Qui tutti gli articoli sui 'due papi' a partire dall'abdicazione di Benedetto XVI nel 2013. Potete consultare molti degli interventi e riflessioni sulla controversa figura del 'papa emerito'. Qui tutti i suoi interventi dal 'recinto di Pietro'. Di seguito alcune osservazioni essenziali sul riproporsi della questione.
In Vaticano si torna a discutere della figura del "papa emerito"
La figura del papa emerito
Joseph Ratzinger ha creato la figura del pontefice emerito, ma la novità introdotta rappresenta un'anomalia perché si tratta di un inedito, non normato né canonicamente né teologicamente, che certo cambia la fisionomia del Papato e appare coerente al suo afflato conciliar-modernista che ha potuto indurlo a vedere il papato come una funzione. Lo dimostrerebbe l'uso, nell'abdicazione, della formula "ingravescente aetate" coniata da Paolo VI per il pensionamento dei vescovi... fatto salvo l'emergere di altri elementi che al momento non ci è dato conoscere.
Lo stesso Benedetto XVI, tempo fa, ha risposto senza rispondere sul perché della sua scelta, in una lettera [qui] destinata al cardinal Walter Brandmüller e alle sue obiezioni e sollecitazioni in ordine al pontificato emerito [qui - qui], nell' intento di evitare "confusione" e render chiaro erga omnes che il Papa è uno solo ed è Francesco.
Un altro aspetto interessante è emerso in occasione della Dichiarazione di mons. Gänswein sulla istituzione del «Papa emerito» [qui] nella quale - come "Fine del vecchio, inizio del nuovo" - venne fuori il ministero allargato con un membro attivo e uno contemplativo. Anche in quella circostanza non sono mancate le mie osservazioni [qui].
Colgo l'occasione per rispolverare quanto già da me osservato sulle lettere di Benedetto. che poi sono risultate due [qui]:
Indizi e perplessità
Le lettere di Ratzinger rivelano molte più cose rispetto al contenuto scarno ed essenziale. Il dato per me più rilevante è che Benedetto XVI sostanzialmente non risponde alle questioni poste dal Card. Brandmüller in termini dottrinali [qui - qui]. Nelle due lettere egli si esprime sommariamente con l'ulteriore difesa della sua decisione che confronta col piano di emergenza di Papa Pio XII (1876-1958) di dimettersi dal papato per evitare di essere "arrestato dai nazisti".
Basandoci su questo esempio potremmo chiederci se, da chi e in che termini Benedetto si sentisse minacciato. Ricordando anche le sue parole nel corso della Messa d'inaugurazione del pontificato: "Pregate per me perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi". E abbiamo constatato che di lupi, interni ed esterni (automaticamente spariti nei confronti del suo successore) egli era di fatto circondato. Il giornale tedesco sopra citato Bild riporta l'affermazione di un esperto vaticanista, Armin Schwibachche, secondo il quale per "lupi", Benedetto probabilmente intendeva la rete di dignitari ecclesiastici di alto rango che in Vaticano hanno creato un sistema e abusi di potere e ai quali si sentiva incapace di far fronte". Fino ad oggi non abbiamo che una marea di indizi, anche piuttosto pesanti [vedi elenco delle imposizioni subite durante il pontificato riportate in questo articolo] ma, soprattutto nella nostra posizione, non possiamo trarre alcuna conclusione certa.
Tracce vaticansecondiste
Tuttavia, tornando all'esempio di Pio XII, che predispose una lettera di dimissioni da far valere qualora i tedeschi fossero arrivati da lui per arrestarlo, non dimentichiamone lo scopo esplicitato ai suoi più stretti collaboratori: "Quando i tedeschi varcheranno quella linea, non troveranno più il papa ma il cardinal Pacelli". Ma per Benedetto XVI non è stato così. Non ha mai pensato - e lo conferma in una delle lettere - di poter tornare ad essere "il cardinal Ratzinger". Era e rimane sua ferma convinzione che della sua elezione a papa c'è qualcosa che resta "per sempre". Solo che, nonostante sia stato interpellato da Brandmüller sulla necessità di motivazioni teologiche e canoniche, non ne fornisce alcuna. Ma in realtà, se teniamo conto della sua mens vaticansecondista, non ne sente alcun bisogno. Infatti, la soluzione dell'enigma la troviamo nella riforma conciliare che ha trasformato la percezione che ha di sé la Chiesa e la 'pastorale' che ne consegue in senso sacramentale e carismatico, de-istituzionalizzato, col passaggio da una Chiesa, vista come gerarchica e come società perfetta, a una Chiesa vista come comunione di fratelli [qui]; il che oppone la carità al diritto, la comunione alla gerarchia, la potestà d’ordine alla potestà di giurisdizione. (Con gli organismi Sinodali che trasformano la Chiesa Una in un corpo policentrico. La recente Episcopalis communio, su cui dovremo approfondire ma i cui prodromi nell'attuale pontificato abbiamo già colto qui, ne è il culmine).
