lunedì 21 aprile 2025

È morto stamane Bergoglio

È arrivata poco fa la notizia. Sui media la solita agiografia. Lo chiamano un papa  "fuori dagli schemi" : cosa effettivamente certa. Vedremo come si manifesterà la Provvidenza.

* * *
In breve:
Sul pontificato di Francesco...
seguendo la lezione di Romano Amerio


Il pontificato di Papa Francesco (2013-2025), conclusosi con la sua morte il 21 aprile 2025 di fronte alla quale ogni credente é chiamato a pregare invocando la infinita misericordia del Signore, ha segnato uno snodo storico di grande complessità per la Chiesa cattolica. Nel tentativo di incarnare una riforma ispirata all’"ethos" pastorale del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965), il Papa ha impresso una svolta che, pur animata da intenzioni misericordiose, ha lasciato emergere con maggiore evidenza rispetto al passato le tensioni strutturali che già gravavano sull’istituzione ecclesiale da decenni. In questo senso, il pensiero di Romano Amerio (1905-1997), insigne teologo di origine svizzera, costituisce una chiave ermeneutica di rilevante profondità per comprendere le implicazioni dottrinali, antropologiche e filosofiche di questo pontificato. 
Amerio, nella sua opera capitale "Iota Unum", non si limita a un’analisi storica degli effetti del Concilio Vaticano II, ma propone una diagnosi metafisica della crisi della Chiesa, individuata nella dissoluzione della forma mentis tradizionale, che trova la sua radice in una alterazione del rapporto tra verità e carità, tra dottrina e prassi. Egli parla di una "mutazione sostanziale della coscienza ecclesiale" dove la nozione di verità, un tempo intesa come oggettiva, rivelata e immutabile, è progressivamente subordinata a istanze pragmatiche, psicologiche, pastorali. In questa luce, molte delle scelte compiute da Papa Francesco sembrano inscriversi non come causa prima, quanto come accelerazione di una deriva già in atto, in cui l’identità cattolica viene intesa in termini esistenziali piuttosto che ontologici.
L’Esortazione Apostolica post-sinodale "Amoris Laetitia" del 2016, con l’ambiguità dei suoi passaggi riguardanti la possibilità (non indicata espressamente e, come tale, oggetto di interpretazioni divergenti tra le diverse Conferenze episcopali) di accesso ai sacramenti per i divorziati risposati, ha esemplificato emblematicamente questa transizione: una forma di pastorale che, anziché partire dalla norma oggettiva per applicarla con discernimento, tende a relativizzarla nel concreto esistenziale del soggetto. Amerio avrebbe visto in ciò un sintomo della "eterogenesi dei fini" post-conciliare, dove l’intento di avvicinare l’uomo contemporaneo conduce inavvertitamente a uno svuotamento della struttura razionale della fede, intaccando la sua coerenza metafisica e dogmatica.
Il principio di non contraddizione, così centrale nella riflessione tomista e nella Tradizione ecclesiale, appare attenuato in nome di un dialogo che spesso diventa fine a sé stesso, o peggio, strumento di autonegazione.
Papa Francesco ha più volte insistito sul primato della misericordia come chiave interpretativa del Vangelo. Tuttavia, in che misura una misericordia disancorata dalla verità può realmente edificare?
Amerio, con una lucidità tragica, aveva già anticipato che una carità disgiunta dalla verità è destinata a divenire filantropia sentimentale, e la pastorale, senza radicamento nella metafisica dell’essere, si trasforma in sociologia sacrale. Ciò che ne deriva non è una Chiesa rinnovata, ma una Chiesa de-istituzionalizzata, che smarrisce la propria autorità profetica nel mondo contemporaneo, proprio perché cerca di parlargli con la sua lingua, ma rinunciando alla propria. In modo emblematico, questa dinamica ha trovato la sua espressione più strutturale nella promozione insistente del concetto di sinodalità. Nella sua accezione tradizionale, la sinodalità è sempre stata concepita come un processo consultivo, subordinato alla funzione magisteriale del Papa e dei vescovi uniti a lui, secondo un principio di gerarchia sacramentale e dottrinale che riflette l’ordine stesso della realtà partecipata: Dio è principio e misura di ogni cosa, e la Chiesa è forma visibile di questa ordinata comunicazione della verità. Con Francesco, invece, la sinodalità ha teso a diventare forma strutturale dell’essere ecclesiale, con il rischio implicito di trasformare l’autorità da funzione derivativa del "munus petrino" a esito consensuale di un dialogo continuo e indefinito.
Questo passaggio, per quanto spesso occultato da un linguaggio spiritualizzante, ha il sapore di una ecclesiologia immanentista, dove la verità sembra emergere dal basso, come frutto di una sintesi dinamica, piuttosto che essere accolta dall’alto, come dono soprannaturale custodito fedelmente dal Magistero.
Il sinodo sulla sinodalità, che ci auguriamo il nuovo Pontefice interrompa, il linguaggio deliberatamente aperto adottato in molte delle sue fasi e la continua tensione tra ascolto e autorità, sembrano confermare ciò che Amerio definiva una "trasferenza dal verticale all’orizzontale" dell’identità ecclesiale: non più "Ecclesia docens e discens", ma una comunità autopoietica, in dialogo indefinito con se stessa e col mondo, senza più un baricentro metafisico stabile. Il linguaggio stesso dei Sinodi ha mostrato una tendenza all’adozione di formule volutamente ambigue, prive di definizione teologica precisa, in cui si intravede l’influsso del linguaggio sociologico e psicologico contemporaneo più che della teologia classica. Temi come l’omosessualità, il ruolo delle donne, il diaconato femminile e la ministerialità laica sono stati affrontati secondo logiche di equilibrio politico, più che secondo criteri dottrinali. Il principio della "ascoltanza", presentato come superiore a quello dell’insegnamento, rischia di sfociare in una ecclesiologia democratica, che dissolve il "munus docendi" in una orizzontalità procedurale. In tal senso, la sinodalità, anziché rinsaldare la comunione ecclesiale, ha prodotto, almeno in parte, maggiore disorientamento e disgregazione.
Il pontificato di Francesco, così, si presenta come una parabola in cui si rende visibile, in atto, ciò che Amerio ha diagnosticato in potenza. La crisi della Chiesa non nasce con Papa Francesco, né si conclude con lui; ma in lui essa trova una forma esplicita e paradigmatica, che costringe teologi, filosofi e pastori a interrogarsi non tanto sul "che fare", ma sul "che cosa siamo diventati".
La morte del Papa potrebbe, dunque, segnare non solo la fine di un’epoca, ma anche un "kairos" per un ritorno all’essenziale: a quella sapienza dell’essere e della verità, in cui sola la carità può ritrovare il suo significato autentico.

