Come per questi ultimi, la 'natura giuridico-politica' del loro illustre Dirimpettaio non è del tutto chiarita: semplice mortale, secondo la linea carnale di Tindaro, ovvero semi-divinità, assecondando 'l'impatto' di Zeus.
Dagli anni in cui tutto il resto della Repubblica ha iniziato, inesorabilmente, a degradare prevale il profilo divino (o... divinatorio) di Polluce: il 'supremo garante' di qualcosa il cui senso svanisce.
Un ruolo, insomma, il cui prestigio appare rimanere sottratto al dissolversi di ogni serietà istituzionale proprio da quel - in fondo molto formale e tanto artificioso - 'essere posto al di sopra', a vigilare sul tutto: Magistratura, Forze Armate, e il cosiddetto 'equilibrio fra i Poteri dello Stato'.
Insomma: un condottiero con il cavallo, come i Dioscuri delle statue quirinalizie, ma non in sella allo stesso.
La sorte di questo ruolo, il modo in cui esso ormai è guardato e considerato, sono profondamente cambiati: negli anni '80, malgrado Pertini, era ancora una sorta di notariato commisto alla rappresentanza itinerante nel territorio di uno Stato, per molte altre cose, ancora lontano.
Oggi è diventato IL ruolo per eccellenza, una sorta di faraone da eleggere, per il quale - su La Stampa - Massimo Giannini invoca addirittura il Veni Creator Spiritus...
Comunque vada (il Casini Pierferdinando, residuato delle Tre Repubbliche, pendolo dal centro ma oscillante dovunque; ovvero il Draghi Mario, massima risorsa della Repubblica, stornata alla stessa da un cursus honorum di poteri 'ben'altri') avremo un Presidente che 'farà il suo dovere'.
Farsi tenere in piedi, cioè, dalla gran macchina della propaganda, rappresentando così nel modo più veritiero l'ormai irrappresentabile (anche perché da lungo tempo impresentabile) caravanserraglio delle istituzioni e dei rispettivi figuranti.
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