sabato 12 agosto 2023

Rassegna stampa: l’“Instrumentum laboris” del Sinodo sulla sinodalità

Per comodità di lettura unifico le due parti del testo della FSSPX che analizza secondo un ordine logico le riflessioni sull’“Instrumentum laboris” del Sinodo sulla sinodalità ricavate da diverse fonti. Sulla sinodalità, segnalo il mio articolo: Conciliarità, Sinodalità. Come cambia la Chiesa? [qui] ricco di link di approfondimento. Qui l'indice degli articoli sul Sinodo sulla sinodalità.

Rassegna stampa: 
l’“Instrumentum laboris” del Sinodo sulla sinodalità 

Parte prima 

Il 20 giugno 2023 il Vaticano ha pubblicato il documento di lavoro (Instrumentum laboris) che servirà da cornice ai lavori del Sinodo sulla sinodalità, il prossimo ottobre.

Il 21 giugno il vaticanista di Le Figaro, Jean-Marie Guénois, non ha esitato a scrivere che questo sinodo “intende rovesciare la gerarchia del potere nella Chiesa a vantaggio dei fedeli laici, comprese le donne. Raramente la Chiesa cattolica si è messa in discussione fino a questo punto”. 

Il giornalista francese ha infatti notato che questo programma prevede una riflessione su «l’ordinazione sacerdotale degli uomini sposati e l’ordinazione diaconale delle donne», sui vescovi che «dovrebbero essere regolarmente valutati nel loro ufficio e contraddetti, se necessario, nel loro governo», e infine sui «raggruppamenti di Chiese locali delle grandi regioni del mondo [che] possano pesare quanto Roma nelle decisioni importanti».

Jean-Marie Guénois ritiene che «per Francesco si tratta di approfittare degli effetti devastanti della crisi degli abusi sessuali di una minoranza di sacerdoti, per decostruire la gerarchia del potere nella Chiesa partendo, non più dall’alto, ma dal “popolo di Dio”, ovvero, dai laici alla base, che hanno dei “diritti” in virtù della loro “dignità di battezzati”, per lottare contro il “clericalismo» in vista di una rinnovata evangelizzazione».

E aggiunge: «Oltre a questa totale inversione della piramide gerarchica della “Chiesa cattolica” – citata solo dieci volte – che vuole diventare una “Chiesa sinodale” – questo nome compare centodieci volte nel testo –, le richieste di fondo non sorprendono. Corrispondono a tutti gli accenti del pontificato di Papa Francesco”. Ovvero: i poveri, i migranti, l’accoglienza di tutti, cioè “i divorziati risposati, i poligami o le persone LGBTQ+”».

Inoltre, questo progetto rivoluzionario vuole essere inscritto nel diritto della Chiesa, il Diritto Canonico. «In effetti, osserva Jean-Marie Guénois, tutto questo approccio si basa sul postulato scritto come tale dal Vaticano: “Una Chiesa costitutivamente sinodale è chiamata ad articolare il diritto di tutti a partecipare alla vita e alla missione della Chiesa in virtù del loro battesimo con il servizio dell’autorità e l’esercizio della responsabilità”.

«I fedeli cattolici avevano dei doveri, ora hanno dei diritti. È importante “modificare le strutture canoniche e le procedure pastorali per promuovere la corresponsabilità e la trasparenza”, in particolare creando “raggruppamenti di Chiese locali” ma anche “autorità continentali” della Chiesa affinché con “le conferenze episcopali”, “l’autorità dottrinale” possa essere decentralizzata”».

Infine, questa rivoluzione sostiene un metodo che le consente di raggiungere i suoi fini. Il vaticanista francese sottolinea: «Per la prima volta, questo documento di lavoro descrive il nuovo processo decisionale collettivo che il sinodo vorrebbe vedere praticato e insegnato “dal seminario” per essere sicuri che sacerdoti e vescovi non adottino più posizioni dominanti, per coltivare un atteggiamento di “servizio” verso i fedeli».

