giovedì 9 giugno 2022

«Cos’è una donna?». Il documentario che scuote gli Stati Uniti

Non immaginavo che oltreoceano - ma anche qui resta da vedere - il cambiamento avesse già posto radici, come dimostra l'articolo che segue...
«Cos’è una donna?».
Il documentario che scuote gli Stati Uniti

Che cosa è una donna? Una domanda semplice, elementare, banale. Ma capace di mandare in tilt l’intelligentia liberal americana, come dimostra l’incredibile documentario “What is a woman?” di Matt Walsh.

Ad essere scosso però è soprattutto lo spettatore, che per tutti e 90 i minuti del video vive uno straniamento alienante. Classe 1986, sposato e padre di quattro figli, Walsh è editorialista, scrittore, e conduttore di The Daily Wire, la società di media fondata da Jeremy Boreing e Ben Shapiro che ha dato vita all’omonimo portale di informazione. Volto noto del conservatorismo americano, Walsh è stato al centro di diverse polemiche negli ultimi anni per le sue posizioni, dal mainstream considerate controverse, sul tema del trasngenderismo, che gli hanno anche procurato diversi ban su Twitter.

Lo scorso anno Walsh ha lasciato per un periodo Nashville, nel Tennesee, dove vive con la sua famiglia, per avventurarsi in un viaggio sorprendente, o forse sarebbe più corretto definire inquietante. Ha battuto palmo a palmo gli Stati Uniti per porre a pulpiti più o meno prestigiosi questa semplice domanda: che cosa è una donna? Lo spettatore scoprirà sbigottito che nessuno degli intervistati è stato in grado di rispondere. Non solo, tutti sembrano estremamente a disagio, confusi, imbarazzati, a tratti paralizzati per questo quesito che chiunque – almeno in Italia, almeno per ora – considera semplicemente banale.

Impossibile? Vedere per credere. Patrick R. Grzanka, professore associato presso il Dipartimento di psicologia e presidente del programma interdisciplinare su donne, genere e sessualità all’Università del Tennessee di fronte alla domanda rimane visibilmente turbato e dopo un momento di silenzio afferma che «una donna è una persona che si identifica come una donna». Marci Bowers, ginecologa e chirurgo, spiega che «la femminilità è una combinazione dei tuoi attributi fisici e di ciò che stai mostrando al mondo attraverso indizi di genere che dai». Ci sono donne fermate per strada che sono letteralmente inebetite di fronte a questa domanda, c’è chi ride, chi se ne va, chi si guarda in giro con aria interrogativa, nemmeno alla Marcia delle donne di Washington (!) riesce ad ottenere una risposta. E quando dice di cercar la verità Walsh si sente rispondere «La parola verità è condiscendente e transfobica, inoltre non riesco a definire la parola donna anche se sono una professoressa di studi femminili».

Il documentario parla del cosiddetto cambiamento di genere dando voce e volto alle sofferenze che questa illusione sta causando, anche sui bambini che già da piccolissimi vengono condotti su questa via infernale da cui non c’è ritorno. Commentando il documentario su Twitter un utente scrive: «Sono seduta sul mio letto e sto piangendo, mi manca il mio seno. Sono stata operata a 18 anni e ora ne ho 27, mi sono pentita e mi sono fatta impiantare un nuovo seno, ma voglio il mio, non solo era mio ma era bellissimo e non lo avrò mai indietro. Mai avrei pensato che questo potesse accadere a me. Ero sicura al 10000000% che stavo prendendo la decisione giusta. Ma negli ultimi due anni ho capito tutto e ora rivorrei solo il mio corpo indietro».

Per chi da anni legge, o scrive o semplicemente si interessa di questioni di genere il documentario di Walsh non racconta niente di nuovo. Bambini portati a “cambiare genere” a 5 anni, genitori che finiscono sotto processo perché si oppongono, mondo della cultura che ha completamente abdicato alla ricerca della verità, fiumi di denaro che corrono di pari passo al fiume ideologico che scorre nel tanto declamato Occidente. Eppure Walsh ha il merito di mostrarli completamente nudi attraverso questa semplice domanda e il modo in cui la pone ai suoi interlocutori, asciutto, garbato, serio, sinceramente curioso. Il che – unito all’imbarazzo gelido che crea – aggiunge un velo di sarcasmo ad un piatto già decisamente amaro amaro.

Dopo aver viaggiato per il nord America in lungo e in largo in cerca di risposte che non sono pervenute, Matt Walsh decide di allontanarsi un po’ e vola tra il Kenya e la Tanzania per andare ad interpellare nientepopodimeno che il popolo dei Masai… gli unici che, guarda un po’, hanno risposto alla domanda in men che non si dica. Come biologia insegna. Non spoileriamo oltre. Il documentario vale il costo dell’abbonamento a The Daily Ware, una boccata di ossigeno, un bagno di realtà, ma un pugno nello stomaco perché mostra senza veli la deriva di questo Occidente malato che non sa più nemmeno dire cosa sia una donna.
Raffaella Frullone - Fonte

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