domenica 30 ottobre 2022

Il nuovo documento sinodale del Vaticano chiede il “diaconato femminile” e “l’inclusione radicale”

Apprendiamo da LifeSiteNews che Il Sinodo sulla sinodalità [vedi], ora ufficialmente prorogato fino al 2024, ha chiesto un “aggiornamento permanente” alla luce del Concilio Vaticano II. Continua l'alienazione della Chiesa. Ce n'è per tutti. Anche per le altre religioni... Emerge il metodo, errato, di riferirsi alla maggioranza per trarre conclusioni che la Mater et Magistra dispensa dall'alto del suo Munus docendi. e tutte le altre deformazioni collegate alla sinodalità ora divenuta permanente [vedi].

Il nuovo documento sinodale del Vaticano chiede
il “diaconato femminile” e “l’inclusione radicale”


Il Vaticano ha presentato il documento che guiderà la prossima fase del Sinodo sulla sinodalità, dove si chiede una maggiore inclusione dei divorziati e dei “risposati”, dei gruppi LGBT e si propone un “diaconato femminile”.

Il documento di 45 pagine è stato presentato il 27 ottobre, nel corso di una conferenza stampa presso la Sala Stampa della Santa Sede, dal gruppo di lavoro del Sinodo sulla sinodalità: il cardinale Jean-Claude Hollerich (relatore generale del Sinodo), il cardinale Mario Grech (segretario generale del Sinodo dei Vescovi), la professoressa Anna Rowlands, padre Giacomo Costa (consultore della Segreteria generale del Sinodo) e monsignor Piero Coda (segretario generale della Commissione teologica internazionale).

Formazione del documento
I contenuti del Documento di lavoro per la fase continentale del Sinodo (DCS), dal titolo “Allargate lo spazio della vostra tenda”, ora guideranno la prossima fase del Sinodo sulla sinodalità, che è stata prolungata fino al 2024.

Il documento è stato compilato da un gruppo di “esperti”, teologi, laici e vescovi durante alcuni giorni di settembre. Come riferito in precedenza da LiveSiteNews, diversi di questi “esperti” si oppongono alla Messa tradizionale e sostengono la contraccezione.

Il DCS è un riassunto dei numerosi rapporti presentati da 112 delle 114 conferenze episcopali, da 17 dei 23 dicasteri curiali romani e da tutte le chiese cattoliche orientali.

Gli autori hanno osservato che il documento non è “un documento conclusivo, perché il processo è lungi dall’essere concluso”, né fa parte del “Magistero della Chiesa, né è il rapporto di un’indagine sociologica”. Esso invece, “rimane un documento teologico in quanto orientato al servizio della missione della Chiesa: annunciare Cristo morto e risorto per la salvezza del mondo”.

Scrivendo che il sinodo ha prodotto finora “frutti abbondanti, nuovi semi che promettono una nuova crescita”, il documento aggiunge che “non mancano chiare espressioni di rifiuto”, con “scetticismo sull’effettiva efficacia o addirittura sull’intento del processo sinodale” espresso anche nelle citazioni tratte dalle relazioni esaminate.

La Chiesa deve essere “più accogliente” nei confronti di LGBT e “risposati”. 
Il documento ha attinto dai vari rapporti diocesani per riferirsi a gruppi di persone che si sono sentite “trascurate ed escluse”. Tra coloro che “sentono una tensione tra l’appartenenza alla Chiesa e l’esperienza delle proprie relazioni affettive”, il documento elenca:
  • divorziati risposati
  • genitori single
  • persone in matrimoni poligami
  • Persone LGBTQ, ecc.
“Tutti hanno bisogno di una Chiesa più accogliente”, vi si legge.

Per quanto riguarda questo aspetto, nel corso della cobferenza stampa, il cardinale Grech ha dichiarato che “in questo momento non stiamo prendendo alcuna posizione” in relazione alle domande sulle immagini pro-LGBT condivise dagli account dei social media del sinodo. Ha invece ribadito che il sinodo è un processo di “Chiesa in ascolto”.

Ruolo delle donne e diaconato femminile
Nel nuovo documento viene data molta attenzione al ruolo delle donne, comprese le richieste di ordinazione femminile.

Il documento afferma che c’è una duplice necessità: “attirare gli uomini a un’appartenenza più attiva alla Chiesa e permettere alle donne di partecipare più pienamente a tutti i livelli della vita ecclesiale”.

Rivolgendosi ai media riuniti in conferenza stampa, Rowlands ha dichiarato che “la questione del diaconato per le donne è emersa ripetutamente, in molte relazioni”.

Rowlands si è basato sul testo del DCS, in cui si nota che in molti rapporti presentati:
Si chiede alla Chiesa di continuare a discernere su una serie di questioni specifiche, in particolare il ruolo attivo delle donne nelle strutture di governo degli organismi ecclesiastici, la possibilità per le donne con una formazione adeguata di predicare in ambito parrocchiale, il diaconato femminile. Posizioni molto divergenti sono espresse per quanto riguarda l’ordinazione sacerdotale delle donne, che alcune sintesi auspicano, mentre altre considerano la questione chiusa.
La Conferenza eterodossa per l’ordinazione delle donne ha accolto con favore queste sezioni della DCS, dichiarandosi “incoraggiata” dalla promozione delle “richieste quasi universali di donne nel governo, di donne predicatrici e di ‘un diaconato femminile'”.

