lunedì 22 agosto 2022

Grillo su "papi bambini", Messe scandalose e tradizionalisti incurabili

Normalmente non ho il tempo di seguire le continue esternazioni di Grillo; ma recentemente ho avuto modo di documentarmi attraverso una serie di articoli di Peter Kwasniewski. Infatti il mio interesse è in genere focalizzato sulle riflessioni di commentatori del suo calibro che, al pari di lui, potete trovare numerosi in questo indice. E dunque è nella nostra traduzione da OnePeterFive che riprendo il seguito di questo articolo che mostra con ulteriore evidenza, attraverso un frustrante tentativo di dialogo, come sia ormai insormontabile il solco tra la Tradizione e la chiesa vaticansecondista. E per questo li pubblico in sequenza. Siamo nell'ordine dei deliri divenuti supposta e imposta normalità...

Grillo su "papi bambini",
Messe scandalose e tradizionalisti incurabili


Performance drammatica de
"I vestiti nuovi dell'Imperatore" di HC Andersen.
Il mio articolo della scorsa settimana [qui] ha analizzato un post rivelatore sul blog dell'influente professore di liturgia di Sant'Anselmo Andrea Grillo, il cui lavoro ha avuto una grande influenza sulla Traditionis Custodes. Infatti, egli fa fatica a frenare il suo entusiasmo per il suo frutto, che potremmo soprannominare “TC”. Per il primo compleanno di TC, come per raccontargli una fantasiosa favola della buonanotte, il professore ha voluto raccontare come un meraviglioso diktat papale è venuto in esistenza. ( Le citazioni nei paragrafi che seguono sono tratte direttamente dall'articolo originale del Prof. Grillo, “ Il papa bambino e il primo compleanno di Traditionis custodes”, come tutte le risposte di Grillo alla fine. Chi potrebbe ipotizzare che ci stiamo inventando queste cose dovrebbero dare un'occhiata all'originale italiano: è tutto lì.)

L'abito immaginario
La premessa della favola della buonanotte era molto semplice: il Summorum Pontificum, con la sua assurda pretesa di due forme del rito romano, non era altro che l'abito immaginario in cui una Chiesa vana - guidata da un papa presuntuoso, teologicamente rozzo, semplicemente banale - si era ammantata per quattordici anni. In effetti, per anni, "fino al 2021", una pletora di chierici adulatori - "per non essere esclusi dalle dinamiche del potere" - avevano tenuto la bocca chiusa sulla nudità del re ed erano diventati "fedeli ammiratori" della "doppia forma” (Ordinaria(Straordinaria). Questa ridicola baggianata era diventata persino un "requisito per la promozione all'episcopato" e un "requisito per la formazione nei seminari". Naturalmente, nel 2021, la Chiesa era ormai piena di vescovi e cardinali che celebravano la forma superata, e ogni singolo prete carrierista correva ad imparare il latino e tutte quelle frivole rubriche: essi erano stati fin troppo favoriti, e particolarmente durante gli otto anni precedenti!

Solo coloro che tutti consideravano “quelli stupidi”, racconta Grillo, “non vedevano nessuna possibile doppia forma e restavano piuttosto perplessi” – sebbene fossero tutt'altro che muti, si potrebbe dire, osservando la quantità di eruditi sproloqui di Grillo durante quegli anni terribili. Questi abitanti di un Ateneo Pontificio, possiamo aggiungere, hanno visto con quanta abbondanza la nuova forma aggiornata della liturgia avesse dato frutti e che la Chiesa stesse molto meglio dopo aver spogliato quella veste noiosa e deforme. Hanno visto come l'aggiornamento corrispondesse in ogni punto alle direttive e alle aspettative del Concilio. Sapevano che prima o poi la verità sarebbe dovuta venire a galla.

Un bel giorno, un piccolo papa bambino, pieno di parrhesia e di misericordia, ha visto questo solenne buffone vagare per le strade della Chiesa e ha avuto il coraggio di gridare: “Il parallelismo rituale è nudo e vuoto!” O, in una glossa più roboante, "un'idea teologicamente infondata, ecclesiologicamente pericolosa e liturgicamente distruttiva".

