martedì 28 giugno 2022

Il sinodo tedesco già superato dal cardinal Zuppi

Al momento del sinodo sulla famiglia che portò ad Amoris laetitia, la comunione ai divorziati risposati, con o senza cammino penitenziale, era già realtà diffusa da decenni in una grande maggioranza di parrocchie e diocesi nel mondo. Mentre ci scandalizziamo del sinodo tedesco e delle sue proposte di rivoluzione morale, nei fatti “l’esperienza ecclesiale” è già oltre il dibattito.

Si sa che nel sistema modernista l’autorità interviene tardivamente a mettere un timbro a ciò che l’esperienza comune, la vita ecclesiale, la dialettica interna delle parti, ha già da tempo reso patrimonio comune della comunità dei credenti. Per coloro che non sono d’accordo, ci sarà un tempo di tolleranza fino alla tappa successiva.

La castità prima del matrimonio: scelta coraggiosa o comandamento?
Certo, il Dicastero per i laici e la famiglia ha emesso un documento di “itinerari” per la preparazione al matrimonio (con prefazione di papa Francesco) dove la castità viene definita una scelta che la Chiesa deve avere il coraggio di proporre ai fidanzati. Non un comandamento, ovviamente, ma una possibilità che va proposta con coraggio.

Non si può dire che le autorità romane brillino per fiducia nella potenza della grazia. Ormai si dà per scontato che alcuni discorsi morali debbano rimanere degli ideali che alcuni possono scegliere di seguire, ma per la massa si devono trovare altre strade. Esattamente il discorso che sta alla base di Amoris laetitia. In un certo senso, i comandamenti sono diventati dei consigli evangelici di perfezione.

Nuove vie “umanamente percorribili”
Un discorso molto simile fu fatto da Ratzinger nel suo libro Luce del mondo (LEV 2010), sul discorso della contraccezione all’interno del matrimonio: «Le prospettive di Humanae Vitae restano valide, ma un’altra cosa è trovare vie umanamente percorribili. Credo ci saranno sempre delle minoranze intimamente persuase della giustezza di quelle prospettive, e che, vivendole, ne rimarranno pienamente appagate così da diventare per altri affascinante modello da seguire».

Dunque, rifiuto della contraccezione e castità prima del matrimonio ci vengono presentate come dei modelli, che qualcuno può vivere con appagamento, ma non come “vie umanamente percorribili”. In fondo in materia morale il sinodo tedesco non fa discorsi molto diversi.

E del resto, a quanto pare, nella diocesi del Cardinal Zuppi, novello presidente della CEI, membro eminente della Sant’Egidio e candidato al pontificato, si stanno sperimentando percorsi percorribili proprio da tutti.

Il caso di Bologna: messa di ringraziamento per un’unione gay
Lo scorso 11 giugno, nel paese di Budrio, presso Bologna, una coppia di omosessuali è andata a “unirsi civilmente” in comune. Poi, essendo i due appartenenti ad un gruppo pastorale di “gay cattolici” chiamato proprio “In cammino”, sono andati in chiesa a celebrare una “messa di ringraziamento”, presieduta dal direttore dell’Ufficio diocesano per la famiglia, con il loro gruppo, presenti e concelebranti numerosi altri sacerdoti.

Non serve qui esaminare la gravità estrema di questo atto, che ringrazia Dio del male e causa l’evidente scandalo di approvare l’unione civile di due persone che hanno deciso di vivere pubblicamente in modo peccaminoso (evidentemente non erano degni del coraggio della proposta della scelta della “castità”).

La benedizione di Zuppi
Va però sottolineato come, di fronte a un’ovvia reazione di molti ambienti cattolici, la Curia di Bologna abbia preso attivamente la difesa della cerimonia in questione, inventando una serie di speciose distinzioni: la messa non era in ringraziamento per la coppia appena “sposata”, ma per il dono della fede che tutta quella comunità gay condivide; inoltre, la messa di ringraziamento non sarebbe certo una “benedizione” della coppia, proibita dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.
La distinzione della curia poi sull’accompagnare anche gli individui con “tendenze omosessuali”, appare ridicola in presenza dello scandalo di un’unione civile tra due persone che si presentano come una coppia di amanti.

Distinzioni farisaiche a parte, tutte inventate dopo i fatti (mentre il parroco locale aveva semplicemente detto che “una benedizione non si nega a nessuno!”), foto e video mostrano come i due siano entrati in chiesa in corteo, circondati da parenti in ghingheri, con fotografi e fiori, e siano stati ricevuti dal clero e accomodati in un banco riservato. Dopo la comunione, i due hanno ricevuto un “grembiule” in dono dal celebrante per ringraziarli del loro impegno nel gruppo.

La dialettica modernista colpisce ancora: la Congregazione della Dottrina della Fede proibisce con un documento la benedizione di unioni gay (marzo 2021), riproponendo un “bell’ideale”. Il sinodo tedesco però ne discute liberamente. Nel frattempo i gruppi “profetici” mettono già tutto in atto nell’esperienza concreta della vita ecclesiale, sempre difesi e benedetti dall’autorità. Un copione già visto molte volte, da combattere alla radice (il modernismo) e non solo nei suoi epifenomeni momentaneamente più “estremi”.
(Fonti: chiesadibologna.it/lanuovabq.it - FSSPX.Actualités)

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