Siamo al cuore stesso della definizione teologica del primato papale. Se con Tommaso (Summa Th., 2-2ae, q. 39, a. 3) teniamo presente la distinzione tra potestas ordinis e potestas iurisdictionis, riconosciamo che la prima, che deriva dal sacramento dell’ordine, presenta un carattere indelebile e non è soggetta a rinuncia in virtù del character indelebilis dell’ordine sacro. La seconda, istituita da Cristo iure divino, ha natura giuridica e, non recando impresso il carattere indelebile proprio dell’ordine sacro, può venir meno in caso di eresia, rinuncia o deposizione.
Il primato del papa non è sacramentale ma giuridico. Invece, se si parte dal presupposto che l’essenza del Papato è nel potere sacramentale di ordine e non in quello supremo di giurisdizione, il Pontefice non potrebbe mai dimettersi (il "per sempre" sostenuto da Benedetto XVI); se lo facesse, perderebbe con la rinuncia solo l’esercizio della suprema potestà, ma non la potestà stessa, che sarebbe indelebile come l’ordinazione sacramentale da cui scaturisce. Il neo-magistero fluido e transeunte non definisce né fissa le norme, si manifesta attraverso la prassi.
Nella circostanza, la temuta - perché più volte constatata - ambiguità vatican-secondista di Ratzinger, ci porterebbe a questa conclusione: pastorale che modifica dottrina anziché scaturirne. Tuttavia, chissà se ci sarà dato vedere altre ragioni nel ginepraio? (Maria Guarini)
Nella circostanza, la temuta - perché più volte constatata - ambiguità vatican-secondista di Ratzinger, ci porterebbe a questa conclusione: pastorale che modifica dottrina anziché scaturirne. Tuttavia, chissà se ci sarà dato vedere altre ragioni nel ginepraio? (Maria Guarini)
Trovo incredibile come si perseveri a non considerare il contenuto della declaratio. La risposta è lì.
RispondiEliminaGira e rigira si torna là ove duole il dente,si torna al nodo irrisolto del 2013.Riassumendo il nodo:1)fonti ufficiali americane hanno evidenziato come gli obama abbiano ricattato Benedetto sullo ior,quindi dimissioni forzate 2)la formula di rinuncia scinde il munus papale in due...il che divide l'unico pietro 3)il card.Danniels come testamento lascia scritto che le elezioni furono predisposte dalla loggia
RispondiEliminadi san Gallo Svizzera,quindi canonicamente invalidate dai decreti GiovanniPaolo II 4)Socci fin dal 2013 evidenziò come le votazioni furono irregolari. Ad ognun la conclusione dai punti emersi.Ognuno di noi è chiamato a pronunciarsi in merito in coscienza avanti a Dio.Intanto il secondo papa procede nello smantellare, ultimamente col quarto messale in 60 anni.Da Giovanni XXIII ad oggi son divenuti perfezionabili e revisori di XX secoli di Papi e Chiesa.Mentre la corruzione di questi perfettibili avanza e trabocca .Non ricordo se ho letto commenti sul volontario del messale n.4 nelconsegnarsi di Cristo, che cammina in parallelo col tutti salvati a partir da Giuda che era necessario e quindi rese un servizio. Il tradimento?...e che, come faceva a farsi uccidere senza Giuda? Questo è quanto insegnavano già in loco da decenni come le sante che erano solo malate,anoressiche magari.O la Santa Casa di Loreto di cui hanno abolito la traslazione miracolosa.Ma se Gesù fu solo un grande uomo come Budda o Gandi ....allora mica ha salvato.....