Tre grandi balzi in avanti
Ripensando a quella giornata di sole, quando innumerevoli cattolici furono finalmente in grado di sospirare di sollievo: i comuni cattolici della parrocchia Novus Ordo, vedete, erano letteralmente terrorizzati dalla sola esistenza, in una minuscola cappella a quaranta miglia di distanza, di una messa in una "forma sorpassata" — il Prof. Grillo ricorda i tre grandi balzi in avanti compiuti da Traditionis Custodes :
1. TC è un balzo in avanti teologicamente, poiché la prima situazione, non avendo né “fondamento teologico né dottrinale né disciplinare”, era “un pasticcio e una mistificazione che sorprende siano stati permessi proprio da un 'papa teologo'”. Infatti, “il 'papa pastore' [Francesco] appare qui molto più teologo del predecessore». Infine, «TC non tutela solo la liturgia [e, per favore, non dimentichiamo la protezione della crema solare quando celebriamo la messa in una soleggiata spiaggia italiana!], ma anche l'ecclesiologia, le forme di ministero e di spiritualità, dove non si può mai assumere come principio che 'ciò che era sacro per le generazioni precedenti, deve restarlo anche per le successive'”. Questa idea fasulla “non è un principio teologico ma un problema di comprensione distorta della tradizione, che non è anzitutto un monumento da custodire ma un giardino da coltivare” (qualunque cosa significhi). La tradizione è una cosa seria: “troppo seria per essere lasciata nelle mani inesperte dei tradizionalisti”, dice Grillo (perché “tradizione” è qualunque cosa io... ehm... il papa dice che sia).
2. Il TC è un balzo in avanti ecclesiologicamente, perché l'idea di avere, «anche nella stessa parrocchia, due calendari diversi, due spazi diversi, due diversi orari e ministri e testi e gesti della celebrazione, era una cosa folle». Come tutti sanno benissimo, tutte le parrocchie del mondo dove questo pestifero biritualismo non ha mai trovato accoglienza si distinguono per celebrazioni liturgiche in perfetta armonia e unità; si è molto pressati per trovare due Messe che non si somigliano! Per non parlare dello “scandalo pubblico di una formazione parallela di seminaristi, in molti seminari statunitensi e anche al North American College di Roma”. Che scandalo! — di gran lunga il più grande nei seminari postconciliari, o forse in un secolo da quando i seminari sono stati istituiti. Tutto a causa delle menti malate «di alcuni superiori che cercavano di formare «sacerdoti senza una chiara identità», dice Grillo, quando tutti sappiamo che il modo più sicuro per formare un'autentica identità sacerdotale coinvolge chitarre, striscioni vari e comunione nella mano.
3. Il TC è un balzo in avanti liturgicamente. Grazie al nuovissimo e ancor migliore Desiderio Desideravi, che ha consentito di «recuperare il grande valore del Movimento Liturgico (non di Nuovi Movimenti Liturgici reazionari ) e della Riforma Liturgica (non di meschine Riforme della Riforma)». Per “custodire la tradizione”, dice Grillo, non dobbiamo “avere paura delle diverse culture di cui oggi possiamo fare esperienza della fede ed esprimere il nostro credo. Questo 'tavolo comune', che è possibile solo con la fine del Summorum Pontificum, potrà permettere di valutare i limiti di quanto fatto finora e di intraprendere con coraggio il cammino da fare sul piano dei linguaggi verbali e non verbali» (insomma, i tempi sono maturi per qualche danza liturgica!).