«Al centro di questo nuovo sistema, questo metodo si chiama “conversazione nello Spirito”. Viene addirittura pubblicato uno schema esplicativo per spiegarne i tre tempi, dopo un “tempo di preghiera”: “Parlare e ascoltare con attenzione il contributo degli altri”, poi “fare spazio all’altro e dire ciò che ‘ha risuonato di più' o ‘ha suscitato maggiori resistenze’».

«Infine, “costruire insieme” “riconoscendo intuizioni e convergenze” e “identificando dissonanze e ostacoli”, ma “lasciando emergere le voci profetiche” perché è importante che “ognuno si senta rappresentato dal risultato dei lavori”». Il testo precisa: “non per reagire e controbattere a quanto ascoltato, riaffermando la propria posizione, ma per esprimere che cosa durante l’ascolto lo ha toccato più profondamente”».

Perché, sempre secondo il documento, “le tracce che l’ascolto delle sorelle e dei fratelli produce nell’interiorità di ciascuno sono il linguaggio con cui lo Spirito Santo fa risuonare la propria voce”. E questo metodo dovrebbe essere applicato a tutti i livelli nella Chiesa creando una funzione di “facilitatore di processi di discernimento comunitario”.

Come potete immaginare, questo documento di lavoro ha suscitato numerosi commenti critici sulla stampa.

Quali sono le note caratteristiche di una Chiesa sinodale?
Sotto il titolo esplicito Sinodalità, espressione di una Chiesaliquida”, Stefano Fontana su La Nuova Bussola Quotidiana del 21 giugno, descrive cos’è una “Chiesa sinodale”, secondo le parole dell’Instrumentum laboris: «Siccome la sinodalità è ritenuta un processo frutto di una attiva partecipazione del popolo di Dio e quindi una esperienza attiva e di prassi, il documento di lavoro del sinodo caratterizza la “Chiesa sinodale” proprio tramite degli atteggiamenti da assumere, delle prassi da realizzare».

«Una di queste è l’ascolto: la Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto. Un’altra è l’umiltà: la Chiesa sinodale è una Chiesa che sa di avere molto da imparare. Una terza è l’atteggiamento dell’incontro e del dialogo con tutti (naturalmente anche in riferimento all’emergenza ecologica)».

«Arriva poi la caratteristica di una Chiesa che non ha paura della verità di cui è portatrice, ma la valorizza senza costringere all’uniformità (una Chiesa plurale, vien da pensare… ma quanto plurale?). Poi non poteva mancare una Chiesa accogliente e aperta a tutti. Infine, la caratteristica più stravagante: una Chiesa in contatto con la sana inquietudine dell’incompletezza».

E conclude: «Non si faticherà a constatare l’assenza di consistenza teologica di queste espressioni. Per questo possiamo dire che l’Instrumentum laboris è un testo ‘liquido’ che, come tale, rimane aperto ad ogni conclusione, anche la più rivoluzionaria».

«Un testo in riferimento dal quale possiamo aspettarci di tutto. Un caso? No, perché il cuore di tutto è il processo, in cui la sinodalità consiste. La liquidità favorisce il processo, la sostituzione della verità con la relazione, il come che diventa prioritario sul cosa e sul perché».

L’Instrumentum laboris mira alla riconfigurazione della Chiesa
Sul suo blog Settimo Cielo, il 28 giugno, Sandro Magister rimarca che l’Instrumentum laboris strumentalizza lo Spirito Santo, a beneficio della nuova Chiesa sinodale. Sotto il titolo Buona conversazione! In un sinodo senza capo né coda, il vaticanista italiano scrive: «La formula “conversazione nello Spirito” è stata lanciata come filo conduttore della prossima sessione plenaria del sinodo, in programma in ottobre, dai due cardinali che ne guidano lo svolgimento: il maltese Mario Grech e il lussemburghese Jean-Claude Hollerich. Nell’Instrumentum laboris che farà da traccia all’assise, reso pubblico il 20 giugno, la formula ricorre più volte».

