martedì 18 maggio 2021

Nel Lazio il partito gender già impone la sua agenda nelle scuole

Aggiornamento: leggere gli sviluppi riportati in calce. Le proteste seguite a questa notizia devono aver avuto il loro effetto: ho trascritto la comunicazione dell'Ufficio scolastico regionale del Lazio che annulla il corso.  I motivi sono procedurali e purtroppo il principio di assurde strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti in varianza di genere non è messo in discussione; ma forse lo scalpore suscitato ha destato l'attenzione e (chissà?) favorito un'analisi più rigorosa e per ora il corso non si terrà...
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Oggi fioccano le notizie sconfortanti connesse al Ddl Zan. Riprendo da Facebook il testo che segue. Appare una lotta impari, soprattutto per la capillarità della penetrazione delle loro iniziative a livello sia mediatico che amministrativo e di governo... Certo ci resta la preghiera e questo nostro intenso impegno di informazione e formazione (per chi ha orecchie per intendere). Ma ogni livello di guardia è ormai di gran lunga superato in ogni ambito, a partire purtroppo da quello ecclesiale!

Nel Lazio il partito gender già impone la sua agenda nelle scuole

Mi sono armato di santa pazienza, ho scaricato stampato e poi lette con attenzione (e raccapriccio) le «Linee guida» a cura della Regione Lazio per la «Strategia di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere». Le truppe cammellate del partito gender non perdono tempo, non è affar loro se il ddl Zan non è legge, intanto, grazie alla complicità di Pd&soci, ottengono dalla Regione (bravo Zingaretti!) il lasciapassare per queste linee guida alle scuole. Vere e proprie istruzioni per l’uso della propaganda gender. Il documento è reperibile sul sito ufficiale dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio.
Nel documento si parla di «superamento del concetto di “binarismo sessuale”, che prevede l’esistenza di solo due generi (maschile e femminile), sostituito dal concetto “spettro di genere”, secondo il quale il genere si presenta in un’infinita varietà di forme, dimensioni e tonalità». Ancora, «il genere è una costruzione tridimensionale, tutti i bambini e gli adolescenti costruiscono la loro identità di genere intessendo tre fili principali (natura, educazione, cultura) per arrivare a trovare quel genere che corrisponde alla loro specifica identità». Molti giovani, continua il documento, «si stanno spingendo oltre i confini binari per manifestare la loro identità di genere e, in questo percorso, abbracciano delle modalità più fluide di fare esperienza di se stessi». «Questi adolescenti», infatti, non sentono di appartenere esclusivamente né al genere maschile né a quello femminile».

Ma cos’è la «varianza di genere»? Secondo il documento è «l’espressione maggiormente utilizzata per indicare l’esperienza di quei minori che non si sentono a loro agio nel genere assegnato [sic!] alla nascita sulla base del loro sesso biologico, oppure che non si conformano con le regole sociali che tale assegnazione suppone». Arriviamo al punto cruciale, quello della cosiddetta autocertificazione di genere (il punto contestato anche da molte femministe). «Alcuni minori con varianza di genere possono identificarsi, con più o meno persistenza, con il genere opposto alla nascita, altri con nessuno dei due generi, altri ancora con entrambi i generi, in maniera stabile oppure fluida». In alcuni casi la «varianza di genere» può comportare un disagio significativo e allora si parla di «Disforia di Genere» che può portare a «interventi medici che possono includere terapie ormonali e/o chirurgiche».

Il documento passa poi alle «linee guida per la scuola» per la quale si prevede «formazione al personale scolastico e agli studenti» che preveda una «Politica e modulistica che riflettano un linguaggio di genere inclusivo» per «garantire che gli studenti con varianza di genere siano in grado di identificarsi in modo coerente con la loro identità di genere». Tra l’altro l’«Attivazione della “Carriera Alias”», che «consiste in una modifica della carriera reale dello studente o della studentessa mediante l’assegnazione di un’identità provvisoria, transitoria e non consolidabile». C’è qualcuno che ha ancora la faccia tosta di negare che il partito Lgbt* voglia fare propaganda gender nelle scuole? Vorrei ora soffermarmi su un punto, molto ma molto delicato: quello della somministrazione dei farmaci a partire dalla più tenera età.

