lunedì 29 marzo 2021

Ancora una volta Bergoglio nega “Maria Corredentrice”

L'immagine è del 2018, ripresa nella Basilica di Santa Maria Maggiore, in occasione della Messa per la Festa della Traslazione dell’Icona della Salus Populi Romani, molto cara al popolo romano, appena restaurata nei laboratori dei Musei vaticani.
Purtroppo questa immagine edificante di un momento di devozione in una splendida cornice fa  a pugni con il frequente uso di espressioni più consone ai nemici della gloria mariana.
Del resto non è un caso che la fronda dei Conciliaristi abbia espunto la dichiarazione di Maria Santissima “Mediatrice, Corredentrice e Avvocata”. Di fatto - e lo abbiamo comprovato in molte occasioni - Bergoglio rappresenta il culmine delle conseguenze nefaste dell'applicazione, travestita da aggiornamento, di tutte le variazioni subdolamente inserite nei documenti del Vaticano II.
Di seguito riprendo e contesto l'ultimo oltraggio alla Vergine: le parole puntualizzatrici su Maria Corredentrice pronunciate da Bergoglio nell'udienza generale del 24 marzo scorso. Ultimo di una lunga serie.

Una diminutio non nuova 
Ultimo di una lunga serie, dato che possiamo attingere ad un nutrito florilegio già stigmatizzato in diretta (vedi link di seguito). Purtroppo abbiamo dovuto registrare diverse mancanze di rispetto o, peggio, veri e propri oltraggi a partire da quel terribile 8 dicembre 2015 [qui - qui]. Lo scorso anno è stato abolito il tradizionale omaggio alla statua in Piazza di Spagna [qui - qui]. Che dire poi del fatto che dal 2015 è stata cancellata L'Assunta come solennità? Ovviamente non dichiaratamente ma attraverso la prassi eliminandola dalle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice sul sito della Santa Sede. Per non parlare del culmine di ogni nefandezza: la Pachamama al posto della Guadalupana per di più a pochi metri dalla tomba di Pietro [qui - qui - qui]...
Inserisco qui sotto, per approfondire, i link con i precedenti ulteriori articoli sulle prerogative mariane negate da Bergoglio (compreso il dogma dell'Immacolata concezione) aggiungendovi quelli a sostegno della Corredenzione. Di seguito, a partire dal recente oltraggio del 24 marzo scorso, presento gli  elementi sul fatto della Corredenzione. La presentazione è basata su un importante documento pubblicato su questo tema da si si no no il 15 ottobre 2017.


Ancora negazione di Maria Corredentrice
Ancora parole puntualizzatrici in negativo su Maria Corredentrice quelle pronunciate da Bergoglio nell'udienza generale del 24 marzo scorso, vigilia dell'Annunciazione, dedicata al "Pregare in comunione con Maria". L'intenzione evidente, nella sua classica modalità colloquiale con i fedeli, quella di respingere ancora una volta - non è la prima; ma in questa occasione lo fa con accenti che la vorrebbero liquidata in via definitiva - l'istanza che venga proclamato un nuovo dogma: quello su Maria "corredentrice".
Lo aveva già fatto scorso anno, nella ricorrenza dei Sette Dolori di Maria. Ora ci ritorna; e guarda caso nel settenario in preparazione alla commemorazione quaresimale dell’Addolorata.
Infatti nella catechesi del 24 marzo così si è espresso:
Cristo è il Mediatore, il ponte che attraversiamo per rivolgerci al Padre (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 2674). È l’unico Redentore: non ci sono co-redentori con Cristo. È il Mediatore per eccellenza, è il Mediatore. Ogni preghiera che eleviamo a Dio è per Cristo, con Cristo e in Cristo e si realizza grazie alla sua intercessione. Lo Spirito Santo estende la mediazione di Cristo ad ogni tempo e ogni luogo: non c’è altro nome nel quale possiamo essere salvati (cfr At 4,12). Gesù Cristo: l’unico Mediatore tra Dio e gli uomini.
[…]
La Madonna che, come Madre alla quale Gesù ci ha affidati, avvolge tutti noi; ma come Madre, non come dea, non come corredentrice: come Madre. È vero che la pietà cristiana sempre le dà dei titoli belli, come un figlio alla mamma: quante cose belle dice un figlio alla mamma alla quale vuole bene! Ma stiamo attenti: le cose belle che la Chiesa e i Santi dicono di Maria nulla tolgono all’unicità redentrice di Cristo. Lui è l’unico Redentore. Sono espressioni d’amore come un figlio alla mamma – alcune volte esagerate.
Non è esatto che il titolo di Corredentrice - che non è un dogma, ma un sentire profondo della cattolicità non contaminata - equivalga ad una prerogativa divina. L'uso equivoco e sciatto dei concetti e del lessico teologico non resta senza conseguenze perché provoca scandalo, o quanto meno confusione, nei semplici e allontana i dubbiosi.