25 commenti:

  1. Sulla morte di Papa Francesco

    Che la morte altrui ci rammenti che si muore, e che tutti dovremo morire. E che ognuno, senza scampo, comparirà al Tribunale giusto, inesorabile e inappellabile del Signore Gesù Cristo.

    La Chiesa ha conosciuto, nei secoli, duecentosessantasei Pontefici e un certo numero di antipapi, talvolta ritenuti veri fino al giudizio dei secoli. Ciò ricorda che la Chiesa non è creazione né proprietà di alcun uomo, ma Corpo Mistico di Cristo, la cui guida invisibile e infallibile è lo Spirito Santo. Il Papa non è padrone della Chiesa, ma servus servorum Dei. È a Gesù Cristo che si deve obbedienza.

    Ora Papa Francesco ha lasciato il mondo, e la sua anima è nelle mani di Dio. Non è tempo di elogi affrettati né di recriminazioni sterili, ma di preghiera. Si preghi per la sua anima, si preghi con sincerità che Dio lo accolga nella Sua misericordia. E, ancor di più, si preghi perché venga scelto un successore capace di custodire, con amore filiale e fortezza apostolica, il depositum fidei, quel tesoro che «non è nostro, ma ci è stato affidato» — come ricordava san Vincenzo di Lérins — e che nessuna epoca ha il diritto di manomettere.

    Diceva santa Caterina da Siena: «Anche se il Papa fosse un demonio incarnato, non dobbiamo sollevarci contro di lui, ma piuttosto sollevarci contro i nostri peccati. Tuttavia, dobbiamo pregare perché egli compia la volontà di Dio, non la propria».

