domenica 18 luglio 2021

Non si cambia il modo di pregare bimillenario a tavolino senza conseguenze e senza reazioni a cascata e in profondità

Estraggo uno dei commenti più lucidi, dalla visuale allargata che suscita molti altri spunti, arrivati fin qui. Mi spiace che il lettore abbia mantenuto l'anonimato.

Non si cambia il modo di pregare bimillenario a tavolino (peraltro in modo che oltrepassa pure il documento specifico conciliare) senza conseguenze e senza reazioni a cascata e in profondità. Le conseguenze le abbiamo viste nel crollo verticale della fede, della frequenza alla Messa e ai sacramenti che non sono solo colpa della secolarizzazione della "modernità" ma della stessa apertura della Chiesa allo spirito, al linguaggio e alla mentalità della modernità pensando di favorire il dialogo con questa.

Un abbaglio più grosso la Chiesa gerarchica (che pure era composta da clero e gerarchia formatisi sotto Pio XI e Pio XII) non poteva prenderlo perché si è voluta affrontare la "modernità" assunta nella categorie dei protestanti e dei marxisti e invece, in un battito di ciglia, chiuso il Concilio si è avuto il '68 e, se vogliamo, un balzo nella periodizzazione storica e culturale nella "postmodernità" nella quale queste figure si dissolvevano o evolvevano sfumando in altre e ben più complesse figure ostili o addirittura totalmente estranee (cioè neppure più dialettiche) ed impermeabili alla razionalità e alla spiritualità cattolica.

Del Noce lo aveva intuito, la quasi totalità dei padri conciliari, irretiti nello spirito dell' ottimismo dell'epoca rappresentato dalle immagini del "papa buono, di Kruscev e di Kennedy", poi dell'uomo nello spazio, dal boom economico e dai "diritti civili" (alcuni pure giusti) non lo hanno visto. Un Concilio pastorale che in larga misura sbaglia pastorale perché sbaglia la lettura degli sviluppi immediati del presente nel futuro e che accentua l'errore d'interpretazione (che investe tutto l'aspetto della vita di un cattolico, appunto, dalla Messa al suo modo di essere nel mondo, trasformando d'incanto i nemici con cui dialogare fraternamente e gli amici che continuano a lottare in nemici della fede) con le "riforme" postconciliari che segnano e modificano radicalmente le modalità di vita della Chiesa e lo stesso modo di percepirsi. I cattolici, nella quasi totalità, hanno obbedito per fede e per inveterato spirito di obbedienza. Le nuove generazioni di cristiani sono state formate in un modo attraverso il quale non si sospettasse neppure che c'era anche un altro modo e un'altra forma di presenza cattolica e addirittura di culto cattolico. Si sapeva solamente che "per fortuna che c'era stato il Concilio perchè prima del Concilio..." accadevano e si insegnavano cose assurde, sbagliatissime e anacronistiche.

Come nei peggiori sistemi totalitari a chi, smarrito, chiedeva spiegazioni si intimava di non fare domande e adeguarsi perché si deve obbedienza. Una certa continuità sul piano dell'insegnamento morale, una certa continuità nella lotta anticomunista nei pontificati soprattutto di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno mascherato ciò che avveniva nella profondità del ventre della Chiesa, cioè nei seminari, nelle facoltà teologiche, negli atenei pontifici ma anche nelle diocesi stesse, tra vescovi, preti e soprattutto quei laici che, in nome della "partecipazione alla vita della Chiesa" sono stati clericalizzati e usati per gestire quello che nella gran parte delle situazioni ha rappresentato un vero e proprio ribaltamento generale. Ma per consolidato spirito di obbedienza si è obbedito a chi costringeva, in fondo, a disobbedire a una parte non irrilevante di ciò a cui si obbediva e si credeva in passato (il che rappresenta una sorta di lezione emblematica a futura memoria sulla gestione della categoria dell'obbedienza). Si è invocata, per un verso necessariamente, l'ermeneutica della continuità che in parte c'era e in parte non c'era e che, paradossalmente il Motu proprio di Benedetto XVI, nel tentativo di favorirla, con la sua abdicazione e l'elezione di Francesco ha rivelato essere ben poco consistente.

Per continuità ovviamente non si intende la santità della Chiesa il cui volto è il volto di Cristo, la cui essenza è la sua divina costituzione, il cui corpo è il corpo mistico di Cristo da cui passano le grazie in maniera ordinaria attraverso i sacramenti, bensì la trasmissione formale dei contenuti della fede e del modo di pregare che costituiscono l'identità esteriore (che incide anche sul piano interiore) propria di un cattolico.

Senza neppure affrontare la questione il Rito antico dice che c'è un altro modo di rapportarsi con Dio e conseguentemente anche col mondo. Il problema però è che mentre una parte di Chiesa è sollecitata in un modo, buona parte dell'altra (ma nonostante tutto non la sua totalità) tira nella direzione opposta. Ma questa parte di Chiesa ha il "manico" dalla sua e l'altra, oltre a non averlo, non capisce e non approva la direzione del "manico", ne percepisce l'ostilità e questa ostilità la ricambia in abbondanza. Da qui il "Contro Motu Proprio" di questi giorni, in una polarizzazione paradossale e fatale che vede la massima autorità della Chiesa schierare carri armati reali contro quelli di cartone del cosiddetto mondo "tradizionalista" inducendolo ulteriormente a radicalizzarsi (perché gli si toglie quasi completamente il dovuto e il necessario) e a seguire i profeti "politici" della rivolta o quelli visionari dell'apocalittica imminente e delle rivelazioni private, approvate o non qui importa poco, e arricchendolo così ulteriormente di spostati e disperati senza guide se non quelle autoproclamatesi tali.

Nel frattempo la Chiesa cattolica ufficiale perde i pezzi, è sempre più condannata all'irrilevanza, nei suoi pascoli imperversano le spazzature teologiche dei vari Grillo, Maggi e simili (veri profeti, seppur a rovescio), le celebrazioni clownesche e orizzontali e un cattolicesimo insipido che forma laici insipidi. Chi scrive non propugna nessun ritorno al passato (perché impossibile e perché quel che accade è in parte anche frutto degli errori passati) ma sembra piuttosto evidente che se c'è un luogo nel quale le rivoluzioni sono impossibili da farsi se non al prezzo di disastri difficilmente riparabili, questo è la Chiesa. Oggettivamente le hanno spacciate per riforme ma erano davvero rivoluzioni. Le riforme oggi sono necessarie più di allora, ma se all'epoca si sarebbe trattato di modificare alcuni dettagli e invece si è voluto riscrivere in modo radicalmente nuovo tutto ciò che riguardava la Chiesa oggi si tratta di fare i conti con quell'immane riscrittura dal sapore, non di rado, ideologico, per di più esasperato col passare degli anni.

Ci sarà prima o poi un pontefice che avrà la consapevolezza e il coraggio di affrontare davvero questi nodi?

1 commento:

  1. "TRADITIONIS CUSTODES" Il Pomo della Discordia - Omelia di Don Davide Pagliarani
    https://www.youtube.com/watch?v=iuSxocg9Wt4

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