Significato e modo della Corredenzione
La Corredenzione di Maria non è una questione periferica alla nostra Fede, ma centrale perché essa tocca l'essenza del dogma della Redenzione del genere umano. 
Redenzione significa riscattare o pagare un riscatto per riottenere una cosa prima posseduta e poi persa. Nel caso della Redenzione del genere umano Cristo ha pagato, con tutto il suo Sangue sparso sulla Croce, la grazia che Adamo aveva perduto e che noi abbiamo riacquistato per la Redenzione di Cristo. E Maria ha cooperato alla Redenzione in maniera subordinata e secondaria, acconsentendo all'Incarnazione del Verbo nel suo seno e offrendo Cristo in Croce al Padre per riscattare o redimere l'umanità, soffrendo indicibilmente e “commorendo” misticamente con Lui ai piedi della Croce. Quindi Maria è Corredentrice secondaria e subordinata a Cristo.
Dopo il peccato originale Dio era libero di redimerci oppure no e di scegliere qualsiasi modo per redimerci. Poiché ha deciso liberamente di redimerci mediante l'Incarnazione del Verbo nel seno della Madonna l'ha associata intimamente alla Redenzione, rendendola Mediatrice (Corredentrice e Dispensatrice di tutte le grazie). La cooperazione ad un'opera divina così come la mediazione di tutte le grazie attribuita a Maria non presuppone la sua divinità.
Padre Gabriele Roschini scrive che “Cristo prima (per priorità logica e non cronologica) si offrì al Padre in sacrificio per la Redenzione preservativa di Maria e poi, insieme alla “co-oblazione” di Maria, Egli si offrì per la Redenzione liberativa di tutti gli altri” (Dizionario di Mariologia, Roma, Studium, 1960, p. 327). Perciò il Sacrificio che Cristo fece di Sé sulla Croce ha un duplice aspetto: 
  1. si offrì per la Redenzione preservativa di Maria; 
  2. si offrì, assieme alla “co-oblazione” di Maria, per la Redenzione liberatrice dal peccato originale per tutto il genere umano (si noti che si tratta di una priorità solo logica, ossia quanto al nostro modo di pensare e distinguere per meglio capire ed esprimerci e non di una priorità ontologica e cronologica).
La ragione teologica della Corredenzione
Nella Corredenzione di Maria risplende 1) la Sapienza divina, che si è servita del medesimo mezzo (la donna) di cui si era servito il diavolo per la rovina dell'‟umanità, umiliandolo enormemente col farlo sconfiggere da una giovane donna; 2) la Potenza divina, poiché Dio con un mezzo debole (una giovane donna) ha compiuto un'‟opera così eccelsa (la Redenzione); 3) la Giustizia divina, la quale ha decretato che la superbia di Adamo ed Eva venisse riparata dalla umiliazione di Gesù e Maria; 4) la Bontà divina, la quale anziché abbandonare la donna che aveva peccato l'ha nobilitata rendendola Corredentrice.

