lunedì 13 giugno 2022

Di chi possiamo fidarci? - don Elia

Quello di scoprire trappole spirituali e individuare per tempo vicoli ciechi è un mestiere ben poco gratificante, giacché, oltre a procurare molti nemici, spinge gli altri a prenderti per matto. Esso può tuttavia rivelarsi una missione, soprattutto se risulta aiutato in modo evidente da un dono dall’alto ma ripugna a colui che lo esercita, il quale preferirebbe di gran lunga occuparsi di temi più ameni. In un’epoca di tanta confusione, però, lo zelo per la salvezza delle anime non permette di compiacere alle proprie inclinazioni, esigendo che esse siano posposte al bene di chi è in pericolo. La scelta di non nominare espressamente persone o istituzioni non deriva da un calcolo egoistico, bensì da due avvertenze dettate dalla carità: una è quella di non mettere in pericolo coloro cui si desidera giovare, così che possano rimediare da sé alle decisioni imprudenti, prima che si abbattano su di loro gravi sanzioni; l’altra è quella di non dare adito a polemiche scatenate da interpretazioni scorrette, quasi che si volesse attaccare qualcuno, quando invece si intende unicamente indicare gli errori in modo che chi vi si riconosce possa emendarsene.

Se tale intento nascesse dalla presunzione o dalla volontà propria, sarebbe ovviamente qualcosa di riprovevole e nocivo; se, al contrario, uno vi si sente obbligato dalla coscienza suo malgrado, non credendosi idoneo al compito, si può ragionevolmente supporre che, all’origine, vi sia il volere di un Altro. Se alla radice ci fosse invece una tentazione sotto apparenza di bene, essa alimenterebbe l’orgoglio e spingerebbe a puntare il dito sugli altri a loro danno, piuttosto che a loro vantaggio; tale difetto si accompagnerebbe però difficilmente alla consapevolezza di esser stato tratto in salvo per pura misericordia da una palude spirituale e disintossicato dai suoi miasmi mortali in modo pressoché miracoloso, oltre che preservato dalle innumerevoli insidie che il demonio ha continuato a tendere anche sul nuovo cammino. No, qui non c’è alcun movente o interesse nascosto, come nel caso di certe organizzazioni che, in ambito ecclesiastico o politico, dipendono da enti occulti che se ne servono per neutralizzare il dissenso deviandolo su un binario morto. Qui l’attività è assolutamente gratuita, senza finanziamenti o provvigioni di sorta, il che le permette di rimanere del tutto libera.

Per accalappiare le persone, molto spesso, il tentatore e i suoi strumenti umani fanno leva sulla vanità e sulla sete di potere, potentissime molle della volontà egocentrica, che si lascia facilmente sedurre da proposte che ne promettano l’appagamento immediato. Un’altra è la ricerca del godimento per se stesso, magari sul piano intellettuale o su quello estetico. Un cattolico conservatore può essere allettato da esperienze che ne soddisfino il gusto per l’ordine, la bellezza e la correttezza formale, anche senza un sincero amore per Dio e per il prossimo. Egli selezionerà l’ambiente che più corrisponde alle sue esigenze individuali, piuttosto che cercare di offrire il proprio contributo là dove ce ne sia più bisogno, anche a costo di dover sacrificare qualcosa e sopportare degli inconvenienti. Ben diverso è il caso di chi, esasperato da anni e anni di sforzi infruttuosi, fugge da un ambiente ecclesiale divenuto invivibile, soprattutto in seguito all’imposizione di assurde precauzioni sanitarie che han soppiantato le norme volte ad assicurare il rispetto delle cose sacre [vedi]. In tal caso non si sta cercando di compiacere un ego ipertrofico, ma di trovare una via di sopravvivenza; la sofferenza dell’oppresso non ha nulla a che fare con l’arroganza di chi vorrebbe conformare a sé la realtà esterna.

