lunedì 5 settembre 2022

Dal Sacrificio del calvario al memoriale della presenza (3/5)

Continuiamo con la terza parte dello studio di José A. Ureta su Desiderio Desideravi. Prima e seconda parte consultabili qui Il primato dell'adorazione; e qui Oscuramento della centralità della Passione redentrice. Qui l'indice dei precedenti e correlati.

Dal Sacrificio del calvario al memoriale della presenza (3/5)

La Santa Messa è un vero e proprio sacrificio
Trattando del sacrificio eucaristico, la Mediator Dei ribadisce l'insegnamento del Concilio di Trento secondo cui la Santa Messa è un vero e proprio sacrificio e non un semplice memoriale della Passione o dell'Ultima Cena:

Cristo Signore, «sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec» che, «avendo amato i suoi che erano nel mondo», «nell'ultima cena, nella notte in cui veniva tradito, per lasciare alla Chiesa sua sposa diletta un sacrificio visibile - come lo esige la natura degli uomini - che rappresentasse il sacrificio cruento, che una volta tanto doveva compiersi sulla Croce, e perché il suo ricordo restasse fino alla fine dei secoli, e ne venisse applicata la salutare virtù in remissione dei nostri quotidiani peccati, . . . offrì a Dio Padre il suo Corpo e il suo Sangue sotto le specie del pane e del vino e ne diede agli Apostoli allora costituiti sacerdoti del Nuovo Testamento, perché sotto le stesse specie lo ricevessero, mentre ordinò ad essi e ai loro successori nel sacerdozio, di offrirlo» (Concilio di Trento, 22, 1).
«Una . . . e identica è la vittima; egli medesimo, che adesso offre per ministero dei sacerdoti, si offrì allora sulla Croce; è diverso soltanto il modo di fare l'offerta» (C. di Trento 22, 2).

La ragione di quest'ultima è che, a causa dell'attuale stato glorioso della natura umana di Gesù Cristo, lo spargimento di sangue è ora impossibile, così che il sacrificio di Cristo si manifesta esteriormente con la separazione delle specie eucaristiche, sotto le quali Egli è presente e che simboleggiano la separazione cruenta del Corpo e del Sangue. «Così il memoriale della sua morte reale sul Calvario si ripete in ogni sacrificio dell'altare, perché per mezzo di simboli distinti si significa e dimostra che Gesù Cristo è in stato di vittima» (89).

I riformatori rovesciano il senso mettendo l'accento sul "memoriale".
Questa presentazione tradizionale non piacque ai novatori, che spostarono l'accento sulla commemorazione, sebbene senza la connotazione di nuda commemoratio dei riformatori protestanti, ma dandole il senso di un memoriale oggettivo e reale che "ripresenta" ciò che è accaduto storicamente e lo comunica qui e ora in modo efficace.

In questa nuova prospettiva, spiega R. Gerardi, "il memoriale esprime la realtà dell'evento, l'"attualizzazione oggettiva" e la presenza di ciò che viene commemorato. Non è che si ripeta, poiché l'evento è stato storicamente collocato una volta per tutte (ephápax); ma è presente. L'atto di Cristo fa sentire il suo effetto qui e ora, coinvolgendo chi lo ricorda. Il sacrificio di Cristo è avvenuto storicamente una sola volta: l'Eucaristia ne è il memoriale (nel senso più pieno del termine), una presenza viva della grazia" [14].

E il già citato gesuita Martín-Moreno spiega perché non si tratta di una ripetizione in forma moltiplicata dell'unico sacrificio di Cristo: "Non è che il tempo della salvezza si ripeta qui e ora, ma che l'uomo qui e ora entra sempre di nuovo in comunicazione con una presenza permanente che è al di là del tempo trascorso (...). Nella liturgia si raggiunge il punto di intersezione tra tempo ed eternità. Il partecipante diventa un contemporaneo degli eventi biblici. L'uomo diventa un testimone contemporaneo di ciò che è accaduto allora. Cristo nasce a Natale, risorge a Pasqua. L'anamnesi è opera dell'uomo o di Dio? È l'uomo che commemora, ma in quanto atto umano, la sua azione di ricordo non può trascendere il tempo, non può entrare nel tunnel del tempo per tornare al passato. È solo l'azione divina che, trascendendo il tempo, porta i misteri nel nostro qui e ora. Per questo la liturgia, prima di essere azione dell'uomo, è azione di Dio" [15].