San Tommaso d'Aquino (S. Th., III, q. 48) insegna che la Passione di Cristo ha operato la nostra Redenzione in 3 modi: 1) a modo di merito, col meritarci la grazia santificante perduta col peccato originale; 2) a modo di soddisfazione, pagando a Dio il debito per il peccato, riparandolo e intercedendo per noi; 3) a modo di sacrificio, offrendo Se stesso al Padre come vittima sulla Croce.
Anche Maria ha cooperato subordinatamente a Cristo in questi 3 modi alla nostra Redenzione. I teologi dicono che ciò che Cristo ci ha meritato de condigno o per stretta giustizia, Maria ce lo ha meritato de congruo o per pura liberalità di Dio.

Quanto alla natura della cooperazione mariana alla nostra Redenzione i teologi sostengono comunemente che l'offerta che Maria fece di Gesù e di se stessa sul Calvario non è un atto sacrificale e sacerdotale in senso stretto: Maria non ha un sacerdozio analogo a quello di Cristo e non ha neppure l'Ordine sacramentale del Sacerdozio cristiano, ma la cooperazione di Maria al Sacrificio di Cristo è equiparabile a quella che hanno tutti i battezzati, i quali possono unirsi al sacerdote (ordinato validamente) ed offrire a Dio, mediante lui, il Sacrificio della Messa; ma Maria coopera in grado eminentemente superiore a quello di tutti i battezzati, perché è la Madre di Dio. Tuttavia non è sacerdote in senso stretto, pur avendo lo spirito del Sacerdozio. Si noti che il S. Uffizio ha proibito di rappresentare Maria rivestita con gli ornamenti sacerdotali e di chiamarla “Vergine-Sacerdote” (cfr. R. Laurentin, Le problème du sacerdoce marial devant le Magistère, in “Marianum”, n. 10, 1948, pp. 160-178).

Inoltre Maria in quanto Madre di Cristo aveva il diritto di proteggere la vita del Figlio da tutti gli ingiusti aggressori. Invece abdicò a questo suo diritto naturale e, in obbedienza alla volontà divina, offrì il Figlio in sacrificio per la Redenzione del genere umano.

La Sacra Scrittura e la Corredenzione
In Genesi (III, 14-15) troviamo il riferimento all'associazione alla Redenzione Maria, che porta in sé Cristo schiaccia il capo del serpente: “Perché hai fatto ciò, sii maledetto… Io metterò delle inimicizie tra te e la Donna, la tua discendenza e la sua discendenza. Ella ti schiaccerà il capo e tu insidierai il suo tallone” ; il diavolo, però, riesce ad insidiare e mordere il calcagno di Maria, ossia i fedeli che non saranno abbastanza forti per resistere alle sue lusinghe come non lo fu la prima Eva, mentre Maria e Gesù si serviranno della cooperazione dei buoni fedeli che sono la parte non morsicata del calcagno (la parte più umile del corpo di Maria) che schiaccerà (“Ipsa cònteret”, Gen., III, 5) il capo del serpente.

Questa è l'interpretazione autentica dei versetti della Genesi data da Pio IX nella Bolla dogmatica Ineffabilis Deus in cui il Papa scrive: “I Padri videro designati [nei versetti della Genesi] Cristo Redentore e Maria congiunta con Cristo da un vincolo strettissimo e indissolubile, esercitando insieme con Cristo e per mezzo di Lui sempiterne inimicizie contro il velenoso serpente, e riportando sopra di lui una pienissima vittoria”. Per cui si può dire, con certezza teologica, che come Cristo vinse il demonio con la sua Passione, così Maria lo vinse con la sua Compassione. Quindi Maria assieme e subordinatamente a Cristo vinse satana e ci “corredense”.