«E nella conferenza stampa di presentazione è stata appunto identificata come il “modo di procedere” del sinodo stesso. […] Ma davvero questo sinodo avrà una fine? Stando a come Francesco l’ha fin qui pilotato, e fin che il papa sarà lui, c’è da dubitare. A Francesco interessa più di tutto una cosa: mettere in moto ‘processi’. Di durata non prefissata. Non gli importa se confondenti e confusi, perché lo Spirito Santo saprà Lui dove condurre la Chiesa».

E aggiunge questo interessante riferimento: «Sull’ultimo quaderno de La Civiltà Cattolica, la rivista dei gesuiti di Roma stampata con il previo controllo delle autorità vaticane, c’è un articolo di un gesuita dell’Università di Lovanio, Jos Moons, che dice tutto fin dal titolo: Papa Francesco, lo Spirito Santo e la sinodalità. Verso una riconfigurazione pneumatologica della Chiesa. La vaghissima “conversazione nello Spirito” descritta dall’Instrumentum laboris è la messa in pratica di questariconfigurazione’. In cui può stare di tutto, in un trionfo della libertà d’opinione e in ostentato ossequio allo Spirito che “soffia dove vuole”».

Quando la “Chiesa in ascolto” si mostra sorda
Sul sito Silere non possumus, che si avvale di informazioni tratte dalle fonti più vicine al potere romano, si poteva leggere il 23 giugno questa rivelazione sullo svolgimento del convegno di presentazione dell’Instrumentum laboris del 20 giugno: “Le istanze del cattolicesimo moderato non sono state affatto prese in considerazione. Ancor meno quelle dei cattolici più tradizionali o tradizionalisti. Questi ultimi hanno sempre denunciato i possibili eccessi del Sinodo… Alla luce degli eventi, è sempre più difficile dargli torto. Quando, durante la conferenza stampa, un giornalista coraggioso ha osato chiedere il motivo di queste assenze, gli è stato risposto: ‘Ascoltiamo tutti’”.

“È come rispondere a qualcuno che mi chiede ‘come va la salute’ che ‘i dottori sono davvero molto bravi’! Impossibile sapere se le persone della segreteria del sinodo siano stupide o intelligenti”.

E si fa notare: “Lo Spirito Santo è menzionato tante volte. Ma non si dice mai che questo Spirito è lo Spirito di Cristo che ci ricorda ciò che il Maestro ci ha insegnato”.

* * *
Parte seconda

Il 20 giugno 2023, il Vaticano ha pubblicato il documento di lavoro (Instrumentum laboris) che servirà da cornice ai lavori del Sinodo sulla sinodalità del prossimo ottobre. Certi giornalisti notano il cambiamento radicale in preparazione, altri constatano le note della Chiesa sinodale in fermentazione e la chiusura autistica mostrata dal documento (si veda il primo articolo).

Altri infine esaminano il processo che è stato avviato.

L’importante è fare sinodo
Sul Monday Vatican del 26 giugno, Andrea Gagliarducci ricorda opportunamente l’uso costante che Francesco ha fatto dei Sinodi che hanno preceduto il prossimo Sinodo sulla sinodalità. Il che permette di avere un’idea molto precisa di ciò che accadrà ad ottobre 2023 e ad ottobre 2024, quando si svolgeranno le due sessioni programmate.

Il vaticanista scrive:
«Fin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco ha auspicato che la Chiesa sia “in stato permanente di sinodo”, è per questo che le discussioni sono rimaste aperte e mai definite.

«Amoris laetitia [vedi], che molti considerano il cuore delle derive dottrinali, è un documento aperto che non arriva ad alcuna conclusione e lascia tutto all’iniziativa personale dei fedeli, dei preti e dei vescovi.

«Querida Amazonia [vedi] non ha aperto le porte ai viri probati, o uomini di provata fede, eventualmente sposati, che potrebbero celebrare la Messa là dove i preti non possono farlo. Essa ha semplicemente indicato che era necessaria una riflessione più approfondita».

E Gagliarducci aggiunge: «Colpisce il constatare che il Papa non vuole prendere posizione su queste questioni, mentre ha preso delle decisioni di governo nette, come quelle sulle nuove restrizioni per la celebrazione delle Messe col rito antico, o quelle che in pratica hanno imposto ai vescovi di essere giudici di prima istanza nelle procedure per la nullità matrimoniale.