La strada era stata aperta dalle tesi pionieristiche dell'allora padre Charles Journet (poi fatto cardinale da Paolo VI) e del filosofo francese Jacques Maritain, per i quali la presenza reale di Gesù Cristo si sarebbe duplicata in una sorta di presenza reale del sacrificio [16].

Questa opzione teologica a favore del memoriale, che omette che la Messa è una rinnovazione non cruenta del sacrificio del Calvario e afferma che durante la sua celebrazione quest'ultimo diventa solo presente, offre una debole interpretazione del dogma di fede proclamato dal Concilio di Trento, secondo il quale ogni Messa è "un vero e proprio sacrificio" compiuto in forma sacramentale, perché la transustanziazione rende realmente presenti e simbolicamente separati il Corpo e il Sangue della Vittima divina [17].

Papa Francesco opta per un "commemorazionalismo" estremo
Desiderio Desideravi fa chiaramente e insistentemente questa scelta teologica a favore della Messa come memoriale che assume solo secondariamente l'aspetto sacrificale nella misura in cui è una commemorazione.

Già all'inizio, nella descrizione dell'Ultima Cena che il Signore volle consumare con gli Apostoli, Francesco dice: «Lui sa di essere l’Agnello di quella Pasqua, sa di essere la Pasqua. Questa è l’assoluta novità di quella Cena, la sola vera novità della storia, che rende quella Cena unica e per questo “ultima”, irripetibile. Tuttavia, il suo infinito desiderio di ristabilire quella comunione con noi, che era e che rimane il progetto originario, non si potrà saziare finché ogni uomo, di ogni tribù, lingua, popolo e nazione (Ap 5,9) non avrà mangiato il suo Corpo e bevuto il suo Sangue: per questo quella stessa Cena sarà resa presente, fino al suo ritorno, nella celebrazione dell’Eucaristia (n.4)».

Di passaggio, si noti che, in quel primo paragrafo descrittivo della Messa, oltre alla teoria della rappresentazione di un atto irripetibile, il Papa afferma che la Messa è una rappresentazione della Cena e non del sacrificio sul Calvario. Ciò ricorda l'originaria definizione dal sapore protestante della Messa (difettosa e successivamente modificata) offerta nel n. 7 dell'Istruzione Generale sul Messale Romano, alla quale i cardinali Ottaviani e Bacci si sono opposti così strenuamente nel loro Breve Studio Critico [qui]. È anche degno di nota il fatto che questo paragrafo suggerisce che ogni uomo e ogni donna dovrebbero mangiare e bere il Corpo e il Sangue di Cristo, cioè ricevere la comunione. Questo suggerisce un universalismo soteriologico coerente con l'autorizzazione pratica data da Papa Francesco a tutti i cristiani - cattolici o meno, che siano o meno in stato di grazia, che vivano o meno in conformità al Decalogo - a ricevere l'Eucaristia.

Ma per tornare al tema principale, va notato che in Desiderio Desideravi ci sono alcuni riferimenti al sacrificio di Gesù sulla croce, ma in nessun punto si dice che tale sacrificio si rinnova in modo incruento a ogni Messa. Al contrario, uno dei primi paragrafi, pur affermando che «il contenuto del Pane spezzato è la croce di Gesù, il suo sacrificio nell'obbedienza d'amore al Padre», prosegue dicendo che gli Apostoli, dopo aver partecipato all'Ultima Cena, l'anticipazione rituale della sua morte, avrebbero dovuto capire «che cosa voleva dire “corpo offerto”, “sangue versato”: ed è ciò di cui facciamo memoria in ogni Eucaristia» (n. 7). Sarebbe stato il momento più appropriato per insegnare che nella Messa non solo ricordiamo ma rinnoviamo in modo incruento il sacrificio del Calvario, rappresentato sacramentalmente nella separazione delle specie eucaristiche. Papa Francesco ha scelto di omettere questa verità di fede e di riferirsi solo al memoriale.