Il Vangelo secondo Luca
(Lc I, 38) ci narra che l'Angelo Gabriele fu mandato a Maria da Dio per ottenere il suo libero consenso all'‟Incarnazione e alla Corredenzione. In questa scena evangelica abbiamo, per contrapposizione a quella della Genesi, la presenza di un Angelo buono (Gabriele), di una nuova Eva (Maria) e di un nuovo Adamo (Cristo).
(Lc II, 34-35) quando il vegliardo Simeone in occasione della presentazione del Bambino Gesù al Tempio predice a Maria la sua intima associazione alla Passione e Morte di Cristo: “Questo bambino è destinato ad essere causa della rovina e della resurrezione di molti in Israele e a diventare un segno di contraddizione; la stessa tua anima sarà trapassata da una spada”.

Nel Vangelo secondo Giovanni Maria ci viene presentata sul Calvario assieme all'Apostolo Giovanni ai piedi della Croce su cui pende Gesù, che Le dice: “Donna, ecco tuo figlio; figlio [S. Giovanni], ecco tua madre” (Giov. XII, 31). Maria è la nuova Eva, Madre spirituale di tutti i fedeli, in contrapposizione con la vecchia Eva che ci rovinò dando ad Adamo la mela da mangiare.

Nell’Apocalisse di Giovanni (cap. XII) troviamo lo stesso parallelismo: ci vengono presentati ancora tre personaggi: la donna (Maria), suo figlio (Gesù) e il Dragone rosso (satana) che cerca di nuocere alla donna: come nella Genesi voleva morderle il calcagno così ora vuole aggredirla, ma il Dragone è sconfitto e la donna con suo figlio son messi in salvo.

La Tradizione e la Corredenzione mariana
Dal II al XII secolo la dottrina della Corredentrice la troviamo espressa implicitamente dai Santi Padri. Per esempio S. Giustino (Dialog. Cum Thriph., PG 6, 709-712), S. Ireneo (De carne Christi, c. 17, PL 2, 782) e Giovanni Geometra che, nel secolo X, per primo parla esplicitamente della Maternità spirituale di Maria e della Corredenzione.

Dal XII al XVII secolo si ha una seconda tappa, in cui si va più nettamente dall'implicito all'esplicito, ossia dal ruolo di Maria come nuova Eva alla Corredenzione. Gli autori più famosi sono: S. Bernardo di Chiaravalle, Arnoldo di Chartres, S. Alberto Magno, S. Bonaventura; nel XIV secolo il Taulero, S. Antonino da Firenze, Dionisio Cartusiano, Alfonso Salmeròn.
Infine dal XVII secolo ai giorni nostri si calcolano 124 teologi che si esprimono a favore della Corredenzione immediata di Maria, tra cui S. Lorenzo da Brindisi, S. Giovanni Eudes, l'Olier. Nel XVIII secolo solo 53 scrittori ecclesiastici si schierano a favore della Corredenzione.
Nel XIX secolo pro Corredemptione si pronunciano 130 teologi, tra cui spicca il card. Alessio Lépicier (L’Immacolata Madre di Dio, Corredentrice del genere umano, Roma, 1905).
Oggi, dopo il Concilio Vaticano II, la Corredenzione, per motivi pseudo-ecumenici, è stata portata avanti da pochi teologi, tra cui i Francescani dell'Immacolata con la Rivista teologica Immaculata Mediatrix e Mons. Brunero Gherardini.

Il Magistero e la Corredenzione mariana
Leone XIII nell'Enciclica Jucunda semper (1894) insegna che “Quando Maria offrì completamente se stessa, insieme al suo Figlio nel Tempio, Ella era di già partecipe della dolorosa espiazione di Cristo a vantaggio del genere umano, ossia della Redenzione […]. Sul Calvario con Lui morì in cuor suo”.

