mercoledì 10 maggio 2023

Incoronazione di Carlo III: una cerimonia multireligiosa all’insegna del veganesimo

Quella che segue, della FSSPX, appare un'analisi corretta dell'evento, al di là del fascino suscitato dal significato profondo e incancellabile della Tradizione e dei simbolismi medievali giunti fino a noi, ma vissuti nella forma e non nella sostanza.

Incoronazione di Carlo III: 
una cerimonia multireligiosa all’insegna del veganesimo 

La cerimonia di incoronazione del nuovo re d’Inghilterra è stata eccezionale sotto molti aspetti: ha visto per la prima volta un vescovo cattolico partecipare attivamente, benedicendo il re. Ma non solo: lo stesso ha fatto un vescovo ortodosso, così come il “clero” femminile.

Ecco quindi che tre donne “vescovo” hanno partecipato alla cerimonia insieme al primate della Chiesa anglicana, Justin Welby. Una britannica di origini irlandesi e nigeriane, Dame Elizabeth Anionwu, ha portato il globo. La baronessa Floella Benjamin, di origine caraibica, è stata incaricata di uno degli scettri.

La moderatrice delle Free Churches, Helen Cameron, ha consegnato a Carlo la lunga veste del Mantello Imperiale, e si è unita ai compagni anglicani nella benedizione: Stephen Cottrell di York, numero tre nella gerarchia anglicana, e Justin Welby, primate anglicano.

Sono intervenuti anche Nikitas Loulias, vescovo ortodosso, segretario generale delle United Churches, e l’arcivescovo (cattolico) di Westminster, il cardinale Vincent Nichols.

Dobbiamo anche aggiungere leader religiosi ebrei, musulmani sunniti e sciiti, sikh, buddisti, indù, giainisti, baha’i e zoroastriani, che hanno preso parte all’incoronazione. Quanto al primo ministro britannico, Rishi Sunak, indù praticante, ha letto l’epistola…

Il titolo di Defensor fidei
In seguito alla pubblicazione della Difesa dei Sette Sacramenti di Enrico VIII, dedicata a papa Leone X, quest’ultimo gli aveva conferito nell’ottobre del 1521 il titolo di Defensor fidei, titolo che gli fu revocato negli anni Trenta del Cinquecento in seguito alla defezione del re e della sua rottura con la Chiesa.

Questo titolo era stato nuovamente attribuito dal parlamento inglese a Edoardo VI nel 1544, ma in un senso completamente diverso poiché si trattava della fede anglicana, di cui il re stesso è il capo. Se il re d’Inghilterra continua a portare questo titolo, ha quindi cambiato completamente natura.

Cosa ne pensa lo stesso Carlo III?
Il titolo di Defensor fidei non sembra immune da ulteriori stravolgimenti. Già nel 1994, il futuro re aveva espresso la sua preferenza per Defender of Faith piuttosto che Defender of the Faith. La seconda formula, tradizionale, significa: Difensore della fede (sottintesa la fede, prima cattolica, poi anglicana). Ma il primo si tradurrebbe piuttosto come Difensore delle credenze, perché è una fede indistinta.

Inoltre, Carlo III ha indicato chiaramente di non voler rinunciare a questo titolo, ma di volerlo orientare nella direzione di “protettore delle credenze”, in questo Regno Unito così multireligioso, dove l’inquilino di Downing Street è indù, mentre in Scozia il primo ministro è musulmano.

Non deve sorprendere, quindi, che il rito che si è svolto a Westminster è stato dettato da questa volontà di essere “inclusivi” a tutti i costi, in linea con il politicamente corretto.

Ma in una tale cerimonia, la partecipazione di un vescovo cattolico è dolorosa. Come dimenticare che per un secolo e mezzo il passaggio della Nazione all’anglicanesimo è avvenuto a costo del sangue cattolico?

E se la “libertà religiosa” oggi tollera la fede della Chiesa, ridotta tristemente a un credo come un altro, come non deplorare la confusione che questa cerimonia multireligiosa non mancherà di rafforzare nell’animo di tanti cattolici?

Profumo vegano
Questo strano sincretismo sarà il segno distintivo del nuovo re? Va aggiunto che il crisma con cui è stato unto il sovrano è stato consacrato congiuntamente dal patriarca ortodosso Theophilos III e dall’arcivescovo anglicano Hosam Naoum a Gerusalemme. Carlo III riserva un posto speciale all’Ortodossia, per via delle origini greche (e ortodosse) del padre Filippo.

Come quest’ultimo, egli è un fervente ecologista: questa posizione si cela nell’ampolla del crisma, composta – secondo la tradizione – da sesamo, rosa, gelsomino, cannella, neroli, benzoino, ambra e fiore di rosa d’arancio, ma questa volta senza i due ingredienti di origine animale, ovvero lo zibetto e l’ambra grigia, derivati rispettivamente dalle secrezioni dello zibetto e del capodoglio: un crisma vegano… (Fonte)

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