Tale orientamento accentratore si riconosce anche per il fatto che al buon Dio è riservato uno spazio ben delimitato, quello delle pratiche di pietà, concluse le quali la vita scorre in modo indipendente nella ricerca del tornaconto personale. Una spiritualità genuina, però, non funziona a compartimenti stagni, ma tende ad abbracciare l’intera esistenza in un unico atto d’amore, costantemente offerto in spirito di sacrificio e abnegazione. La più efficace verifica della sincerità del cuore è la concreta carità verso il prossimo, accolto con benevolenza, sopportato con pazienza, corretto con sapienza. A volte, invece, si ha l’impressione che il fine supremo ricercato sia il benessere individuale, mentre Dio e il prossimo sono presi in considerazione soltanto nella misura in cui possono favorirlo. L’ideale della società odierna è star bene con sé stessi, utilizzando il resto in funzione di ciò; certi cattolici, parimenti, ambiscono la solitudine non per ascoltare la voce del Signore, onde imparare ad amare Lui e gli altri per amore Suo, ma per la tranquillità e il godimento propri.

Queste osservazioni mirano a mettere in guardia da quelle istituzioni che, dietro un’apparenza brillante e un preteso rigore dottrinale, capaci di attirare le persone sensibili a quegli aspetti, operano in realtà per fini non dichiarati, ma facilmente arguibili a partire dalle notevoli risorse finanziarie, nonché dalla capillare infiltrazione in ambiti di interesse vitale, come quello politico, quello economico e quello giudiziario. È evidente che sarebbe molto utile identificarle per nome, ma ciò esporrebbe chi scrive a prevedibili noie legali; basti sapere che sono nate, per lo più, in Paesi di lingua ispanica. Il rischio non è semplicemente quello di farsi sfruttare per lo sviluppo di quelle organizzazioni qual fine a sé stante, ma soprattutto quello di concorrere inconsapevolmente al mantenimento del sistema di potere che di esse si serve per sorvegliare ogni tendenza e orientamento. Nel campo civile come in quello ecclesiastico, ogni aggregazione, da un capo all’altro dell’arco costituzionale, può esser controllata per via finanziaria, mentre quelle più estremiste, che ne restano apparentemente fuori, sono con buona probabilità creature dirette dei servizi segreti.

Fatto salvo il diritto dei cattolici di associarsi e operare insieme per favorire la crescita dello spirito cristiano, occorre tener presente che ciò non è indispensabile al conseguimento della salvezza eterna e della santità degli individui, delle famiglie e delle comunità. I mezzi di istruzione, santificazione e governo che il Signore ci fornisce nella Chiesa sono più che sufficienti; tutto il resto (associazioni, movimenti, prelature…) è solo un ausilio per giovarsene meglio, purché sia uno strumento valido e sano, cioè concorra al bene dell’intero Corpo Mistico, anziché perseguire il proprio esclusivo successo. In sostanza, al fedele come al chierico basta pregare assiduamente, ricorrere regolarmente ai Sacramenti e osservare la dottrina definita dal Magistero perenne in materia di fede e di morale. Questa non è affatto una fuga nell’individualismo, dato che chiunque curi bene l’anima e la condotta sviluppa inevitabilmente un profondo senso ecclesiale, vedendosi inserito in un’immensa famiglia che non conosce confini né di tempo né di spazio, in compagnia degli Angeli, dei Santi e di tutti i battezzati, soprattutto di quelli che soffrono per la loro fedeltà a Gesù Cristo.

Certo, non ignoriamo che il rapporto con i Pastori, quasi ovunque, sia diventato impraticabile. Nella loro ossessione per l’ascolto e l’accoglienza, essi prodigano spazio e attenzione ai pervertiti (così da spalancare chiese e parrocchie agli influssi demoniaci), ma sono completamente refrattari a qualunque appello a guardare la realtà in faccia, per quello che è, piuttosto che per quello che vorrebbero in base a idee sorpassate di mezzo secolo fa. L’anacronismo dei loro discorsi stride specialmente nei confronti dei giovani, che non sopportano più quel parlare fumoso e contorto, volutamente ostile a ogni certezza dottrinale e imperativo morale; il desolante deserto di vocazioni sacerdotali e religiose ne è testimonianza più che eloquente. Piuttosto che rimettersi salutarmente in discussione, tuttavia, preferiscono perseguitare gli istituti di orientamento tradizionale, i quali, rigurgitando di candidati, costituiscono una smentita vivente della loro ideologia decrepita, che prevale però sull’evidenza del reale. Una formazione di stampo hegeliano-marxista, d’altronde, non può portare frutti diversi; essa rinchiude le persone in una prigione mentale da cui non si esce se non per miracolo.