Sempre Leone XIII nell'Enciclica Adiutricem populi (1895) insegna che “Colei che era stata cooperatrice nel mistero dell'‟umana Redenzione, sarebbe stata anche la cooperatrice nella distribuzione delle grazie derivate da una tale Redenzione”. Si noti come il Papa distingue la Corredenzione dalla Dispensazione delle grazie e insegna che Maria ha cooperato ad entrambe.

S. Pio X nell'Enciclica Ad diem illud (1904), vero capolavoro mariologico, asserisce: “Maria fu associata da Cristo all'‟opera della nostra salvezza, ci merita de congruo, come dicono i teologi, ciò che Cristo ci merita de condigno”. Si noti come il Papa afferma due verità: 1) Maria fu associata alla Redenzione da Cristo e non si associò da se stessa; 2) in virtù di tale associazione Maria meritò per pura convenienza o degnazione divina (de congruo) le stesse grazie meritate da Cristo per stretta giustizia (de condigno).

Benedetto XV è il primo Papa a formulare in maniera inequivocabile la dottrina sulla Corredenzione nella Lettera Apostolica Inter Sodalicia (1918), insegnando che “Maria ai piedi della Croce talmente patì e quasi morì col Figlio per placare la giustizia divina, che a ragione si può dire che Ella ha redento il genere umano assieme a Cristo”. Benedetto XV qui insegna tre cose: 1) gli atti di Maria di “conmorte”, compassione e di immolazione sono la causa della Corredenzione mariana; 2) gli effetti di tali atti della Corredentrice sono stati il placare la giustizia di Dio offesa dal peccato di Adamo e la salvezza oggettiva del genere umano; 3) il motivo della Corredenzione di Maria è la libera scelta di Dio e non la necessità di natura di Maria, che, essendo una creatura, non poteva di per se stessa corredimere l’umanità.
Benedetto XV pubblicò complessivamente 64 documenti mariani, quasi tutti di natura disciplinare nei quali, tuttavia, non mancò di intervenire su alcune importanti verità riguardanti la Vergine. Il papa intervenne: sulla Cooperazione di Maria alla salvezza, che si realizzò soprattutto sul Calvario, dove ella quasi morì col Figlio e abdicò ai suoi diritti materni per la salvezza degli uomini, anzi, lei stessa immolò il Figlio per placare la giustizia divina, meritandosi il titolo di Corredentrice; sulla Maternità spirituale di Maria affermando che Gesù morente le affidò il compito di proteggere con materna benignità la vita spirituale di tutti gli uomini; sulla mediazione di Maria riconosciuta come conseguenza della maternità spirituale per cui le grazie che gli uomini ricevono dal tesoro della Redenzione, passano tutte per le sue mani. La devozione del popolo cristiano verso Maria attesta eloquentemente la potenza e la protezione esercitata dalla Madre di Dio, quale mediatrice materna presso Dio.

Pio XI è il primo Papa ad applicare il titolo di Corredentrice a Maria nel Messaggio radiofonico del 28 aprile 1935: “Madre di pietà e di misericordia… compaziente e Corredentrice…” (anche se il suo significato era già presente nella S. Scrittura, nella Tradizione e nel Magistero). Egli disse: “O Madre di pietà e di misericordia, che come compaziente e Corredentrice …” (L’Osservatore Romano, 29-30 aprile 1935, p. 1). Egli chiama Maria “Corredentrice” non solo per aver generato il Redentore, ma per la sua partecipazione alla Passione (“compaziente”) del Redentore principale. Quindi i frutti della Redenzione di Cristo son derivati da una duplice causa: dalla Passione redentrice prima e principale di Cristo e dalla Compassione corredentrice seconda e subordinata di Maria.

Pio XII in tre Encicliche tratta della Corredenzione mariana. La prima è la Mystici Corporis (1943) in cui insegna che Maria “offrì Gesù al Padre sul Golgota, facendo olocausto di ogni suo diritto materno e del suo materno amore, per tutti i figli di Adamo. Per tal modo Colei che, quanto al corpo era Madre del nostro Capo, poté divenire, quanto allo spirito, madre di tutte le membra”. Si noti come Pio XII abbia insegnato formalmente che Maria è madre spirituale di tutti i giusti e quindi Madre della Chiesa, che è il Corpo Mistico di Cristo.