Sconfitto il vecchio re nudo, il professore conclude la sua favola - un vero e proprio ammonimento - con una morale per tutti quei cortigiani che avevano creduto nella bellezza degli abiti invisibili:
Un bambino che dice “il re è nudo” e un papa bambino che dice “c’è una sola forma rituale universale nella Chiesa cattolica” sono due figure della “parrhesia” che libera lo Spirito alla sua azione nella storia. Chi è stato illuso non deve dire: “mi sento respinto dal papa”. Dica piuttosto, sono stato illuso di poter essere cattolico senza dover accettare la evoluzione e la riforma della mia Chiesa degli ultimi 60 anni, a partire dal Vaticano II. Questa è la illusione da cui liberarsi una volta per tutte. Un papa bambino, che parla al momento giusto, è un custode della tradizione più efficace di Massimi e Sommi Pontefici.
Possiamo mandar giù questa storia?
Pochi giorni dopo, un giovincello molesto ha avuto l'audacia di opporsi al racconto del professore lasciando un commento sul suo blog. Il vendicativo papa prepotente non aveva nulla della candida innocenza del ragazzino nel racconto di Andersen. Piuttosto, fu il suo predecessore a mostrare la semplicità di una colomba e, allo stesso tempo, la prudenza di un serpente.
Caro prof. Grillo,
la grande intuizione – ma in realtà è lapalissiano a chiunque legga serenamente Sacrosanctum Concilium – di Benedetto XVI fu che la riforma liturgica, anche nella sua forma tipica e non solo nelle aberranti eccentriche applicazioni, aveva ampiamente *tradito* le direttive dei padri conciliari (non sto a farle l’elenco dei tanti punti disattesi, li saprà senz’altro meglio di me).
È vero che la Costituzione chiamava anche a una riforma (ma, rectius, instauratio) generale dell’ordinamento; e che è senz’altro un documento frutto di compromessi, con indicazioni spesso ambivalenti; ma è altrettanto innegabile la distanza tra la visione di una riforma moderata (“Innovationes, demum, ne fiant nisi vera et certa utilitas Ecclesiae id exigat”, SC 23) come quella che si può in tutta onestà trarre da SC e il prodotto del tutto innovativo del Consilium.
Che questo risultato fosse lontanissimo da quanto i padri conciliari potevano ragionevolmente e auspicabilmente prevedere è testimoniato da più e più parti (a titolo di puro esempio, ma se ne potrebbero addurre in quantità, v. https://www.newliturgicalmovement.org/2022/07/destroying-liturgical-peace-to-shore-up.html – e la prego di contenere la sua antipatia per i “nuovi movimenti liturgici” così mai pestiferi per guardare, piuttosto, al merito delle testimonianze).
Insomma: il re è nudo, la riforma ha tradito il Concilio.
Il papa bambino è quello che riconosce questa lapalissiana realtà.
Non quello che cerca di sopprimerla d’imperio nascondendosi dietro alla foglia di fico dell’approvazione dei libri liturgici riformati da parte di Paolo VI e Giovanni Paolo II (DD 61). L’invocato principio di autorità è poco più di un argomento retorico, anche abbastanza risibile visti i tempi che corrono (ridicolezza accentuata da quel latinismo redivivo, “libri liturgici riformati ex decreto Sacrosancti Œcumenici Concilii Vaticani II”), e non certo di merito.
E ci mancherebbe: Paolo VI, di quella riforma, fu l’autore morale; e nemmeno poteva sconfessarla il de facto immediato successore – con un po’ più di tatto e rispetto per il predecessore dell’attuale pontefice che, spiace dirlo, non smette di umiliare, su questo punto come in molti altri, l’ancora vivente Ratzinger insieme alla memoria del suo papato (e che – ma DD come TC omette convenientemente di ricordarlo – concesse ampio uso della Liturgia antecedente, chiedendo agli ordinari di fare generosa concessione di quanto concedeva col suo indulto).