Pochi paragrafi dopo, il documento insiste sul fatto che la Liturgia non è un ricordo della memoria degli Apostoli, ma un vero incontro con il Risorto (un'idea che viene ripetuta nove volte in tutto il documento), e continua: «La Liturgia ci garantisce la possibilità di tale incontro. A noi non serve un vago ricordo dell’ultima Cena: noi abbiamo bisogno di essere presenti a quella Cena, di poter ascoltare la sua voce, mangiare il suo Corpo e bere il suo Sangue: abbiamo bisogno di Lui. Nell’Eucaristia e in tutti i sacramenti ci viene garantita la possibilità di incontrare il Signore Gesù e di essere raggiunti dalla potenza della sua Pasqua. La potenza salvifica del sacrificio di Gesù, di ogni sua parola, di ogni suo gesto, sguardo, sentimento ci raggiunge nella celebrazione dei sacramenti» (n.11). Si noti che, ancora una volta, l'accento è posto sulla partecipazione alla Cena e non sull'unione spirituale con Gesù che si offre al Padre in sacrificio in ogni Messa, un aspetto completamente omesso.

La Messa come ricordo del "dono" offerto da Gesù nell'Ultima Cena?
Parlando della giusta comprensione del dinamismo che descrive la Liturgia, Francesco usa le parole già citate nella sezione precedente, che chiariscono che, per lui, il carattere sacrificale della Messa deriva dalla commemorazione della Pasqua di Gesù: «il momento dell’azione celebrativa è il luogo nel quale attraverso il memoriale si fa presente il mistero pasquale perché i battezzati, in forza della loro partecipazione, possano farne esperienza nella loro vita» (n.49).

Questa idea diventa più esplicita quando più avanti fa riferimento al nucleo centrale della Messa: «Con la preghiera eucaristica – nella quale anche tutti i battezzati partecipano ascoltando con riverenza e silenzio e intervenendo con le acclamazioni [Intitutio Generalis Missalis Romanus, 78-79] – chi presiede ha la forza, a nome di tutto il popolo santo, di ricordare al Padre l’offerta del Figlio suo nell’ultima Cena, perché quel dono immenso si renda nuovamente presente sull’altare» (n. 60). Non solo omette completamente l'offerta di Cristo durante la Passione (di cui la Cena era un'anticipazione rituale), non solo evita di dire che il sacrificio si rinnova, ma evita la parola stessa "sacrificio", chiamandolo "dono immenso".

A tutto ciò si aggiunga che Desiderio Desideravi non contiene da nessuna parte espressioni come "transustanziazione", "presenza reale" o formulazioni analoghe che indichino che «il nutrimento Eucaristico contiene, come tutti sanno, «veramente, realmente e sostanzialmente il Corpo e il Sangue insieme con l’Anima e la Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo», come dice Pio XII nella sua enciclica (n. 161), citando il Concilio di Trento (ses.13 can. l.). Non c'è nemmeno nulla di simile all'esortazione contenuta nella Mediator Dei affinché i pastori non permettano che «si trascurino l'adorazione e la visita del Santissimo Sacramento» o che con la «scusa di un rinnovamento della Liturgia, o parlando con leggerezza di una efficacia e dignità esclusive dei riti liturgici, che le chiese siano chiuse durante le ore non destinate alle pubbliche funzioni» (n.220), cosa che qualcuno allora già sosteneva.

Sono queste le unilateralità responsabili della disastrosa perdita (o almeno della grave diluizione) della fede nella presenza reale di Nostro Signore Gesù Cristo sotto le specie eucaristiche, confermata da sondaggi di opinione in vari Paesi, il più espressivo dei quali è quello del Pew Research Center, che ha rilevato che "solo un terzo dei cattolici americani concorda con la Chiesa sul fatto che l'Eucaristia è il corpo e il sangue di Cristo" [18].
José Antonio Ureta
Fonte: Onepeterfive, 10 agosto 2022. Traduzione a cura di T.F.P. – Italia.
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[14] Voce “Memorial” nel Diccionario Teológico Enciclopédico.
[15] P. Manuel Martín-Moreno S.I., Apuntes de Teología, p. 46.
[16] Philippe-Marie Margelidon O.P., in «La théologie du sacrifice eucharistique chez Jacques Maritain», in Revue Thomiste, enero-marzo 2015, pp. 101-147.
[17] Cfr. Claude Barthe, La Messe de Vatican II – dossier historique, Via Romana, Versailles, 2018, p. 181.
[18] https://www.pewresearch.org/fact-tank/2019/08/05/transubstantiation-eucharist-u-s-catholics/

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