Nella seconda Enciclica, sommamente mariana, Ad Coeli Reginam (1954) il Papa insegna che la Madonna è Regina non solo perché Madre di Cristo, che è Re, ma anche “per la parte singolare che ebbe nell' ‟opera della nostra salvezza, per volontà di Dio… Maria fu associata a Cristo. […]. Ella è Regina non solo perché Madre di Gesù, ma anche perché, quale nuova Eva, è stata associata al nuovo Adamo. […]. Da questa unione con Cristo nasce quella regale potenza per cui Ella può dispensare i tesori del Regno del divin Redentore”. Si noti come il Papa insegna che il primo fondamento della Regalità di Maria è la divina Maternità e il secondo fondamento è la Corredenzione.

Infine nell'Enciclica sul S. Cuore Haurietis aquas (1956) papa Pacelli insegna: “Era giusto, infatti, che Colei, la quale era stata associata nell'opera della rigenerazione dei figli di Eva alla vita della grazia, fosse da Gesù stesso proclamata Madre spirituale dell'intera umanità”. Inoltre verso la fine dell'Enciclica scrive: “Affinché il culto verso il divin Cuore di Gesù porti frutti più copiosi, i fedeli si facciano un dovere di associarvi intimamente la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Infatti, è sommamente conveniente che, come Dio ha voluto associare indissolubilmente la Beata Vergine Maria a Cristo nel compimento della Redenzione [...], così il popolo cristiano, che ha ricevuto la vita divina da Cristo e da Maria, dopo aver tributato i dovuti omaggi al S. Cuore di Gesù, presti anche al Cuore Immacolato di Maria consimili ossequi di pietà […]. In armonia con questo sapientissimo disegno della Provvidenza divina, Noi stessi volemmo solennemente consacrare la Santa Chiesa e il mondo intero al Cuore Immacolato di Maria ”.

Conclusione
La devozione a Maria non si fonda su motivi sentimentalistici, ma strettamente dogmatici. Ella è vera Madre di Dio e Corredentrice subordinata del genere umano; inoltre tutte le grazie passano attraverso di lei per giungere da Dio sino a noi. Quindi se vogliamo essere redenti e salvati, secondo il piano scelto da Dio, dobbiamo rivolgerci a Maria per andare a Gesù e all'Umanità di quest'ultimo per accedere alla SS. Trinità. Ad Jesum per Mariam!
Finisco con una bella preghiera di San Francesco di Sales:
«Ricordati e richiamati alla mente, o dolcissima Vergine Maria, che tu sei mia Madre e che io sono tuo figlio; che tu sei potentissima e che io sono un piccolo essere vile e debole. Ti supplico, mia dolcissima Madre, di guidarmi e difendermi in tutte le mie vie in tutte le mie azioni.
Non dirmi, o Vergine graziosa, che non puoi, poiché il tuo Figlio prediletto Ti ha dato ogni potere... Non dirmi che non devi perché tu sei la Madre comune di tutti i poveri umani e specialmente mia. Se non potessi ti scuserei dicendo: È vero che è mia Madre e che mi ama come un figlio, ma la sua povertà manca di averi e di poteri”. Se non fossi mia madre, avrei giustamente pazienza dicendo: “Ella è ricca per assistermi, ma ahimè, non essendo mia Madre non mi ama”. Ma poiché, o dolcissima Vergine, Tu sei mia madre e sei potente, come ti potrai scusare se non mi consolassi e non mi prestasti il tuo aiuto e la tua assistenza?”.
Tu vedi, Madre mia, che sei costretta ad acconsentire a tutte le mie domande».
Maria Guarini

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