Ratzinger questo profondo iato lo vedeva e mirava, col tempo, a correggerlo.
Lei e la sua scuola lo volete normalizzare e istituzionalizzare, contro le evidenti indicazioni del Concilio ad oggi disattese.
D’altra parte lui, a differenza sua, al Concilio era presente.
Ratzinger, prigioniero del 'senso di colpa'
Il Prof. Grillo non ha niente a che vedere con tutto questo. Ne sa molto di più di quel vecchio e scadente ignorantone teologico.
Andrea Grillo
Gentile Carlo, mi pare singolare che lei concluda con l’argomento che chi era presente ha ragione, e chi non c’era ha torto.
Spesso, nella storia, comprendono molto meglio quelli che arrivano dopo. Vede, la sua ricostruzione è del tutto unilaterale. Dimentica che il giudizio di Ratzinger risulta fin dall’origine segnato da una sorta di “senso di colpa”. Come tutti i “padri del Concilio”, Ratzinger non è mai stato libero nel giudicare i suoi esiti. E ha lasciato parlare molto più la affettività che la ragione. Così è arrivato a scrivere SP, che, dal punto di vista teologico, si basa su un sofisma falso.
Viceversa Francesco, che non era presente al Concilio, ha visto bene questo limite emotivo del documento SP e ha saputo porre fine al paradosso di una vigenza parallela di riti che si contraddicono. Non è Francesco che umilia Benedetto, ma Benedetto che ha umiliato la sua ragione con un attaccamento viscerale al passato. Mi creda, la sua ricostruzione è del tutto infondata, perché non ha sufficientemente chiaro il vizio sistematico della lettura ratzingeriana della vicenda.
Distinti saluti.
Il rito romano e il “rito vaticano”
Quindi, secondo questo sant'Anselmiano, nessuno dei Padri conciliari ha potuto giudicare oggettivamente e liberamente l'esito del Concilio. Questo è per le generazioni successive, sta a loro "sbrigarsela". Eppure non furono solo i più retrogradi e ottusi tra i Padri conciliari a riconoscere l'assoluta, e letteralmente imprevedibile, novità di un rito che non era né riformato né rinnovato (“instauratus”), ma del tutto inventato; furono anche i Padri e i teologi più illuminati e progressisti dell'epoca.
Carlo Schena
Stimato professore,
Come avrebbe dovuto comprendere dal mio commento, non sono in realtà un gran patito del principio di autorità. Il mio argomento non è affatto che chi era presente abbia ora necessariamente ragione, e chi non c’era necessariamente torto. Altrimenti io, nemmeno trentenne, dovrei essere necessariamente nel torto.
Ma se si fosse premurato di verificare la fonte che le segnalavo, andando al di là di quella che posso immaginare essere la sua grande antipatia per quegli ambienti (ma d’altra parte, io non sono forse su queste pagine?), avrebbe evitato di definire la mia ricostruzione come “del tutto unilaterale”.
Perché non lo è. È ampiamente *plurilaterale*. Più e più voci, da più sensibilità diverse, testimoniano che quella del 1969 fu una operazione davvero radicale, a fronte di un mandato conciliare estremamente limitato: da destra, come nelle lunghe memorie del Card. Stickler (che trova sempre su NLM); e da sinistra, col lapidario commento del p. Gelineau: “Questo va detto senza ambiguità: il Rito Romano che conoscevamo non esiste più. È stato distrutto”.
