Se gli organizzatori della Marcia per la vita non avessero allontanato quel manifestante particolare, non lo avremmo notato né rilanciato.
Grazie di cuore! Lo apprendo da La scure di Elia e aggiungo alcune puntualizzazioni.
Gli aderenti alla Marcia pro vita in effetti hanno sposato le semplicistiche posizioni del mondo cattolico, a partire dal vertice [qui - qui - qui], sull’utilizzo di vaccini prodotti con linee cellulari di feto abortito anche in riferimento all’attualità del vaccino anti-Covid19.
Ricordiamo che un cardinale e quattro vescovi fra cui Mons. Athanasius Schneider hanno tuonato contro l’utilizzo di questi farmaci [qui] e altre voci hanno detto la loro [qui - qui - qui - qui], dichiarando e argomentando che un cattolico non può in alcun modo partecipare, nemmeno in maniera indiretta e remota, ad un grande crimine contro Dio e contro l’umanità come l’aborto.
Tuttavia, nel caso dei vaccini Covid19 il problema non è solo di ordine morale, in relazione all'uso di cellule fetali, ma riguarda pure l'incognita rappresentata dalle conseguenze (anche a medio/lungo termine), non sufficientemente testate sull'organismo umano, legate all'inoculazione di prodotti concepiti e realizzati nell'ambito delle nuove bio-tecnologie.
Essi sono impropriamente definiti vaccini, posto che non corrispondono alle caratteristiche dei vaccini propriamente detti usati fino ad oggi, contenenti i virus attenuati, che agiscono conferendo l'immunità attraverso la creazione indotta di anticorpi naturali. I nuovi prodotti, invece, peraltro non adeguatamente sperimentati, sono terapie geniche che agiscono invasivamente sui delicati equilibri del meccanismo di funzionamento delle cellule; un meccanismo complesso, neppure compiutamente noto oltre che interconnesso in maniera mirabile ma non del tutto esplorata, con tutti gli innumerevoli apparati fisiologici dell'organismo umano. Con cittadini inopinatamente trasformati in cavie umane.
In conclusione, riguardo ai vaccini anti-Covid, non si tratta di essere no-vax, ma di esercitare liberamente il proprio diritto di scelta sia per ragioni di ordine morale che in attesa di maggiori elementi di valutazione.
Poche le voci fuori dal coro rispetto alla persistente e ossessiva campagna di terrorismo mediatico intorno alla pandemia del covid-19 che, lungi dal fare informazione corretta, fa leva sul nostro istinto di sopravvivenza che induce ad evitare i rischi quando si avverte un pericolo.
Prescindendo dagli scopi manipolatori di una instauranda tirannide sanitaria - riconoscibili a livello sovranazionale ed anzi planetario -, constatiamo che lo stato di allarme rosso è ammissibile nel caso di un pericolo immediato, come il rischio di un incidente stradale, ma che non sempre è utile e giustificato nel caso di situazioni che perdurano nel tempo.
Il punto è che non dobbiamo né vogliamo sopravvivere; ma vivere, riempiendo la nostra esistenza di esperienze e di relazioni che rendano la vita degna di essere vissuta, senza doverci esimere dal correre ragionevoli rischi.
Tra l'altro siamo in una fase in cui una notevole percentuale della popolazione dovrebbe essere immune, sia per effetto della massiccia campagna di vaccinazione sia perché innumerevoli sono le persone guarite e quindi dotate di anticorpi naturali.
Inoltre non è ragionevole né più credibile, nonostante la grancassa mediatica in loop a senso unico, enfatizzare come unico irrinunciabile rimedio i cosiddetti vaccini, quando l'esperienza ha ormai mostrato l'efficacia di cure precoci che evitano gli esiziali aggravamenti, scontati per effetto degli attuali protocolli sulle cure domiciliari. Tant'è che il TAR del Lazio, aveva accolto l’istanza cautelare promossa dai medici del ‘Comitato Cura Domiciliare Covid-19‘, annullando la nota AIFA secondo cui per le cure a domicilio ci si doveva accontentare di Tachipirina e “vigile attesa”. Ma l'ordinanza del TAR è stata inopinatamente bocciata dal Consiglio di Stato. Un’assurdità, considerato che i farmaci a disposizione ci sono e abbiamo a che fare con una malattia che nella stragrande maggioranza dei casi si può curare senza che le libertà personali vadano a ramengo e con la quale si dovrà imparare a convivere, come accade per altre non meno serie che sembrano scomparse dall'orizzonte.
Le incongruenze sottolineate si aggiungono all'ancor più doloroso indebito subordine dell'Autorità ecclesiastica a quella governativa dal sapore amarissimo di una nuova resa incondizionata al governo più laicista di sempre e in spregio alla libertà religiosa costituzionalmente garantita [qui - qui].
(Maria Guarini)
(Maria Guarini)
Andrea Sandri:
RispondiEliminaL’allontanamento dalla Marcia per la Vita di un manifestante che con un cartello metteva in dubbio la “liceità morale” dei vaccini prodotti con cellule di feti abortiti, rappresenta non soltanto un insopportabile atto di prepotenza ma anche l’applicazione di una norma estranea alla vasta comunità pro-life nel mondo che sul punto formula posizioni non concordanti. Chi comanda?
Non capisco quando affermate che "una larga fascia di popolazione è attendibilmente immune per effetto della massiccia campagna di vaccinazione". Ma non avevate appena messo in dubbio il fatto che questi composti genici non garantivano l'immunità? 🙄
RispondiEliminaGiusta osservazione. Si è trattato di un uso affrettatoe improprio dell'avverbio. L'attendibilità è tutta appannaggio del martellamento mediatico che accompagna la campagna di vaccinazione.
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