Papa Giovanni Paolo II aveva già condannato l’ordinazione femminile, scrivendo nella sua lettera apostolica Ordinatio Sacerdotalis del 1994: “Dichiaro che la Chiesa non si riconosce l'autorità per ammettere le donne all’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza  deve essere tenuta in maniera definitiva sostenuto da tutti i fedeli della Chiesa”.

Il Papa polacco ha anche citato la lettera di Paolo VI del 1975 all’arcivescovo anglicano di Canterbury, in cui l’ex pontefice scriveva che “l’esclusione delle donne dal sacerdozio è in accordo con il piano di Dio per la sua Chiesa”.

Questioni di liturgia ed eucaristia
È stato affrontato anche l’aspetto della liturgia della Chiesa, con il DCS che ha sottolineato come la liturgia possa essere collegata alla “situazione dei popoli indigeni. La loro spiritualità, saggezza e cultura hanno molto da insegnarci”. [ahimè... vedi -ndT]

Le rinnovate richieste di ruoli femminili nel ministero si riflettono anche in questo aspetto, col documento che afferma che le questioni sollevate nei vari rapporti vanno “dalla riprogettazione di una liturgia troppo centrata sul celebrante, alle modalità di partecipazione attiva dei laici, all’accesso delle donne ai ruoli ministeriali”. [si rimanda qui -ndT]

Inoltre, la DCS ha dichiarato che “molti rapporti fanno eco al dolore per l’impossibilità di accedere ai sacramenti provato dai divorziati risposati e da coloro che vivono in matrimoni poligami. Non c’è unanimità su come gestire queste situazioni”. [si rimanda qui - ndT]

Sottolineando un rapporto dagli Stati Uniti, il documento ha anche notato che “molti si rammaricano per le restrizioni sull’uso del Messale del 1962”. Questo aspetto, tuttavia, non è stato approfondito o affrontato ulteriormente.

Il Sinodo è una continuazione dell'”aggiornamento” del Vaticano II
Il Sinodo sulla sinodalità è già stato paragonato al Concilio Vaticano II e descritto dai commentatori come la promozione di una “Chiesa parallela”.

Tale descrizione è stata sostenuta dal testo del nuovo documento, in cui si osserva che la “conversione e riforma” del sinodo “si traduce in una altrettanto continua riforma della Chiesa, delle sue strutture e del suo stile, nel solco del desiderio di un permanente ‘aggiornamento’, preziosa eredità del Concilio Vaticano II a cui siamo chiamati a rivolgerci nel suo 60° anniversario” [vedi].

In un apparente abbandono dell’adesione alla dottrina o ai principi cattolici, il documento, nel descrivere il cammino da seguire, afferma che:

Il messaggio del cammino sinodale è semplice: impariamo a camminare insieme e a sederci insieme per spezzare lo stesso pane, in modo che ognuno possa trovare il suo posto. Tutti sono chiamati a partecipare a questo cammino, nessuno è escluso. Questo è ciò che ci sentiamo chiamati a fare per annunciare in modo credibile il Vangelo di Gesù a tutti i popoli. Questa è la strada che cerchiamo di percorrere per la fase continentale.

In quella che è una delle rare occasioni in cui è descritta la stessa sinodalità, la DCS delinea come il sinodo affronta le molte “tensioni” evidenziate durante l’evento: “[Una] spiritualità sinodale non può che essere una spiritualità che accoglie le differenze e favorisce l’armonia, e che trae dalle tensioni l’energia per andare avanti”.

Le prossime tappe del processo sinodale
Il Sinodo è ancora in “fase di ascolto”, ha detto Anna Rowlands, e le prossime tappe saranno una ulteriore continuazione di questo “ascolto”.

Tuttavia, la DCS invita la Chiesa a iniziare fin da ora ad attuare un processo di cambiamento: “Tutte le istituzioni della Chiesa sono chiamate a interrogarsi su come integrare l’impulso sinodale nell’esercizio delle loro funzioni e della loro missione, rinnovando le loro strutture e procedure o introducendone di nuove”.

Dopo la pubblicazione del nuovo testo, i vescovi di tutto il mondo devono ora elaborare le proprie riflessioni locali sul documento. Successivamente, avranno luogo sette incontri continentali delle Conferenze episcopali, che si terranno in Africa, Oceania, Asia, Medio Oriente, America Latina, Europa e Nord America.

Una volta raccolti tutti i documenti risultanti da questi incontri, essi costituiranno a loro volta la base del documento di lavoro (Instrumentum laboris) – completato entro giugno 2023 – per il Sinodo dei vescovi che si terrà in Vaticano dal 4 al 29 ottobre 2023.

Come nel Documento preparatorio originale, il DCS ha chiesto che nelle fasi successive del Sinodo si presti “particolare attenzione” anche ai “rappresentanti di altre religioni e tradizioni di fede; e alle persone senza appartenenza religiosa”.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

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