venerdì 21 ottobre 2022

Xi Jinping ancora capo, proseguirà la “sinicizzazione” della fede

L’accordo «provvisorio» per la nomina dei vescovi tra Santa Sede e Cina è stato prorogato per altri due anni, fino al 22 ottobre 2024. Qui l'indice degli articoli sulla questione sino/vaticana.

Xi Jinping ancora capo, proseguirà la “sinicizzazione” della fede

Primo leader dopo Mao Tse-Tung a rimanere alla guida del Partito Comunista Cinese (PCC) – e quindi, alla guida di tutta la Cina – per più di due mandati, Xi Jinping è destinato a diventare un simbolo del suo Paese. Paese dal quale, essendo il gigante asiatico per antonomasia a livello economico e demografico (veleggia verso i 1,5 miliardi di abitanti), non si può prescindere oggi quando si affrontano temi di portata internazionale. Persecuzione religiosa inclusa, purtroppo.
Un versante, questo, destinato ad aggravarsi. Sì, perché Xi Jinping – molto applaudito dai 2.000 delegati nel suo intervento al 20° Congresso Nazionale del Partito – non ha parlato solo di «completare la riunificazione della Cina», con un palese riferimento a Taiwan, da Pechino guarda come una provincia separatista prima o poi da riportare sotto il controllo, e neppure della necessità di «fermare tutti i movimenti separatisti», no. Il leader cinese, come ha notato il sito Infocatolica, ha purtroppo aggiunto anche altro attinente la sfera religiosa.
Nello specifico, Xi Jinping ha inteso sottolineare come la Cina, grazie al suo impegno, continuerà la sua spinta la «“sinicizzazione” della religione e guidare proattivamente l’adattamento della religione e della società socialista ”». Ora, è evidente come queste parole siano gravissime. Infatti, per chi ancora non lo sapesse, c’è da sapere che la “sinicizzazione” di cui si sta parlando altro non è che, nelle intenzioni di Pechino, che un immenso piano di rieducazione nazionale.

In altre parole, si vuole così azzerare le influenze culturali e religiose straniere, dando la priorità al controllo – assoluto – credenze delle persone. Un controllo che, anche sotto il profilo informatico e mediatico, è già ad uno stadio avanzato e da sapore nettamente totalitario, come dimostra il fatto – ricordato e descritto lo scorso maggio dal Timone – che la religione in Cina è oggi già al bando anche nelle app e su Internet.

Tutto questo nell’ottica di arrivare al 2049, centenario della Repubblica popolare, con Cina come un «Paese socialista, moderno, prospero, forte, democratico, culturalmente avanzato e armonioso». E ateo, verrebbe da aggiungere. In ogni caso, la domanda è: questo piano riuscirà o meno? Difficile dirlo anche la storia, quella sovietica in primis, sembra suggerire che quando l’uomo si intestardisce nel perseguitare o nell’inglobare la religione, cristianesimo in primis, succede che… Dio abbia altri progetti. Fonte

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