martedì 12 dicembre 2023

Almeno di Domenica / 1ª domenica di Avvento: Quando una porta si chiude…

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la meditazione settimanale di p. John Zuhlsdorf basata sulle letture della 1ª Domenica di Avvento insieme a quelle dell'ultima Domenica dell'anno liturgico.qui.
1ª domenica di Avvento: Quando una porta si chiude…

All'inizio della mia vita a Roma ho imparato a chiudere sempre le porte con il chiavistello e a bloccare o sigillare le finestre, spesso quelle alte e verticali diffuse al centro. Perché? Perché quando soffia il vento, aprendo una porta in una zona, il flusso d'aria cambia, e – BAM! – una porta o una finestra sbatte altrove, a volte davvero molto forte. Impari a regolarti in modo da non rimanere scioccato. In ogni caso, da questa comune esperienza di vita in Italia è nato un proverbio di cui parlerò più avanti per creare un effetto avvincente.

La settimana scorsa, per l'Ultima Domenica dell'anno liturgico, con il Vetus Ordo, il Rito Romano tradizionale, abbiamo ascoltato la profezia di Cristo nel Vangelo di Matteo della distruzione di Gerusalemme frammista ad immagini apocalittiche della Venuta, la Parusia greca, l'Adventus latino, del Figlio dell'Uomo. Cristo non era solo un re e sacerdote davidico. Era un profeta. Pertanto, è logico che a volte utilizzi immagini iperboliche. Ma non c’era nulla di iperbolico in ciò che Cristo ha detto riguardo a Gerusalemme, almeno in termini letterali. Se non altro, si è trattenuto. Il Signore ha parlato anche della fine del mondo. Si intenderebbe, tra 40 anni, la “fine del mondo” nel senso del giudaismo tradizionale e dell’antica alleanza. I romani distrussero quasi completamente il Tempio, l'unico luogo di sacrificio nel loro universo. Non solo, il Tempio stesso era un microcosmo dell’intero cosmo con le sue decorazioni vegetali terrestri, il suo grande vaso purificatore in bronzo chiamato “oceano” e l’accesso al Santo dei Santi decorato con stelle e costellazioni celesti. Il loro macro e micro cosmo fu cancellato con incommensurabile brutalità dai Romani appena 40 anni, una generazione biblica, dopo l'Ascensione del Signore.

Questa settimana nel nostro Vangelo nel Vetus Ordo ascoltiamo un passaggio parallelo di Luca 21, che include nuovamente il giorno della visitazione, la Venuta, con terribili segni e portenti ai quali siamo seriamente ammoniti di prestare attenzione dal Figlio di Dio. Ancora una volta, in questo parallelo al passo di Matteo 24, il focus immediato è che Roma sta arrivando [In quel tempo: Gesú disse ai suoi discepoli: Quando vedrete l’abominazione della desolazione... -ndT]. Ciò che vedranno farà sì che gli uomini “allora sarà grande la tribolazione, quale non fu dal principio del mondo sino ad oggi, né sarà mai”. In effetti, i romani crocifissero oltre 500 ebrei al giorno, secondo lo storico e generale ebreo Giuseppe Flavio, il quale scrisse anche che nel corso del mese precedente al disastro, nei cieli era visibile una cometa rossa a forma di spada. Una spada sembra una croce, ovviamente. I terribili eventi del 70 d.C. sono intrecciati con il linguaggio sulla Seconda Venuta. Anche noi, quindi, vedremo segnali che ci renderanno timorosi e ansiosi al punto che sembrerà di non poterlo più sopportare.

Se gli ebrei vedevano il loro Tempio come il loro cosmo, noi cristiani sentiamo la nostra Chiesa come l'intero nostro mondo, paradossalmente nel mondo e per il mondo ma contro il mondo e non del mondo. Ci sono segni terribili nella Chiesa e nel mondo, oggi. In Matteo 24, per lo più sulla distruzione di Gerusalemme in 40 anni, il Signore disse ai Suoi capaci di leggere i segni di andarsene al più presto. Mollate tutto. Non guardatevi indietro. Se state lavorando nei campi, non voltatevi nemmeno per prendere la giacca. Se siete sul tetto, non rientrate per prendere il vostro iPhone. Lasciate tutto o morrete. Al contrario, la nostra pericope della Messa di Luca 21 enfatizza la Seconda Venuta. Invece di dirci di andare verso le montagne nel Vangelo di oggi, Gesù dice:
«quando queste cose cominceranno ad accadere, alzate gli occhi e alzate il capo, perché la vostra redenzione è vicina» (v. 28).
“Alzate la testa…”

Non lasceremo mai la Chiesa, anche se sembra che tutto finisca, che la Chiesa ci lasci.

Quando le persone vengono prese bruscamente di sorpresa, il loro istinto è quello di farsi piccoli. Abbassiamo la testa, ci accovacciamo e alziamo gli occhi.

Siamo stati ammoniti dal Signore stesso. “Alzate la testa, perché la vostra redenzione è vicina”.

“Guardare in alto”, al Cielo, non in basso, alla terra. “Alza la testa”, non curvarti come uno sconfitto.

Se il Signore ha dovuto attraversare la Sua Passione per la Sua e nostra Resurrezione definitiva, allora la Sua Chiesa avrà la sua Passione. La Chiesa non è più grande del suo Sposo e Signore. I suoi membri non sono esenti dai tempi, dalla prova e dai segni dei tempi, qualunque essi siano. "Guardate in alto."

All'inizio di questo nuovo anno liturgico, e all'inizio di una nuova serie di riflessioni domenicali promosse da One Peter Five, di seguito esprimo quello che vorrei che portaste con voi.

Sembra che nella Chiesa soffino venti di cambiamento e perfino venti di guerra. E come ha detto Samwise Gamgee, "È un vento cattivo perché non porta bene a nessuno...".

Veniamo ora al proverbio italiano: “Chiusa una porta, si apre un portone”. Quando una porta si chiude, si apre una porta più grande.

Nella Chiesa, una cosa dopo l'altra accadono vorticosamente e si svolgono sempre più velocemente in completo pazzesco delirio. Sembra un BAM – BAM – BAM per tutta la casa! È una sorpresa? Aprite una finestra per far entrare l'aria e ci saranno conseguenze in tutto l'ambiente.

Quando i segnali si accumulano, quando arrivano all'improvviso – BAM! – non rannicchiatevi, non accovacciatevi, non rimpicciolitevi. "Alzate la testa."

La redenzione era vicina nel battesimo, è vicina nel confessionale ed è personalmente presente nell'Eucaristia. Non importa quello che fanno nella Chiesa i produttori di vento per scuoterla o trasformarla in qualcosa che ess non sarà mai – cito ora il Signore – “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”. Non importa quante porte ci sbattono in faccia, non sussulteremo se ci sorprenderanno, non annasperemo se saremo gettati in mare, né cederemo quando saremo colmi di fardelli ingiusti.

Si apriranno porte più grandi.

All’inizio di un nuovo anno liturgico di salvezza, così dice il Signore:
Alzate il capo”.
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[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
A I U T A T E, anche con poco,
l'impegno di Chiesa e Post-concilio anche per le traduzioni
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