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Una catena di devozione simboleggiata dalla corona che sarà sgranata ogni giorno alle 18, ora di Roma, nei santuari dei 5 continenti. Ogni recita del Rosario sarà dedicata a una o più categorie di persone maggiormente colpite dal coronavirus. Si comincerà pregando per i defunti della pandemia e ricordando poi medici, personale sanitario, poveri e disoccupati, anziani e detenuti, senzatetto.
Leggiamo su alcuni quotidiani che è stato espressamente “vietato l’ingresso in Basilica ai Canonici” che non hanno potuto recitare con il Papa il Santo Rosario. Sono quei Vescovi e Sacerdoti (era nel loro novero il nostro carissimo e rimpianto mons. Gherardini) nominati personalmente dal papa ed insediati nel Capitolo Vaticano in riconoscimento della vita dedicata alla Santa Chiesa e alla cura delle anime. Si tratta di una significativa onorificenza strettamente legata al servizio liturgico, non dimenticando che la preghiera pubblica, preziosa per l’economia spirituale della Chiesa, trova mirabile fondamento nell’ antica e venerabile istituzione del Capitolo Vaticano che è una significativa presenza orante presso la tomba del Principe degli Apostoli.
Apprendiamo da Andrea Carradori su MiL - lo riferisce da fonti interne ai Sacri Palazzi - che i canonici vaticani erano già stati esonerati dall’officiatura (cioè dalla preghiera pubblica della Liturgia delle Ore) in attesa di un nuovo statuto papale che probabilmente sarà pubblicato in forma di Motu Proprio. Vedremo se con i venturi statuti il Capitolo Vaticano, che vanta una storia millenaria(1), non potrà più disporre dei possedimenti che nei secoli hanno garantito la vita del collegio dei canonici.
Anche le fonti di cronaca riferiscono che da qualche tempo i canonici - circa una trentina – sembrano essere nel mirino di Bergoglio, nella sua ansia di "portare un po' d'ordine" (di fatto il suo ordine) ovunque, tanto in Curia quanto nella Chiesa universale. Dicono in questa occasione che, qualche anno fa, vedendo due canonici durante una funzione solenne fare servizio dietro i cardinali con la consueta veste paonazza, il Papa abbia chiesto stupefatto chi «fossero quei due preti vestiti in technicolor».
Scrive Il Messaggero, sottolineando così il contrasto con l'attuale divieto, ritenuto inspiegabile, che ha colto i monsignori in contropiede e ha fatto affiorare una anomalia mai verificata a memoria d'uomo:
Qualcuno dalla memoria lunga ricorda il discorso che fece al capitolo di San Pietro nel 2007 Papa Benedetto XVI in cui ricordava le origini di questo organismo nato nel 1053 e ne elencava le funzioni alle quali erano chiamati, in primis il «ministero della preghiera. Ecco quale è la natura propria del Capitolo Vaticano - diceva Ratzinger - e il contributo che da voi attende il Papa: ricordare con la vostra presenza orante presso la tomba di Pietro che nulla va anteposto a Dio; che la Chiesa è tutta orientata a Lui, alla sua gloria; che il primato di Pietro è al servizio dell'unità della Chiesa e che questa a sua volta è al servizio del disegno salvifico della Santissima Trinità».
Il mese scorso, invece, poco prima della quaresima, ha fatto discutere [precedenti: qui - qui - qui - qui] una direttiva emanata dalla Segreteria di Stato che limitava drasticamente il servizio dei canonici in basilica e vietava le Messe mattutine presso gli altari laterali, eliminando di fatto anche quelle celebrate da preti e da vescovi di passaggio a Roma e confinando la Celebrazione del Rito antico nell'esiguo spazio della Cappella Paolina, peraltro in orari capestro.
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1. La storia ci ricorda che la “formale origine del Capitolo risale al 1053 quando papa Leone IX confermò all'arciprete Giovanni e ai canonici i possedimenti e privilegi dei monasteri sorti attorno San Pietro. Anteriormente a questo privilegio, le prime notizie certe riguardanti un servizio giornaliero svolto in basilica risalgono all'VIII secolo, servizio svolto dai monaci di detti monasteri: stanziatisi attorno alla basilica vaticana per motivi essenzialmente devozionali, costoro divennero veri e propri monaci basilicali ai quali erano affidati la salmodia e i divini uffici. Nel tempo i capitolari assunsero una posizione direttiva nei confronti di questi monasteri, che finirono per diventare chiese od oratori dipendenti dal Capitolo. Fu grazie a diversi interventi normativi che il Capitolo vaticano cominciò a delinearsi sempre più chiaramente nella sua struttura e nelle sue funzioni. In questo senso, un contributo certamente di grande importanza venne fornito dagli statuti voluti da papa Niccolò III nel 1279, che diedero un'organizzazione e una fisionomia ben precisa al Capitolo: tra le altre cose, venne definito il numero e l'ordinamento dei canonici e dei beneficiati, la disciplina e l'ordine del Coro nonché l'amministrazione dei beni. Nel corso della storia i pontefici ebbero sempre un occhio di riguardo verso questa istituzione e, per la loro importanza, vanno ricordate le disposizioni di Paolo V contenute nella bolla Super Cathedram del 1611 e di quelle di Benedetto XIV del 1752 contenute nell'Ad Honorandam. Nel XX secolo Pio XI mise mano alla grande riforma decretata con le Costituzioni del 1938, cui hanno fatto seguito gli Statuta promulgati nel 1999 da Giovanni Paolo II, che tutt'ora regolano la vita del Capitolo” (qui). In Italia e all’estero per secoli è stata inoltre prerogativa e privilegio del Capitolo Vaticano la Coronazione canonica delle Immagini più insigni e venerate della Madonna Santissima.
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