Ed è proprio sulle note del Gelineau che, personalmente, mi sento di farle una concessione: è vero che il teorema delle due forme del rito romano è fragile, a essere generosi, e sofistico, a essere più spietati.
Perché il Concilio aveva chiesto la riforma del rito romano. Il Consilium ha prodotto un rito vaticano, con qualche somiglianza vestigiale col rito romano storico, e qualche somiglianza superficiale con alcune indicazioni dei padri conciliari (mentre la più parte fu invece de plano ignorata).
Quindi con un po’ di onestà intellettuale – ma questa è ancora molto in là da venire – presto o tardi bisognerà riconoscere che il rito vaticano (o paolino che dir si voglia) *non è* il rito romano.
Ratzinger aveva la intenzione prospettica, anche comprensibile, di rinforzare il tenue legame tra il rito “riformato” e quello storico, forse nell’intento di recuperare al primo una legittimità che altrimenti sentiva traballante.
Non sta a noi giudicare se la creazione di un rito liturgico sia operazione in primo luogo possibile, e che possa comunque reggersi pressoché sulla sola volontà di un pontefice.
Il rito vaticano può tranquillamente continuare a esistere (a chi se ne fa strenuo fautore di risolvere le suddette, e altre, spinose questioni).
Ma bisognerà trovare il modo di dare diritto di cittadinanza, perché evidentemente diritto nativo, a quel rito che precedentemente viveva indisturbato nella Chiesa (e attualmente vittima di una vera e propria colonizzazione ideologica). Checché ne dica lei, che questo diritto di cittadinanza non lo avesse perso con la “riforma” lo riconobbe, prima di SP, la nota commissione di 8 cardinali interrogata sul punto da Giovanni Paolo II (mi perdoni il ricorso all’auctoritas, ma credo sinceramente che i porporati fossero più ferrati e di me e di lei in materia tanto canonistica – che è quel che conta – quanto liturgica).
Il modo più semplice e immediato per “risolvere” la questione, se non è quello estremamente “pratico” (e debolmente teorico) di Benedetto XVI, mi pare dover essere quello la creazione di una chiesa sui iuris che usi del rito romano come rito liturgico proprio.
Quello che non è pensabile, se non da un ideologo, è che il rito romano possa essere semplicemente estirpato: non lo è stato negli anni ’70 quando i “tradizionalisti” erano tre gatti, non lo sarà certo oggi che contano qualche milione di laici, e migliaia di sacerdoti in in tutto il mondo.
La realtà è più grande dell’idea.
Eventualmente, e le faccio un’altra concessione, anche il rito romano (autentico) potrà/dovrà conoscere delle caute riforme: meglio detto, anch’esso abbisogna di un restauro attento e devoto, e di superare certi manierismi ben poco liturgici; ne abbisogna per sé stesso, più che per un mandato conciliare.
Ma già oggi per com’è celebrato nella maggior parte dei casi (messa dialogata, dosato ricorso al volgare, cura nel canto gregoriano, partecipazione consapevole dei fedeli, etc.), il rito romano corrisponde molto più alle direttive dei padri conciliari di quanto lo faccia sia la “Messa tipo” vissuta in parrocchia (…e fuori: ma ce lo vede S. Giovanni XXIII davanti alla Missa super materassinum?!), che la “Messa tipica” nei nuovi libri liturgici.
E vien giù il Commento
Grillo sbadiglia, stanco di discutere con questo giovane e altri commentatori troppo miopi e di mente ristretta per apprezzare quanto fosse brillante. Era ora di giocare la carta della salute mentale:
Andrea Grillo
Lei continua a cadere nella negazione della tradizione. È inguaribile. La saluto

