Propongo, nella nostra traduzione dal francese, il Manifesto che segue, un Appello di donne cattoliche, che risponde all'ufficializzazione di donne "lettrici" e donne "accolite" nel Novus Ordo per effetto del Motu proprio 10 gennaio 2021 Spiritus Domini [qui - qui, con attenzione anche alla nostra nota]. L'iniziativa - lanciata da Gabrielle Vialla, autrice di Recevoir le féminin, Bien vivre le cycle féminin, La Chasteté, curatrice del blog fecondite.org e da Constance Prazel, dottore in storia, cronista ed editorialista - è una "chiamata ad approfondire la vocazione della donna", che non ha nulla da guadagnare nel voler esercitare funzioni liturgiche maschili perché il genio femminile si esprime al meglio nel "privilegio mariano". Il Manifesto è sottoscrivibile da qui. Io l'ho sottoscritto.
In occasione della pubblicazione del Motu proprio Spiritus Domini, noi donne cattoliche desideriamo che la bellezza della nostra specifica vocazione sia riconosciuta e amata.
È proprio ora che si prende coscienza del pericolo del clericalismo, che paradossalmente dimentica che la donna è divinamente esclusa dalla gerarchia ecclesiale per il bene di tutta la Chiesa. Mai prima d'ora la vocazione della donna era stata rappresentata in modo così caricaturale e impoverito.
La tradizione di non ammettere le donne all'altare è molto antica, si può anche dire originaria (1); è presente sia in Oriente che in Occidente (2). Il cristianesimo, che ha sempre insegnato la pari dignità dell'uomo e della donna pur mantenendo l'esclusione delle donne dal sacerdozio ministeriale, ricorda ad ogni essere umano, maschio o femmina, che la misura della sua vocazione è l'unione con Dio. Lungi dallo sminuire la donna, la Chiesa, il cui ordine gerarchico è maschile, si presenta come la Sposa.
Già nell'Antica Alleanza, Dio si serve della donna, per liberare il suo popolo, in modo inaspettato, come nei libri di Giuditta o Ester. Attraverso l'Incarnazione, Dio ci dona il proprio Figlio per mezzo della Vergine Maria. La risposta pura esiste in una creatura: in essa l'Amore di Dio trova la sua dimora irrevocabile. Come Uomini o Donne abbiamo un debito con questo sì femminile. Nel cristianesimo, il risultato di questa risposta, è che le donne hanno una propria libertà di parola e di azione. È giusto ricordare alcune figure illustri come Caterina da Siena o Giovanna d'Arco ma anche riconoscere i delicati interventi femminili nella nostra vita personale.
È consuetudine nelle famiglie che le donne invochino la pace. Ora le concessioni liturgiche fatte al mondo attuale (3) separano le due forme del rito romano l'una dall'altra.
Le giovani generazioni nella nostra società secolarizzata aspirano ad una risoluzione delle tensioni liturgiche e ad una collaborazione delle forze vive per l'evangelizzazione.
Inoltre, la donna è un'educatrice. Vogliamo che i nostri figli trovino punti di riferimento chiari sulla loro vocazione di uomini e donne. Le bambine non dovrebbero essere incoraggiate a impegnarsi in un clima di lotta e rivendicazione. Devono essere incoraggiate a sviluppare e render conto dei propri talenti e carismi. Devono accogliere il fatto di essere una donna, per quello che significa: una grazia straordinaria!
Quanto ai ragazzi, devono essere educati al timore di Dio, al dono disinteressato di sé, al rispetto e all'ammirazione del corpo umano femminile e maschile. Stiamo riscoprendo oggi la necessità, , per lo sviluppo della personalità, che ci siano luoghi di espressione specifici per gli uni e le altre. Ragazzi e ragazze devono percepire anche il valore incondizionato della femminilità e della maternità, affidata alla paternità e alla mascolinità. Consegniamo questi temi educativi cruciali a San Giuseppe e alla Santa Vergine.
Come Donne cattoliche, consapevoli del nostro privilegio mariano, scegliamo di mettere le nostre energie e talenti al servizio dell'effettiva complementarità di uomini e donne. Riteniamo che la nostra vocazione specifica non sia specchio di quella dell'uomo, e che non abbia bisogno di essere nobilitata dal servizio dell'altare.
Proprio come un uomo ha un debito nei confronti della maternità spirituale, così esprimiamo la nostra gratitudine per il servizio all'altare maschile.
Siamo consapevoli che i nostri pastori, per essere fedeli alla chiamata evangelica e alla tradizione biblica ed ecclesiale, sono costretti a subire pressioni e che avranno ancora molto da soffrire. Assicuriamo loro la nostra preghiera e il nostro affetto fraterno affinché il loro celibato offerto e unito all'Unico Sacrificio sia sempre più fecondo. (Fonte)
______________________________1 1Co 14,34.
2 Can. 44 del Sinodo di Laodicea IV sec
3 Rm 12,2
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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