    E san Pio X ammoniva: «Quando si tratta di salvare l’anima, bisogna abbandonare il rispetto umano e gridare forte la verità, anche se fosse contro tutti».

    La Chiesa, forse, ha attraversato tempeste ben più gravi di quelle odierne. E sempre il Signore ha saputo trarre luce dalle tenebre, verità dall’errore, vita dalla morte. Confidiamo, dunque, in Colui che non abbandona la Sua Sposa. Non chiediamo un Papa che ci assomigli, ma un Papa che assomigli a Cristo.
    RB

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  2. Spero possa essere eletto il card. Burke, oppure il card. olandese Eijk. Sarebbero i più indicati per riavvicinarsi al cattolicesimo per come lo si è sempre conosciuto. Ma, ahi noi, temo che verrà eletto un Zuppi o un Tagle...

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  3. Enzo Gallo
    Le parole servono a poco, ora è il momento della preghiera. Sarà la storia, fuori dal cicaleccio e dalle meschinità della cronaca ad esprimere un giudizio, scevro da servo encomio e da codardo oltraggio, sulla vicenda umana di Jorge Maria Bergoglio e su di un pontificato, a dir poco problematico, certo complesso nella sua singolarità, ma pienamente ascrivibile in una fase crepuscolare di lunga durata della vita della Chiesa, i cui destini, inter mundanas varietates, sono comunque, per vie non sempre a noi note e conoscibili, guidate dal Suo Divino Fondatore.
    Per sincera cristiana carità e per l'altissima dignità di cui in terra fu rivestito OREMUS PRO EO!

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  4. De profundis clamavi ad te, Domine;
    Domine, exaudi vocem meam. Fiant aures tuæ intendentes
    in vocem deprecationis meæ.
    Si iniquitates observaveris, Domine, Domine, quis sustinebit?
    Quia apud te propitiatio est; et propter legem tuam sustinui te, Domine.
    Sustinuit anima mea in verbo ejus:
    Speravit anima mea in Domino.
    A custodia matutina usque ad noctem, speret Israël in Domino.
    Quia apud Dominum misericordia, et copiosa apud eum redemptio.
    Et ipse redimet Israël ex omnibus iniquitatibus ejus. Requiem . R.I.P.+.

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  5. Ma e' vero? Ma e' sicuro? Ma se ieri ha dato la benedizione...!
    Madre della Misericordia e S.Giuseppe, accoglietelo Voi. Amen!

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  6. Preghiamo tutti per l'anima di papa Francesco, nella cui salvezza ci e' consentito sperare in ragione del tempo che il Signore gli ha concesso dopo la malattia.
    Preghiamo intensamente anche per il prossimo conclave, affinche' la Provvidenza ci doni un papa degno e la Chiesa possa riprendere
    la sua vita normale.

    Dalla sollecitudine di un Sacerdote fedele .

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    1. Preghiamo tutti per l'anima...fatto.
      Preghiamo intensamente per il prossimo conclave...sì
      affinché la Provvidenza ci doni un papa degno...sì
      e la Chiesa possa riprendere la sua vita normale...sì
      Intensamente... intensamente...
      Intensa / mente!

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  7. Come sarà il prossimo papa?
    A Roma un antico detto popolare recita: "er peggio nun more mai". Tradotto: il peggio deve ancora venire oppure c'è sempre la possibilità del peggio.
    Ad esser realisti, il pronostico è cupo. Speriamo tuttavia che il peggio sia passato, per la Chiesa visibile, nella tempesta sin dal Vaticano II.

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  8. Da qui https://therevleon.substack.com/p/a-reign-of-promise-and-pause ricavo l'istantanea di un pontificato pieno di contraddizioni.

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  9. CREDO NELLO SPIRITO SANTO21 aprile 2025 alle ore 14:02

    Ora la Chiesa Cattolica dovrà scegliere se tornare a un seguace del Cristo (nel solco di sant'Agostino e di san Tommaso d'Aquino, di san Paolo e di San Giovanni evangelista, dentro l'amplissimo confine di queste impostazioni teologiche che vanno da Pio V e Pio X fino a Guardini e Ratzinger/Benedetto XVI) oppure se proseguire con un seguace di Rahner e di Martini, uno che piaccia ai vari Melloni e Mancuso, uno che sta come Lutero e Calvino ben oltre la linea di confine.
    Spero nella prima ipotesi, per fede sono disposto a sopportare ancora pure la seconda ipotesi perché non la mia volontà, ma quella del Padre sia fatta.
    Cit. Davide Lovat

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  10. Prevedo un breve pontificato peggiore di quello attuale e poi finalmente l’alba di una nuova epoca per la Chiesa che ritorna in sè.

