Robert Moynihan ha scritto una Lettera (Lettera n. 42, 2023 Lunedì 6 febbraio: Messa antica) sulle voci ricorrenti di ulteriori proibizioni e restrizioni [vedi qui - qui - qui] nell’uso del Rito antico già sdoganato da Benedetto XVI. Indice degli articoli sul tema.
Morto Benedetto, Bergoglio vuole soffocare la Messa antica.
Robert Moynihan
Ci sono nuove notizie sulla possibile emanazione (forse il 3 aprile) di ulteriori restrizioni all’uso del vecchio rito nella celebrazione della Messa.
Due articoli provenienti dall’Europa durante il fine settimana affermano che “fonti” anonime a Roma hanno appena “confermato” che esiste una bozza di “Costituzione Apostolica” che limiterebbe ulteriormente l’uso della vecchia liturgia preconciliare – il vecchio modo di celebrare la Messa e i sacramenti (ad esempio, il battesimo e l’ordinazione) – che Papa Benedetto XVI nel 2007 ha detto che dovrebbe essere conservato nella Chiesa come un rito insigne e venerabile.
Ecco il link ai due articoli: qui in tedesco e qui in italiano. L’intento sembra essere quello di codificare definitivamente la nuova liturgia – la “nuova Messa” promulgata da Papa Paolo VI il 3 aprile 1969 (vedi anche il link), in sostituzione della vecchia Messa latina utilizzata per secoli prima del 1969 – come unica liturgia di rito latino nella Chiesa. Diamo uno sguardo un po’ più approfondito a questo argomento.
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Molti non considerano questo argomento importante. Lo considerano periferico, addirittura irrilevante. Altri, invece, lo considerano importante, addirittura critico e centrale, per la vita futura e la fede della Chiesa. Perché questi due punti di vista? Essenzialmente perché gli osservatori hanno opinioni diverse sul fatto che le due liturgie siano in contrasto tale da influenzare effettivamente la fede dei fedeli.
In altre parole, perché ci sono opinioni diverse sul fatto che una liturgia o l’altra sia più efficace nel comunicare ciò che la Messa ha sempre cercato di comunicare: lo spirito di Cristo, la sua stessa vita, a coloro che sono “in comunione” con Lui, e attraverso di Lui e in Lui, con il Padre.
Alcuni parlerebbero in termini di “grazia”: nel senso che tutto ciò che, nella liturgia o nella vita, è più “cristocentrico”, tutto ciò che avvicina le anime a Cristo, che le chiama a diventare centrate su Cristo, fornisce e infonde più efficacemente quella “grazia” che (in un modo misterioso i teologi specialisti possono discutere e i comuni mortali possono semplicemente meditare in silenzio) è la vita dell’anima – l’energia che rende l’anima, quel mistero centrale che è il nucleo di ogni essere umano, ricca, vibrante, viva, orientata alla fede, alla speranza e all’amore, orientata al sacrificio della propria volontà e all’abbraccio della volontà di Dio per adeguarvi la propria volontà in maniera sempre più piena...
C'è chi pensa che le due forme di liturgia, la vecchia e la nuova, siano ugualmente cristocentriche (e quindi ugualmente valide), ma che siano semplicemente diverse “esteticamente”. In altre parole, superficialmente. Non essenzialmente. Alcuni pensano cioè che alle persone più “anziane” (quelle nate prima, ad esempio, del 1955 o del 1960, prima dell’inizio del Concilio Vaticano II), e a quelle legate alle tradizioni aristocratiche europee, e quindi alla venerabile lingua latina antica, semplicemente “amano” (esteticamente) la vecchia liturgia, con la sua cosiddetta “solennità” e “forma rigorosa” (anche se una vecchia Messa in una vecchia cappella può essere straordinariamente semplice e accessibile e quindi, in qualche modo, anche “non solenne” e “informale”), con il suo uso del latino (e un po' di greco), con l’uso dell’incenso e dei gesti prescritti, e così via, mentre alle “persone più moderne” (quelle nate dopo il Concilio, ad esempio nel 1960 o 1965) e meno “eurocentriche” (quelle dei Paesi lontani dalla vecchia “patria” europea della Chiesa cattolica) la nuova liturgia semplicemente “piace”, il “Novus Ordo” promulgato da Papa Paolo VI nel 1969, con il suo aspetto “meno solenne”, il suo uso del vernacolo (non del latino), la sua “informalità”, il suo minor uso di gesti prescritti, e così via.
Altri ancora sono convinti (per molte e varie ragioni) – secondo il vecchio detto “lex orandi, lex credendi” (“la legge del pregare è la legge del credere”), che significa che il modo in cui si prega finisce per influenzare e plasmare le credenze effettive delle persone – che la “nuova Messa” non orienta le persone in modo incondizionato e completo verso Dio al apri della “vecchia Messa”.
Questo è semplicemente ciò che alcuni credono realmente.
Si sono persuasi che sia così.
Così, quando sentono che Roma sta progressivamente eliminando la “vecchia Messa”, concludono che Roma ha frainteso qualcosa, che ha sottovalutato la pietà e la fede profonde e rafforzanti che la vecchia liturgia ha significato e attuato (come ha scritto Papa Benedetto) per milioni e milioni di persone nel corso dei secoli.
Semplicemente non riescono a capire perché Roma vorrebbe rompere completamente, sopprimere completamente, questa preghiera tradizionale, questa invocazione tradizionale di Dio, questa liturgia tradizionale, centrata su Cristo.
E, sorprendentemente, finora Roma non ha fornito loro alcuna argomentazione veramente persuasiva sul perché voglia fare ciò che Benedetto XVI, solo 15 anni fa, affermava che non si sarebbe mai potuto fare: “Ciò che era sacro per le generazioni precedenti rimane sacro e grande per noi; non può essere improvvisamente completamente proibito o addirittura dannoso”. (Papa Benedetto XVI in Summorum Pontificum, 7 luglio 2007)
E tutto questo provoca sofferenza spirituale e di coscienza per molti semplici credenti di buona volontà, che sentono che la loro angoscia di coscienza non interessa agli uomini a cui sono conferite queste decisioni.
E così essi vivono in una sorta di desolazione spirituale, che si accentua a ogni giro di vite, mentre Roma soffoca lentamente ma inesorabilmente la pratica della vecchia liturgia.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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