L’OMS ha riconosciuto la “disforia di genere” (il disagio dovuto al non riconoscersi nel proprio corpo), e la possibilità di somministrare un farmaco, la Triptorelina, per bloccare la pubertà. [ne abbiamo parlato quiqui - qui] Il più delle volte è il primo passo verso la somministrazione di ormoni e poi l’intervento chirurgico. Al san Camillo di Roma, nell’area minori del Saipif (Servizio di adeguamento tra identità fisica e identità psichica) nei primi tre mesi di quest’anno il numero dei minori arrivati con ipotesi di “disforia di genere” è aumentato del 150% rispetto allo stesso periodo del 2020. Adriana Cordobva, prof.ssa di chirurgia plastica all’università di Palermo, fa presente che «numerose persone che arrivano da noi per il cambio del sesso hanno effettuato percorsi psicologici inadeguati. Le terapie psicologiche dovrebbero durare due anni» ma nella realtà succede che «sono venute da me persone che avevano avuto l’autorizzazione dal tribunale per il cambio sesso dopo appena un paio di incontri con lo psicologo».

Il blocco della pubertà è quindi una pratica che si diffonde con facilità. E se dopo due o tre anni di triptorelina un adolescente cambia idea? In Gran Bretagna aumenta il numero dei pentiti (detransitioners) perché sottoposti a trattamenti irreversibili invece che essere aiutati psicologicamente a risolvere la confusione mentale che li affliggeva. Infatti, i danni seguiti ai trattamenti ormonali non sono solo di tipo estetico (voci femminili mutate in maschili, peli su volti femminili, o crescita di seni su corpi femminili) ma anche alla salute (fragilità ossea e viluppo di altre malattie croniche).

Molto importante quanto dice Donatella Mansi, psicopedagogista che lavora in ambito scolastico: «Gli adolescenti ma anche i giovanissimi, sulla loro identità di genere, spesso sono confusi, bombardati da campagne ideologiche che rimbalzano sui social senza alcun filtro. Le famiglie spesso sono disfunzionali, mancano i punti di riferimento. Nell’età evolutiva l’identità si struttura dall’inizio della pubertà fino ai 18-20 anni, attraverso un processo di identificazione e differenziazione con due figure identitarie di sesso diverso. Si stanno diffondendo esperienze sessuali precocissime, anche omosessuali, condizionate da una moda in cui la logica dominante è che, comunque, tutto va bene. L’adolescente è curioso, è alla scoperta del mondo e può essere indotto, durante un’esperienza sessuale con un partner dello stesso sesso, specie se ha provato piacere, a credere di essere omosessuale».

Quando cominceremo a far sentire la nostra voce di “normali” contro questa minoranza tanto cara al mercato globalista e al suo sistema mediatico quanto aggressiva e squadrista? (Antonio Catalano su Facebook)
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- Alle istituzioni scolastiche statali e paritarie del Lazio
- Ai CPIA del Lazio
 e, p.c. Agli uffici scolastici provinciali del Lazio 

Dal comunicato stampa diffuso in data odierna dall’azienda ospedaliera San Camillo Forlanini si apprende che l’istituto Metafora «ha utilizzato senza alcuna autorizzazione il logo dell’Azienda abusando di un rapporto di convenzione in corso» nella sua collaborazione con questo Ufficio scolastico, in particolare nella produzione del documento relativo alle strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti in varianza di genere.
Il documento era stato diffuso nelle scuole quale materiale di preparazione per un corso di formazione per i docenti della durata di 4 ore da tenersi a settembre. Il corso avrebbe dovuto dare ai docenti interessanti indicazioni di massima su come gestire eventuali richieste degli studenti di confrontarsi sul tema della varianza di genere.
La fiducia nel pedigree del documento non può che essere incrinata dal fatto di aver appreso che l’estensore sarebbe un’affiliazione scientifica diversa da quella che era stata rappresentata a questo ufficio. Per questo motivo, il documento è ritirato e il corso di formazione è sospeso. 
Il direttore generale 
firma

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