martedì 11 luglio 2023

L’ultimo turno di veglia - don Elia

"...ci sono limiti che non è opportuno superare, se non altro per una questione di buon gusto"... Altro che "buon gusto" e l'oltrepassamento di limiti ritenuti invalicabili; è in ballo la salvezza di molte anime! Infatti è poi ben sottolineato: "l’affronto arrecato a Gesù Cristo esige severa soddisfazione, così come la ferita inflitta ai piccoli...".

L’ultimo turno di veglia 

Le armi della nostra milizia non sono carnali, hanno invece il potere di abbattere fortezze per Dio, mentre noi annientiamo i falsi ragionamenti e ogni superbia che si innalzi contro la conoscenza di Dio e facciamo prigioniero ogni intelletto perché obbedisca a Cristo (2 Cor 10, 4-5).

In quella che passerà alla storia come una sorta di “cattività modernista”, la Chiesa è ostaggio di una cricca di avventurieri dominati dall’avidità, dalla lussuria e dalla sete di comando, esatti contrari delle virtù connesse ai consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. Nella deformazione marxista delle loro menti, essi considerano la Chiesa una mera struttura di potere di cui basterebbe prendere il controllo per modificarla e dirigerla a piacimento; la completa mancanza di visione soprannaturale è del resto perfettamente coerente con il loro materialismo pratico. Quegli individui, non professando la fede cattolica, sono convinti di poter trasformare la Chiesa nella sua essenza come nei suoi fini; a tale scopo, senza badare affatto alle palesi contraddizioni in cui incorrono, si sforzano di occupare spazi il più possibile escludendo chiunque non sia funzionale ai loro progetti.

I limiti imposti dalla decenza
Anche qui, tuttavia, ci sono limiti che non è opportuno superare, se non altro per una questione di buon gusto. È pur vero che il profilo medio di chi, in questi decenni, ha fatto carriera nella gerarchia ecclesiastica è quello del gaudente privo di scrupoli che da pessimo attore interpreta un ruolo fittizio adeguandosi ai vezzi del capo; la decenza vorrebbe però che un personaggio privo di reali competenze teologiche, ma esperto in compenso di lussuria e depravazione, dopo aver ricoperto gli incarichi di rettore di un’università cattolica e di vescovo di un’importante diocesi si fermasse lì, piuttosto che ascendere a una posizione seconda soltanto a quella del Papa. Chi lo ha già promosso ben due volte a responsabilità assolutamente sproporzionate al soggetto, nondimeno, ha già dimostrato fino alla nausea fino a che punto sia sprovvisto del comune senso del pudore (sempre che, vista l’età e le condizioni di salute, sia ancora in grado di operare e non siano altri ad agire al suo posto).

Che uno sfrenato libertino, malgrado la sua pessima reputazione, fosse elevato al secondo rango della Segreteria di Stato, aveva a suo tempo provocato uno scandalo accecante; che un presule sotto inchiesta per abusi sessuali su minori fosse sottratto alla giustizia del suo Paese con il trasferimento al Governatorato, era stato uno schiaffo alle vittime e alle loro famiglie; ma che un erotomane riceva il compito di custodire la dottrina con la raccomandazione di evitare i metodi immorali del passato è un pugno in faccia a quanti hanno ancora un cervello funzionante. Ovviamente nessuno al mondo – tantomeno un malato mentale né il suo mentore pencolante sulla fossa – potrà mai costringerci a perder la fede o a smarrire la sana morale, ma l’affronto arrecato a Gesù Cristo esige severa soddisfazione, così come la ferita inflitta ai piccoli: «Saranno consegnati in potere della spada, diverranno preda di sciacalli […] perché sarà tappata la bocca di quanti proferiscono iniquità» (Sal 62, 11-12).

Le conseguenze per noi
Con tranquilla coscienza, continueremo ad obbedire alle decisioni legittime di coloro che, almeno materialmente, detengono la giurisdizione nella Chiesa, guardandoci bene dal cedere alle suadenti tentazioni insinuate da coloro che hanno scelto la via della ribellione e della separazione dall’unico e indivisibile Corpo di Cristo. Ciò non ci impedirà certamente, tuttavia, di rimanere completamente indifferenti a qualunque pronunciamento di prelati vaticani che non corrisponda esattamente alla fede e alla morale che la Chiesa ha sempre insegnate; con buona pace degli scrupolosi, sia ben chiaro che un’affermazione palesemente contraria alla dottrina non impegna la coscienza di nessuno. Ci si può naturalmente domandare con quale autorità giudichiamo le espressioni del presunto Magistero ecclesiastico; la risposta è che non siamo noi a giudicarle, bensì l’insegnamento costante e universale della Chiesa Cattolica, il quale gode dell’infallibilità.

