lunedì 3 ottobre 2022

Perché la liturgia?

Nella nostra traduzione da Caminante Wanderer alcune riflessioni edificanti sul Santo Sacrificio. Ricordiamo anche che la cifra dell'intero discorso è lo ius divinum al culto come ce lo ha consegnato il Signore e ci è pervenuto fin dall’epoca apostolica. Ogni approfondimento rappresenta le ragioni che ci inducono a resistere e a impegnarci nel custodire e far conoscere il Rito Romano Antico nonostante le difficoltà.
Perché la liturgia?

Su questo blog appaiono con una certa frequenza commenti che ci consigliano, in modo a volte alquanto discordante, di smettere di occuparci di questioni liturgiche – Novus Ordo no, messa tradizionale sì – proprio mentre assistiamo a buona parte della Chiesa che si avvia verso il precipizio. Il tema della liturgia non può assorbire tutta l’attenzione e le energie che vanno indirizzate a difendere la fede contro gli eretici tedeschi o belgi.

A mio parere, tuttavia, la battaglia per la liturgia è prioritaria. La Chiesa non è un club per entrare nel quale è necessario aderire a una dottrina contenuta nel Denzinger. La nostra fede cristiana e la nostra appartenenza alla Chiesa consiste soprattutto nella vita di Cristo che, in noi, è animata dallo Spirito Santo attraverso i mezzi con cui la grazia giunge al nostro cuore. E in questa economia la liturgia non è uno dei tanti argomenti spirituali. È il fatto centrale della vita cristiana, l’espressione suprema della vita in Dio. Il proposito della divina Rivelazione redentrice è rendere l’uomo capace di vivere la vita di Dio, e la liturgia è lo spazio privilegiato di questo incontro. È il luogo della teofania dove l’uomo è introdotto nella vita divina partecipando al mistero della Redenzione. Questo elemento patristico della vita cristiana in primo luogo sacramentale, come incontro salvifico con Cristo glorificato, attraverso la partecipazione al Suo mistero che è la liturgia, è un tratto tipico della nostra religione.

Col passare dei secoli la liturgia latina iniziò ad accentuare l’aspetto espiatorio della Santa Messa. E ci siamo abituati a sentir dire che essa è la riproposizione incruenta del sacrificio redentore della Croce e a vedere nel momento sacrificale il suo elemento essenziale. Una visione giuridica, e così romana, del mistero: Cristo che paga per noi, al prezzo del Suo sangue, il debito contratto dai nostri progenitori. La veridicità di ciò è fuori discussione, ovviamente, e si tratta di uno dei princìpi fondamentali della Santa Messa; tuttavia non è l’unico. Vi è il rischio che, per concentrarci così tanto su di esso, finiamo per dimenticare il resto.

San Germano di Costantinopoli scriveva che anche la messa celebrata “in un umile tempio parrocchiale è il cielo in terra, il luogo dove il Dio dei cieli abita e si muove”; dove l’uomo può “essere distaccato da ogni preoccupazione terrena”, al fine di “accogliere il Re dell’universo”. È il santuario celeste “dove uomini e donne, secondo la propria capacità e il proprio desiderio, sono introdotti nell’atto cultuale del cosmo redento; dove i dogmi non sono sterili astrazioni, ma inni di esultante orazione”.

La liturgia non è soltanto la pietà amorosa per il Mediatore che soffre ed espia i nostri peccati sulla croce, ma anche l’adorazione che glorifica il Dominatore celeste di tutte le cose nel rinnovarsi del suo trionfo sulla morte. La liturgia eucaristica è senza dubbio la riproposizione dolorosa benché incruenta di un evento storico, ma non dobbiamo considerarla solo da questa prospettiva, bensì da quella del rinnovamento trionfante e glorioso di quel che accade hic et nunc, qui e ora. Non è solo l’immolazione sulla croce e una comunione sacramentale con la vittima immolata, ma anche un omaggio all’Agnello vittorioso e un accogliere i suoi “sacri e celestiali doni”.

Nell’inno dei cherubini della liturgia bizantina all’ingresso delle offerte che si trasformeranno nel Corpo e nel Sangue del Signore, i fedeli cantano: “Concedici di rappresentare i cherubini e di innalzare l’inno tre volte santo alla Trinità che dà la vita, allontana da noi ogni affanno terreno, in modo che possiamo accogliere il Re di tutte le cose, scortato” da eserciti invisibili di angeli. Alleluia, alleluia, alleluia! Questo aspetto della partecipazione alla liturgia celeste non è un’evasione sentimentale verso l’irrealtà, ma una confessione di fede in ciò che vi è di più reale, la nostra vita in Cristo. E l’enfasi sul compimento della nostra trasfigurazione dopo la morte conferisce un senso di trionfo alla nostra fede, che inizia questo processo già in vita.

La liturgia, inoltre, con i suoi sempre presenti effetti sensoriali – luci, canti, incensi [si veda l’eccellente volume di Eric Palazzo, L'invenzione cristiana dei cinque sensi nella liturgia e nell’arte del Medioevo, Editrice Domenicana Italiana, 2017] – ci permette di ricordare in un modo più semplice, umano e tangibile che la vita spirituale è un’illuminazione proveniente dalla luce divina; vedere Dio per mezzo di questa luce è vivere in Lui. Il simbolismo della luce, che nella liturgia latina si manifesta con maggior chiarezza negli uffici della Settimana Santa, e nella liturgia bizantina negli uffici quotidiani, evoca nei fedeli una nostalgia per la visione divina che è loro consentito intravedere simbolicamente qui sulla terra. Come recita la liturgia di San Giovanni Crisostomo al termine della comunione: “Abbiamo visto la vera luce, abbiamo ricevuto lo spirito dal cielo, abbiamo incontrato la vera fede, al venerare la Trinità indivisa che ci ha redento”.

Tutti i popoli, anche i meno avanzati, hanno bisogno di riti. Qualunque squadra di calcio di provincia ha i suoi inni, i suoi colori, le sue scaramanzie, ecc.; in molti paesi i giudici, quando amministrano la giustizia, indossano un abbigliamento particolare, come le forze armate, oltre a un complesso cerimoniale. Anche noi cattolici, come gruppo sociale, abbiamo una liturgia che ci unisce (?), ma la differenza sostanziale con gli altri è che, per dirla con Tolkien, quello che la nostra simboleggia e rende presente è vero.
https://caminante-wanderer.blogspot.com/2022/09/por-que-la-liturgia.html

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