lunedì 29 agosto 2022

«Cristiani sotto attacco negli Usa: perché Biden non fa nulla?»

Nell’immaginario di molti, le persecuzioni e i crimini d’odio contro i fedeli cristiani sono un fenomeno sì attuale ma geograficamente remoto, che interessa Paesi e Continenti lontani rispetto all’Occidente. Sfortunatamente, non è così. Lo dimostrano il caso del Canada – dove in un solo anno gli atti di cristianofobia sono aumentati del 260% -, quello dell’Europa – in Francia vengono ormai prese di mira pure le librerie cattoliche – e, soprattutto, quello degli Stati Uniti.

Sì, perché da quando, a maggio, è trapelata la notizia, poi confermata dal verdetto emesso a giugno, del rovesciamento della sentenza abortista Roe v. Wade del 1973 da parte della Corte Suprema, è partita un’ondata di crimini mai vista. Lo dicono i numeri, che parlando di oltre 130 casi di vandalismo; nello specifico, se ne sono contati 69 contro le chiese cattoliche e pochi meno – 64 – contro le organizzazioni pro life e di assistenza alla gravidanza difficile o indesiderata.

Aggrava questo quadro, già drammatico, il totale immobilismo delle istituzioni americane che pure, a loro vertice, hanno un presidente formalmente cattolico, Joe Bide. Tutto questo sconforta non poco il popolo pro life e cristiano. «É un pugno nello stomaco», ha detto Brian Burch, presidente di CatholicVote ripreso dal National Catholic Register, «vedere il secondo presidente cattolico della nostra nazione rifiutarsi di fare qualsiasi cosa». In effetti, dalla Casa Bianca sembrano assistere impassibili a quanto sta accadendo nel Paese.

E pensare che proprio l’organizzazione di Burch, nel dicembre 2021 – cioè prima dell’escalation in atto – aveva scritto al procuratore generale Merrick Garland e al Dipartimento di giustizia, esortandoli ad agire per fermare un fenomeno che, ultimamente, non ha fatto che intensificarsi. Il 15 giugno scorso anche 124 repubblicani della Camera hanno scritto a Garland denunciando gli attacchi alle realtà religiose e ai centri pro life, ma non è cambiato nulla. La sensazione è che ai piani alti delle istituzioni Usa della sorte dei cristiani, americani inclusi, interessi ben poco [foto: YouTube].  - Fonte
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Nota di Chiesa e post-concilio
Negli Stati Uniti il senatore della Louisiana John Neely Kennedy, repubblicano, già l'11 agosto 2020 inviava una lettera al procuratore generale William Barr, in cui chiedeva di intensificare gli sforzi, per contrastare l’esplosione di violenza, scatenata da maggio contro edifici sacri, proprietà, strutture, parrocchie, cimiteri e persino contro numerose statue raffiguranti Santi, imbrattate, sradicate ed abbattute. 
«I cattolici sono sotto attacco negli Usa», ha dichiarato il sen. Kennedy. In luglio la chiesa di Ocala, in Florida, è stata data alle fiamme, mentre all’interno i fedeli si stavano preparando per la S. Messa del mattino. Doloso è stato anche l’incendio appiccato ad una missione californiana, fondata da San Junipero Serra, mentre in una parrocchia di Chattanooga, nel Tennessee, una statua della Vergine Maria è stata decapitata, un’altra a Boston è stata data alle fiamme, una terza a Brooklyn è stata imbrattata con la scritta “Idolo”, impressa con vernice spray nera. Atti analoghi sono stati registrati anche nel Colorado e nel Missouri. In alcuni casi gli autori sono stati identificati, in altri non ancora: sul banco degli imputati finiscono tanto singoli esagitati quanto gruppi organizzati e con finalità politiche. «I cristiani sono stati e restano purtroppo uno dei gruppi religiosi storicamente più perseguitati al mondo», ricorda il sen. Kennedy.

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