Carlo Schena
Spiace vederla chiudere apoditticamente il discorso, ma d’altra parte non ho certo diritto a una risposta nel merito. Cordialità!
Ad altri commentatori che hanno fatto notare che ancora oggi - anche a Roma! - un " Introibo ad altare Dei " risuona ogni mattina su centinaia di altari, e che i suoi sforzi (proprio come quelli del Papa) sono una battaglia donchisciottesca contro i mulini a vento, il professore risponde burbero:
I mulini a vento sono gli arroganti con la test dura che pretendono di sostituire la loro sensibilità reazionaria alla grande tradizione ecclesiale
Alcuni commentatori hanno osservato che questo era, piuttosto che un anniversario di onestà, un anniversario di intolleranza. Il professore la pensava diversamente:
Come si può tollerare ciò che contraddice il percorso comune? Cosa cerca: un'immunità dalla storia?
A chi vedeva in Benedetto XVI un maestro di tradizione ben più affidabile di un astruso liturgista italiano, quest'ultimo rispondeva:
Ne è sicuro? Se legge TC e DD puoi renderti conto che la ricostruzione della tradizione liturgica offerta da Benedetto XVI negli ultimi 18 anni si basa su premesse congetturali del tutto unilaterali. Non basta avere la fama di teologi; bisogna dimostrarla.
Quando qualcuno gli ha chiesto perché, se in effetti la vecchia forma retrograda non era più valida, Francesco non l'avesse espressamente abrogata, Grillo ha indossato il cappello da canonista:
Il Codice di Diritto Canonico è chiarissimo. Quando si verifica una riforma generale, la nuova forma sostituisce la precedente. L'abrogazione è di fatto. Ma i cattivi liturgisti creano miti senza fon damento.
Dopo tutto questo, un commentatore ha osato condividere la valutazione di Carlo sul tradimento del Concilio, rivolgendosi a Grillo apertamente:
Ormai conosco abbastanza le sue tesi, professore, per sapere che lei ha un concetto di tradizione che identifica quest’ultima con le scelte del potere papale. Lei è decisamente antistorico, in piena sintonia con una chiesa contemporanea tesa a reinventarsi, il che va ben oltre il rinnovarsi, e non può che creare seri problemi. Poiché a un certo punto Paolo VI ha avallato nonostante noti e notevoli dubbi la riforma Bugnini, pentendosi assai presto, lei dice che questa è la tradizione. Non mi sembra così semplice. Chiunque può leggere SC e, soprattutto se ha buona memoria del VO o se può sperimentarlo in una delle sue ormai semi clandestine manifestazioni, può valutare quanto sia stato snellito, ammodernato, aggiornato con notevoli apporti in lingua volgare, e quanto invece sia stato profondamente cambiato, fino a venire stravolto.
Per quanto tempo questi Tradizionalisti se la prenderanno con il povero Annibale Bugnini, un profeta incompreso! Grillo finalmente ne ha avuto abbastanza di tutti questi fan ratzingeriani:
Sono assai sorpreso per il fatto che, con la vostra foga di dimostrare l’assunto che “dopo il Concilio” ci sono soltanto malviventi come Bugnini e Paolo Vi, riusciate davvero a dire cose assurde e azzardate e temerarie senza neppure un briciolo di vergogna. D’altra parte avete un buon maestro nell’unico papa che per voi è “traditio”, ossia Benedetto XVI, che ha inaugurato questa catena di insulti contro Paolo VI,c he avrebbe “tradito il Concilio”. Vede, la cosa curiosa è che lei attribuisca a me un concetto di tradizione ridotto a “potere dei papi”. Solo perché so che c’è un “oltre Pio V”. Voi ragionate come se ci fossero solo due papi nella storia: Pio V e Benedetto XVI. E sarei io quello “antistorico”? Solo perché conosco anche GIovanni XXIII (ma non solo quello che parla del latino), anche Paolo VI, anche GIovanni Paolo II e Francesco?
La teoria che avete imparato da Benedetto vi ha messo delle fette di salame sugli occhi. D’altra parte è stato lui, fin dagli anni 70, a inaugurare questa sequela di ingiurie verso Paolo VI e il tradimento conciliare. Io credo che sia sana tradizione e ragionevolezza ritenere che siano molto più fedeli al Concilio Paolo Vi e Francesco di questa piccola catena di uomini risentiti, che non accettano la storia, la cultura e la forma che la tradizione ha assunto nel XX e XXI secolo. Il criterio del giudizio sulla tradizione liturgica non è garantito di essere nel giusto se parte dal risentimento e dal pregiudizio. Purtroppo non mi pare che riusciata a capirlo e discuterne ancora risulta inutile.
Ora gli argomenti sciocchi non avranno più spazio. Chi si immunizza dalla realtà non soffrirà troppo.
Così parlò Grillo.

Questo articolo è stato scritto in collaborazione con Carlo Schena, il “giovincello molesto” che ha inviato al Prof. Grillo le lettere qui tradotte, che ha ricevuto, tramite il blog di Grillo, esattamente le risposte ora pubblicate in inglese.—P.A.Kwasniewski
_____________________________
[1] Questo termine neolatino è stato ricavato dall'italiano materassino, un materasso da spiaggia gonfiabile.

* * *
Aggiungo questa chiusa dalla mia esplorazione del blog di Grillo, grazie all'input di Kwasniewski. Traduco dall'orginale inglese:
Alfonso Becker
Il mondo occidentale ride di te, Grillo parlante!
Le sue frustate beffarde ai suoi interlocutori sono eloquenti e noi ridiamo di lei. Anche se è l'insetto all'orecchio di Francesco e lui crede che sia la sua “coscienza”, tutti sappiamo da Pinocchio che un insetto non è la coscienza. Un Grillo si limita a frinire per il proprio divertimento, facendo baccano sbattendo le proprie zampe fragili e sottili.
Ridiamo di lei e la compatiamo, anche se schernisce, da piccolo ometto triste qual è.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

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