Nelle discussioni [sinodali e post-sinodali] Papa Francesco sembra tuttavia voler dare l’impressione che vi sia un ascolto attivo e che le decisioni finali non siano già state prese. E tuttavia questo rischia di alimentare la confusione o di favorire le iniziative personali di coloro che sono più audaci, più astuti, o semplicemente male intenzionati. Le iniziative che conducono ad un nuovo slancio di cambiamento dottrinale sono difficili da rigettare. In definitiva, a forza di moltiplicare le discussioni c’è il rischio di creare uno o più schismi.

I progressisti ammettono: la Chiesa deve essere istituzionalmente sinodale.
Sul sito spagnolo Religion Digital non ci sono preoccupazioni di precauzioni oratorie. Il 24 giugno, il gesuita Juan Masia pretende senza remore «un esame dell’evoluzione della dottrina e della sua espressione canonica. Concretamente, sarebbe inutile che il Sinodo e lo stesso Papa dicano: «A partire da oggi benediciamo questi risultati», se il cambiamento non è preceduto da cambiamenti a livello dottrinale, disciplinare e canonico».

In maniera chiara e brutale, egli dichiara: «Se posso permettermi una espressione volgare, aggiungerei con impazienza: “Apriamo questi due pasticci [sic] che sono il Diritto Canonico (quello del 1983) e il Catechismo (del 1994), per togliere molte cose inutilizzabili e far posto per metterne e aggiungerne altre che sono necessarie per assicurare la continuità del cammino sinodale. […] La revisione di questi due testi è imprescindibile per la realizzazione della sinodalità ecclesiale».

E’ radicale, ma logico: perché, secondo i progressisti, la Chiesa deve diventare istituzionalmente sinodale ed è necessario che il Diritto Canonico e il Catechismo siano sinodalizzati. E l’Istrumentum laboris non è contro una tale riforma istituzionale, tutt’altro.

E il gesuita lancia anche «un appello per il rinnovamento dei programmi dei seminari, perché siano più orientati in senso sinodale e più in contatto con l’insieme del popolo di Dio». E’ chiaro che il personale ecclesiastico deve essere formato prima di poter esercitare un ministero in seno ad una Chiesa diventata sinodale.

Una dinamica di gruppo in camice bianco
Il 26 giugno, il compatriota anonimo di Papa Francesco, che si firma The Wanderer. nel suo blog ha preferito cambiare il nome all’Instrumentum laboris, chiamandolo Instrumentum doloris. E per non piangere, ha usato l’ironia:

«L’Instrumentum labori (sì, con quel rozzo errore di ortografia latina che compariva nella sua prima versione) è un documento destinato a essere letto solo da pochi specialisti dell’ascesi.

«Nessun cattolico fedele di media pietà e sanità mentale si siederà a casa per leggere con cura un tale mastodonte, commisurato alla produzione di inaudite tonnellate di parole che non dicono nulla e che abbiamo visto negli ultimi anni».

E sulla sessione di ottobre egli anticipa:

«Sarà da vedere lo spettacolo di prelati, preti, religiosi, laici che “lavorano” con questi fogli. È stato annunciato che gli incontri non si terranno più nell’Aula del Sinodo ma nell’Aula Paolo VI, per poter allestire numerosi tavoli attorno ai quali si riuniranno i gruppi di lavoro composte da dodici persone ciascuno.

«Questa disposizione topografica, spiega don Giacomo Costa [consulente al segretariato generale del Sinodo], “facilita la dinamica della conversazione nello Spirito”. Non sarebbe strano se un gruppo di esperti in scienze dell’educazione chiedesse ai padri e alle “madri” sinodali di esprimere le loro idee e i loro sentimenti attraverso animaletti impastati di plastilina, elaborando insieme un cartellone e concludendo con una messa in scena. Il tutto nello spirito dello Spirito».

