lunedì 31 gennaio 2022

Un gesto estremo in tempi di discriminazione

Ricordate? Una torcia umana contro l'invasione dei carrarmati sovietici. Il 16 gennaio 1969 Jan Palach, studente universitario di 21 anni, si cosparge di liquido infiammabile e si dà fuoco in piazza San Venceslao a Praga. "Non voglio suicidarmi, mi sono dato fuoco come fanno i buddisti in Vietnam, per protestare contro quel che succede qui, contro la mancanza di libertà di parola, di stampa e di tutto il resto". Queste le parole che Jan Palach ripete al personale dell'ospedale in cui viene ricoverato.
Vorremmo poter ascoltare anche quelle del ragazzo di Rende, mentre preghiamo e speriamo che resti in vita. Forte l'analogia, al momento data dal luogo scelto immediatamente sottolineata come fortuita dalla stampa di regime, mentre è legittimo vedervi una intenzione dimostrativa davanti a quelle stesse autorità che dovrebbero proteggere i cittadini e, invece, nell'eseguire le direttive di un potere sempre più repressivo e tirannico, calpestano i più elementari principi del diritto, della scienza e dell’etica professionale. Ma qui e ora, con l'aria che tira, temo che cercheranno di centellinare le notizie, se non di silenziare l'accaduto.
Questa la cronaca: Un ragazzo di 33 anni si dà fuoco davanti la caserma dei carabinieri. È quanto accade in mattinata a Rende, provincia di Cosenza. L'artefice dell'eclatante gesto sarebbe un insegnante in servizio in Lombardia rientrato in Calabria per qualche giorno. Si ipotizza un gesto estremo e sarebbe fortuita, secondo quanto riportato gli investigatori, la scelta del luogo. Il docente, infatti, non avrebbe pregressi di tipo penale. Fonte
Intanto il video dell’accaduto è stato divulgato su Twitter da una fonte francese. Il post indica che il motivo del tentato suicidio sia stata la sospensione dal posto di lavoro per mancanza del Green Pass. E ora è confermato.
Di seguito il commento di Martino Mora:
Un collega insegnante si dà fuoco per protesta, perché a causa del suo rifiuto di vaccinarsi, è stato lasciato a casa senza stipendio.
Pensate se si trattasse di un "migrante" disperato o di un omoerotico discriminato, o di un altro soggetto prediletto dall'ideologia dominante politicamente corretta della vittimizzazione selettiva. 
Succederebbe il finimondo.
Invece è solo un negletto no-vax, che in quanto tale, per media e politici,  sta a prescindere dalla parte sbagliata,  e quindi ci sarà, al massimo, qualche lacrima di coccodrillo. 

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