Fiducia supplicans', viene dall'Africa: Conf. Episcopali del Togo e del Kenia

Qui l'indice delle reazioni dei vescovi et alii alla Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede Fiducia supplicans.
Un esempio diffuso, in reazione alla 
'Fiducia supplicans', viene dall'Africa

Dopo quelle del Malawi, dello Zambia, e di diversi vescovi di altri Paesi, anche la Conferenza episcopale del Togo dirama un documento [qui] con cui raccomanda ai sacerdoti di astenersi dal dare la benedizione alle coppie dello stesso sesso, enumerando e riaffermando i principi e gli insegnamenti perenni de La Catholica.

Così anche la Conferenza episcopale del Kenia:

Card. Müller / 'Fiducia supplicans': «L'unica benedizione della Madre Chiesa è la verità che ci farà liberi»

Nella nostra traduzione da Infocatolica la presa di posizione, sulla Fiducia supplicans, del Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede (oggi decaduta a Dicastero), cardinale Müller di seguito riprodotta integralmente. Non ho potuto ignorare la pennellata di conservatorismo conciliare del nostro presule che potete approfondire alla nota 1). Non è la prima né sarà l'ultima volta che, dal testo di un conservatore, capiti di dover ripareggiare la verità.

'Fiducia supplicans': «L'unica benedizione della Madre Chiesa è la verità che ci farà liberi»
«Questa affermazione non è in diretta contraddizione con la dottrina cattolica? I fedeli sono obbligati ad accogliere questo nuovo insegnamento? È consentito al sacerdote compiere questo tipo di benedizioni private appena inventate? E il vescovo diocesano può vietarli se si verificano nella sua diocesi?
( Catholic Info ) L'ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (oggi Dicastero), cardinale Müller, ha condiviso con diversi media la sua autorevole analisi della Dichiarazione Fiducia supplicans, che riproduciamo integralmente. L'unica benedizione della Madre Chiesa è la verità che ci renderà liberi. Nota sulla Dichiarazione Fiducia Supplicans

Il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF), con la dichiarazione Fiducia supplicans (FS) sul significato pastorale delle benedizioni, ha fatto una dichiarazione senza precedenti nell'insegnamento della Chiesa cattolica. Ebbene, questo documento afferma che è possibile per un sacerdote benedire, non liturgicamente ma privatamente, le coppie che praticano la sessualità al di fuori del matrimonio, comprese le coppie dello stesso sesso. Le molteplici domande di vescovi, sacerdoti e fedeli laici che sono sorte in risposta a queste affermazioni meritano una risposta chiara e distinta.