Continuiamo a manifestare liberamente il nostro dissenso rispetto a tutto ciò che, distorcendo la verità rivelata, offende gravemente Dio e disorienta i Suoi fedeli. Non temiamo le conseguenze materiali della nostra franchezza; pensiamo piuttosto con timore e tremore alla sorte spaventosa che attende i traditori e i mistificatori.
Presto o tardi, invece, il Signore ricompensa sempre chi, con l’aiuto della grazia, si mantiene fedele alla Sua legge a qualunque prezzo; il premio sarà proporzionato alle fatiche e sofferenze che si sarà dovuto sobbarcare per amore di Lui. Non dimentichiamo che la nostra parola, come insegna l’Apostolo, riceve da Dio stesso il potere di abbattere le fortezze nemiche e annientare i sofismi di quanti invano si oppongono alla conoscenza della verità, purché scaturisca dalla preghiera e dalla meditazione della Scrittura e della Tradizione. Le uniche armi di quanti ci stanno di fronte son la violenza, l’inganno e la sopraffazione, ossia le uniche cose di cui sono capaci.

Non lasciamoci dunque impressionare, ma chiediamo insistentemente allo Spirito Santo di accrescere in noi il dono di intelletto, così che possiamo riconoscere prontamente e debellare con decisione ogni tentativo di mistificazione: «Donami l’intelletto, perché io scruti la tua legge e la custodisca con tutto il mio cuore»; «Le tue mani mi hanno fatto e plasmato; donami l’intelletto, perché io impari i tuoi comandamenti»; «Servo tuo sono io; donami l’intelletto, perché io conosca le tue testimonianze»; «La spiegazione delle tue parole illumina e dona l’intelletto ai piccoli»; «Le tue testimonianze sono giustizia in eterno; donami l’intelletto perché io viva»; «Si accosti la mia supplica al tuo cospetto, Signore; secondo la tua parola, donami l’intelletto» (Sal 118, 34.73.125.130.144.169). Vediamo bene quanto questo dono sia necessario per comprendere l’immutabile volontà di Dio, espressa nella Sua legge eterna, e per adempierla correttamente, in modo da poterci salvare.

Perversi, pervertiti e pervertitori
I mentitori del nostro tempo pretendono che la dignità dell’uomo esiga una libertà assoluta di dare sfogo a qualunque pulsione senza alcun freno, quando invece l’autentica libertà consiste nel poter decidere se assecondare o meno gli impulsi della parte inferiore della persona, assoggettandoli al fine proprio e regolandoli di conseguenza. La loro singolare nozione di libertà corrisponde del resto alla loro strana concezione dell’uomo stesso, secondo la quale non è l’anima – ammesso che esista – a governare il corpo, bensì il secondo a dominare la prima. In tale contesto è inammissibile imporre qualsiasi divieto; così il concetto di peccato deve inevitabilmente essere eliminato come retaggio di una visione arcaica che sarebbe ormai superata. Con il peccato scompare parimenti la necessità della riparazione e della redenzione, considerate relitti di un’impostazione medievale della questione del male; in questo modo, però, si liquida il cristianesimo stesso.

Quegli individui perversi nell’intelletto, pervertiti nella volontà e pervertitori degli altri vorrebbero ridurre l’annuncio della Chiesa alla falsa rassicurazione che, qualsiasi cosa tu abbia fatto o non fatto, vada tutto bene, garante l’idea di una divinità complice che approva e benedice qualunque perversione. L’offesa rivolta a Dio e il danno che ne deriva agli analfabeti religiosi del nostro tempo sono talmente gravi che l’unica risposta adeguata è un silenzio attonito e addolorato, ma pieno di dignità e riverente timore, per l’ira che incombe sulla Chiesa terrena per colpa di quei disgraziati, nonché di tutti i tiepidi e gli ignavi che si adattano come banderuole a ogni cambio di vento. È ciò che abbiamo letto nello sguardo della Madonna del Buon Consiglio e del Bambino che Le si aggrappa, dopo una prolungata e muta invocazione per chiedere luce sul da farsi in questa situazione surreale. Il Vangelo ci assicura peraltro che al termine di una notte tempestosa, nell’ultimo turno di veglia, Gesù verrà camminando sul mare e riporterà la calma; fino a quel momento, la barca non affonderà (cf. Mt 14, 22-33).

Ti darò l’intelletto e ti istruirò in questa via perché tu vi cammini (Sal 31, 8).

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