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  11. Considerare Guardini e Ratzinger nella linea della teologia tout court ortodossa, è quantomeno azzardato.

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    1. In effetti, si tratta di due modernisti. Per stabilirlo con certezza basterebbe studiare l'enciclica Pascendi di S. Pio X, che molti citano senza averla nemmeno mai letta e compararla con gli atti e i misfatti di Guardini e Ratzinger.

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    2. Su Romano Guardini credo che ci siano fraintendimenti. Non partecipò al CVII, non partecipò ad alcun gruppo modernista, insegnò e scrisse su temi cattolici, culturali, si tenne naturalmente lontano dal potere, visse nel periodo in cui il modernismo fu chiaramente stigmatizzato dalla Chiesa, mantenendo la barra a dritta.

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    3. A mio avviso, in materia liturgica, aveva anticipato alcuni aspetti del modernismo... ma non è qui il caso di approfondire

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  12. https://www.aldomariavalli.it/2025/04/21/il-maggior-flagello-della-chiesa-di-cristo/amp/. : il professor Martino Mora tratteggia la figura dottrinale, teologic, liturgica e pastorale del papa venuto dalla ( o alla?) fine del mondo, cone amò definirsi Bergoglio.

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  13. Prego per la sua anima, ma mi ripeto... Spero che possa essere eletto una figura come Burke, Viganò, Sarah, Eijk, Muller! Temo, e spero di essere smentito, che sarà eletto qualcuno che del tipo Parolin, Zuppi, Tagle, ecc. In tale ultimo caso, si potrebbe passare a quel famoso detto: "cadere dalla padella alla brace"!

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  14. L' ho letto e posso dire che, pur in maniera necessariamente sintetica, il prof. Mora lo ha tratteggiato in maniera perfetta.
    L' articolo non credo che piacerà molto a gra parte dei lettori del sito, visti i commenti.
    Personalmente faccio anche fatica a pesare che fosse animato da una sincera intenzione misericordiosa, come lascia intendere mic.
    Forse ho un concetto di buonafede leggermente diverso...

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  15. Testamento del Santo Padre Francesco
    "Chiedo che la mia tomba sia preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della suddetta Basilica Papale come indicato nell’accluso allegato."
    https://blog.messainlatino.it/2025/04/testamento-del-santo-padre-francesco.html#more
    Tra la Cappella Paolina e la Cappella Sforza, nella navata laterale, a me risulta che ci sia la Cappella delle Reliquie. Invece nella Cappella Paolina c'e' sepolto rispettivamente S.Pio V e il Card.Casaroli. Chiedo conferma a Mic.
    Ave Maria!
    P.S.
    Basilica S.Maria Maggiore (pianta)
    https://www.monnoroma.it/basilicasantamariamaggiore.html

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  16. Beh comunque il successore di PIETRO è morto nel 2777 compleanno ROMANO e se Malachia aveva ragione di papi non ce ne saranno più perché finisce il mondo.

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  17. Preghiamo per il papa ma non lo santifichiamo come stanno facendo i media senza sosta da ieri

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  18. BERGOGLIO E LA COMUNICAZIONE