La ragione del fascino esercitato dalla Tradizione sulla gioventù non si trova certo nella paccottiglia socio-psicologistica delle analisi sulla generazione fragile che cerca sicurezze. Tolti gli inevitabili casi di squilibrio, sfruttati per gettare discredito su tutti gli altri, si tratta di solito di persone di sana impostazione etica e cognitiva, spesso sorprendentemente sveglie e preparate circa le attuali derive ecclesiali. Le loro sofferenze interiori sono per lo più dovute al fatto di esser cresciute in una società devastata dagli effetti del Sessantotto oppure, all’opposto, in famiglie che, per preservarsene, hanno ecceduto nel rigore dell’educazione. Il vivo auspicio, dettato dalla carità, è che non incappino nelle organizzazioni alle quali qui si allude o, peggio, in formazioni tendenzialmente scismatiche, orientate alla costituzione di una gerarchia parallela. Può addirittura accadere che l’ordinazione clandestina di un soggetto inidoneo da parte di un noto arcivescovo a riposo scateni una terribile bufera su un’intera diocesi, sul suo vescovo innocente e sul suo fiorente seminario, con grave pregiudizio per numerose e buone vocazioni che vi avevano trovato rifugio [vedi].

Visti certi atti scriteriati, vien da domandarsi se il loro autore non stia operando deliberatamente o si lasci inconsapevolmente usare per provocare uno scisma. Anche l’insistenza di un giornalista – sulla base di non si sa quale autorità o competenza – nel dichiarare papa Benedetto ancora in carica suona sempre più come un incitamento a un passo di rottura. Quanti attualmente comandano nella Chiesa sarebbero ben felici, in realtà, di togliersi di torno gli oppositori sanzionandoli come ribelli, cosa che tornerebbe a loro esclusivo vantaggio. Il fatto è che i cattolici fedeli sono a casa loro e hanno pieno diritto di restarci; sono quelli di orientamento protestante e marxista che, a voler essere coerenti, dovrebbero andarsene (ma non ci pensano affatto, poiché sognano anzi di trasformare la Chiesa in base alle loro ideologie). Dato che non abbiamo facoltà di distribuire patenti di eresia né di cacciare nessuno, ci limitiamo a pregare perché si convertano oppure perché Dio ce ne liberi, con l’umiltà di chi sa bene che, senza la grazia, finirebbe inevitabilmente fuori strada.

Di chi fidarsi, allora? Come distinguere i saggi operai del Vangelo da coloro che, magari per uno zelo malinteso, di fatto seminano zizzania, accrescendo divisione e confusione? Un sicuro criterio di discernimento è la verifica di determinate virtù: l’umiltà del contegno e del sentire, l’obbedienza in ciò che è legittimo, la retta intenzione nel parlare e nell’agire, la trasparenza dei progetti e delle opere. Contrassegno di perfezione è una povertà effettiva, lieta e abbandonata alla Provvidenza, praticata senza ostentazione, ma per puro amore di Dio. È su quest’ultimo che si gioca tutto: chi ama sinceramente il Signore evita con ogni cura di compiere atti che mettano in pericolo l’unità della Chiesa visibile, ma si adopera costantemente per crescere nell’unione con Lui a beneficio dell’intero Corpo Mistico, mantenendosi saldamente al suo interno come suo membro vivo, dato che altrimenti sarebbe impossibile rimanere nell’amore di Cristo. Lo studio dei mali del tempo presente e le analisi delle minacce nascoste non devono distoglierci da questo fondamentale impegno, così vitale per l’anima e necessario alla sua perseveranza nel bene.

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