Lo Spirito Santo preso come alibi
Con un tono più serio, il padre Joachim Heimerl, prete a Vienna, in Austria, e professore universitario, il 27 giugno scrive sul sito kath.net:
«Slogan come “la sinodalità fa parte del DNA della Chiesa” sono al massimo ideologici, ma non sono cattolici. Certo, il prossimo Sinodo dei vescovi del 2023/2024 è ufficialmente solo un organo consultivo, ma ufficiosamente è già molto più di questo.

«Questo si vede in particolare dal fatto che al Sinodo partecipano dei laici, che hanno anche il diritto di voto. E’ chiaro che questo contraddice fondamentalmente la definizione di Sinodo di vescovi. Ma è anche chiaro che l’importanza di questo Sinodo si trova considerevolmente accresciuta. Già da oggi i media lo considerano come un “parlamento ecclesiastico” o un “mini-concilio” e le affermazioni contrarie della segreteria del Sinodo non fanno che rafforzare questa spiacevole impressione.

«Il fatto è che il prossimo Sinodo deve introdurre un cambiamento di paradigma nella Chiesa, cosa che il documento di lavoro recentemente pubblicato prova in maniera incontestabile. E’ divenuto evidente anche l’obiettivo del Sinodo: il celibato ecclesiastico deve essere soppresso, e, con l’introduzione delle diaconesse, anche il sacramento dell’Ordine. Inoltre, il sacramento del matrimonio deve essere sminuito con la “benedizione” delle coppie omosessuali e con l’accettazione della poligamia – pagana – sotto qualsiasi forma. Inoltre c’è tutta una serie di altre proposte, una più strabiliante dell’altra».

Il prete austriaco denuncia un Sinodo truccato in anticipo:
«La perfidia di questo documento di lavoro è duplice: innanzi tutto esso contiene delle domande che sono di natura retorica e che chiedono solo una risposta positiva. Secondariamente esso viene immediatamente elevato al rango di impegno, dal momento che la segreteria del Sinodo lo qualifica come un “documento di tutta la Chiesa”.

«La storia della elaborazione del testo mostra già che questo non è altro che un gioco di prestigio e - scusate - una vera e propria menzogna; la percentuale di partecipazione di “tutta la Chiesa” è stata appena superiore allo zero! Ma la verità non conta per gli organizzatori del Sinodo.

«I cardinali Grech e Hollerich vogliono già aumentare la pressione sul Papa: dopo tutto è difficilmente immaginabile che Francesco si opponga a “tutta la Chiesa”. Per evitare che questo alla fine possa accadere, Hollerich ha previsto una salvaguardia “a tenuta stagna”: continuando a rivendicare l’azione dello Spirito Santo, anche prima dell’inizio del Sinodo.

«Ora, nessun sinodo può prevalere sullo Spirito Santo, e non ha la minima autorità dottrinale. Lo “Spirito Santo” del cardinale Hollerich è solo un alibi a buon mercato, per far passare un programma di sinistra che contraddice fondamentalmente le Sacre Scritture e l’insieme dell’insegnamento della Chiesa fino ad oggi. No! Questo sinodo non ha a che fare con lo Spirito Santo più di quanto Gesù abbia fondato una “Chiesa sinodale”, e ancor meno con una Chiesa che vuole allinearsi sfrenatamente al mondo».

E guardando al terribile precedente del cammino sinodale tedesco, il prete conclude:
«E’ fin da ora certo che il Sinodo nuocerà all’insieme della Chiesa. Basta dare un’occhiata alla triste Germania: la “via sinodale” ha già danneggiato in anticipo le Chiese locali, l’episcopato tedesco si è di fatto separato dalla Chiesa romana e si è diviso al suo interno; la “Chiesa sinodale” è diventata la Chiesa degli eretici tedeschi, che stanno inoltre usurpando le loro sedi episcopali».

Di fronte a questa situazione realmente tragica, solo le parole di Gesù Cristo possono dissipare ogni tentazione di disperare: «E io ti dico che tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa» (Mt. 16, 18); «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt. 28, 20).
Spes contra spem, sperare soprannaturalmente contro ogni speranza umana.
Fonte: Fraternità San Pio X

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