    In merito alla scomparsa di Bergoglio vorremmo sottolineare un aspetto: la comunicazione.
    Sin dal primo giorno è stato evidente come in Vaticano abbiano voluto dare una immagine di "apertura" verso tante tematiche del mondo liberal-progressista, tanto è vero che questo è stato uno dei pontefici più amati dai non cattolici, apprezzato persino dagli atei.
    Si è prestato sin da subito all'ambiguità, laddove c'era bisogno di sostenere determinate posizioni del potere, il Papa arrivava puntuale con una dichiarazione d'appoggio, dall'immigrazionismo, al mondo lgbtq#+&, al vaxxinismo.
    Le sue affermazioni, riportate dalla stampa, sembravano sempre sposare le tematiche sopracitate, se poi si approfondiva nelle encicliche però le cose erano trattate diversamente.
    Quando si faceva notare tale ambiguità arrivavano subito quelli che ci tenevano a sottolineare come in realtà le sue parole venivano manipolate dai media.
    Falso, se fosse stato così, almeno una volta sarebbe intervenuto spiegando di essere stato strumentalizzato o frainteso, invece non è mai accaduto. Prova del fatto che era una strategia comunicativa voluta.
    In pubblico bisognava dare sempre l'immagine del Papa progredito, in rottura col passato, quello del "chi sono io per giudicare", per adescare nuovi adepti in epoca di secolarizzazione avanzata.
    Mai una posizione mediaticamente chiara, sempre volutamente ambiguo, accondiscendente, compiacente. Ribadiamo, tutto studiato per allargare consensi e stare con due piedi in una scarpa.
    Per non parlare dell'allineamento in periodo pandemico, con il lasciapassare istituito persino alla Caritas per mangiare, oltre alle grottesche dichiarazioni sui sieri come atto d'amore.
    E ci sarebbero tante altre questioni, anche più sottili, su cui soffermarsi per giudicare il suo operato ma meriterebbero approfondimenti.

    Se n'è andato un grande complice dei poteri forti, un Papa che si è prestato a dare una immagine più "progredita" della Chiesa cattolica, con risultati alterni.
    Non se ne sentirà la mancanza.

    Avanti con la prossima strategia vaticana, in cerca dei consensi perduti.

    WI

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  19. Un fatto è certo: il defunto papa ha dato via libera nella Chiesa alla rivoluzione sessuale e al femmnismo e per questo è tanto amato dai media internazionali. E ha incoraggiato enormemente l'accoglienza indiscriminata dell'immigrazione clandestina, afroasiatica quasi tutta. Ricordiamoci del famoso viaggio a Lampedusa, da poco eletto.
    Tutto ciò ed altro corrispondeva all'idelogia professata da Bergoglio, quella tipica della c.d. "teologia della liberazione", di stampo marxista-populista, diffusa soprattutto in Sud America. Sempre secondo questa teologia la Chiesa gerarchica doveva esser abolita e trasformata in una istituzione fluida di origine popolare, perché la religione veniva intesa da questi "teologi" come un complesso di tradizioni scaturente dal "pueblo", tradizioni che includevano anche l'antico paganesimo amerindio, quello dei sacrifici umani e del cannibalismo rituale, degli sciamani e delle fattuchiere.
    Tutto doveva scaturire dal basso in questo nuovo modello di Chiesa, anche se sempre guidato ovviamente dall'élite di teologi ben abbarbicati al potere curiale. L'ultima fase del programma rivoluzionario è stata appunto quella della riforma della Chiesa in senso "sinodale", segnante di fatto la fine della plurisecolare Chiesa gerarchica.
    Che Dio abbia pietà dell'anima di Bergoglio. Da quello che si è finora saputo sui giornali, ha perso conoscenza all'improvviso in seguito ad un ictus, poco dopo colazione, cui è seguito il collasso del cuore. Non sappiamo se abbia avuto il tempo di confessarsi, non sappiamo nemmeno se avesse un confessore.
    Forse ce l'aveva e si è preparato alla morte durante la lunga degenza al Gemelli? Lo speriamo per la salvezza della sua anima.

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  20. Per mia esperienza, il vero ateo — colui che ha trascorso tutta la vita nel peccato, lontano da Dio — quando viene raggiunto dalla Grazia della conversione, non si cura affatto dei Papi di successo mediatico, dei loro documenti, delle encicliche o degli atti del magistero. Fino al giorno prima, la figura del Papa era per lui un personaggio buffo, anacronistico, talvolta persino ipocrita o odioso. Quando però Dio chiama, l’attrazione profonda è per Cristo. È Lui che irrompe, è la Sua verità che brucia nel cuore, è il Suo amore che squarcia le tenebre.

    Per questo, le sciagurate affermazioni (vere o presunte; fatte a braccio, per iscritto, smentite, correte o non) di un pontefice — quelle che generano confusione, che annebbiano le coscienze — inizialmente, non toccano davvero il miscredente che ha ricevuto la chiamata. Chi è colpito dalla grazia vuole conoscere la Verità, e ad essa si inchina. Non cerca compromessi, non ha bisogno di concessioni, non chiede scorciatoie “caso per caso”: desidera solo sapere ciò che è cattolicamente vero ufficialmente e vivere conformemente ad esso.

    Sono invece i tiepidi a rallegrarsi di certi discorsi ambigui. Coloro che già vivono in un cristianesimo svuotato, che non vedono l’ora di diluire, di annacquare ciò che resta della loro appartenenza alla Chiesa militante. I cristiani del compromesso, quelli che vogliono ricevere la Comunione pur non essendone in grazia, quelli che cercano pastori disposti a chiamare “bene” ciò che è male. Quelli che si costruiscono cuscini morali per continuare a peccare, ma senza rinunciare ai sorrisi in parrocchia, ai ruoli nei consigli pastorali, alle strette di mano come catechisti, ai salotti della politica travestita da testimonianza.

    Ecco il punto: affermare la verità serve. Serve a coloro che la cercano. Non è una questione di strategia o di diplomazia ecclesiale. È una questione di fedeltà. Perché chi vuole davvero Dio, quando lo incontra, lascia tutto. Non ne può più della droga del peccato. Gli altri, quelli che hanno sempre manipolato il Vangelo per giustificare se stessi - magari invidiando segretamente i mondani perché si potevano permettere peccati a loro preclusi - continueranno a vedere il mondo come desiderano vederlo. Il loro cristianesimo è solo una vernice stesa sopra un ateismo pratico.
    E la verità, davanti a Dio, non ammette vernici.
    RB

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  21. I novendiali sono appena iniziati e tra ieri ed oggi i media hanno univocamente trasmesso un cumulo insopportabile di corbellerie sull'augusto e papale decesso al cui cospetto le interminabili dirette di Vespa ai tempi dell'agonia di Giovanni Paolo II sarebbero il riassunto degli esercizi spirituali di S. Ignazio di Loyola!
    Si parte dai lai singhiozzanti di coloro i quali amavano questo papa perché convinti che, nel loro odio alla Chiesa, vi erano stati (apparentemente) confermati dai troppo spesso incredibili atteggiamenti del defunto, si prosegue con i singhiozzi dei soliti progressisti - chierici e laici o addirittura laicisti - i quali temono un paventato "ritorno indietro" rispetto alla caricatura ideologica del cattolicesimo che da 60 anni tentano di imporre alla Chiesa (con una certa fortuna e l'innegabile appoggio dell'illustre deceduto), senza contare qualche lamento (a dir poco incredibile e vergognoso) per la sospensione del ..... campionato di calcio (!), ma su tutta questa già maleodorante e putrida palude si erge, come un monumento che sfida i secoli, l'imbecillità sesquipedale della infinita pletora di giornalisti, vaticanisti, opinionisti, sedicenti esperti, ruffiani patentati e colleghe di Taide che, imperversando nelle TV e sui social, sono stati capaci di pronunciare senza vergogna - mentre univocamente esaltavano tronfiamente le gesta del defunto in una sequela di "coccodrilli" francamente imbarazzante (vista la provenienza e perlopiù la grottesca "reductio" del pontificato romano ad una funzione, al massimo, sindacalistica in seno alla società odierna) - le più stravaganti ed indecenti loro elucubrazioni su qualsiasi argomento di natura ecclesiale, essendo pressochè tutti i mentovati, atei professi, miscredenti riconosciuti, noti post-giacobini, plebaglia radical-comunistoide, massoni d'alto bordo e nemici dichiarati della Chiesa (cui però, il defunto pontefice andava indubbiamente a genio sin da prima del "Buonasera" pronunziato dalla loggia di S. Pietro).
    Questa immensa Babele di voci ipocrite, rabbiose o flautate che siano, questo stormo di avvoltoi che di cristiano non ha nulla, questa manica di prezzolati ad oltranza dell'informazione, la cui piaggeria "liberal" fa impallidire le prostrazioni curiali democristiane della RAI ai tempi (gloriosi) di Ettore Bernabei, porta al disprezzo più totale per gli attuali mezzi di comunicazione, ormai viziati ed ammorbati in radice ed a compatire il destino dell'augusto defunto che, di quei mezzi, è stato per anni il beniamino.
    Cit. Mons.Eleuterio Favella

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